Riflettendo sul modo convenzionale di considerare l'intelligenza si può
partire dall'ipotesi che questa non sia unicamente sinonimo di abilità nel rispondere, con la tradizionale logica, ad una particolare sollecitazione.
Nei test per la valutazione del
quoziente d'intelligenza viene sempre considerato quale
misura della capacità di pensare in un modo particolare, modo
caratterizzato dalla precisione e orientato a trovare una risposta
unica, la più economica, la più corretta.
In questo la scuola non è per nulla un aiuto. Molto spesso, lo studente che
presenta atteggiamenti d'inquietudine o non reagisce come gli altri compagni
alle sollecitazioni, riceve spesso l'etichetta di creativo, per questo
diverso, e viene frequentemente considerato come un caso a sé. In realtà
dovrebbe essere solamente la consapevolezza che certi individui manifestano
capacità intellettive differenti rispetto ad altri. La soluzione
univoca dei problemi, tipica delle intelligenze convergenti e per anni
cardine dell'insegnamento, mal si adatta agli individui che sono capaci
di trovare molte risposte ad un problema (intelligenze divergenti).