LE NOUVEAU TESTAMENT

              


Produzione: CINÉAS (Serge Sandberg). - Distribuzione: Tobis.
Sceneggiatura e dialoghi: Sacha Guitry, adattamento della commedia Le Nouveau Testament.
Regia: Sacha Guitry.
Assistente alla regia: Alexandre Ryder. Capo operatore: Jean Bachelet.
Scenografia: Maurice Dufrêne.
Suono: Paul Duvergé.

Interpreti:
Sacha Guitry, Jacqueline Delubac, Betty Daussmond, Marguerite Templey, Pauline Carton, Christian Gérard, Charles Deschamps, Louis Kerly.
Durata: 95 mn. Uscita: 15 febbraio 1936 al cinema Gaumont-Palace - Parigi.

La storia:
Un medico, che sa di essere tradito, si fa credere morto e fa consegnare a casa sua la propria giacca, nella quale sua moglie e i suoi amici trovano un testamento rivelatore di qualche segreto. Stupore e panico. Il finto morto riappare e la vita riprende diversa...

Estratti dai dialoghi del film.



Qualche riflessione dell'autore:
L'attore sul set cinematografico insegue istintivamente l'attore che era in scena: «Vediamo, vediamo... Come facevo questo? Come dicevo quello?... Com'ero in tal momento?...»
E poi - questo è risaputo - manca il pubblico: il teatro è un mestiere straordinario perché ci dà una ricompensa immediata... Il pubblico, che pure non esprime mai nulla, quando abbiamo la soddisfazione di riuscire a creare quel legame invisibile che permette tra lui e noi una comunicazione costante, il pubblico ci incita a recitare in questa o quella maniera... ci dà delle capacità che forse non abbiamo... Esiste tra lui e noi una collaborazione stabilita che non esiste sullo schermo...
Ma non ne concludiate che io trovi il cinema privo di interesse...
(...) Teatro e cinema sono due mestieri differenti, dei quali penso che il migliore paragone sia il rapporto che esiste tra la pittura e l'incisione. Sullo schermo, incidiamo i nostri ruoli.(...)
A Doringe, Pour vous, n. 409 -17 settembre 1936.

Critiche di ieri e di oggi:

Tobis ha presentato Le nouveau testament, regia di Sacha Guitry et Alex Ryder, adattamento della commedia di Sacha Guitry. Il film non è altro che la commedia filmata, con qualche bella immagine in più.
Le Cinéopse, 1936.

Il nuovo film di Sacha Guitry è integralmente del teatro filmato. Nessuna variazione d'angoli, appena due brevi immagini d'esterno. Alcuna mobilità di cinepresa. E un testo incessante, ma d'una tale qualità di spirito sostenuta da una tale abilità degli attori che si può accettare questa commedia ronzante.
Lucie Derain, La Cinématographie Française, 1936.

Le nouveau testament, commedia filmata di Sacha Guitry.
Come riassumere questo soggetto? Sarebbe come voler descrivere il sapore d'un sorbetto. Si gusta, si assapora, non lo si racconta. Oracoli severi, dotti magistrati potranno strombazzarci nelle orecchie: non è cinema!... E' del teatro filmato... E poi? Risponderemo. E' uno spettacolo?... Il pubblico è soddisfatto? Ha riso nei momenti giust? Si commuove quando occorre, manifesta la sua soddisfazione? Si interessa allo sviluppo di un'idea, d'un sentimento nelle menti e nei cuori umani? Sì, non è forse vero? Basta vedere e sentire le reazioni degli spettatori. Quindi, concludereremo dicendo che qualunque siano le difficoltà dell'impresa, l'autore ed i suoi interpreti hanno vinto:
E' un buono e piacevole spettacolo.
E' piaciuto. Piace. Piacerà.
Eccellente interpretazione, su tutta la linea. La regia è buona....
Valutazione morale: quella degli affascinanti scettici della fine del XVIII° secolo.
Cinaedia, 1936

Se Le nouveau testament è forse il suo film più cattivo, è perché le persone che situa in una storia molto prosaica non smettono di mentirsi allegramente: uno arriva anche a dire persino "La mia parola d'onore!" al suo più intimo amico, mentre quest'ultimo e lo spettatore sanno che mente: assistiamo ad una girandola scintillante di inganni grazie ai quali alla fine tutto rientrerà nell'ordine e nell'armonia, e qui non è certamente più la disperazione, ma la sua valvola di svogo: la carogneria pura.
Jacques Grant, Cinéma 84

Nel campo del "teatro filmato", quest'opera rimane una testimonianza appassionante, per almeno due ragioni: per la qualità del testo innanzitutto, integralmente restituito in questi novantacinque minuti, e per l'interpretazione di Sacha Guitry, che dimostra l'autorità magnifica attraverso la dizione precisa, veloce e quasi colorata musicalmente e la sua maschera, d'una impassibilità orientale, nella quale il minimo battito di palpebre, il più breve trasalire d'un muscolo all'angolo delle labbra, si riempie di eloquenza, sopravviene a sottolineare e a commentare il dialogo.
Una fotografia ben poco contrastata ed alcune illuminazioni troppo violente danneggiano nettamente le donne. Ma queste piccole riserve tecniche non possono certo diminuire l'interesse estremo di questo documento.
Jacques Lorcey - Sacha Guitry, PAC, 1985.


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