OTTOBRE '17: L'ASSALTO AL CIELO
UNA LEZIONE ANCORA ATTUALE

di Marco Ferrando

 

 

E' forse superfluo affermare che la rivoluzione russa ha rappresentato il principale evento storico del Novecento. Ma non è né superfluo né scontato sottolineare oggi l'attualità di quell'evento, di una sua rilettura, delle lezioni immense che esso racchiude per l'azione rivoluzionaria dei comunisti nel mondo. E tanto più importante vuole essere tale sottolineatura per noi marxisti nel Partito della rifondazione comunista impegnati a recuperare la prospettiva stessa della rivoluzione contro un gruppo dirigente che l'ha rimossa, e al tempo stesso decisi a riattualizzarne implicazioni programmatiche, strategiche e tattiche entro un più vasto dibattito della sinistra del partito.

"Quel che importa è distinguere nella politica dei bolscevichi l'essenziale dall'accessorio, la sostanza dall'accidente… A questo riguardo Lenin e Trotsky con i loro amici sono stati i primi che hanno dato l'esempio al proletariato mondiale e sino ad ora sono stati gli unici che possono gridare con Hutten: "Io l'ho osato". Questo è l'elemento essenziale e duraturo della politica bolscevica. In questo senso resta loro immortale merito storico d'aver marciato alla testa del proletariato internazionale, conquistando il potere politico, e ponendo praticamente il problema della realizzazione del socialismo, come di aver dato un potente impulso alla resa dei conti fra il capitale e il lavoro nel mondo. In Russia il problema poteva essere soltanto posto. Non poteva essere risolto in Russia. Ed è in questo senso che l'avvenire appartiene dappertutto al "bolscevismo"." (Rosa Luxemburg, 1918).

Queste parole della grande rivoluzionaria tedesca non solo fanno giustizia della falsa leggenda di un suo antibolscevismo ma soprattutto riassumono con ineguagliabile efficacia il significato storico della rivoluzione russa, l'elemento "essenziale" e "duraturo" della sua lezione e al tempo stesso l'elemento di discontinuità, di rifondazione, se così si vuol dire, rispetto alla tradizione della II Internazionale.

 

L'Ottobre '17: la conquista del potere politico

 

La conquista rivoluzionaria del potere politico: questo è il primo elemento essenziale dell'esperienza bolscevica. Larga parte della II Internazionale, a partire dal grosso della socialdemocrazia tedesca, aveva trasformato la concezione marxista della "conquista del potere" in una semplice "idea normativa", cioè in un'idea che ha ben pochi rapporti con la pratica. Sicché la vita politica e il lavoro delle vecchie sezioni dell'Internazionale erano segnati nel migliore dei casi da una scissione radicale tra una pratica sindacalista e parlamentare, e un orizzonte metafisico di "rivoluzione" affidato ai tempi della storia.

Peraltro, il revisionismo teorico, a partire da Bernstein, aveva finito col dissolvere la stessa idea di rivoluzione in un processo evolutivo e graduale del capitalismo stesso sospinto dalla sua dinamica oggettiva, a partire dai punti più avanzati. "Il movimento è tutto, il fine è nulla" (Bernstein) stava a riassumere un'intera cultura. Il bolscevismo e la rivoluzione russa furono, nella teoria e nella pratica, la più radicale rottura che si potesse immaginare con questa tradizione. Contro l'oggettivismo economicistico o sociologico della larga maggioranza dei vecchi partiti socialisti essi affermarono, nella teoria e nella pratica, l'essenzialità del fattore soggettivo ossia della classe e del partito, come agenti decisivi della rivoluzione.

In contrapposizione al menscevismo che teorizzava l'immaturità oggettiva della Russia per una rivoluzione proletaria, e "quindi" una politica di blocco con la borghesia liberale, il bolscevismo affermò sin dall'inizio che solo gli operai e i contadini avrebbero potuto portare sino in fondo i compiti democratici della rivoluzione: e avrebbero potuto far questo proprio contrapponendosi alla stessa borghesia liberale, "forza controrivoluzionaria sullo stesso terreno democratico" (Lenin).

L'analisi dialettica di Lenin e soprattutto l'esperienza pratica della rivoluzione capovolsero insomma il paradigma scolastico della vecchia scuola: proprio l'arretratezza oggettiva della Russia e quindi la debolezza della sua borghesia e del suo Stato, il loro intreccio con la proprietà latifondista e l'autocrazia zarista, avrebbero fatto della classe operaia russa l'avanguardia naturale della rivoluzione e del capitalismo russo l'"anello debole" del capitalismo mondiale.

