a cura di Francesco Ricci
Purtroppo gran parte dei titoli che indichiamo non è più reperibile in commercio; quasi tutti però possono essere trovati nelle biblioteche pubbliche.
a) La socialdemocrazia russa e la rivoluzione del 1905
L'elaborazione di Lenin. Gli Editori Riuniti (1955-70) hanno pubblicato in 45 volumi le Opere Complete di V.I. Lenin. I principali testi di Lenin possono essere reperiti anche singolarmente. Per quanto riguarda questo primo tema si consiglia la lettura dei suoi testi fondamentali sul partito: Che fare? (del 1902) e Un passo avanti e due indietro (1904); e L'imperialismo fase suprema del capitalismo (1916).
Il 1905. Il testo migliore è Lev Trotsky, 1905, La Nuova Italia, 1971. Edito nel 1921 contiene tra l'altro l'autodifesa di T. al processo zarista contro i rivoluzionari del 1905 che lo vide al centro del dibattimento in quanto presidente del soviet di Pietroburgo. La rivoluzione del 1905 è stata spesso efficacemente definita la "prova generale del 1917".
La rivoluzione permanente. La prima elaborazione di T. su questo tema è in Classi sociali e rivoluzione, Ed. Ottaviano, '76. Contiene: Bilanci e prospettive, scritto nel 1906 sulla scorta della sconfitta della rivoluzione del 1905 e Tre concezioni della rivoluzione, articolo del 1939 in cui T. espone la maturazione della propria posizione anche in rapporto a quella di Lenin. Il libro La rivoluzione permanente in cui T. fa una completa sistematizzazione della teoria che fu confermata dal 1917 è edito da Mondadori, 1979.
b) Il 1917 e la dittatura del proletariato
Storie generali. Esistono uno sterminato numero di "storie della rivoluzione russa": una piccola parte di queste opere è esente dalla falsificazione operata dalla borghesia o, sull'altro versante, dallo stalinismo. Sicuramente affidabile è: E. H. Carr: La rivoluzione bolscevica. 1917-1923, Einaudi, 1964. Si tratta del primo volume di un'opera gigantesca, la Storia della russia sovietica. Livio Maitan (vedi la sua Prefazione alla Storia della rivoluzione russa di Trotsky) segnala come il Carr resti spesso sulla superficie dei fatti che racconta, cos" che le fasi antecedenti all'Ottobre sono meglio descritte e analizzate da W. H. Chamberlin, Storia della rivoluzione russa, Einaudi, 1945. Una terza "storia" utile, magari per fare delle comparazioni, _ M. Reiman: La rivoluzione russa dal 23 febbraio al 25 ottobre, Laterza, 1969.Un approfondimento sul ruolo dei bolscevichi _ in A. Rabinowitch: I bolscevichi al potere. La rivoluzione del 1917 a Pietrogrado, Feltrinelli, 1978.
Lenin nel corso del 1917. Queste letture possono essere integrate con i principali scritti di Lenin del periodo: Il proletariato e il partito nella rivoluzione (articoli scritti nel corso del '17), Editori Riuniti, '78 e Lettere da lontano (contiene le Tesi di aprile), Editori Riuniti, 1975, e la raccolta di scritti La rivoluzione d'Ottobre, Newton Compton.
Storiografia militante. Avendo un quadro chiaro dello svolgersi dei fatti si può passare al Trotsky della Storia della Rivoluzione russa, Mondadori, '78 (contiene un'ampia prefazione di Livio Maitan, che è anche il principale curatore delle opere di T. in italiano). E' stata pubblicata anche da Garzanti e da Sugar nell'87. Da ultimo è uscita (1995) per i tipi di Newton Compton in edizione ultraeconomica (anche se con diversi difetti di traduzione). Rimane un esempio insuperato di applicazione del metodo materialistico all'analisi storica, nonché, insieme all'autobiografia, l'opera più bella dal punto di vista letterario scritta da T. Come ha osservato Broué (cfr. il suo La rivoluzione perduta, op. cit.) ha il difetto di essere priva di un "apparato critico": d'altra parte T. la scrisse in esilio a Prinkipo tra il 29 e il '32, non potendo utilizzare molti materiali. Per chi volesse approfondire i problemi sollevati dall'Ottobre nel movimento operaio _ prezioso il recente libro di Ernest Mandel, Ottobre 1917, Datanews, 1993. Nonostante le ridotte dimensioni del lavoro, solo 150 pagine, l'autore riesce a sintetizzare le questioni di interpretazione storico-politica dell'Ottobre in modo efficacie da un punto di vista marxista (anche se il suo giudizio non è sempre pienamente condivisibile). Con la consueta chiarezza Mandel smonta il mito del "colpo di Stato", affronta la questione della "democrazia sovietica" e le "concezioni organizzative di Lenin". Completano il testo un "glossario" su organizzazioni e dirigenti russi nonché una "bibliografia essenziale" che ci è stata utile per compilare quella che state leggendo.
