LA POISON (Ho ucciso mia moglie)

              


Produzione: S.N.E.G. Paul Wagner - Distribuzione: Gaumont.
Sceneggiatura e dialoghi: Sacha Guitry.
Regia: Sacha Guitry.
Capo operatore: Jean Bachelet.
Décors : Robert Dumesnil.
Suono: Fernand Janisse. - Montaggio: Raymond Lamy. - Musiques : Louiguy.
Direttore della produzione: Robert Sussfeld.

Interpreti:
Michel Simon, Germaine Reuver, Jean Debucourt, Marcelle Arnold, Georges Bever, Pauline Carton, Nicolas Amato, Jeanne Fusier-Gir, Albert Duvaleix, Louis de Funès, Jacques Varennes, Léon Walther, Henry Laverne, Max Harry, Jacques Derives, Jacques de Féraudy, Maria Fromet, Henri Belly, Mercier, Yvonne Hébert, Luce Fabiole, Marthe Sarbel, Louis Eymond, Max Dejean, Michel Nastorg, Dalibert, Roger Poirier, Thérèse Quantin.

Durée: 85 mn. Sortie : 30 novembre 1951 aux cinémas Gaumont- Palace, Berlitz et Colisée - Paris.

La storia:
Paul Braconnier e sua moglie Blandine non pensano ad altro che a sopprimersi l'un l'altra. La notorietà del grande avvocato Aubanel, che è riuscito a far rilasciare il suo centesimo cliente, sprona Paul ad incontrarlo. Con abilità, riesce a fargli dire come procedere per uccidere sua moglie e senza rischio. In seguito la uccide con una coltellata al ventre, mentre lei gli serve del veleno. Si costituisce e l'Avvocato Aubanel lo farà rilasciare. Sarà un trionfo in paese...

Estratti dai dialoghi del film.



Qualche riflessione dell'autore:
Ebbene, poiché mi avete fatto l'onore di chiedermi una dedica, eccola: Michel Simon, questo film che ho appena realizzato mi ha concesso una delle più grandi gioie che io abbia avuto in teatro. Poiché non mi si impedirà di chiamarlo teatro. Non vi avevo ancora mai avuto come interprete... Ebbene, voi siete eccezionale. Direi addirittura unico... Poiché, tra l'istante in cui smettete di essere voi stesso e quello in cui interpretate il vostro ruolo, è impossibile percepire il cambiamento. E la stessa cosa avviene quando smettete di recitare e ritornate voi stesso. A tal punto che non c'è alcun motivo di interrompere le riprese... Io vi situo tra i più grandi attori: Frédéric Lemaître, Sarah Bernhardt, mio padre, Zacconi, Chaliapine. Come loro, voi siete solo, isolato, volontario, come loro, possedete quella virtù preziosa che non si impara e che non si può trasmettere: il senso innato del teatro, cioè la facoltà di far condividere agli altri dei sentimenti che non provate. Ah! Non siete uno di quegli attori che riuniscono attorno delle troupes. No, non siete uno di quelli che danno delle lezioni. Poiché ciò che avete di ammirevole in voi non si può imparare e soprattutto non si può insegnare.
Sacha Guitry, estratto dal preambolo del film, Éditions Raoul Solar, 1956

Sono il nemico nato delle commedie drammatiche. Numismatico, sarei il nemico delle monete false. Dico drammatiche - e non commoventi. Intendo per "drammatiche", prive totalmente di ironia - dove l'autore si vieta di scrivere e si priva di suggerire tutto quello che sarebbe di natura a provocare il riso - e crea, di conseguenza, delle commedie menzognere - visto che non è per nulla normale che ci sentiamo presi, coinvolti sino alle lacrime da avvenimenti inventati da capo a piedi - mentre un crimine orribile, abominevole, orrido, realmente commesso, non ci strappa alcun singhiozzo.
Constatando d'altra parte che un'opera d'arte non fa mai piangere nessuno - parto dal principio che i dolori d'altrui ci lasciano indifferenti - e quando quell'altrui ci è sconosciuto diventiamo allora sensibili al comico macabro che scaturisce ordinariamente dalle situationi più tragiche.
Tal'è l'idea basilare, tal'è l'oggetto di Ho ucciso mia moglie.
Ho voluto - ho, almeno, desiderato che questo crimine sordido venisse esposto, condotto, dialogato, messo in scena e recitato in modo tale che il pubblico ne sia lo spettatore - divertendosi, se gli pare, dall'inizio alla fine.
E' con questo intento che non ho mentito. Per quanto riguarda il soggetto del film - in due parole, eccolo. Durante una conversazione che ebbi una sera con un famosissimo avvocato d'assise che era giunto alla sua 142ma assoluzione, gli ho dichiarato: "Se mai dovessi uccidere qualcuno, vi prenderò come avvocato e verrò à trovarvi il giorno prima... dicendovi che verrò l'indomani!" Ha fatto: "Oh!". E io, ho fatto il film.
Sacha Guitry, L'Aurore, 26 Novembre 1951.

