Le ragioni di "Proposta"



Noi vogliamo costruire Rifondazione Comunista come vero partito comunista, che si pone il compito di dirigere la classe operaia e gli oppressi nel processo di trasformazione rivoluzionaria della società.
LA CRISI CAPITALISTICA
L'economia capitalistica oscilla tra recessioni e riprese che non risolvono in alcun modo le gravissime contraddizioni sociali create dal quadro generale di onda lunga di crisi del capitalismo mondiale. Il differenziale fra il cosiddetto terzo mondo e i paesi imperialisti si amplia sempre più, mentre anche in questi ultimi le condizioni di vita della classe operaia e degli oppressi peggiorano. Il processo di restaurazione del capitalismo nell'ex-Urss e in tutta l'Europa dell'Est porta ad un crollo delle condizioni di vita delle masse, e reintroduce tutti gli orrori del sistema di sfruttamento capitalistico: miseria, crimini, guerra.
LA PROSPETTIVA COMUNISTA
È dunque dalla realtà che emerge con forza l'esigenza di una prospettiva comunista: un programma ed una azione conseguenti per l'abbattimento del sistema sociale oggi esistente, incentrata su alcuni assi:
  • l'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, per una economia democraticamente pianificata, sottoposta al controllo dei lavoratori e delle lavoratrici, in cui sia la società a decidere cosa, come e per chi produrre, nell'interesse non già del profitto, ma della società stessa, nel rispetto dei vincoli ambientali e degli interessi delle generazioni future;
  • la distruzione dell'attuale struttura statale repressiva, burocratica, militarista, per un altro Stato, basato sul potere dei consigli e sulla autoorganizzazione delle masse, sull'esempio della Comune di Parigi e della Rivoluzione d'Ottobre e in riferimento alla elaborazione di Lenin, ripresa in Italia da Gramsci;
  • l'azione congiunta con i comunisti degli altri paesi per superare le attuali frontiere nazionali e creare quella "repubblica universale di liberi ed uguali" che è da sempre l'obbiettivo di fondo del programma comunista, un programma che ha sempre assunto l'arena internazionale come contesto necessario per la realizzazione del socialismo.

IL CROLLO DELL'URSS

L'esperienza dell'Urss, del resto, ha dimostrato il fallimento non della prospettiva storica della rivoluzione socialista ma quella del tentativo burocratico di costruire il "socialismo in un solo paese". Infatti, senza l'estensione internazionale del processo rivoluzionario fino al cuore del sistema imperialista - che era il fine della Terza Internazionale di Lenin - l'arretratezza della realtà sociale russa ha avuto il sopravvento. Dopo la morte di Lenin il regime non rappresentava più le basi sociali su cui peraltro continuava a poggiarsi (l'economia pianificata), ma gli interessi di un ceto sociale e politico estraneo al proletariato. C'è stata una degenerazione: la classe operaia è stata espropriata del proprio potere politico da una burocrazia sorta dal suo seno.

Il conseguente abbandono della strategia rivoluzionaria ha portato alla degenerazione riformista dei partiti comunisti e della Terza Internazionale. La politica di potenza ha portato i popoli dell'Europa centro-orientale e le nazioni non russe dell'Urss a individuare nel Cremlino la fonte dell'oppressione nazionale. Dovunque le masse proletarie non sono state in grado di distinguere tra struttura economico-sociale potenzialmente valida, da difendere ristrutturare e sviluppare, e sovrastruttura politica degenerata da rovesciare con la propria azione rivoluzionaria.

IL NOSTRO INTERNAZIONALISMO
Il nostro partito deve rilanciare la lotta per l'internazionalismo comunista, che deve partire dalla necessaria constatazione che l'unica soluzione storicamente progressiva alla crisi del mondo capitalistico è la prospettiva rivoluzionaria di uno sviluppo socialista su base internazionale. In questo quadro dobbiamo batterci:
  • per la difesa di Cuba e degli altri Stati post-capitalistici tuttora esistenti; difesa che non significa identificazione con i regimi in essi dominanti; al contrario, solo la presa del potere da parte della classe operaia sulla base di una reale democrazia dei consigli può costituire la garanzia che non si ripeta, in una forma o nell'altra, un tracollo simile a quello dell'Urss e degli stati dell'Europa orientale;
  • contro la restaurazione capitalistica, per una economia collettivistica e pianificata sotto il controllo democratico dei lavoratori e delle lavoratrici, contro le imposizioni del Fondo monetario internazionale e contro le forze restaurazioniste locali;
  • a sostegno dei movimenti antimperialistici e contro le operazioni belliche e diplomatiche dell'imperialismo, compresi gli interventi di "pacificazione" dell'Onu;
  • contro la Nato e la Ueo, bracci armati del Fmi, e questo a partire dalla coerente opposizione all'imperialismo italiano.
La necessaria prospettiva della lotta contro l'imperialismo e per il socialismo su scala internazionale impone di agire per la ricostruzione di una internazionale comunista. "Proposta" ritiene che questo progetto potrà realizzarsi solo sulle basi programmatiche del marxismo rivoluzionario, la cui validità è stata dimostrata a negativo dal fallimento storico dello stalinismo.