La dittatura del proletariato e i suoi nemici. Il giovane Stato operaio si trovò a combattere sia nemici armati di penna che eserciti controrivoluzionari armati di fucili dall'imperialismo; tra i primi, il più illustre fu certo il socialdemocratico Kautsky che criticava la dittatura del proletariato facendosi paladino della democrazia borghese. A Kautsky (i cui argomenti sono usati tuttora dai riformisti di ogni risma) risposero sia Lenin, con La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky (1918), in cui riprende e difende i concetti basilari del marxismo rivoluzionario, già argomentati in Stato e rivoluzione (1917), sia T., con Terrorismo e comunismo (Sugar 1977), un affilato pamphlet scritto sul treno da cui dirigeva, al fronte, la difesa contro i bianchi. Chi fosse interessato agli scritti militari di Trotsky (il primo grande dirigente marxista dopo Engels ad occuparsi sia in teoria che in pratica di problemi militari) pu leggere: Scritti militari, Feltrinelli, 1971. La guerra civile, la pace di Brest, e il primo periodo sono raccontati anche in Victor Serge, L'anno primo della rivoluzione russa, Einaudi, 1991. Testo del 1928-1930, è stato scritto da un testimone dei fatti, dirigente dell'Opposizione di sinistra, scivolato negli ultimi anni di vita su posizioni riformiste che lo portarono a sviluppare una critica "democratica" (borghese) alla dittatura del proletariato. T. polemizz con lui in Moralisti e sicofanti contro il marxismo, utilmente ripubblicato in appendice a La loro morale e la nostra, NEI, 1995.
Per una lettura istruttiva e al tempo stesso assai piacevole ricordiamo John Reed, Dieci giorni che fecero tremare il mondo, Mondadori, '84 (edito anche da Einaudi, '75, Longanesi, '79, Rizzoli, '80, in alcuni casi con un titolo parzialmente diverso: Dieci giorni che sconvolsero il mondo).Si tratta della cronaca giornalistica della rivoluzione scritta da un reporter d'eccezione, dirigente comunista americano che ebbe la fortuna di essere in Russia al momento giusto. Lenin, nella prefazione all'edizione russa del 1919, elogiava il libro raccomandandolo "senza riserve agli operai di tutto il mondo". A questo libro e alla vita di John Reed è stato dedicato anche un bel film, Reds, diretto e interpretato da Warren Beatty.
c) Il Partito bolscevico
Tra le storie del partito comunista russo dalle sue origini come frazione della socialdemocrazia consigliamo soprattutto: P. Broué, Storia del Partito Comunista dell'Urss, Sugar, 1966. Per approfondire o confrontare si possono utilizzare anche: L. Schapiro: Storia del partito comunista sovietico, Schwarz, 1962 e A. Rosenberg, Storia del bolscevismo, Sansoni, 1969. Inoltre G. Zinoviev, La formazione del partito bolscevico 1898-1917, Graphos, 1996.
d) Biografie dei dirigenti della rivoluzione
Indichiamo quelle che sono, a nostro avviso, le migliori biografie dei due massimi dirigenti bolscevichi.
Su Lenin. L. Fischer, Vita di Lenin, Mondadori, 1973. Un libro di un certo peso cartaceo (sono due volumi fitti) ma di facile lettura, scritto da un giornalista liberal americano che conobbe personalmente diversi dirigenti bolscevichi e visse in Urss negli anni venti. Fischer si avvale di una documentazione consistente e anche se spesso cade nelle trappole della storiografia non materialistica _ interessante la ricostruzione di diversi passaggi (il ruolo di Trotsky e quello di Stalin, l'ultima battaglia di Lenin contro la burocrazia nascente e per togliere a Stalin ogni incarico dirigente). Di notevole interesse anche Il giovane Lenin, Mondadori, 1976, primo capitolo di una biografia che Trotsky si riprometteva di scrivere e che non riuscì mai a proseguire. Sul pensiero di Lenin sul tema cruciale dello Stato, che dopo il 1914 si intreccia strettamente con quello dell'imperialismo, della strategia per il potere e della transizione, la stimolante riflessione di Luigi Cortesi, Il comunismo inedito. Lenin e il problema dello Stato, Edizioni Punto Rosso, Milano 1995, già segnalato in "Proposta" n. 12 (può essere richiesto alla redazione).
