Fiaba teatrale e cuciniera
di Bruno Tognolini
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VERSIONE PER IL TEATRO
Questo piccolo testo teatrale è nato in una circostanza produttiva
precisa, e addirittura per una interprete precisa. La circostanza era la
necessità, per la mia cooperativa teatrale nel 1988, di produrre
uno spettacolo poco costoso, per un attore solo, privo di allestimenti,
trasportabile in una valigia, realizzabile in qualsiasi spazio di qualsiasi
scuola materna, in mezz'ora. L'interprete era l'attrice che nella mia cooperativa
era disposta a una simile impresa e e capace di realizzarla: il suo nome è Valeria
Collina (non fa più l'attrice).
Ho lavorato sullo schema narrativo della fiaba, imperativo categorico
delle produzioni per le scuole; sul registro linguistico della rima, del
dialogo a cadenza semplice e reiterata, e della caricatura dialettale (l'emiliano,
dialetto non mio); ho aggiunto quel pizzico che spesso diventa pilastro,
una "trovata" che è al tempo stesso trucco di scenografia e finale a sopresa della storia.
Che qui non anticipo, ma sotto è scritto per esteso.
VERSIONE PER SCUOLE E GENITORI AMATORI
Dopo la sua giusta e piena vita teatrale (fra il 1988 e il 1990 lo spettacolino ha fatto un centinaio di repliche in altrettante scuole materne emiliane), questo testo è andato ad accucciarsi nel cassetto per molti anni. A sorpresa, intorno al 2005, è tornato fuori. Mi è accaduto di proporlo a gruppi di insegnanti e alunni in cerca di testi teatrali da realizzare in classe; e più spesso ancora a genitori creativi riuniti in compagnie teatrali improvvisate, che per saggi e feste scolastiche mi chiedevano cosa c'era su piazza oltre il Piccolo Principe. Così MAESTRA MINESTRA è tornato in scena in versione amatoriale, perfetta se per "amatori" si intende persone che amano ciò che fanno; e per "dilettanti" persone che - come è apparso evidente dalle foto di alcuni allestimenti che mi son state inviate - molto se ne dilettano.
Il testo nella sua versione teatrale originale (che qui sotto è pubblicata), con le sue didascalie riferite a una sola attrice che interpretava tutti i ruoli, rendeva forse un po' più oscuro l'accesso ad altri usi; allora, sollecitato dai primi dilettanti utilizzatori (un gruppo di genitori che preparavano una festa nella loro scuola), ne ho preparato una versione riadattata, col nuovo titolo di "LE NUVOLE CROCCANTI", di più gradevole lettura e di accesso più elastico per diversi tipi di utilizzo: lettura di un solo interprete, lettura a più voci, lettura drammatizzata con personaggi, recitazione e allestimento pieno con costumi e scenografie, etc.
Ecco qui, scaricabile in formato PDF, "LE NUVOLE CROCCANTI".
TEATO TEATRALE . INDICE DELLE SCENE
NOTA : tutte le didascalie di questo testo sono "di servizio", funzionali cioè a una precisa messa in scena (con un'attrice sola), e a un preciso contesto di spazio e di pubblico (l'atrio di una scuola materna con tutti i suoi bambini seduti per terra). Qualsiasi altra lettura, compatibile al testo, è quindi legittima.
Lo stesso uso del dialetto emiliano - "sciommiottato" da un sardo -
è funzionale a una distribuzione regionale (benché intensa)
dello spettacolo. Ma tranne qualche termine sparso ("rusco" = spazzatura;
"zigare" = piangere; etc.), si tratta di un maccheronico comprensibile
a tutti.
L'attrice si presenta ai bambini, prima come attrice, e poi come personaggio-narratore. Questi primi due discorsi sono importanti per orientare bene il rapporto coi bambini, ma non per la storia: quindi possono essere detti anche con altre parole, a seconda delle situazioni.
ATTRICE: - Buongiorno! Buongiorno! Buongiorno!
Lo volete sapere come mi chiamo?
Io mi chiamo Valeria,
e faccio l'attrice buffa, ma anche l'attrice seria.
Lo sapete cosa fa un'attrice?
Un'attrice racconta le storie.
E le balla e le canta e le dice.
Lo sapete perché sono venuta?
Per raccontarvi una storia.
Ma siccome dovevo far la spesa, allora ho pensato:
mentre vado alla Scuola Materna,
passo al supermercato,
e la storia da raccontare la compro lì.
E allora l'ho comprata, eccomi qui.
Lo sapete chi sono?
Lo sapete chi sono?
Lo sapete chi sono?
Tira fuori due borse piene di cibarie, le dispone su un tavolo, tira fuori ed inforca un paio di occhiali, ed è già nel personaggio-narratore: la Maestra Minestra.
Io sono la Maestra,
che cuoce la Minestra,
e invece della pentola
ci mette Cenerentola,
ci mette Biancaneve,
ci mette Cappuccetto,
tira la coda al cane e vai a letto.
Io sono la Maestra,
che cuoce la Minestra,
e invece delle bietole
ci mette sette favole,
e invece di cicoria
ci mette mezza storia,
e invece di farne poca,
e invece di farne molta,
e invece dice così: "C'era una volta..."
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2 . Celestina, Ciccio e le nuvole
del cielo
NARRATORE: - C'era una volta una bambina, che si chiamava Celestina,
e quel nome le stava proprio bene, perché lei passava tutto il giorno
con la testa all'insù a guardare il cielo.
Il fatto è che a Celestina piacevano moltissimo le nuvole del
cielo, e le guardava sempre passare... da lì... a lì... da
lì... a lì...
CELESTINA: - (canta seguendo le nuvole)
Vola nuvola!
Vola nuvola!