 

La centralità dell'elemento soggettivo

 

Ma l'essenzialità del fattore soggettivo fu soprattutto esaltata dal ruolo centrale del partito. "Senza partito, con un surrogato di partito, la rivoluzione proletaria non può vincere": con queste parole Lev Trotsky riassumeva nel '24 la lezione di fondo della rivoluzione d'Ottobre e dell'insuccesso della rivoluzione in Europa. L'intero Novecento si incaricherà di confermare questa profonda verità.

Sulla natura del partito di Lenin si sono radicati in Occidente innumerevoli distorsioni, semplificazioni, vere e proprie falsità che hanno finito col contagiare in profondità tanta parte del movimento operaio, dei suoi quadri, dei suoi intellettuali. In sostanza si è rappresentato il partito bolscevico come una sorta di élite separata dalle masse, segnata da un monolitismo granitico, da un dogmatismo dottrinario e da una sconfinata spregiudicatezza, una specifica traduzione russa dell'eredità blanquista, estranea alla storia e alla cultura del socialismo europeo. In questo senso la prefigurazione naturale dello stalinismo.

Basterebbe capovolgere ognuno di questi assiomi per ricostruire la verità delle cose. E proprio partendo dall'osservazione e dallo studio intellettualmente onesto della rivoluzione russa, della sua maturazione e della sua vittoria. Lungi dall'essere élite intellettuale separata, il bolscevismo si è sviluppato in un profondo intreccio con la storia della classe operaia russa, della sua crescita sociale, della sua esperienza politica.

Certo, esso ha respinto una visione sindacalistica del partito, come puro strumento di difesa o miglioramento delle condizioni economiche dei lavoratori; e, quindi, come indifferenziato partito di massa, aperto ad "ogni scioperante"; ma lo ha fatto, non in base ad un distacco intellettualistico o ad uno spirito minoritario, bensì a partire dall'esigenza centrale di una politica rivoluzionaria: quella di elevare la coscienza dei lavoratori e, innanzitutto, delle masse politicamente attive, alla comprensione della necessità della rivoluzione.

La conquista della maggioranza della classe alla rivoluzione socialista: tutta la politica bolscevica si riassume, in definitiva, in questo compito.

 

Saldezza dei principi e flessibilità tattica

E qui trova il suo codice quella combinazione dialettica tra manovra tattica e rigore dei principi che ha sempre ispirato la politica di Lenin: ove la manovra tattica contro le semplificazioni dell'estremismo, è veicolo essenziale di comunicazione con le masse, la loro coscienza, la loro concreta esperienza e dinamica di lotta; e la duttilità della manovra tattica, contro ogni pratica di opportunismo, trova la propria guida e il proprio limite proprio nel rigore dei principi che è poi la fermezza dei fini. L'opposizione per principio ad ogni blocco politico con i liberali; l'opposizione per principio alla guerra imperialista contro ogni difensivismo nazionale; l'opposizione per principio al governo borghese democratico di Kerensky dopo la rivoluzione di febbraio, persino a fronte della minaccia reazionaria di Kornilov; solo questo rigore rivoluzionario ha consentito al lavoro nei sindacati di massa di evitare la deriva sindacalista e all'uso spregiudicato delle dume di sottrarsi al cretinismo parlamentare.

Solo questo rigore dei principi ha consentito, nelle condizioni rivoluzionarie favorite dalla guerra, la conquista delle masse per la conquista del potere politico.

Peraltro questa definizione vincente della relazione dialettica tra principi e tattica non è stata elaborata in provetta o imposta per decreto da un capo: è stata costruita in un processo storico vivo entro un partito vivo e per questo esposto, com'è naturale, alle più diverse pressioni della realtà esterna: da qui un confronto politico interno tra frazioni e tendenze politiche diverse che ha attraversato l'intera storia del bolscevismo.

Da qui la costante battaglia di Lenin sul duplice e opposto versante della lotta all'estremismo (l'otzovismo e l'ultimatismo) e all'opportunismo.

E questa democrazia di partito, talmente refrattaria al culto dei "capi" da mettere più volte Lenin in minoranza nel comitato centrale, fu anche quella che consentirà a Lenin di affermare, alla fine, la propria egemonia in momenti decisivi del processo rivoluzionario, come nell'aprile '17 o alla vigilia dell'Ottobre.

Non a caso proprio il carattere democratico e antidogmatico del bolscevismo sarà la prima tragica vittima della controrivoluzione burocratica staliniana, della sua dittatura d'apparato, del suo culto di regime.

 

L'internazionalismo

 

Ma il bolscevismo fu soprattutto animato nel suo codice più profondo, da un forte spirito internazionalista. Lungi dall'essere semplicemente una creatura russa, esso si sviluppò entro un processo di maturazione di una più vasta sinistra rivoluzionaria della e nella II Internazionale. La battaglia contro il revisionismo emergente nella II Internazionale vide per anni fianco a fianco Rosa Luxemburg e Lenin, che pur coglierà in ritardo rispetto a Rosa l'involuzione politica di Kautsky e del centrismo.