Su Trotsky. Conviene iniziare con la magistrale autobiografia (si ferma al 1930), La mia vita, Mondadori, 1979. Lo scrittore Francois Mauriac ha accostato, per questo libro, Trotsky a Tolstoj. Per proseguire raccomandiamo vivamente Pierre Broué: La rivoluzione perduta, Bollati Boringhieri, 1991 Si tratta della miglior biografia di T. scritta finora. E' un'opera completa, rigorosa, scritta da uno storico marxista che _ anche probabilmente il maggior conoscitore vivente dell'opera di T. Sono pi_ di mille pagine ma contengono, oltre alle vicende di T., una sintesi preziosa della storia russa dal 1905 al 1940, nonché gli assi centrali della politica della Terza Internazionale, cenni biografici su tutti i protagonisti del socialismo dell'epoca e anche una critica delle altre principali opere scritte su questi argomenti.Chi non avesse tempo per leggere diversi libri, potrebbe proficuamente accontentarsi di questo Broué. La biografia "classica" di T., e in effetti l'unica perlomeno esente da menzogne circolata per un lungo periodo è la trilogia di Isac Deutscher: Il profeta armato; Il profeta disarmato; Il profeta in esilio, Longanesi, 1956, '61, '65 (ristampata anche negli anni ottanta). Dopo l'uscita del testo di Brou_, che ha potuto consultare archivi rimasti chiusi per Deutscher, l'opera di quest'ultimo appare largamente superata. In aggiunta ai testi sopra citati indichiamo anche: Victor Serge: Vita e morte di Trostkij, Laterza, 1973 (scritto in collaborazione con la moglie di T., Natalja Sedova). Mentre R. Massari, Trostkij, Erre Emme, 1990 lo citiamo solo per sconsigliarne la lettura. L'autore ha il difetto di ritenersi più intelligente del suo personaggio e non riuscendo mai ad abbandonare la scena indugia nella spiegazione di cosa avrebbe fatto lui se fosse stato al posto di T., finendo col dedicare poche sprezzanti righe a quella che T. ritenne la sua battaglia più importante, cui dedicò gli ultimi anni di vita: la costruzione della Quarta Internazionale.
e) Dalla II alla III Internazionale
La Seconda Internazionale. Chi volesse studiare la storia della II Internazionale, almeno come introduzione a quella del Comintern, può iniziare coi testi di G. Haupt, Lenin e la Seconda Internazionale, Samonà e Savelli, 69; La Seconda Internazionale, La Nuova Italia, 73; L'Internazionale socialista dalla Comune a Lenin, Einaudi, '78. L'insieme del lavoro di Haupt _ sicuramente affidabile e utile per farsi un'idea sulla Seconda Internazionale e sul suo "14 agosto" (il tradimento nel 1914 della socialdemocrazia) che portò i rivoluzionari internazionalisti, con la conferenza di Zimmerwald ecc., a gettare le basi della Terza Internazionale, ufficialmente fondata nel 1919, e a Çsepararsi dai panni sporchi per indossare la camicia nuovaÈ (Lenin), cio_ a fondare nuovi partiti in ogni Paese.
L'Internazionale comunista. L'unica storia dell'IC non deformata dalla scuola di falsificazione stalinista _ quella di P. Frank, Histoire de l'IC, Editions La Brèche, '81. Purtroppo non è ancora stata tradotta in italiano. I documenti e l'elaborazione dell'IC si trovano in: A. Agosti, La Terza Internazionale, storia documentaria, Ed. Riuniti, '74-79 (preziosa raccolta di documenti, in 3 volumi), o anche in Tesi, manifesti e risoluzioni dei primi quattro congressi dell'Internazionale Comunista. Ed. Samon e Savelli, 1971.
La battaglia di Lenin e Trotsky per formare i Pc. Una delle tante battaglia che Lenin e Trotsky condussero insieme fu quella per forgiare i partiti comunisti, specie in Europa, facendo loro superare le varie deviazioni ultrasinistre. Questa battaglia può essere ripercorsa leggendo il celebre L'estremismo, malattia infantile del comunismo (1921), spesso citato a sproposito dai riformisti in chiave antibolscevica, e Lev Trotsky, Scritti sull'Italia, Controcorrente, '79 Importante per verificare il ruolo svolto da T. nella battaglia contro l'estremismo infantile del Pcd'I, battaglia poi proseguita da Gramsci e culminata con la sua vittoria nel 1926, contro Bordiga, al congresso di Lione. Problemi della rivoluzione in Europa, Oscar Mondadori, '79. Contiene i principali scritti e discorsi fatti da T. nei primi anni di vita dell'Internazionale, quando oltre a esserne uno dei dirigenti principali e probabilmente il più conosciuto nel movimento operaio internazionale, ne era la "penna": suo difatti è il Manifesto dell'IC, qui riportato. Di particolare interesse anche gli scritti e discorsi sul terzo congresso dell'IC (1921), il congresso che sistematizz le acquisizioni tattiche del marxismo rivoluzionario (in particolare circa la questione del "fronte unico" e della "conquista della maggioranza" del proletariato politicamente attivo al programma della rivoluzione).