Vola nuvola nuvola va.
Vola nuvola!
Vola nuvola!
Vola nuvola, nuvola va.
(poi parlando)
Quella sembra un cammello!
E quella, quella è una banana sbucciata a metà.
Quella è... un autobus, è il venticinque.
Quella è una pipa...
NARRATORE: - E insomma se ne stava lì a indovinare le forme,
a seguire il viaggio delle nuvole con gli occhi, e a chiedersi da dove
venivano, e di che cosa erano fatte.
Un bel giorno, mentre era lì col naso al cielo, arriva un bambino
un po' grassoccio...
CICCIO: - (canta)
Nuvola fritta,
nuvola cotta,
torta di nuvole di ricotta.
Nuvola arrosto,
nuvola al vino,
crema di nuvole nel panino.
(a Celestina)
Ciao, io mi chiamo Ciccio e mi piacciono le nuvole.
CELESTINA: - Ciao, io mi chiamo Celestina, e mi piacciono le nuvole anche a me.
CICCIO: - A te perché ti piacciono le nuvole?
CELESTINA: - A me piacciono perché sono belle, e a te?
CICCIO: - A me piacciono perché sono buone.
CELESTINA: - E tu come lo sai che sono buone, le hai assaggiate?
CICCIO: - No, ma ne sono sicuro lo stesso. E se riesco a trovarne una me la mangio.
CELESTINA: - E come pensi di fare a trovarla? Lo sai dove nascono le nuvole?
CICCIO: - Certo!
CELESTINA: - E dove nascono?
CICCIO: - Laggiù, a metà strada fra Modena e Reggio.
CELESTINA: - E chi te l'ha detto?
CICCIO: - Si vede benissimo. Le nuvole vengono da là. Là c'è la strada fra Modena e Reggio. Dunque le nuvole nascono sulla strada tra Modena e Reggio.
CELESTINA: - Allora perché non andiamo insieme a cercarle?
CICCIO: - Va bene, andiamo.
NARRATORE: - E fu così che i due bambini si misero in viaggio,
sulla strada fra Modena e Reggio.
Il bambino grasso che si chiamava Ciccio
cercava una nuvola per mangiarla in un pasticcio,
la bambina che si chiamava Celestina
cercava una nuvola per vederla più vicina.
E cammina, cammina, cammina...
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3 . Superano una fitta boscaglia
NARRATORE: - Era una bella mattina di aprile, ma il sole non c'era, c'era la nebbia. Celestina e Ciccio camminavano nella nebbia, sulla strada tra Modena e Reggio, in una grandissima pianura tutta campi, e stradine, e canali, e grandissimi negozi di mobili con tutte le luci accese anche di giorno. Non c'era neanche un albero. Quando c'è la nebbia le nuvole non si vedono più, e così i due bambini non potevano seguirle, guardando in cielo. E dopo un po' che camminavano, perdettero la strada.
CELESTINA: - Ciccio!
CICCIO: - Eh?
CELESTINA: - Ciccio, ma dove stiamo andando?
CICCIO: - Non lo so. E ho anche fame.
CELESTINA: - Qui non si vede niente. C'è sempre più nebbia. A me piacciono le nuvole, non la nebbia. Non si vede nemmeno una casa. Non si vede nemmeno la strada. Non si vede nemmeno una fabbrica di mobili con le luci accese. Non si vede nemmeno un albero.
CICCIO: - Sì, un albero sì.
CELESTINA: - Dove?
CICCIO: - Qui. Ci ho sbattuto il naso adesso adesso.
CELESTINA: - Ahi! Qui ce n'è un altro.
CICCIO: - Ohi! E qui un altro ancora.
CELESTINA: - Uhi! E qui un altro...
NARRATORE: - Insomma, i due bambini erano finiti dentro un bosco, senza accorgersene.
L'attrice dispone sulla tavola lattughe, finocchi, verdure di ogni tipo a comporre una foresta.
E cominciarono a camminare nel bosco, ma più camminavano e più alberi c'erano, sempre più stretti, sempre più stretti, ed alla fine non potevano più andare avanti.
CELESTINA: - Ciccio!
CICCIO: - Ho fame.
CELESTINA: - Secondo me ci siamo persi.
CICCIO: - Anche secondo me, e ho anche fame.
CELESTINA: - Lascia stare la fame, come facciamo adesso ad andare avanti?
CICCIO: - Torniamo indietro, perché io tra un po' devo mangiare.
CELESTINA: - Anche indietro ci sono cespugli. Ci sono alberi e cespugli dappertutto! Come facciamo? Ciccio, ci siamo persi! Aiuto!
CELESTINA oramai piange.
CICCIO: - No, no, non piangere Celestina. Sei fortunata perché intanto è venuta ora di colazione, ed io devo mangiare.
L'attrice comincia a mangiare la verdura, e parla con la bocca piena.
Ora ti faccio vedere io come facciamo. Ecco, vedi?
Tutti questi cespugli ci sbarrano la strada, io ho fame ed è
ora di colazione, io mi mangio i cespugli, così non ci sbarrano
più la strada.
NARRATORE: - E mangia mangia, Ciccio aprì una galleria nei cespugli,
così poterono uscire dal bosco. Per fortuna di bosco c'era quello
solo in tutta la pianura, così quando si trovarono fuori era tutto
terreno piatto piatto, con le solite stradine che andavano dappertutto,
i soliti canali, e i soliti mobilifici con le luci accese. Anche la nebbia
era un po' di meno, così Celestina e Ciccio ripresero il cammino
di buon umore.
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4 . Incontrano un Falegname
CELESTINA: - (canta) Vola nuvola, nuvola sciocca...
CICCIO: - (canta) ... vola vola nella mia bocca!