Critiche di ieri e di oggi:
"Gli dissi: "Se c'è una cosa che trovo orrenda, è ricominciare, per ragioni tecniche, tre volte una scena, in certi casi dieci, undici, venti volte... Per me, la prima è la buona, la seconda mi ripeto e ed è scadente, e la terza volta, è orribile!". Ha immediatamente decretato: "Gireremo una volta sola!". Ha riunito tutto il personale prima di cominciare le riprese, ha detto: "Signori, siete avvisati, gireremo, per far piacere a Michel Simon, una sola volta le scene. Per nessun motivo, se non sarà lui a chiederlo, si girerà una seconda volta, siete avvisati, se il suono non sarà buono, il signor tecnico del suono ne prenderà la responsabilità, se la fotografia sarà scadente, sarà responsabile il cameraman!".
Abbiamo girato le scene una sola volta, è un film che ha fatto una carriera incredibile per essere stato girato in undici giorni.
Michel Simon, Les Cahiers du Cinéma, n. 173

Il film di Guitry è composto da un lungo preambolo e da un breve film. Conosciamo bene il metodo dell'autore: mostrare i volti oscuri di coloro i quali, nella sua scia sorprendente, gli hanno permesso d'ingaggiare Michel Simon, di permettere a Louiguy di comporre per lui una canzone, di dare l'imbeccata al figlio di Jeanne Fusier-Gir, di fare dimenticare che Léon Walter ha rovinato la sua carriera riprendendo, in provincia, solo le parti di Guitry. Ma qui si supera ogni limite. Lo schermo ci presenta innanzi tutto Guitry (con cappello) seduto di fronte a Simon (a capo scoperto). Guitry parla a Simon. Tiene davanti a sé un album spesso e scrive, come se Simon fosse una sartina che elemosina un autografo di Guétary. Seguono due o tre minuti di elogi di Simon. Quest'ultimo, orribilmente imbarazzato, si divincola sulla sedia. (?...) Le sue labbra non dicono nulla (non gli è stato preparato un testo), ma si muovono; e m'immagino che un sordo potrebbe leggervi delle cose sorprendenti. Soffriamo per Simon. In ogni caso, dopo una scena del genere, non è stato pagato abbastanza... (...) Michel Simon, certamente, merita il disturbo. Ma non vale che per sé stesso. Figura sontuosamente in questa burattinata miserabile.
François Chalais, Carrefour, 1951

Ci vuole molto coraggio per andare a vedere il film di Sacba Guitry. Ho ucciso mia moglie tenta di rassicurare il pubblico: l'autore non apparirà in persona, il ruolo principale è stato affidato a Michel Simon. Ma un preambolo parlato che sembra più lungo del film propriamente detto permette a Sacha Guitry di dispiegare la sua persona e la sua pedanteria.
Les Lettres Françaises, 1951.

Sacha Guitry, autore di tanti monologhi filmati la cui pretesa non è inferiore alla mediocrità, ci ha dato, con Ho ucciso mia moglie uno dei migliori film francesi dell'anno. E' sorprendente, ma è così.
Jean-Pierre Vivet, France Observateur, 1951

E' innanzi tutto un'opera sulla messa in scena. All'interno stesso del film, l'argomentazione è basata solo su questo principio. Ne dipende tutta la struttura e, d'altra parte, le allusioni al teatro sono frequenti.(...) Guitry raggiunge i vertici del Chaplin di Monsieur Verdoux quando fa mostrare dall'accusato l'ipocrisia dei giudici e delle convenzioni sociali. La logica è spinta sino al punto limite di proclamare illegittimo il diritto di punire. Braconnier ha sottratto col bluff il metodo utile per salvare la pelle. Utilizza questo sistema e sa sovvertire i meccanismi giudiziari per bloccarne il funzionamento tradizionale. Il cognome "Braconnier" rivela apertamente le intenzioni di Guitry. Il suo personaggio caccia ai margini del terreno degli altri. S'impadronisce di tutto ciò che non gli appartiene e sa anche intervertire le situazioni per diventarne il padrone, arrivando sino a sconvolgere le convenzioni sociali per divenirne il direttore assoluto.(...) Questo ingranaggio perfetto svela il dispositivo perverso che Guitry ha saputo disporre per il suo film. Immaginando l'episodio di cronaca nera su questa struttura ludica: menzogna che si trasforma in verità e allora non più esattamente la menzogna originale, può arrivare al culmine della sua tecnica del trompe-l'oeil.
Noël Simsolo, Cahiers du Cinéma, 1988.


abtrad6.gif


France HyperBanner Advertisement

Membre de France HyperBanner

Le Relais
Membre du Relais

1