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Amo e vivo. Sono persona. Sono lui e lui è me, siamo, io e costui che va e viene nel mio corpo, una inebriante prova di vita. Ansiti e vibrazioni di questo universo tanto grande da contenere anche noi.

E' l'alba che mi sussurra adultera.

Nuda accanto a Zoar, guardo i filamenti di luce che gradualmente risvegliano la nostra povera capanna e mi riscopro adultera. I filamenti di luce scrivono il destino sui rifasci delle imposte.

Per il mio sposo, per la gente, per il mio destino, adultera: donna sposata che giace con uomo sposato che non è Zoar.

Lui, lo sposo ancora dorme. Il braccio di padrone, appoggiato stancamente sul mio seno, non ha impudicizia, non nasconde desideri ormai da tempo dimenticati, non evoca, non provoca voglie. Solo dimostra quanto egli sia padrone e sposo, quanto l'altro sia per contro ladro e adultero.

Il suo braccio delimita un territorio oltre il quale è condanna eterna.

Oh, lo so bene.

Non sarà ancora per molto.

Prima o poi uno scriba o un fariseo busserà al legno della porta. Prima o poi la gente mi trascinerà a forza al muro dei lapidati. Gli sputi m'inonderanno di vergogna la faccia quando tra due ali di folla (Dio mio, l'ira del popolo!) sarò dileggiata, derisa, insultata.

Prima o poi qualcuno scoprirà il crudele segreto che i libri sacri condannano.

Ho ancora vivo il ricordo dell'ultima donna lapidata.

Ricordo ancora, mi toglie il sonno, il livore della gente, le grida inferocite, le urla strazianti della poveretta ogni volta che la pietra incontrava la carne sempre più martoriata, sempre più sanguinante. Rivedo gli anziani, i più accaniti, avvicinarsi a lei colpirla da vicino, strapparle disperate invocazioni di misericordia.

Ricordo il fragoroso boato del silenzio nel momento della sua morte.

Riascolto ogni notte i commenti, le invettive anche dopo morta, della folla che, ormai sazia di sangue e di urla, torna alle proprie quotidiane occupazioni.

Risuona nelle tenebre ancora la preghiera del fariseo che ha dato il via alla lapidazione, occhi e braccia rivolte al cielo:

"Dio grande di David e Abramo, abbiamo obbedito alla tua legge. Così siano punite le adultere, nel nome di Dio!"

 


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