CELESTINA: - Vola nuvola, nuvola arancia...
CICCIO: - ... vola vola nella mia pancia!
CELESTINA: - Vola nuvola, nuvola bella...
CICCIO: - ... vola vola nella padella!
Si sente un rumore: - Toc! Toc! Toc!
CELESTINA: - Ciccio!
CICCIO: - ... vola nel mio panino!
Toc! Toc! Toc!
CELESTINA: - Ciccioooo!
CICCIO: - Eh?
CELESTINA: - Lo senti questo rumore?
Toc! Toc! Toc!
CICCIO: - Sì, però adesso ho già mangiato e sto bene.
CELESTINA: - Questo cosa c'entra? Lo senti o non lo senti?
Toc! Toc! Toc!
CICCIO: - Sì che lo sento.
CELESTINA: - Andiamo a vedere cos'è, magari c'è qualcuno che ci sa dire come si fa ad arrivare dove nascono le nuvole.
CICCIO: - Va bene, andiamo.
L'attrice prepara sulla sua tavola la bottega del falegname, affettando pezzi di pane con una vera sega.
NARRATORE: - Camminarono ancora per un poco, seguendo quel rumore, finché arrivarono in una casa, con un grande cortile aperto. Nel cortile c'era un uomo, che segava, segava, segava...
FALEGNAME: - Falegname, falegname,
me a'son l'ultimo del reame,
me a'son l'ultimo del regno,
cuore di ciòdi e testa di legno,
picchia picchia, sega sega,
e chi se ne frega, e chi se ne frega.
CELESTINA: - Buongiorno, io sono Celestina, lui è Ciccio. Te chi sei?
FALEGNAME: - Me a' son l'ultimo falegname, ma non me ne frega nìnte.
CELESTINA: - Meglio così. Ma, scusa, perché l'ultimo? Tutti gli altri falegnami sono morti?
FALEGNAME: - No, non sono mica morti. Peggio: hanno cambiato lavoro. Sono andati a fare dei salami nel Grande Maialificio. Ma a me non me ne frega nìnte: pìs par làur!
CELESTINA: - E che cosa è il Grande Maialificio?
FALEGNAME: - Non sai cos'è al Grande Maialificio? Bèn, ta'l degh me allàura. Te immagina un castello, grando, grando come una città. Mo brisa alto come un castello: basso, basso, e grando, grando. Tutto intorno si sente un puzzone, un puzzone terìbile. E dentar lè ci sono dei gran maiali, maiali, maiali, sempar maiali, chilometri di maiali, che fanno pòzza. Tutti gli uomini di questo paese lavorano lì, dentar int'la pòzza, in mezzo ai maiali. E vu't savìr cosa fanno tott'al dè? Fanno dei gran salami, delle gran mortadelle, dei gran parsòtti. Ci sono delle macchine grande, che da una parte van dentro i maiali, e da quell'altra ven fòra i salami. E da tutte e due poi dopo ven fòra la pòzza. Ti piace?
CELESTINA: - No.
FALEGNAME: - E chi se ne frega, se non piace fai poi come me, te non ci andare!
CELESTINA: - Ma infatti noi non stiamo andando lì, noi stiamo andando in cerca del posto dove nascono le nuvole. Tu sai dov'è?
FALEGNAME: - No, e non me ne frega nianca nìnte.
CELESTINA: - Non sei mica tanto simpatico tu, lo sai?
FALEGNAME: - Infatti io sono sgodévolo, anzi sono proprio catìvo, anzi sono proprio rabiàto, rabiatissimo, e se non ve ne andate via subito da qui vi tiro dietro questo pezzo di legno sulla testa!
Il Falegname lancia un pezzo di pane che stava segando, e mentre i due bambini fuggono Ciccio lo raccoglie.
CICCIO: - Via, Celestina, via! Scappiamo!
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5 . Superano il famoso fiume Po
NARRATORE: - E via di corsa, si portarono fuori tiro dell'ultimo falegname rabiàto, che continuava a gridare "Chi se ne frega! Chi se ne frega!", e a lanciare pezzi di legno dappertutto. Poi, quando furono ben lontani, ripresero a camminare nella pianura piena di strade, di canali e di segnali stradali che non volevano dire niente. Ma i due bambini, nonostante quell'incontro un po' buffo e un po' brutto, erano ancora di buon umore.
CELESTINA: - (canta) Vola nuvola, nuvola sciocca...
CICCIO: - (canta e mangia il pane) ... vola vola nella mia bocca!
CELESTINA: - Vola nuvola, nuvola arancia...
CICCIO: - ... vola vola nella mia pancia!
CELESTINA: - Vola nuvola, nuvola bella...
CICCIO: - ... vola vola nella padella!
CELESTINA: - Oh-oh, Ciccio?
CICCIO: - ... vola nel mia panino...
CELESTINA: - Ciccioooo!
CICCIO: - Eh?
CELESTINA: - C'è un fiume che sbarra la strada: non possiamo di nuovo andare avanti.
L'attrice versa, in una lunga fila di bicchieri, latte con muesli, briciole o simili.
NARRATORE: - Era proprio così: erano arrivati in riva al famoso fiume Po, che scorreva davanti a loro largo largo, e bianco di schiuma di lavatrice, e con dentro tanti ruschi galleggianti. Non c'erano ponti in vista, né a destra né a sinistra. Indietro non potevano tornare perché il falegname li aspettava coi legni da lanciare sulla testa. Insomma Celestina stava per piangere di nuovo, e allora Ciccio disse così.
CICCIO: - Be', ho capito. Adesso ho mangiato e non ho più fame, ma mi è rimasta la sete, e allora bevo.
L'attrice beve il latte di un bicchiere.
