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Quella luce di gioie e dolori

il viaggio di Roberto Cotroneo nelle contraddizioni meridionali

Una luce non è soltanto chiarore, bagliore, può anche essere limpidezza, oppure un semplice riverbero, può accecare come i raggi del sole, può bruciare, può anche uccidere. Una luce manifesta i contorni di ciò che ci circonda, definisce i luoghi, le cose, le persone. La luce non inganna e per quanto ci si sforzi a nascondere, a celare, essa infuria nell’imperscrutabile. Una luce può dare gioia, ma anche dolore ed è per questa sua ambivalenza che essa è amata ed odiata. La luce inonda il sud da sempre, la luce è il sud, e se Roberto Cotroneo è nato ad Alessandria nel 1961, è cittadino di questa luce meridionale che penetra nei vicoli più angusti e bui, perché ne ha colto l’ambiguità passionale che essa tiene in grembo. Si, perché il sud è impastato di relazioni viscerali e culturali che lo rendono affascinante, temuto, dolce e violento insieme. La luce del sud scopre gli anfratti delle coscienze e travolge l’animo con i suoi colori, la sua vivacità, la sua lingua armoniosa. Si pensi a quando Eleonora Pimentel De Fonseca, protagonista e lartire della rivoluzione napoletana del 1799, entrò a Napoli per la prima volta la sera della festa di Piedigrotta e fu letteralmente sopraffatta da luci, gente, odori, urla, da un mondo che emergeva dal consueto che quasi perse i sensi. Ma lei, nobile portoghese, scelse di condividere quella passionalità di vita che serpeggiava tra i vicoli e decise di rimanere a Napoli per sempre. Così Cotroneo, nei suoi libri scritti sempre in prima persona, sceglie i luoghi del sud per dare albergo alla sua anima. "Otranto" è un libro sulla luce, su una luce che svela i demoni della sua coscienza. Velli, la protagonista del romanzo, è una restauratrice olandese che viene ad Otranto per ridare luce al mosaico della cattedrale. Suo padre è un pittore che emula dipinti celebri, senza conoscere i colori intensi delle terre infuocate, sua madre, morta suicida, conosceva l’arte di tagliare i diamanti e aveva nel volto, colori lucenti ma inespressivi di luce. Velli attraverso il mosaico e i luoghi tinteggiati di blu cobalto e di rosso vivo, conosce i fantasmi di se stessa che le si presentano attraverso le storie che, alcuni personaggi misteriosi, le narrano. E sono storie di sangue, efferate, che si riferiscono all’invasione turca di Otranto nel 1480.


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