Pellegrin che vien da Ruma (elaborazione Giorgio Magnocavalli )
Numerose sono le opere degli studiosi di canto popolare che contengono riferimenti alla melodia del «Pellegrin che vien da Ruma». Ecco alcune testimonianze in proposito. G. Vetton in Canti popolari italiani afferma che essa «è diffusa in tutta l'Italia centro-settentrionale»; mentre Costantino Nigra nel suo studio sui Canti popolari del Piemonte sostiene che esistono nell'Italia settentrionale molte versioni, di cui una veneta del Wolf, del Ferraro (in due versioni) e una del Bernoni (versione veneziana). II
Bolza dice che «è una parodia della nota usanza dei tempi di mezzo, secondo la quale il cavaliere errante, ridotto a prender posto nel letto coniugale dell'ospitante, metteva tra sé e la di lui moglie, la sua spada in quanto sarebbe stato disonesto se avesse abusato dell'ospitalità». Analogo canto si trova nel Child, in ballate anglo-scozzesi sotto il titolo «Lord Ingram and chief-wyet». Da «La mia morosa cara» di Nanni Svampa apprendiamo che questo canto può presumibilmente risalire al 1300. Oltre alla spada si usava frapporre fra il cavaliere e la sposa un campanello oppure un filo di paglia e sonagli nella trapunta.
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