NARRATORE: - E cominciò a bere, a bere, a bere, finché
non svuotò una parte di fiume, non tanto grande ma abbastanza per
passare camminando sul fondo. E fu così che poterono riprendere
il cammino.
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6 . Incontrano un Muratore
CELESTINA: - (canta) Vola nuvola, nuvola sciocca...
CICCIO: - (canta) ... vola vola nella mia bocca!
Ma ecco un altro rumore: - Zac! Zac! Zac!
CELESTINA: - Ciccio!
CICCIO: - ... vola nel mio panino!
Zac! Zac! Zac!
CELESTINA: - Ciccioooo!
CICCIO: - Eh?
CELESTINA: - Lo senti questo rumore?
Zac! Zac! Zac!
CICCIO: - Sì che lo sento.
CELESTINA: - Andiamo a vedere cos'è, magari c'è qualcuno che ci sa dire come si fa ad arrivare dove nascono le nuvole.
CICCIO: - Va bene, andiamo.
L'attrice prepara il cantiere, dove troveremo il Muratore, con la sua cazzuola, alle prese con un muro di wafers cementato di nutella.
NARRATORE: - Camminarono ancora per un poco, seguendo quel rumore, finché arrivarono in un cantiere, dove c'era un uomo che costruiva un muro...
MURATORE: - Mio babbo fava i matòni,
mio nonno fava i matòni,
faccio i matòni anche me,
ma la casa mia dov'è?
CELESTINA: - Buongiorno, io sono Celestina, lui è Ciccio, te chi sei?
MURATORE: - Io sono l'ultimo muradùr, faccio matòni. Ma la casa mia non la faccio mai, faccio sempre quelle case degli altri.
CELESTINA: - L'ultimo? E gli altri muratori dove sono finiti?
MURATORE: - Sono andati tot a lavurìr dentro nel Gran Maialificio, a far dei salami, in mezzo al puzzone. 'Desso loro lì fanno solo dei gran salami, sono rimasto solo io a fare i matòni. E quando muoio io, voglio poi vedere a fare su le case coi salami.
CICCIO: - Non sarebbe mica male una casa fatta tutta di salami.
CELESTINA: - Zitto Ciccio! Senti Signor Muratore, noi stiamo cercando il posto dove nascono le nuvole, tu sai dov'è?
MURATORE: - Io faccio i matòni.
CELESTINA: - Questo l'abbiamo capito, ma le nuvole secondo lei chi le fa?
MURATORE: - Le nuvole? E cosa sono poi le nuvole? Sono matòni? O sono salami?
CELESTINA: - Né l'uno né l'altro.
MURATORE: - Alòra me non le conosco. 'Ndate via di lì.
CELESTINA: - Ma senti Signor Muratore, dicci almeno...
MURATORE: - 'Ndate via di lì! Perché me, quando che non la conosco una cosa, incomincio a tirare matòni. 'Ndate via!
CELESTINA: - Aspetta, ma le nuvole...
MURATORE: - Tiro matòni!
CELESTINA: - ... le nuvole sono quelle cose bianche...
MURATORE: - Tiro matòni!!!
CELESTINA: - ...che volano nel cielo...
MURATORE: - E io tiro matòni.
Il Muratore lancia un wafer e i due bambini fuggono, ma Ciccio raccoglie il proiettile, e lo mangia di nascosto.
CICCIO: - Via, via, Celestina, corri, corri!
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7 . Incontrano un Contadino
NARRATORE: - E via di corsa, si portarono fuori tiro dell'ultimo muratore un po' scemo, che continuava a gridare "Tiro matòni! Tiro matòni!", e a lanciare mattoni dappertutto. Poi, quando furono ben lontani, ripresero a camminare nella pianura piena di strade, di canali, e si cominciava a sentire anche un po' di puzza. Ma i due bambini, nonostante quell'incontro un po' buffo e un po' brutto, erano ancora di buon umore.
CELESTINA: - (canta) Vola nuvola, nuvola sciocca...
CICCIO: - (canta e mangia il wafer) ... vola nella mia bocca!
CELESTINA: - Vola nuvola, nuvola arancia...
CICCIO: - ... vola nella mia pancia!
CELESTINA: - Vola nuvola, nuvola bella...
CICCIO: - ... vola nella padella!
E ancora un rumore: - Trrr! Trrr! Trrr!
CELESTINA: - Ciccio!
CICCIO: - ... vola nel mio panino! Sì sì, ho capito: c'è un rumore e adesso andiamo a vedere cos'è, perché magari c'è qualcuno che ci sa dire come si fa ad arrivare dove nascono le nuvole.
CELESTINA: - Bravo, andiamo.
L'attrice prepara il campo di granturco, con pannocchie e grani di mais sparsi sulla tavola, e col contadino sul suo trattore.
NARRATORE: - Camminarono ancora per un poco, seguendo quel rumore, finché arrivarono in un grande campo, dove c'era un contadino che raccoglieva il granturco a cavallo del suo trattore...
CONTADINO: - Trrr, trrr, trrr, trrr, trebbia!
Grrr, grrr, grrr, grrr, grano!
Rrrromba il motore,
del mio trattore,
il sole mi abbronza la mano!
CELESTINA: - Buon giorno, io sono Celestina, lui è Ciccio, e tu scommetto che sei l'ultimo contadino.
CONTADINO: - Brrrava! E tu come lo sai?
CELESTINA: - L'ho indovinato, e scommetti che indovino anche dove sono andati a finire tutti gli altri contadini? Sono andati a lavorare nel Grande Maialificio, a fare salami, in mezzo alla puzza.
CONTADINO: - Brrrava! Io invece resto qui.
CELESTINA: - E cosa fai?
CONTADINO: - Rrraccolgo il granoturco!
CELESTINA: - E per chi?