 

"IL MARXISMO VA SVILUPPATO SULLE SUE PROPRIE BASI" (GRAMSCI)

Sarebbe ridicolo pensare ad un marxismo immutabile: occorre arricchire l'analisi marxista rispetto ai nuovi fenomeni e ai nuovi problemi della nostra epoca e ai dibattiti che in proposito si sviluppano nel movimento operaio. Ma l'applicazione creativa e l'aggiornamento presuppongono il recupero di categorie, principi, riferimenti programmatici e storici che ne costituiscono l'essenza stessa.I compagni e le compagne che pubblicano questa rivista si richiamano alle posizioni teoriche e politiche elaborate da Lev Trotskij. Negli anni venti e trenta l'opposizione di sinistra del Pcus affermava che la politica stalinista avrebbe portato l'Urss e il movimento comunista mondiale alla rovinae rivendicava il ritorno alla politica rivoluzionaria ed internazionalista di Lenin. Ma non fu ascoltata dalla maggioranza del movimento comunista internazionale. Anche per questo il trotskismo è ancora oggi questione attuale. Esso non è solo una critica dello stalinismo, e neppure una ideologia astratta e immutabile nel tempo.
Fondamentalmente il trotskismo è una concezione programmatica:la rivendicazione dell'elaborazione teorica e strategica del movimento comunista a partire da Marx, Engels e Lenin; il suo sviluppo dinnanzi ai fenomeni nuovi di questo secolo - degenerazione dell'Unione sovietica, movimenti fascisti di massa, concezione strategica della rivoluzione permanente riguardo ai paesi arretrati e come processo su scala mondiale - e l'aggiornamento della tattica nella lotta di classe.Il trotskismo, come sviluppo coerente del marxismo, va ovviamente esso stesso costantemente aggiornato alla luce della continua evoluzione della realtà.
PER UN PROGRAMMA TRANSITORIO
C'è un legame indissolubile tra il programma fondamentale del comunismo e l'intervento concreto, quotidiano, nella lotta di classe. Privo di una verifica il programma si svilisce in un dogma ideologico astratto. In mancanza di un solido aggancio al fine, l'azione si disperde nell'empirismo e nell'opportunismo. Si tratta insomma di superare la separazione tra gli obbiettivi, per così dire, "minimi" - per cui si lotta qui ed ora - e lo scopo finale, mediante un programma di obbiettivi "transitori", che costruisca un ponte tra le battaglie quotidiane e gli obbiettivi immediati su cui esse si svolgono e la prospettiva del potere dei lavoratori, rendendo così visibile, a partire dall'attuale situazione oggettiva e dagli attuali livelli di coscienza delle masse, l'alternativa di sistema proposta dai comunisti.
  • riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario fino al completo riassorbimento della disoccupazione (scala mobile delle ore di lavoro);
  • salario minimo garantito per i disoccupati e i giovani in cerca di prima occupazione;
  • apertura dei libri contabili delle aziende in crisi a comitati eletti dagli operai e dagli impiegati, come premessa di qualsiasi serio piano di riconversione;
  • nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori delle grandi famiglie capitalistiche e dei grandi gruppi monopolistici dell'industria, della finanza, dell'informazione, che inquinano, corrompono, licenziano;
  • piano del lavoro per creare nuova occupazione, rispondere ai bisogni insoddisfatti del paese (ambiente, riqualificazione delle città, edilizia popolare, trasporti pubblici, servizi sociali ecc.), e sviluppo del Mezzogiorno;
  • far pagare chi non ha mai pagato: tassare i profitti e la rendita e detassare il salario;
  • patrimoniale ordinaria sulle grandi ricchezze; patrimoniale straordinaria fino al rientro del debito pubblico;
  • abolizione del segreto bancario;
  • difesa dell'istruzione pubblica, del diritto alla salute e alla pensione, contro la privatizzazione dei servizi sociali fondamentali.
Sono questi, per esemplificare, alcuni assi della risposta programmatica che è necessario dare alla crisi capitalistica e ai suoi devastanti effetti sociali. Risposta che entra in conflitto con le compatibilità del sistema, che prefigura una alternativa radicale e complessiva, che costruisce la mobilitazione e la autoorganizzazione diretta delle masse nella prospettiva di un nuovo potere di classe.
È con questo metodo che dobbiamo affrontare lo scontro sociale: con obbiettivi che sottolineino sempre l'elemento del controllo operaio e popolare e facciano della autoorganizzazione delle masse la condizione per la costruzione di un nuovo potere e di un nuovo Stato.

Per qualunque questione riguardante queste pagine web potete contattare Luciano Dondero.
Ultimo aggiornamento: 30 maggio 1999.

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