Interpreti:
Michel Simon, Germaine Reuver, Jean Debucourt, Marcelle Arnold, Georges Bever, Pauline Carton, Nicolas Amato, Jeanne Fusier-Gir, Albert Duvaleix, Louis de Funès, Jacques Varennes, Léon Walther, Henry Laverne, Max Harry, Jacques Derives, Jacques de Féraudy, Maria Fromet, Henri Belly, Mercier, Yvonne Hébert, Luce Fabiole, Marthe Sarbel, Louis Eymond, Max Dejean, Michel Nastorg, Dalibert, Roger Poirier, Thérèse Quantin.
Durée: 85 mn. Sortie : 30 novembre 1951 aux cinémas Gaumont- Palace, Berlitz et Colisée - Paris.
La storia:
Paul Braconnier e sua moglie Blandine non pensano ad altro che a sopprimersi l'un l'altra. La
notorietà del grande avvocato Aubanel, che è riuscito a far rilasciare il suo centesimo cliente,
sprona Paul ad incontrarlo. Con abilità, riesce a fargli dire come procedere per uccidere sua
moglie e senza rischio. In seguito la uccide con una coltellata al ventre, mentre lei gli serve
del veleno. Si costituisce e l'Avvocato Aubanel lo farà rilasciare. Sarà un trionfo in paese...
Estratti dai dialoghi del film.
Sono il nemico nato delle commedie drammatiche. Numismatico, sarei il nemico delle monete false.
Dico drammatiche - e non commoventi. Intendo per "drammatiche", prive totalmente di ironia - dove
l'autore si vieta di scrivere e si priva di suggerire tutto quello che sarebbe di natura a
provocare il riso - e crea, di conseguenza, delle commedie menzognere - visto che non è per nulla
normale che ci sentiamo presi, coinvolti sino alle lacrime da avvenimenti inventati da capo a
piedi - mentre un crimine orribile, abominevole, orrido, realmente commesso, non ci strappa alcun
singhiozzo.
Constatando d'altra parte che un'opera d'arte non fa mai piangere nessuno - parto dal
principio che i dolori d'altrui ci lasciano indifferenti - e quando quell'altrui ci è
sconosciuto diventiamo allora sensibili al comico macabro che scaturisce ordinariamente dalle
situationi più tragiche.
Tal'è l'idea basilare, tal'è l'oggetto di Ho ucciso mia moglie.
Ho voluto - ho, almeno, desiderato che questo crimine sordido venisse esposto, condotto,
dialogato, messo in scena e recitato in modo tale che il pubblico ne sia lo spettatore -
divertendosi, se gli pare, dall'inizio alla fine.
E' con questo intento che non ho mentito. Per quanto riguarda il soggetto del film - in due
parole, eccolo.
Durante una conversazione che ebbi una sera con un famosissimo avvocato d'assise che era giunto
alla sua 142ma assoluzione, gli ho dichiarato: "Se mai dovessi uccidere qualcuno, vi prenderò
come avvocato e verrò à trovarvi il giorno prima... dicendovi che verrò l'indomani!"
Ha fatto: "Oh!". E io, ho fatto il film.
Sacha Guitry, L'Aurore, 26 Novembre 1951.
Il film di Guitry è composto da un lungo preambolo e da un breve film. Conosciamo bene il metodo
dell'autore: mostrare i volti oscuri di coloro i quali, nella sua scia sorprendente, gli hanno
permesso d'ingaggiare Michel Simon, di permettere a Louiguy di comporre per lui una canzone, di
dare l'imbeccata al figlio di Jeanne Fusier-Gir, di fare dimenticare che Léon Walter ha rovinato la sua
carriera riprendendo, in provincia, solo le parti di Guitry. Ma qui si supera ogni limite.
Lo schermo ci presenta innanzi tutto Guitry (con cappello) seduto di fronte a Simon (a capo scoperto).
Guitry parla a Simon. Tiene davanti a sé un album spesso e scrive, come se Simon
fosse una sartina che elemosina un autografo di Guétary. Seguono due o tre minuti
di elogi di Simon. Quest'ultimo, orribilmente imbarazzato, si divincola sulla sedia. (?...) Le sue labbra
non dicono nulla (non gli è stato preparato un testo), ma si muovono; e m'immagino che un sordo
potrebbe leggervi delle cose sorprendenti. Soffriamo per Simon. In ogni caso, dopo una scena del genere,
non è stato pagato abbastanza... (...) Michel Simon, certamente, merita il disturbo. Ma non vale
che per sé stesso. Figura sontuosamente in questa burattinata miserabile.
François Chalais, Carrefour, 1951
Ci vuole molto coraggio per andare a vedere il film di Sacba Guitry. Ho ucciso mia moglie tenta di
rassicurare il pubblico: l'autore non apparirà in persona, il ruolo principale è stato affidato a Michel
Simon. Ma un preambolo parlato che sembra più lungo del film propriamente detto permette a Sacha
Guitry di dispiegare la sua persona e la sua pedanteria.
Les Lettres Françaises, 1951.
Sacha Guitry, autore di tanti monologhi filmati la cui pretesa non è inferiore alla mediocrità,
ci ha dato, con Ho ucciso mia moglie uno dei migliori film francesi dell'anno. E' sorprendente, ma è così.
Jean-Pierre Vivet, France Observateur, 1951
E' innanzi tutto un'opera sulla messa in scena. All'interno stesso del film, l'argomentazione è
basata solo su questo principio. Ne dipende tutta la struttura e, d'altra parte, le allusioni al
teatro sono frequenti.(...) Guitry raggiunge i vertici del Chaplin di Monsieur Verdoux
quando fa mostrare dall'accusato l'ipocrisia dei giudici e delle convenzioni sociali. La logica
è spinta sino al punto limite di proclamare illegittimo il diritto di punire. Braconnier ha
sottratto col bluff il metodo utile per salvare la pelle. Utilizza questo sistema e sa
sovvertire i meccanismi giudiziari per bloccarne il funzionamento tradizionale. Il cognome
"Braconnier" rivela apertamente le intenzioni di Guitry. Il suo personaggio caccia
ai margini del terreno degli altri. S'impadronisce di tutto ciò che non gli appartiene e
sa anche intervertire le situazioni per diventarne il padrone, arrivando sino a sconvolgere le
convenzioni sociali per divenirne il direttore assoluto.(...) Questo ingranaggio perfetto svela
il dispositivo perverso che Guitry ha saputo disporre per il suo film. Immaginando l'episodio di
cronaca nera su questa struttura ludica: menzogna che si trasforma in verità e allora non più
esattamente la menzogna originale, può arrivare al culmine della sua tecnica del trompe-l'oeil.
Noël Simsolo, Cahiers du Cinéma, 1988.