L'Epopea di Culquaber
(dettaglio del quadro di Nistri - Museo Storico dell'Arma)
Premessa
Nel 1941, dopo la caduta di Cheren e dell'Amba Alagi, le operazioni
militari in Africa Orientale vennero ad accentrarsi nell' Amhara, dove il Generale Nasi si era arroccato nel sistema difensivo
costituito dal ridotto centrale di Gondar e da una
serie di caposaldi. La difesa di Gondar dipendeva dalla tenuta del caposaldo della Sella di Culquaber, attraversata da una rotabile a tornanti. Questa rotabile rappresentava infatti l'unica via di transito attraverso la quale il nemico poteva far transitare i suoi mezzi corazzati e le sue artiglierie in direzione di Gondar. |
Il terreno della difesa era costituito da una serie di alture ad andamento irregolare, con sommita' a cono e ad amba, intersecate da profondi burroni e di difficile percorribilita'.
La difesa
("Carabiniere e Zaptie'" di Tafuri) |
Il 6 agosto 1941, il generale Nasi rinforzo' la
difesa di Culquaber con il 1.
Gruppo Carabinieri Mobilitato, articolato su due Compagnie nazionali ed una
di zaptie' ed al comando del maggiore Alfredo Serranti. Il Gruppo Carabinieri fu destinato ad occupare il Costone dei Roccioni, che si protendeva, con ciglioni a strapiombo, ad ovest della rotabile per Gondar ed il retrostante Sperone del Km. 39, il piu' avanzato a sud, dal lato di Dessie'-Debra Tabor. Il primo impegno che i Carabinieri dovettero assolvere fu quello di procedere alla fortificazione del caposaldo. |
In breve, utilizzando pesanti tronchi d'albero tratti dai burroni e scavando nella
roccia del Costone posti a scoglio a feritoie multiple, in modo da assicurare
continuita' di fuoco in tutte le direzioni, l'opera di apprestamento difensivo fu
completata.
Nel Settembre, le formazioni nemiche, attestate sul fiume Guarno' e sulle alture
del Dangurie', iniziarono a premere verso le posizioni tenute dai Carabinieri sullo
Sperone del Km. 39. Contemporaneamente, l'afflusso di forze nemiche nella vallata
del Gumera' aveva creato una barriera che impediva le comunicazioni con Gondar.
Il caposaldo di Culquaber era ormai praticamente
isolato ed assediato.
L'assedio
Con l'assedio, il rifornimento viveri venne a cessare ed inizio' il periodo degli
stenti. Spesso l'unico pasto era costituito dalla bargutta : grossolana farina,
ottenuta macinando tra grosse pietre granaglie, biade e, perfino, mangime per quadrupedi,
impastata con acqua e cotta tra sassi roventi e braci.
Ma se la fame era un grave problema per la sussistenza dei difensori del caposaldo, ben
piu' grave risulto' quello della sete. I due fiumiciattoli, l'Arno-Guarno' e il Gumera',
dai quali il caposaldo aveva fino ad allora attinto l'acqua necessaria, erano infatti
ormai sotto il controllo delle forze assedianti e delle loro artiglierie. I tentativi di
rifornimento divennero pertanto estremamente pericolosi, con uno stillicidio di perdite.
L'unica fonte di approvvigionamento rimase una scarsa sorgente fuori dalle linee. In
quell'occasione, i Carabinieri diedero prova della consueta (e tipica) capacita' di
adattamento degli italiani : usando asciugamani appositamente stesi, in grado di captare
l'elevata umidita' notturna, riuscirono ad integrare le scarse risorse idriche, almeno per
quanto riguardava la cura personale.
Ma, nonostante gli espedienti messi in atto, la situazione diventava sempre piu' critica.
Fu pertanto deciso di operare puntate offensive, al duplice scopo di allentare la
pressione del nemico sul caposaldo e di sottrargli vettovagliamenti.
Le sortite
La prima puntata offensiva (18 ottobre 1941), che aveva come obiettivo
l'allestimento sull' altura di Lamba'-Mariam, 15
chilometri a nord del caposaldo, risulto' la piu' importante e cruenta fra le molte che
caratterizzarono la resistenza di Culquaber. Con il preminente contributo dei
Carabinieri, furono conseguiti risultati insperati in temini di perdite inflitte al nemico
e di cattura di armi, munizioni e vettovagliamento.
