Domande e risposte sull'autismo
Ida Basso - Romeo Lucioni
In questo spazio vengono inserite le domande arrivate al nostro Network e le risposte preparate dai nostri "esperti".
1 - Cos'è l'autismo?
E' un disturbo dello sviluppo psico-mentale per il quale alcuni bambini (4-5/10.000) trovano difficoltà a capire ciò che succede attorno a loro, ma anche a decifrare le informazioni sensoriali. Questi disturbi impediscono corrette relazioni sociali, buona comunicazione e comportamenti adeguati.
2 - Cosa caratterizza l'autismo?
La gravità ed il livello dei disturbi autistici cambiano notevolmente secondo i soggetti colpiti, ma, in linea generale possiamo riconoscere:
3 - Come si spiega che molti medici e specialisti ritengano che l'autismo sia una malattia organica?
La questione non è di facile soluzione, ma bisogna considerare che, purtroppo, ancora molte casistiche includono nell'autismo x-fragili, down, epilettici, insufficienti mentali, casi che dovrebbero essere decisamente separati. Tutte queste sindromi devono essere differenziate perché hanno caratteristiche cliniche, psicodinamiche e psicoevolutive completamente diverse.
Nell'autismo autistico, in quello ipercinetico e nella psicosi simbiotica non sono evidenziabili deficit neurologici di nessun tipo.
4 - Che importanza ha la comunicazione facilitata?
Fra tutte le tecniche di riabilitazione, bisogna dare un posto preponderante alla F.C. che permette di "ridare parole" agli autistici che, così, possono acquisire un canale per esprimersi. Anche la australiana Rosemary Crosseley, ideadrice questo metodo, ha sottolineato che la F.C. non è una terapia, ma una metodica per ristabilire la comunicazione. Ciò convalida le molte osservazioni che, invece, sottolineano l'importanza per l'autistico di avere una terapia che gli permetta di strutturare la socializzazione.
5 - Quali sono le cause dell'autismo?
L'eziopatogenesi di questo disturbo dello sviluppo psico-mentale è molto controversa dal momento che ci sono specialisti che credono si tratti di una malattia genetica, altri che sottolineano la presenza di malformazioni cerebrali (lobo limbico, corteccia frontale, tronco encefalico), altri ancora che mettono l'accento su alterazioni a livello di neurotrasmettitori (ultimamente: le endorfine). Ci sono poi ricercatori che preferiscono pensare ad un disturbo di origine psicologica derivato, soprattutto, da difficoltà emotive insorte nelle prime relazioni con la madre.
Una riflessione più globale tende a prendere in considerazione il fatto che l'autismo è un disordine che si struttura in periodi precoci nei quali si trovano in fase di "maturazione" sia il sistema biologico (cervello: per es. la corteccia frontale esaurisce il suo sviluppo neurobiologico tra il 18 ed il 24 esimo mese), sia i processi psico-mentali. Da questo deriva l'idea che l'autismo potrebbe essere un disturbo psico-neuro-biologico di tipo complesso, nel quale errori o ritardi di sviluppo biologico disturbato anche quello psico-mentale, così che le prime relazioni vengono ad essere alterate, provocando "cortocircuiti" o "circoli viziosi" che difficilmente possono essere superati senza l'intervento di una terapia che miri a riorganizzare i primi passaggi della formazione dell' IO.
6 - Per l'autistico è di qualche vantaggio la diatriba tra organicismo e psicologismo?
Questa è una delle domande imbarazzanti e fastidiose che spesso sono rivolte allo specialista dai parenti o da persone incontrate occasionalmente. Posto in termini di dilemma la questione risulta non solo insolubile, ma addirittura inaffrontabile.
Sono troppe le questioni ed i risvolti che dovrebbero essere analizzati, ma, d'altro canto, la domanda non viene posta dal lato del paziente che si chiederebbe: cosa devo fare del mio autismo?
Questo è il problema e la vera questione risulta quindi: cosa possiamo fare per questi bambini?
Proprio questa domanda ci ha fatto dire, in un recente convegno: "Ho un sogno nel cuore! Fare uscire gli autistici dal loro buco nero perché possano trovare la luce che tutti ci illumina e che ci accomuna in una prospettiva universale, al di là di ogni disabilità e di ogni handicap".
7 - Per curare l'autismo è sufficiente seguire una terapia?
L'esperienza fatta attraverso l'applicazione della E.I.T. (Terapia di Integrazione Emotivo-Affettiva), evidenzia che la terapia sola non è in grado di risolvere il problema, anche se risulta indispensabile per il recupero delle funzioni psichiche e per iniziare una riabilitazione.
Questo non si differenzia da quanto succede in una qualsiasi psicoterapia, ma anche per qualsiasi intervento psico-farmacologico: è sempre l'inserimento sociale e le possibilità di sopportare l'impatto delle relazioni interpersonali che qualificano il risultato.
La terapia porta a:
Queste opportunità prospettano al bambino un'ampia gamma di attività sociali che veramente conducono al miglioramento, alla riabilitazione ed al possibile reinserimento globale.
8 - Nell'autismo quando bisogna iniziare la terapia?
