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Sfida

Gli edifici erano lontani, sprofondata nel caldo tepore della sua solitudine, sbirciò oltre la rugginosa balaustra del balcone.

L’hotel nel quale alloggiava, una squallida bettola di 3° categoria, non offriva servizio in camera. Di per se’ era già una fortuna che la camera fosse pulita e che il bagno avesse l’acqua calda.

Diede le spalle alla città e fisso il letto. Ancora otto giorni, pensò triste.

Non si vedevano montagne all’orizzonte, solo grigi edifici illuminati da una cruda lama di sole.

Indossava solo un pigiama leggero, comodo ma poco sexy. A tenergli compagnia, l’altro e i pensieri. Al diavolo il compagno di camera, in realta’ gli bastavano i suoi pensieri.

Qualcosa in lei si agitò, non era fame: il croissant che aveva sbocconcellato fino a poco prima stava ancora lì, nella tragica attesa delle sua logica fine. Una confezione da otto da poche pesetas, lui ne aveva presi cinque, lei uno. I sopravvissuti stavano quieti nei loro involucri di plastica, al caldo, al sicuro.

Non si era mai posta domande sul suo agire, sicura, fiera aveva sempre affrontato la vita a muso duro.

La sua educazione, i suoi genitori l’avevano forgiata così. Forse però non era perfetta quanto credeva. Cos’era la perfezione in fondo? Solo un bolo di difetti che, accasciati l’uno sull’altro creavano un illusione.

Si accarezzò il collo, trovò la collana. Segui il filo con le dita, lentamente. Giunse all’argento, raggiunse la perla. La portò alla bocca e la succhiò qualche attimo. La stanza aveva un odore si stantio, di muffa, di umano. Tutto fuorche’ sexy.

Dal letto provenne un mugugno, le coperte si mossero, l’altro si mosse. Lei lo guardò per qualche attimo. Poi scelse la città, per quanto poco più interessante era almeno più varia.

L’idea che aveva sbagliato si affacciò in lei per qualche attimo. Il pensierò venne scacciato da una brezza di malinconia.

La città tutto sommato era affascinante, storica, trasudante cultura da tutti i pori. Era difficile scorgere un nativo nella eterogenea massa che vagava indolente per le strade. Turisti, pensò con disprezzo, esseri amorfi che seguivano la guida come le mosche sono attirate…

Gettò via quel pensiero ma presto tornò a farci i conti.

Come si poteva definire altrimenti: lei non era dissimile da tutti gli altri, mattina e pomeriggio sbattuta dai suoi compagni di viaggio da una località turistica all’altra.

Rocce, dipinti, calle famose. Tutto aveva un significato relativo. I suoi compangi invece sembravano apprezzare quella cultura preconfezionata.

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