CEUX DE CHEZ NOUS

              


Sceneggiatura e dialoghi: Sacha Guitry.
Regia: Sacha Guitry
Durata: 44 mn. Prima uscita: 23 novembre 1915 al teatro des Variétés - Parigi
La storia:
Si tratta di un documentario realizzato tra il 1914 e il 1915. Sacha Guitry, già noto come autore, per reazione alle affermazioni di alcuni intellettuali tedeschi ed all'atmosfera dei primi anni della guerra, decide di usare una cinepresa amatoriale per "incidere in immagini", per le generazioni future, le grandi personalità che contribuiscono alla grandezza della Francia. Inizialmente, il documento originale muto di 22 minuti, proiettato in diverse occasioni, veniva commentato da Guitry e dalla sua prima moglie, Charlotte Lysès. Nel 1939 Guitry aggiunse una colonna sonora col suo commento. L'ultima versione, in collaborazione con Fredéric Rossif, risale al 1952. Un documento per la televisione, nel quale sono state inserite nuove immagini ed una nuova colonna sonora.

Contenuto del Film:
Al suo tavolo di lavoro, circondato dalla sua collezione di opere d'arte, Sacha Guitry presenta e commenta le immagini che ha girato negli anni 1914 - 1915. Si tratta di brevi filmati rappresentanti: Auguste Rodin, Edmond Rostand, Edgar Degas, Claude Monet, Sarah Bernhardt, l'avvocato Henri-Robert, Camille Saint-Saëns, Octave Mirbeau, Anatole France, Antoine, Auguste Renoir, Lucien Guitry colti in atteggiamenti naturali.



Estratti dal commento sonoro del film.

Qualche riflessione dell'autore:
Signore, signori, poiché mi si fa la grazia di chiedermelo, sarebbe scortese discuterne, ma bisogna convenire che l'idea di invitare il pubblico all'audizione di un film è perlomeno originale, soprattutto quando si pensa che si tratta di un film muto.
E' vero, d'altra parte, che io sono un tal chiacchierone... D'altronde, così, la cosa è completa. Dopo tutto, un film senza parole? Sono un sordo che parla a dei ciechi presentando un film muto e, in una simile circostanza, ritengo di non dovervi neppure chiedere la vostra indulgenza, visto che è alla vostra amabilità che mi rivolgo.
Un giorno mi era venuta l'idea che il cinematografo potesse essere utilizzato in maniera tale da fornire al pubblico certe informazioni preziose su dei soggetti che lo interessano e lo interesserebbero ancor più se li conoscesse meglio.
Era nel 1914, allora ognuno pensava che il cinematografo fosse un'invenzione prodigiosa, una fonte inesauribile di sorprese e di divertimenti.
Si ammetteva già che, messo al servizio della scienza, era più piacevole che utile. Messa al servizio dell'arte, mi sembrò che questa lanterna magica potesse fare delle meraviglie ed ho avuto, venticinque anni fa, la pretesa di offrirvi oggi una breve serie di documenti eccezionali.
Se, a quell'epoca, non avessi avuto quella pretesa, certamente non avrei mai avuto la pazienza di fare ciò che ho fatto.
Il cinema vi aveva mostrato sino allora delle commedie, dei paesaggi, degli animali in libertà e dei sovrani che scendevano di corsa dalle carrozze.
Tutto ciò non mancava d'interesse. Le piccole commedie che si filmavano così, nel 1913, divertivano il pubblico. Oggi ce ne infischiamo crudelmente, e ben giustamente d'altra parte.
Certi attori celebri di una volta sono ridicoli ai vostri occhi per la precipitazione dei gesti, precipitazione che si aumenta ancora con la soppressione di un'immagine su due.
Scherzo doppiamente insolente: in primo luogo per l'artista, e poi per colui il quale creò questa ammirevole invenzione.
Il cinema ha compiuto da vent'anni tutti i progressi previsti e schernire oggi i suoi balbettamenti è come ridere di un bambino che fa i suoi primi passi, mentre bisognerebbe commuoversene, secondo me.
Non avete mai esclamato, pensando al cinema: «Ah! Se lo avessero inventato prima!». Io me lo sono ripetuto sovente.
Mi sono detto: Quale emozione avremmo se, di colpo, ci mostrassero Michelangelo mentre scolpisce il Mosé, Leonardo da Vinci dipingere la Gioconda, Bossuet predicare, Jean de La Fontaine scrivere una favola, Racine, Voltaire, Jean-Jacques...
Se potessimo vedere quei volti, gli sguardi di quegli uomini, i loro gesti familiari, come sarebbe bello! (...)
Ora, nel 1914, avevo riunito tutti quelli che, in ogni ramo dell'arte, mi parevano incarnare il genio francese. Ed avevo intitolato questo film: «Ceux de chez nous», indiretta e modesta risposta all'odioso manifesto degli intellettuali tedeschi.
Venticinque anni fa, ho mostrato questo film a poche persone. Ma, da venticinque anni, nessuno lo ha più visto, ed è non senza emozione che lo presento al pubblico, che vedrà rivivere un istante sotto i suoi occhi dodici francesi ammirevoli che furono miei amici, e dei quali uno solo è ancora vivo...
E adesso, chiudete gli occhi...
Sacha Guitry, dal prologo del commento al film, 1939.