Quando un bambino dimostra alla madre le sue difficoltà relazionali (non guarda negli occhi, rimane molto tempo nello stesso posto, non é attratto dai giochi, non partecipa alle attività dei fratelli o degli amici, ritarda lo sviluppo del linguaggio, dimostra inadeguate risposte agli stimoli) deve essere visto da uno specialista per una diagnosi precoce e per un altrettanto rapido intervento terapeutico.
Questo servirà anche a confermare la diagnosi e ad identificare esattamente i meccanismi mentali che sottendono alle espressioni sintomatologiche.
Va sottolineato che il principale problema è quello del linguaggio ed una terapia precoce e puntuale permette di raggiungere i prerequisiti per iniziare l'intervento logopedico, per facilitare l'attività riabilitativa (vedi la comunicazione facilitata e l'ippoterapia) e l'inserimento scolastico.
9 - Che significato hanno i movimenti ripetitivi?
Queste modalità psicomotorie sono intese come attività di autostimolazione e/o autoerotiche. Senza poter dare ancora una conferma a questa interpretazione, possiamo anche vedere i movimenti ripetitivi alla stregua delle richieste di mantenere gli "oggetti" sempre in un determinato posto.
L'autistico è angosciato da ogni "modificazione" per cui dobbiamo pensare che la ripetizione equivale ad un mantenimento dell'oggetto e, quindi, risulta tranquillizzante perché lo rende capace di strutturare un certo grado di autocoscienza.
10 - La madre è causa dell'autismo del proprio figlio?
Sicuramente no, ma va sottolineato che l'autismo è un problema estremamente complesso da affrontare, da qualsiasi parte venga osservato, ed è quindi necessaria una continua verifica dello specialista che guida la terapia e partecipa attivamente a supervisionare le attività riabilitative e quelle educative.
11 - Gli autistici non hanno sentimenti?
Bisogna tenere ben separati gli affetti dalle emozioni.
L'autistico dimostra una particolare reattività emotiva tanto che si parla di emotività libera e di incapacità a contenere le emozioni; un segno caratteristico è proprio quello che riguarda ansie, angosce, frustrazioni e terrore.
La carenza dell'autistico si evidenzia nella sfera affettiva (che riguarda il mondo dei valori) che evidenzia mancanza di reciprocità e di riconoscenza oltre a impossibilità a registrare e a tenere in conto le aspettative degli altri.
12 - Il gioco è terapeutico?
Il gioco ha una funzione terapeutica quando viene finalizzato in modo specifico, ma l'autistico, come tutti i bambini, ha il diritto di usare o no l'attività ludica per ottenere autosoddisfazione, libertà di iniziativa e la più valida "fonte" per acquisire la capacità di socializzare.
13 - L'autismo è trattabile?
La risposta è affermativa, ma non bisogna limitarsi a cercare risultati nell'ambito dell'istruzione e dell'educazione; ci si deve porre come obiettivo il recupero funzionale, l'adeguatezza comportamentale e l'integrazione sociale, che si ottengono con la terapia di integrazione.
14 - Cosa bisogna fare per favorire l'inserimento scolastico?
Spetta alla terapia portare l'autistico ad acquisire i prerequisiti necessari ad un valido, produttivo ed efficace inserimento nella scuola dell'obbligo. I genitori devono partecipare attivamente a questo programma insieme al terapeuta ed ai docenti, portando nella discussione le difficoltà ed i successi, accettando le indicazioni ed assicurando il coinvolgimento di tutti i famigliari per attivare il programma di socializzazione che è il fondamento per una vera integrazione.
15 - Quale è l'incidenza dell'autismo?
Le cifre che vengono riportate a questo proposito variano da 4-5/10.000 sino a 20/10.000.
Un dato interessante, attualmente allo studio, è quello che riporta come l'incidenza tra la popolazione trattata con talidomide (lo psicofarmaco usato negli anni 60 dalle gestanti contro la nausea e che ha provocato numerose malformazioni) sia del 5 %, indice ben 30 volte maggiore rispetto a quello riscontrabile nelle persone che non hanno usato il farmaco.
A tutt'oggi però, non si è potuto dimostrare il fondamento biologico dell'autismo e va considerato anche il fatto che ben 4 su 5 soggetti con autismo sono maschi.
L'autismo è un disturbo distribuito in tutto il mondo con la stessa incidenza, senza distinzione di razza, nazionalità o classe sociale.
16 - L'autismo è una malattia genetica?
Non sono stati riscontrati segni che facciano presumere un'origine genetica dell'autismo, anche se lavori recenti evidenziano nei cromosomi 7,15, e 17 possibili foci responsabili di lievi alterazioni strutturali del tronco encefalico.
17 - Perché ci sono autistici che si mantengono isolati, passivi, ritirati, mentre altri sono iperattivi?
In realtà si tratta di forme diverse di autismo: quella autistica e quella ipercinetica che, insieme al quadro riferito come psicosi simbiotica formano una trilogia caratteristica che spiegherebbe come il disordine pervasivo dello sviluppo psico-mentale possa insorgere in momenti evolutivi diversi, più o meno successivi.
18 - L'autismo è curabile oltre che trattabile?
Molte sono le concomitanti che intervengono a modificare l'iter psico-patologico dell'autismo, ma sempre si hanno ottimi risultati nell'integrazione sociale, oltre che nello sviluppo psico-affettivo e nel controllo delle emozioni e dei comportamenti-problema.