CONTADINO: - Per me! Il padrone del Grande Maialificio, il Signor Lardero, lo vorrebbe comprare il mio grrrano, per darlo ai suoi centomila maiali, che ne sono ghiotti. Ma lui mi vuol dare solo cento lire, ed allora io non glie lo vendo, e me lo mangio tutto io!
CICCIO: - Posso averne un po' anch'io?
CELESTINA: - Zitto Ciccio, sfacciato, possibile che devi sempre pensare a mangiare? Lo scusi Signor Ultimo Contadino, non gli dia retta. Mi dica una cosa, piuttosto: lei sa dove si fabbricano le nuvole?
CONTADINO: - Le nuvole? Fammi pensare. Frrr, frrr, frrr... No!
CELESTINA: - Sei sicuro?
CONTADINO: - Fammi pensare ancora.
Frrr... le nuvole sono bianche come farina.
Frrr... e hanno buon odore come il grano.
Frrr... non fanno puzza come il Maialificio.
Frrr... quindi non si fanno lì.
Dunque: farina, grano, bianche, niente Maialificio...
Mescoliamo tutto: frrr...
Ho capito: secondo me le nuvole si fanno dal granturco.
CELESTINA: - Dal granturco? Frrr... E perché?
CONTADINO: - Non lo so, comunque ti regalo un bel sacchetto di granturco, così puoi provare. D'accordo?
CICCIO: - D'accordo, d'accordo! Lo dia a me, lo tengo io, lo tengo io!
CELESTINA: - Eh no! Tu non tieni un bel niente questa volta. Saresti anche capace di mangiartelo tutto da solo. Lo dia a me, Signor Ultimo Contadino. Grazie!
Ricevuto un bel cartoccio di granturco, i due bambini partono, scambiando queste ultime battute di lontano.
CONTADINO: - Prego! Fate attenzione andando per di là. E' la
strada tra Modena e Reggioooo, e tra un po' si arriva al Grande Maialificioooo!
State attentiiii!
Lì, c'è il Signor Larderoooo!
Che è cattivooo!
CELESTINA: - Sììì!
Non stia in pensieroooo!
Staremo attentiii!
Addiooo!
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8 . Arrivano al Grande Maialificio
NARRATORE: - Così ripresero il viaggio, sempre verso nord, sulla
strada tra Modena e Reggio. Ma a un certo punto cominciarono a sentire
una puzza, prima poca, poi sempre di più, sempre di più.
Il paesaggio stava cambiando: non c'erano più case, non c'erano
più canali, non c'erano più mobilifici con le luci accese.
Si vedeva solo questa pianura con grandissimi cartelli di pubblicità
a forma di maiale e con maiali disegnati sopra, e grandissimi camion che
andavano carichi di maiali e tornavano carichi di salami e salsicce. Insomma,
stavano avvicinandosi al Grande Maialificio.
E infatti, dopo un altro po' che camminavano, cominciarono a vedere
da lontano una specie di costruzione bassa, ma grande, grande, grande,
che prendeva tutta la linea della terra.
E sentirono la puzza che diventava sempre più forte, più
forte, fortissima. E alla fine cominciarono a sentire anche una voce, che
cantava così.
Mentre canta, l'attrice allestisce il maialificio con padelle e altri contenitori di metallo; al centro un fornello - che a tempo debito accenderà - e sul fornello un recipiente di pirex, pronto con appena un velo d'olio.
LARDERO: - Ciccia e pappa, pappa e ciccia
tutto il mondo una salsiccia
tutto il mondo un bel prosciutto
puzza puzza dappertutto!
Vieni qui bel maialino,
che facciamo un salamino.
Vieni qui bella porcella,
che facciamo mortadella.
Vieni vieni bel porcone,
che facciamo uno zampone.
Venite da me
non abbiate paura
vi prendo e vi cuocio alla giusta cottura
vi prendo e vi spello
vi prendo e vi taglio
vi prendo e vi spargo di pepe e di aglio
vi prendo e vi metto nel tritatutto:
oplà:
mortadella pancetta e prosciutto!
E bravo Lardero!
E bravo Lardero!
Continua così e sarai ricco davvero!
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9 . L'Orco Lardero imprigiona Ciccio
Il Signor Lardero si interrompe bruscamente, fiuta l'aria.
LARDERO: - Alt! Sniff, sniff...
Cosa sento? Sniff, sniff...
In mezzo a tutta questa bellissima puzza...
sniff, sniff... sento un orribile profumo...
Sniff, sniff... e sembra proprio l'odore...
Sniff, sniff... sì, sembra proprio...
Ucci ucci e cotechini,
sento odore di bambini!
Dove siete? Venite fuori, dove siete?
Fatevi vedere, venite fuori, che non vi faccio niente! Dove vi siete
nascosti? Lo so che siete qui, venite fuori!
CICCIO in lacrime, nascosto con Celestina da qualche parte:
CICCIO: - Io te l'avevo detto Celestina che non dovevamo entrare qui dentro, te l'avevo detto! Ed ora come facciamo, vedrai che tra un po' ci trova! Io voglio andare a casa...!
CELESTINA: - Sssss! Zitto che ci sente!
LARDERO: - Aah ecco! Ho sentito una voce che piangeva.
Allora siete lì. Via, venite fuori, oramai vi ho visti.
CELESTINA: - Io sono Celestina e lui è Ciccio, stiamo cercando il posto dove nascono le nuvole. Te chi sei?
LARDERO: - Ciccio, eh? Ciccio.... Benissimo, Ciccio: io sono il Signor
Lardero, capo e padrone di tutti i Grandi Maialifici da qui a Reggio. Vieni
qui, Ciccio bello, fatti vedere. Mmmmmmm! Bello grassoccio, bello sugoso,
bello cicciotto! Bene, bravo Ciccio.
