LES PERLES DE LA COURONNE
Produzione: IMPERIA-FILM, CINEAS (Serge Sandberg) -
Distribuzione: Films Sonores TOBIS
Sceneggiatura e dialoghi: Sacha Guitry.
Regia: Sacha Guitry
Aiuto regia: Christian-Jacque
Capo operatore: Jules Kruger
Scenografia: Jean Perrier
Suono: Marcel Courmes -
Montaggio: William Barache, Myriam - Musiche: Jean Françaix, diretta da Georges Derveaux
Interpreti:
Sacha Guitry, Jacqueline Delubac, Lyn Harding, Renée Saint-Cyr, Enrico Glori,
Ermete Zacconi, Raimu, Barbara Shaw, Marguerite Moreno, Arletty, Marcel Dalio,
Jean-Louis Barrault, Claude Dauphin, Rosine Deréan, Pauline Carton, Robert Seller,
Cécile Sorel, Robert Pizani, Pierre Magnier, Yvette Pienne, Percy Marmont, Jacqueline
Pacaud.
Premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Venezia, 1937
Durata: 100 mn. Prima uscita: 12 maggio 1937 al cinema Marignan - Parigi
La storia:
Lo scrittore François Martin racconta a sua moglie la storia meravigliosa di sette perle
fini. Attraverso quattrocento anni, assistiamo al ritrovamento e poi all'odissea di queste
perle, dai tempi di Francesco I, fino ai giorni nostri. Destini differenti, miserabili o
splendidi.
Estratti dai dialoghi del film.
Qualche riflessione dell'autore:
Ho certamente conosciuto una delle più grandi gioie della mia vita il giorno in cui ho scoperto la
provenienza esatta delle quattro perle nere che pendono dagli archi della corona reale d'Inghilterra. Quel
giorno mi è sembrato di aver scoperto un tesoro e che avevo tra le mani un racconto da mille e una notte, uno
dei più bei soggetti da film che esistano.
In effetti, quelle quattro perle facevano parte di una collana di sette perle fini che il Papa Clemente VII
aveva regalato a Caterina de' Medici, sua nipote, in occasione delle nozze col delfino di Francia, Henri
d'Orléans, figlio di Francesco I. Quando Maria Stuarda sposò Francesco II, Caterina II le fece dono della
collana. Alla morte di Maria Stuarda - sappiamo purtroppo come! - quattro di queste perle caddero nelle mani
della regina Elisabetta d'Inghilterra, e fu la regina Vittoria a farle sistemare agli archi della corona.
Il destino ignoto delle altre tre perle mi permetteva di dare libero corso alla mia immaginazione: nuova
gioia. Mi sono messo allora al lavoro ed ho voluto fare meglio che un film costruito secondo le regole abituali,
ho voluto che questo film fosse comprensibile non solamente per la Francia, ma ugualmente per l'Italia e per
l'Inghilterra. I personaggi vi parlano la loro lingua materna, perché non vedo il Papa ed il re di Francia parlare
inglese. Non vedo neppure Enrico VIII ed il Cardinale Wosley parlare italiano. Sarebbe stato ridicolo.
Il papa Clemente VII si esprime in italiano, come Enrico VIII in inglese - ma il pubblico francese
comprenderà cosa dicono, non potrà non capirlo, perché ogni frase che pronunciano ha la sua immediata
risonanza nella lingua del paese vicino; ogni frase è corta e il gesto del personaggio, la mimica dell'attore e la
situazione drammatica bastano a spiegarla, e, in somma, ogni scena recitata in lingua straniera può essere
considerata come una scena muta, durante la quale, in più, si sentono delle parole e si può ammirare il talento
degli attori.(...)
L'idea di far doppiare un grande attore è un'idea barbara ed un crimine, in somma! Ed è un doppio crimine,
perché vuol dire commetterlo nei confronti dell'attore e del pubblico, significa disprezzare nello stesso tempo
l'intelligenza del pubblico ed il valore reale dell'attore. Che sostituiate la voce di una comparsa con quella di
un'altra, bene - ma non privatevi mai dell'intonazione di un grande attore perché è in questa intonazione in cui
risiede tutto il suo valore.(...)
Ascoltare il più illustre artista italiano, Ermete Zacconi, sotto la maschera di Clemente VII, vi assicuro che è
un'autentica gioia. E mi auguro che il pubblico italiano non sarà dispiaciuto di sentirmi pronunciare ogni cinque
minuti qualche parola di francese.
Sia gloriato Zacconi che ci supera tutti in quest'opera e che s'impone all'ammirazione per la sua maestria e per la
sua autorità magistrale.