Sfruttando la sorpresa, i Carabinieri mossero all'assalto frontale e, incalzando il nemico
all'arma bianca, lo misero in rotta conquistando l'intero complesso di Lamba'-Mariam.
A quel punto il colonnello Ugolini, comandante della
difesa, fidando (come si vedra', a ragione) nella saldezza
dei Carabinieri, ordino' al maggiore Serranti di mantenere le posizioni occupate mentre
lui, con i reparti coloniali, inseguiva l'avversario in fuga, ricacciandolo oltre il Gumera'.
Mentre le truppe coloniali si riportavano verso Lamba'-Mariam, la posizione venne
attaccata sul lato est da gruppi avversari. I Carabinieri furono pero' pronti a respingere
il nemico e, operando quale retroguardia attiva, permisero il rientro delle nostre truppe
nel caposaldo di Culquaber al termine di una notte di marcia, seguita ad una
giornata di duri combattimenti, con morti e feriti barellati e i piedi sanguinanti.
Per l'operazione di Lamba'-Mariam, i Carabinieri furono premiati con la Menzione
Onorevole nel Bollettino del Quartier Generale delle FF.AA. n.505.
L'efficace operazione consenti' ai difensori di Culquaber un temporaneo respiro
dalla pressione avversaria e, grazie al bottino di vettovaglie e materiali vari, le
risorse necessarie a permettere il proseguimento della resistenza.
Ma la tregua fu, ahime', di breve durata.
La controffensiva nemica
Nei giorni seguenti i Comandi nemici fecero affluire nella zona reparti corazzati e
rinforzi di ogni genere, incluse decine di migliaia di irregolari al comando di ufficiali
britannici. Contemporaneamente inizio' una sorta di guerra psicologica, con lanci
di manifestini e intimazioni di resa, intervallati da martellamenti di artiglierie e
bombardamenti aerei.
Ma ne' lusinghe, ne' assalti fiaccarono la fibra dei difensori.
Dal 21 ottobre la pressione degli assedianti si fece asfissiante. Tutti i mezzi di
terra ed aerei a disposizione furono impiegati per martellare senza sosta le difese del
caposaldo. Il 2 novembre venne distrutto l'ospedaletto da campo e sconvolto il
cimitero. Il 5 novembre la 1. Compagnia Carabinieri
blocco' un massiccio attacco operato sul settore meridonale del caposaldo, ricevendo un
encomio dal comandante della difesa. La notte del 12 novembre inizio' quella che,
nelle intenzioni del nemico, doveva essere la battaglia decisiva per la conquista della Sella
di Culquaber.
Ma i britannici avevano fatto i conti senza...il 1. Gruppo
Carabinieri!!
La sera del 13 novembre la battaglia, aspra e condotta tra sanguinosi scontri
all'arma bianca, si concluse con la piena vittoria delle Compagnie Carabinieri e
della Compagnia Zaptie', che ricacciarono nei burroni del Costone dei Roccioni
le bande di mercenari Uollo e le truppe regolari sudanesi e kikuyu che i britannici
avevano lanciato all'assalto del caposaldo. |
Il 14 novembre fu un giorno di tregua per difensori ed assedianti. I Carabinieri
impiegarono questa giornata per soccorrere i feriti e per tumulare i caduti, compresi
quelli avversari.
Tra il 15 e il 19 novembre il nemico reitero' i suoi tentativi di
sfondamento delle nostre linee difensive, riuscendo a conquistare qualche posizione,
puntualmente riconquistata dai Carabinieri con furiosi contrattacchi e scontri corpo a
corpo. I tentativi del nemico erano appoggiati da ingenti forze aeree, che si lanciavano
in picchiata sulle posizioni tenute dai Nostri, bombardando e spezzonando senza posa e
costringendo i difensori nei camminamenti e nelle trincee. Ma anche sotto i piu' violenti
attacchi, la volonta' di resistere non venne mai meno : il 18 novembre ben nove
aerei vennero abbattuti dal tiro delle mitragliatrici.