Avevo giusto bisogno di un salsicciotto speciale per un cliente speciale
per il prossimo Natale. Sei proprio arrivato al punto giusto.
Allora, stammi a sentire Celestina: tu sei troppo magrina, e se farai
quello che ti dirò, ti lascerò andare. Ora io chiudo il tuo
amichetto qui, in questa bella porcilaia. E tu dovrai portargli da mangiare
diciasette volte al giorno, tanto lui non dirà mai di no. Poi, quando
sarà bello grasso, allora tu potrai andare via. Tornerai a casa
e ti darò anche una collana di salamini per ricordo.
CELESTINA: - E Ciccio?
LARDERO: - Ciccio resterà qui con me, tu non ti preoccupare:
vedrai che starà bene, ah ah ah, proprio bene, oh oh oh, come sono
cattivo, uh uh uh...
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10 . Si scopre che Ciccio si è
mangiato legno e mattoni
NARRATORE: - E così i due poveri bambini erano in trappola, prigionieri del Signor Lardero, re dei salami. E piangevano, piangevano a dirotto, perché l'avevano capito subito cosa voleva fare di Ciccio il Signor Lardero. Voleva cuocerlo nella caldaia, tritarlo, e farne un bel salsicciotto speciale, per un cliente speciale, per Natale. Erano proprio in un bel guaio.
CELESTINA: - Ciccio, cosa possiamo fare?
CICCIO: - (in lacrime) Non lo so! Io non voglio andare nella caldaia! Io non voglio diventare un salame! Non sono un porco io, sono un bambino! Sono un po' grasso, sì, ma non sono un porco! Non voglio fare il salsicciotto, io!
CELESTINA: - Aspetta, non piangere, qualche cosa troveremo!
CICCIO: - E cosa? Non voglio andare dentro la caldaia!
CELESTINA: - Ascolta: potremmo lanciargli in testa qualche cosa mentre dorme, e poi scappiamo...
CICCIO: - E cosa, non abbiamo niente qui... Io non voglio andare nella caldaia, Celestina, fammi uscire di qui...!
CELESTINA: - Aspetta, ti dico, ascolta! Gli lanciamo in testa quel pezzo di legno che ci ha tirato dietro il Falegname che abbiamo incontrato per strada, ti ricordi? L'avevi preso tu quel pezzo di legno, ti ricordi? Dài, tiralo fuori che glie lo lancio in testa!
CICCIO: - (in lacrime) Aaaahhh! Non ce l'ho piùùùù!
CELESTINA: - Non ce l'hai più? Ma l'avevi preso tu! Dove l'hai messo?
CICCIO: - Aaaahhh! L'ho mangiatoooo!
CELESTINA: - Ma era un pezzo di legno!!!
CICCIO: - L'ho mangiato lo stesso, aaaaaahhhh!
CELESTINA: - Bravo! E adesso?
CICCIO: - E adesso io non voglio diventare un salsicciotto, non voglio andare nella caldaia, Celestinaaaaa!
CELESTINA: - Aspetta, aspetta. Allora possiamo lanciargli in testa quel mattone che ci ha tirato dietro il Muratore, ti ricordi? L'avevi preso tu anche quello, dài, tiralo fuori che glie lo lanciamo!
CICCIO: - Aaaahhh! Non ce l'ho piùùùù! L'ho mangiato anche quellooo!
CELESTINA: - Buonanotte! Allora siamo proprio sistemati. A me è rimasto il granturco che ci ha dato il Contadino, ma non possiamo certo lanciargli in testa quello, al Signor Lardero. Gli farebbe solo il solletico.
CICCIO: - E allora cosa facciamo?
CELESTINA: - Non lo so, tu hai qualche idea?
CICCIO: - No, e tu?
CELESTINA: - No.
Piangono insieme.
CELESTINA E CICCIO : - Oooohhh!
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11 . Apparizione del Gran Porco
Il pianto dei due bambini viene interrotto da un grugnito.
GRAN PORCO: - Grunf! Chi è che zìga?
Io non posso sentire zigare,
ché se sento zigare, poi divento comòsso.
Grunf!
E se divento comòsso,
poi divento anche famàto.
Grunf!
E se divento famàto,
poi allora devo mangiare.
E da mangiare qui non ce n'è brìsa.
Chi è che zìga?
Grunf!
CELESTINA: - Ahi ahi, poveri noi, non ne bastava uno, di orco, eccone un altro. Sei un orco anche tu, come il Signor Lardero?
GRAN PORCO: - Orco? Grunf! Porco, brìsa orco.
Io non sono un orco, sono un porco.
Anzi, io sono il Gran Porco, al Pôrz Vendicadàur, al fantèsma
di tutti i milioni ed pôrz, ed maiéli ed porzléin e
ninéin finiti in salsicce in questo inferno salumiere. Grunf!
'Tento a te, Signor Lardero asasìno!
Grunf! Grunf! Riga ben dritto!
'Tento a te ch'l'è arrivé al castigamatti.
Che se ti prendo (grunf!) at'cazz la zòcca int'la caldèra
(grunf!) e at fazz magnèr tot al...
Il Gran Porco si lascia andare a rudi minacce dialettali, mimate e alternate a grugniti, all'indirizzo del Signor Lardero.