f) L'Ottobre e la rivoluzione in Occidente
In Italia. L'Ottobre fu all'origine anche della nascita del movimento rivoluzionario italiano. Consigliamo in particolare la lettura di Giorgio Galli, Storia del Pci, Bombiani, '96. Si tratta della miglior storia del Pci, scritta da Galli prima di diventare un anticomunista di mestiere. Non vanta l'enorme mole documentaria della Storia di Spriano, ma non contiene nemmeno il giustificazionismo togliattiano di quest'ultimo.
Gramsci e il bolscevismo. A. Gramsci, La città futura. 1917-1918, Einaudi, 82 Raccoglie gli articoli di G. scritti su Il Grido del Popolo e sull'Avanti!. Fin dal febbraio '17 Gramsci segue e commenta lo svolgersi degli avvenimenti russi prendendo parte decisamente per "i bolscevichi di Lenin e Trotsky", vedi in particolare gli articoli: La rivoluzione russa non poteva fermarsi alla fase Kerenskij (ivi, p. 450) e il famoso La rivoluzione contro il "Capitale", articolo del dicembre '17 spesso citato a sproposito dagli storici stalinisti o riformisti, in cui Gramsci si limita a sostenere che il marxismo di Lenin seppe (con le Tesi di aprile, e la conseguente svolta impressa al riluttante partito bolscevico, che rompevano con le posizioni classiche della socialdemocrazia russa circa la natura e il ruolo della rivoluzione russa) essere "antidogmatico" e "vivificatore". A. Gramsci, L'Ordine Nuovo. 1919-1920, Einaudi, '87. Si trovano qui gli articoli in cui Gramsci lega la teorizzazione sui Consigli all'insegnamento dei bolscevichi: utile anche per demolire ogni falso riferimento al preteso "gradualismo" e "nazionalismo" di G. Si veda in tal senso Bolscevichi e antibolscevichi (ivi, p. 318) per vedere cosa G. pensava dei propugnatori di una "via pacifica o parlamentare al socialismo". Interessante anche notare come il nome di Lenin e quello di Trotsky appaiano sempre affiancati, mentre quello di Stalin non compare nemmeno una volta (v. indice dei nomi). "L'Ordine Nuovo" pubblicò diversi articoli e discorsi di Trotsky.
La rivoluzione in Germania. Per i bolscevichi la rivoluzione russa doveva costituire solo il prologo della rivoluzione mondiale. Il luogo comune tende a vedere in ciò una colossale illusione. In realt la tanto attesa rivoluzione tedesca vi fu (nel 1918-1919, con la Luxemburg e Liebnecht; e poi con nuove fiammate nei primi anni venti). Il testo migliore per iniziare _ il monumentale studio di Brou_, Rivoluzione in Germania. 1917-1923, Einaudi, '77, che può essere integrato con la lettura di AA.VV., La rivoluzione tedesca, 1918-1919. I consigli operai e il tradimento della socialdemocrazia, a c. di Ritter e Miller, Feltrinelli, '69. Una buona edizione dei principali scritti della Luxemburg è invece: Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Einaudi, '75. Utile anche per verificare il suo atteggiamento nei confronti della Rivoluzione russa. Contiene il noto La rivoluzione russa, testo scritto nel 1918 in cui Rosa polemizza su alcuni aspetti della politica dei bolscevichi (anche se non sulla sostanza): il testo è spesso usato da riformisti "distratti" che peraltro dimenticano sempre di segnalare che l'autrice riteneva "superato" il testo già pochi mesi dopo averlo scritto e, in ogni caso, anche qui Rosa fa una difesa appassionata della dittatura del proletariato, si schiera nettamente con "le teste forti che stanno alla direzione della rivoluzione russa, Lenin e Trotsky" (ivi, p. 519) e conclude affermando con decisione che "l'avvenire appartiene ovunque al bolscevismo.
Per qualunque questione riguardante queste pagine web potete contattare Luciano Dondero. |