Sacha Guitry - Pressbook de "Les perles de la couronne" - 1937
Critiche di ieri e di oggi:
La meglio concepita e realizzata produzione di tipo "internazionale" che ci sia. E' di una qualità
"universale", che la rende comprensibile ed assimilabile per ogni pubblico, in Francia, Inghilterra, Stati Uniti e
Italia. Da questo punto di vista, segna una data nell'evoluzione del cinema parlante e della riconquista del
carattere "universale" del cinema ai tempi del muto. D'altra parte, amalgamando la verità con la finzione,
l'autore ha compiuto un'opera da mago e di maestro di fisica di una stupefacente abilità. L'abbiamo già detto,
l'autore, l'attore, il regista ci irrita e ci affascina nello stesso tempo. Conosce come nessun altro e pratica l'arte
sovrana dell'impertinenza... il che rimane un carattere tipicamente francese, senza alcun equivalente all'estero,
dileggiando tutti e sé stesso, cosa che lo rende così perfettamente intollerabile agli zoticoni ed ai cafoni.
Les perles de la couronne, splendida successione di immagini di Epinal animata da grandi personaggi,
illustra numerosi periodi della storia di Francia, d'Inghilterra... del papato... Come le quattro delle sette perle
offerte da Clemente VII a sua nipote Caterina passeranno dal collo di quest'ultima a quello troncato di Maria
Stuarda e dalla cassetta di Elisabetta al cofano della regina Vittoria, è ciò che Guitry ci racconta in maniera
prestigiosa.
Resta la storia del destino delle altre tre, ed è lì dove la fantasia di Sacha Guitry si sviluppa in molteplici
variazioni... tutte più impreviste le une delle altre.
Ed è così che lo vedremo, lui, sempre lui... nei panni di Francesco I, di Barras, di Napoleone III... In quelli
di Guitry, disinvolto, canzonatorio, impertinente, fa la ruota, punzecchiando con le parole, così deliziosamente
insopportabile.
Cinaedia, 1937.
Ricordando che Les perles de la couronne ha ottenuto la coppa della direzione generale cinematografica per
la migliore sceneggiatura, si dimostrerà che questo film di Sacha Guitry è soprattutto un film d'autore. (...) La
sceneggiatura ingegnosa e comoda permetteva la combinazione degli incidenti più inverosimili, il richiamo di
personaggi celebri e pittoreschi. Non è forse un'impresa quella di far passare lo spettatore dalla Parigi del 1936
a Londra ai tempi di Enrico VIII, di fare uscire dall'oblio Caterina de' Medici, il papa Lorenzo de' Medici,
Maria Stuarda, Francesco I, Enrico IV, la Dubarry, Bonaparte, Napoleone III e altre ombre illustri, mentre gli
scenari mutavano, seguendo l'avventura magica. Parlare inoltre dell'ironia, della leggerezza, delle mille
sfaccettature e colori dei dialoghi sfavillanti, vuol dire che Les perles de la couronne è un'opera eccezionale. La
regia è abile, grazie a Christian-Jacque e ai tecnici di classe.
Lucie Derain, La Cinématographie Française, 1937.
Guitry non filma la tragedia del destino, ne capta i capricci. Tutto è fragile in questo mondo, tutto si
sbriciola e si distrugge. La gioventù si avvizzisce, gli amori appassiscono, si abbandonano, si tradiscono, gli
ideali più entusiastici si succedono e si negano nella stessa confusione. I film storici testimoniano di questa
ronda infinita dei valori e delle passioni: ammirevole successione di sequenze ne "Les perles de la couronne"
in cui una perla viene donata da un vecchio alla sua giovane amante che, trent'anni dopo, la regala al suo
vivace compagno, che a sua volta... La povertà, la vecchiaia e l'amore perso sono la triste sanzione del
commercio degli uomini.
Philippe Le Gay, Le Cinématographe, 1983.
E' pressoché impossibile rievocare in qualche riga tutte le sorprese e le bellezze che ci prodiga letteralmente
Sacha Guitry ne "Les perles de la couronne", film veramente prodigioso, che non occupa, attualmente, il suo
posto nel Pantheon del cinema francese.(...)
Certamente, il testo rimane per lui primordiale, e bisogna sottolineare questa qualità dell'elemento
narrativo(...) Ma nel contempo occorre sottolineare anche a qual punto ogni immagine di questo film si carica
di un senso simbolico molto preciso.(...)
Interprete, Sacha marca il suo personaggio di narratore e di cercatore del passato con un'allegria giovanile
e comunicativa, mentre incolla le parrucche e le barbe e indossa i vestiti sontuosi di Francesco I, Barras e
Napoleone III con una dignità altezzosa, cosparsa d'ironia, alla quale è impossibile resistere
Jacques Lorcey - Sacha Guitry, PAC, 1985
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