NARRATORE: - E insomma, avete capito chi era arrivato? Era il Gran Porco, una specie di porco fantasma, o forse un porco mago e stregone, gigante e fatato, che compariva e scompariva nel Gran Maialificio, e faceva dispetti tremendi al Signor Lardero, che non lo acchiappava mai. Il Gran Porco era un vero nemico del Signor Lardero, e anche quella volta si arrabbiò moltissimo, e cominciò a dire una sfilza di bruttissime minacce. Poi, quando era a metà della sfilza, si ricordò dei due bambini che lo stavano a sentire a bocca aperta, ed allora gli disse:
GRAN PORCO: - Ma voi invece chi siete? Cosa ci fanno due 'csè bî anzléini come voi dentro al porcile? Non lo sapevo ancora che al S'gnàur Lardero allevasse anche i cinni coi maiali: cosa vuol fare, i vùstel quei piccolini?
CELESTINA: - Ah, Signor Gran Porco Fantasma, ci aiuti lei, ci aiuti a uscire di qui! Se non ci aiuta il mio amico Ciccio finirà nella caldaia, e verrà cotto, macinato, condito, insaccato, e trasformato in un salsicciotto speciale per Natale! Ci aiuti lei!
GRAN PORCO: - Allàura! Prim ed'tot: grunf, chèlma! Fagna un quèl, procediamo con ordine. 'Dess te mi dici com at'ciàmi grunf!. e com'è che siete finiti que dentar.
CELESTINA: - Mi chiamo Celestina, e lui è Ciccio.
GRAN PORCO: - Benèssum! Allàura, grunf!. Celestèina,
conta ben sò tot la storia!
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12 . Filastrocca delle nuvole
CELESTINA: - Sì. Dunque, io stamattina ero lì sotto casa, che guardavo le nuvole, quando è arrivato lui...
E l'attrice fa un fulmineo replay, in mimo e suoni di voce, di tutto il viaggio fin lì, con tutti i suoi episodi.
CELESTINA: - ... e così siamo qui prigionieri perché volevamo trovare il posto dove nascono le nuvole del cielo.
GRAN PORCO: - Trovare il posto dove nascono le nuvole del cielo? Grunf! Bèn, perché?
CELESTINA: - Perché a me le nuvole piacciono.
GRAN PORCO: - E perché?
CELESTINA: - Be', devi sapere: tutto è cominciato quando ero molto piccola, forse quand'ero ancora nella culla.
Un giorno ho visto sette nuvole incantate
in sette cieli e in sette sere di un'estate.
La prima nuvola era rossa come il fuoco,
era rossa come il sangue delle vene,
ma mio padre mi ha detto:
anche il fuoco è tuo amico,
Celestina, andrà tutto bene.
La seconda nuvola era verde come l'erba,
come l'erba della periferia,
ma mia madre mi ha detto
che non dovevo preoccuparmi,
perché anche l'erba era amica mia.
La terza nuvola era gialla come il sole,
come il sole delle fresche primavere,
ma mio padre mi ha detto:
anche il sole è tuo amico,
andrà bene, Celestina, non temere.
La quarta nuvola era grigia come il fumo,
come il fumo di una raffineria,
ma mia madre mi ha detto:
Celestina, guarda!
Arriva il vento e tutto il fumo vola via.
La quinta nuvola era celeste come il cielo,
come celeste Celestina sono io,
ma mio padre mi ha detto
di dormire tranquilla,
perché anche il cielo era amico mio.
La sesta nuvola era nera come il buio,
come la notte, come l'oscurità,
ma mia madre mi ha detto:
non avere paura,
perché il buio della notte passerà.
L'ultima nuvola era bianca bianca,
come il lenzuolo della mia prima culla.
Io ridevo se ero sveglia,
dormivo se ero stanca,
e non avevo paura più di nulla.
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13 . Celestina regala al Gran Porco
il suo granturco
GRAN PORCO: - Grunf! Grunf! Grunf! Mo che più bella storia!
Mo che brava bambina! Mo che bello!
La nuvola rossa, la nuvola gialla, la nuvola bianca!
E tutti amici, e tutti amici, e nessuno che ci ha più paura!
Grunf! Io divento comòsso!
Quando che sento queste cose, io divento comòsso!
Grunf!
CICCIO: - Tutti amici tutti amici un corno! Io intanto sono qui in prigione, e devo ingrassare per finire nella caldaia, altro che tutti amici! Io non voglio finire in caldaia, non sono un porco!
CELESTINA: - Ha ragione, Signor Gran Porco, ci aiuti! Ci aiuti lei! Ci faccia fuggire da qui!
GRAN PORCO: - Sè sè, divento proprio comòsso.
Grunf! E quando che divento comòsso, divento anche famàto.
Grunf! E quando che divento famàto qualche cosa la devo mangiare!
Grunf! Voi non ce l'avete mica qualcosina da darmi da mangiare?
CELESTINA: - Aspetti, mi faccia pensare. Dunque: il legno che ci la
lanciato il Falegname ed il mattone che ci la lanciato il Muratore non
li abbiamo più, perché se li è già mangiati
quel porco di Ciccio - oh, mi scusi, Signor Gran Porco!
Però io ho ancora il granturco che ci ha dato il Contadino.
Per fortuna che l'ho tenuto io, se no Ciccio si mangiava anche quello.
Anzi, ora che mi ricordo, il Contadino mi ha detto che i maiali vanno ghiotti
del suo granturco...
GRAN PORCO: - Il granturco dell'Ultimo Contadino? Grunf! Ma da bòn
che ce ne avete un poco? Eeehh bàn bàn, che più bella
notizia! Grunf! Grunf! Saranno almeno trent'anni che non ne assaggio! Fam
ben vèdar, da' mo qua. Grunf!
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14 . Il Gran Porco si commuove e
li aiuta
Ricompare il sacchetto di granturco.
NARRATORE: - E così Celestina diede tutto il sacchetto del granturco che le aveva regalato il Contadino al Gran Porco Fantasma, che però non ne mangiò neanche un chicco. Invece disse:
GRAN PORCO: - Benèssum! Grunf! Stai ben contenta, Celestina,
perché hai superato la prova! Devi sapere che, anche se ho sempre
fame, io non posso mangiare, perché i fantasmi non mangiano mai.