Così, decisiva fu la comune battaglia nella sinistra di Zimmervald durante la guerra a difesa dei principi internazionalisti del marxismo rivoluzionario contro il socialsciovinismo ormai conclamato della grande maggioranza del socialismo europeo. E non a caso la stessa prospettiva della III Internazionale fu avanzata da Lenin nel 1915 quando non era prevedibile né una rivoluzione russa né tanto meno una conquista bolscevica del potere.

Ma soprattutto la stessa rivoluzione d'Ottobre fu concepita dalla direzione bolscevica come avvio della rivoluzione socialista internazionale. Le stesse cause di fondo della precipitazione rivoluzionaria del '17 sono ancorate allo sviluppo internazionale della prima guerra imperialista e al suo fortissimo impatto sulla realtà sociale della Russia. Lungi dall'avere un esclusivo fondamento nella cosiddetta arretratezza russa esse trovano dunque una robusta radice proprio nella maturità delle contraddizioni imperialiste mondiali.

E come le origini così il futuro della rivoluzione russa era inseparabile dal quadro internazionale e dalla sua evoluzione. "Il problema della realizzazione del socialismo" poteva essere soltanto "posto in Russia, non risolto in Russia": queste parole della Luxemburg nel 1918 corrispondevano perfettamente alla visione di Lenin e di Trotsky e dell'intero marxismo rivoluzionario internazionale. La futura teoria staliniana del "socialismo in un solo paese" non poteva essere ad esse più estranea.

E certo la sconfitta della rivoluzione proletaria in Germania e in Italia, sotto la responsabilità decisiva della socialdemocrazia e del centrismo condizionò il futuro della rivoluzione russa e della sua degenerazione burocratica assai più profondamente che non singoli errori di Lenin e di Trotsky sul terreno inesplorato di un potere proletario assediato.

 

Riconquistare una memoria storica non deformata

 

Tensione costante verso i fini rivoluzionari; subordinazione della tattica ai principi; concezione dialettica del rapporto tra partito e classe, tra autonomia politica del partito e sua proiezione verso la conquista della maggioranza; carattere internazionale del socialismo e della lotta di classe. Sono questi, per dirla con la Luxemburg, gli "elementi essenziali e duraturi del bolscevismo, liberati dai fattori accessori del suo contesto storico". Sono anche gli elementi decisivi per il rilancio oggi di una rifondazione comunista. Non perché siano sufficienti, ma perché sono semplicemente insostituibili.

Il compito non è semplice. La memoria storica è ricostruita dai vincitori, anche all'interno del movimento operaio. Così, per una lunghissima stagione del Novecento l'identificazione pubblica del leninismo con la sua caricatura staliniana favorita per interessi diversi sia dallo stalinismo che dalla socialdemocrazia e per di più cementata da un apparente continuità storica, materiale e simbolica, ha finito col condizionare profondamente anche quelle tendenze politiche che a più riprese, in contesti e forme diverse, hanno espresso una critica allo stalinismo e alla socialdemocrazia o che hanno cercato di costruire un'alternativa. È il caso, in Italia, di settori significativi della sinistra socialista del dopoguerra. È il caso di larga parte dell'estrema sinistra degli anni settanta, che nella sua polemica ideologica "antileninista" intrecciò confusamente uno spontaneismo movimentistico spesso "estremista" con un adattamento opportunistico al riformismo: rivelandosi incapace anche solo di porsi in modo serio la questione del partito e della prospettiva rivoluzionaria.

È il caso infine del Prc: il quale, pur essendo nato storicamente dal crollo dello stalinismo internazionale, non ha mai indagato, neppure formalmente, il bilancio del Novecento e della rivoluzione russa. Ed anzi nella sua più recente evoluzione maggioritaria ha sentenziato un "ritorno a Marx" proprio nel segno della rimozione dell'Ottobre e del leninismo, entrambe accomunati nel giudizio indistinto di fallimento del comunismo novecentesco. Il tutto a copertura di un approdo riformistico neokeynesiano, tanto opportunistico quanto velleitario.

La rifondazione comunista deve combattere e superare la grande rimozione. Essa è chiamata non solo a risalire la china della sconfitta storica del Novecento ma anche a recuperare, sotto le macerie di quella sconfitta, il filo rimosso di una lezione rivoluzionaria senza la quale non si comprende il passato e non si costruisce il futuro. Ed oggi, nonostante tutto, la svolta d'epoca di questo fine secolo — con la crisi congiunta di capitalismo e riformismo — può forse consentire di ritrovare quel filo a nuove e più ampie generazioni di rivoluzionari.

 

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Ultimo aggiornamento: 30 maggio 1999.

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