Critiche di ieri e di oggi:
(La prima versione del film comprendeva alcune sequenze in cui Sacha Guitry e sua moglie, Charlotte Lysès, si recavano in automobile presso ogni celebrità. Quelle immagini non esistono più nella versione attuale del film):
Non solamente li si vedeva, li si sentiva anche. Appostati nel proscenio, sotto lo schermo, Charlotte Lysès e Sacha esprimevano a voce alta la loro ammirazione per "Ceux de chez nous" ed il movimento delle loro labbra sullo schermo corrispondeva con una tale esattezza alle parole prononciate da loro, in carne ed ossa, che l'illusione era totale. Era nato il film sonoro!... E anche la postsincronizzazione!
Alex Madis, Sacha, Editions Raoul Solar.

Ceux de chez nous oltrepassa i motivi ed i fini che il suo realizzatore si era imposto. Senza dubbio perché non si è accontentato di far posare i suoi invitati davanti all'obiettivo della cinepresa, all'eccezione dell'attrice Sarah Bernhardt (la sua sola presenza basta a impressionare lo spettatore) e di Octave Mirbeau (molto malato, morirà poco tempo dopo le riprese). L'idea-forza di Guitry è quella di registrare quegli artisti durante il loro lavoro. Hanno accettato il meccanismo, pensando che si trattasse di un capriccio del loro giovane amico. Questo ci consente di vedere Rodin scolpire, Edmond Rostand scrivere, l'avvocato Henri Robert improvvisare un'arringa nella sua cucina, Antoine dirigere una scena della Scuola delle mogli, Claude Monet preparare la base di una quadro e valutare la luce del giorno, Anatole France riordinare la sua biblioteca e fare una macchia d'inchiostro mentre scrive una dedica, Camille Saint-Saëns mimare la direzione d'orchestra e suonare il pianoforte, Auguste Renoir dipingere, con le dita malate e gli occhi vivi, a fianco di suo figlio Jean che l'aiuta a mescolare i colori. Un magnifico esterno di strada mostra Degas, filmato a sorpresa e scontento di quell'insolenza. (...)
Sarebbe sbagliato credere che Ceux de chez nous non sia altro che una galleria di ritratti commoventi di glorie del passato prossimo. Guitry ha composto l'insieme con rigore e minuzia. Nel 1915 possiede già il suo stile cinematografico. Piani fissi, dalle inquadrature perfette, alternati a movimenti fluidi, come nella meravigliosa panoramica che segue Claude Monet nella natura soleggiata; scienza del montaggio tra piano d'insieme e piano ravvicinato; pertinenza dell'inserto. Si ha l'abitudine di dire che il cinema balbettasse nel 1915. Non proprio. E la qualita di Guitry non è quella di aver manipolato le immagini alla maniera d'un Pouctual o d'un Feuillade. Penseremmo piuttosto a Lumière. Con il piacere dello schizzo per evitare la rigidità del ben progettato. Il principio dello schizzo vuole che si colga l'essenziale privato di ogni naturalismo. E non sarebbe sorprendente che il montaggio definitivo sia stato fatto sulla base del testo della conferenza...
Noël Simsolo, Cahiers du cinéma, 1988.


abtrad6.gif


France HyperBanner Advertisement

Membre de France HyperBanner
1