Anatole France

              

Ed ecco adesso, colui che chiamavamo "Monsieur France" quando parlavamo di lui ed al quale dicevamo "Monsieur France" quando gli parlavamo... Perché bisognava dirgli non soltanto "Monsieur France", come per dire "Monsieur Renan", ma penso che occorresse anche dire "Monsieur France" come si sarebbe potuto dire "Monsieur Espagne" indirizzandosi a Cervantes.
Se essere intelligenti vuol dire comprendere, è assolutamente evidente che nessuno al mondo sia mai stato più intelligente di Anatole France.
La sua conversazione era un continuo incanto. Dico esattamente "continuo" perché ogni frase era come una festa... E la sua ironia partecipava ad ogni festa.
MI è capitato di leggere, a due riprese, recentemente, delle opinioni su di lui che mi sono sembrate semplicemente assurde.
Un tal scrittore, del quale taccio il nome, anche se ho una grandissima voglia di nominarlo, che aveva avuto la fortuna di incontrarlo, pretende di essere stato deluso da Monsieur France. E lo scrive. Racconta che Anatole France, quel giorno, non gli ha detto nulla di notevole.
Ebbene, io trovo che ha torto di vantarsene, poiché è un peccato per lui, non certo per Monsieur France!...
Anatole France, lui, non rischia nulla!
E' evidentemente un brutto segno. E' anche alquanto preoccupante l'esser stato l'interlocutore indegno di uno spirito così meraviglioso! Ma quanta gente, ahimé! per attirare l'attenzione su sé stessa, ha la detestabile mania d'andare a fare i propri bisogni contro le statue!
Infine, per fortuna ciò che fa gli ricade in testa, spero!...
Ecco la Béchellerie dove France abitava vicino a Tours... Eccolo, lui, nel suo studio, mentre ordina i suoi bei libri...
Riconoscete quel viso affilato e quei grandi occhi pieni di luce... Capelli bianchi, barba bianca... E cortesia in ogni suo gesto...
Ora, quel giorno, beninteso, Monsieur France ha detto delle cose affascinanti, poiché ha parlato. Ad una ragazza che era venuta a fargli visita e che gli dichiarava: "Oh, Monsieur France, che bell'aspetto che avete!" ha risposto: "Ma sì, ma se avessi vent'anni, non me lo direste." Poi, rivoltosi a me, aggiunse: "Com'è triste essere vecchi! E' triste perché, vedete, in generale si possono fare le stesse cose di quando si è giovani, solamente ecco, le si fa meno bene..." Più tardi, mi ha detto: "Man mano che si avvicina l'ora del pranzo, la mia preoccupazione aumenta ed ho paura che il pasto non sia quello che mi auguro fosse. Più le persone che ricevo mi sono care, più la mia cuoca si applica... Sì, ma ecco, più si applica, meno riesce le cose che prepara... In maniera che insomma, nella vostra disgrazia, avrete una doppia soddisfazione, in primo luogo immaginando che, più il pranzo sarà fallito, più essa ne ha compreso l'importanza e, in seguito, pensando che domani, visto che non ci sarete più, noi avremo, un pasto che sarà eccellente."
Sacha Guitry, Estratto dal commento sonoro del film Ceux de chez nous.


Anatole France pranzava a casa nostra, quel giorno, con Madame Anatole France, che noi continuavamo a chiamare in privato "Mademoiselle de Laprévotte"(...)
Era una persona modesta ed affascinante - e che vegliava su Monsieur France nella maniera più discreta.
A tavola, Monsieur France si era soffocato d'improvviso. Era stato bevendo - era stato mangiando? Non lo avevo notato - ma visto che non c'era pesce quel giorno, ci sentivamo più tranquilli. Tossiva, tossiva, e, per poter tossire a suo agio, aveva portato alla bocca il tovagliolo. Quel tovagliolo di lino era estremamente fine e non era per nulla voluminoso. Non era molto più grande di un fazzoletto. Ed è perché assomigliava ad un fazzoletto che Monsieur France, dopo aver tossito tutto quello che poteva, la portò al naso e vi si soffiò dentro.
Abbiamo visto quel gesto e, tutti, abbiamo abbassato il capo in maniera che potesse soffiarsi il naso a suo agio. Ma Mademoiselle de Laprévotte che l'aveva visto a sua volta, beninteso, ne era desolata. Monsieur France, terminato di soffiarsi il naso, introdusse il tovagliolo in tasca e ci guardò sorridendo.
Mademoisele de Laprévotte, che mio padre aveva messo a sedere accanto a Monsieur France, si curvò verso di lui e gli disse:
- E' il vostro tovagliolo.
- Come dite?
- E' il vostro tovagliolo.
- Il mio tovagliolo?... Ma cosa sta raccontando?...
Guardò sulle sue ginocchia, guardò per terra e disse:
- Non ho nessun tovagliolo.
- Ma sì! gli disse Mademoiselle de Laprévotte, l'avete messo in tasca.
- In tasca?... Ho messo il mio tovagliolo in tasca?... Non sa più cosa dice!
Nel frattempo, aveva portato la mano alla tasca. Tirò fuori il tovagliolo, poi tirò fuori il fazzoletto - ed allora ci ha detto in un modo ineffabile:
- Oh!... Sono in uno stato di confusione... che...
Esitò un poco, pensò senza dubbio che era Anatole France, che gli volevamo bene - e aggiunse:
- ...in uno stato di confusione... che passerà!
Sacha Guitry, Portraits et anecdotes.



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