E allora ti avevo chiesto il tuo granturco per vedere se eri una bambina
generosa, o se eri griccia. Ora che ho visto che sei generosa e non griccia
ho deciso di aiutarti in questo guaio.
Anzi, ti darò due aiuti con un aiuto solo.
Voi siete partiti per scoprire come nascono le nuvole, e siete finiti
prigionieri nel porcile del Signor Lardero. Ora io vi farò vedere
come nascono le nuvole, ed insieme vi libererò dalla prigione.
Basta che voi buttiate questi chicchi di granturco nella caldaia del
Signor Lardero, e vedrete cosa succederà.
L'attrice rovescia il sacchetto di granturco nel recipiente di pirex oramai caldo, e copre.
NARRATORE: - Allora Celestina fece come il Gran Porco le diceva, e rovesciò
tutto il sacchetto di granturco nella caldaia in cui doveva cuocere il
suo amico Ciccio, per fare salsicciotti. Poi i due bambini rimasero in
attesa, e guardavano, guardavano, guardavano. Ma non succedeva niente...
Allora cercarono il Gran Porco Fantasma, che però se ne era
andato, era scomparso e si sentiva solo la puzza, e la voce che diceva:
GRAN PORCO: - Grunf! 'Tento a te, Lardero asasìno!
Grunf! Grunf! Riga ben dritto!
'Tento a te ch'l'è arrivé al castigamatti.
Che se ti prendo grunf!. at'cazz la zòcca int'la caldèra
grunf!. e at fazz magnèr tot al ...
Sfuma.
CICCIO: - Ecco... se ne è andato, ci ha imbrogliato anche lui! Lo sapevo! E adesso come facciamo? Io non voglio morire cotto e cucinato a salsicciotto! Io sono un bambino, non sono un porcello! Celestina, aiutami, aiutami tu, fammi uscire di qui! ....
L'attrice tiene più o meno lunga questa tirata, secondo i tempi necessari al primo scoppiettare e fiorire dei pop-corn; a tempo debito, interrompe Ciccio.
CELESTINA: - Ciccio! Ehi Ciccio, basta piangere, guarda!
Guarda, qui sta succedendo qualcosa! Dev'essere la magìa del
Gran Porco, guarda, forse funziona!
Guarda, ma sembra quasi...
Sì sembrano quasi nuvole!
Nuvole, Ciccio! Il granturco del Contadino si sta trasformando in nuvole!
Guarda, sono bellissime!
Sono bianchissime!
Sono tantissime!
E crescono! Crescono sempre più!
E ancora avanti, con simili esclamazioni, accompagna il lievitare
dei pop-corn.
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15 . Fuga dei bambini e brutta
fine dell'Orco Lardero
L'attrice narra a ritmo serrato, mentre cosparge dei pop-corn appena cotti - e d'altri che avrà nascosti sotto mano - tutta la scena.
NARRATORE: - E insomma in poco tempo tutto il Grande Maialificio Lardero
si riempì di nuvole bianchissime e fittissime, e non si vedeva più
niente. Allora Celestina capì qual'era il trucco del Gran Porco:
farli scappare in mezzo a tutte quelle nuvole. Liberò Ciccio in
fretta in fretta, e cominciarono a correre, a correre, a correre cercando
l'uscita.
Il Signor Orco Lardero si accorse che stavano scappando, ma era accecato
dalle nuvole, non vedeva più niente, non vedeva dove correvano i
bambini, non vedeva nemmeno dove andava lui stesso. E cominciò a
correre e correre anche lui, ma a casaccio, per cercare di acchiapparli.
Ma non li trovò.
Celestina e Ciccio furono fortunati, perché dopo un po' che
correvano tra le nuvole trovarono la porta, e via di corsa, nella campagna
verso casa.
E poco dopo sentirono un plufffff!, e poi blu-blu-blu-blub. Allora
capirono che il Signor Lardero, accecato dalle nuvole, era caduto nella
sua stessa caldaia, ed ora stava cuocendo, e ben gli stava.
Fu così che riuscirono a scappare, salvati dal Gran Porco, e
salvati proprio da quelle nuvole che avevano tanto cercato.
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16 . Morale e commiato
L'attrice sistema alcuni pop-corn a formare le nuvolette bianche sul cielo azzurro di un piccolo plastico-presepio, con carillon e figurina di maiale danzante al centro; mostra poi intorno questo giocattolo ai bambini, mentre distribuisce altri pop-corn.
NARRATORE: - E tutte le nuvolette bianche e soffici che continuavano
ad uscire dalla caldaia si sparsero per il cielo tutto intorno, e il Maialificio
diventò Nuvolificio, e i maiali ridevano, facevano festa, e mangiavano
le nuvolette di granturco come se fossero panini.
E anche voi, che siete trenta maialini,
se volete potere assaggiarle,
perché io son venuta per dirle,
ma anche per farle.
Canta ad libitum distribuendo i pop-corn.
Io sono la Maestra,
che cuoce la Minestra,
e invece della pentola
ci mette Cenerentola,
ci mette Biancaneve,
ci mette Cappuccetto,
tira la coda al cane e vai a letto.
Io sono la Maestra,
che cuoce la Minestra,
e invece delle bietole
ci mette sette favole,
e invece di cicoria
ci mette mezza storia,
e invece di farne poca,
e invece di farne molta,
e invece dice così: "C'era una volta..."
Io sono la Maestra,
che cuoce la Minestra,
e invece delle bietole,
ci mette sette nuvole,
e quando sono pronte,
e quando sono cotte,
dice così: "Buongiorno e buonanotte...".