La saldezza dello spirito dei militari dell'Arma e' testimoniata dalle numerose azioni in cui, con sprezzo del pericolo, Carabinieri si offrirono volontari per infiltrarsi nello schieramento avversario. Primo fra tutti, spicca il carabiniere Penzo Poliuto, autore di gesta leggendarie nell'intero corso della resistenza, divenuto cieco per azioni di guerra (Medaglia d'Oro al V.M.). |
L' epilogo
Nella giornata del 20 novembre il caposaldo fu investito da una forza aerea di
ben 57 velivoli, mentre centinaia di camionette, ingenti forze corazzate e non meno di 20
mila uomini iniziavano ad avanzare verso la Sella di Culquaber. Alle 3 del mattino del 21 novembre inizio' l'assalto finale, che abbatte' sulle posizioni del Costone dei Roccioni e sullo Sperone del Km. 39 un uragano di ferro e di fuoco. I combattimenti raggiunsero subito livelli di incredibile violenza, tra attacchi e contrattacchi e sanguinosi scontri all'arma bianca. I Carabinieri della 1. Compagnia, impegnati nella difesa del Km. 39 non cedettero neppure un palmo di terreno fino a quando, attaccati da forze preponderanti ormai padone del caposaldo, non furono costretti a furiosi corpo a corpo, nei quali quasi tutti persero la vita. |
Sul fronte del Costone, meno protetto da apprestamenti difensivi, la giornata
vide un alternarsi di azioni e reazioni, durante le quali i Carabinieri, con baionette e
bombe a mano, ripristinavano, volta per volta, le posizioni perdute.
Fu in questa occasione che rifulse il valore del maggiore Serranti (Medaglia d'Oro al V.M. alla Memoria) il quale, pur sanguinante per le ferite ricevute, rifiuto' di lasciarsi medicare per non abbandonare i suoi uomini, galvanizzati dalla sua presenza. Ed i Carabinieri seguirono l'esempio e la sorte del loro eroico Comandante, facendosi uccidere tutti piuttosto che cedere. |
Il 21 novembre 1941 si spense l'ultima resistenza del caposaldo di Culquaber.
I Carabinieri avevano scritto un'altra pagina luminosa nell'Albo d'Oro dell'Arma.
La riconoscenza ai Caduti
La caduta del caposaldo di Culquaber fu citata nel Bollettino delle FF.AA. n.539 del 23 novembre 1941 :
"...gli indomiti reparti di Culquaber-Fercaber, dopo aver continuato a combattere anche con le baionette e le bombe a mano, sono stati infine sopraffatti dalla schiacciante superiorita' numerica avversaria. Nell'epica difesa si e' gloriosamente distinto, simbolo del valore dei reparti nazionali, il Battaglione Carabinieri, il quale, esaurite le munizioni, ha rinnovato sino all'ultimo i suoi travolgenti contrattacchi all'arma bianca. Quasi tutti i Carabinieri sono caduti".
Per l'eroismo dimostrato nella difesa di Culquaber la Bandiera dell'Arma e' stata insignita della seconda Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione :
"Glorioso veterano di cruenti cimenti bellici, destinato a
rinforzare un caposaldo di vitale importanza, vi diventava artefice di epica resistenza.
Apprestato saldamente a difesa l'impervio settore affidatogli, per tre mesi affrontava con
indomito valore la violenta aggressivita' di preponderanti agguerrite forze che conteneva
e rintuzzava con audaci atti controffensivi contribuendo decisamente alla vigorosa
resistenza dell'intero caposaldo, ed infine, dopo aspre giornate di alterne vicende, a
segnare, per ultima volta in terra d'Africa, la vittoria delle nostre armi.
Delineatasi la crisi, deciso al sacrificio supremo, si saldava graniticamente agli spalti
difensivi e li contendeva al soverchiante avversario in sanguinosa impari lotta corpo a
corpo nella quale comandante e carabinieri, fusi in un solo eroico blocco simbolico delle
virtu' italiche, immolavano la vita perpetuando le gloriose tradizioni dell'Arma".
Fonti bibliografiche :
"AbBeCeDario del carabiniere" - Dizionario storico essenziale per la
conoscenza dell'Arma. A cura di Paolo Di Paolo, con la collaborazione di Aldo Raciti -
(edito a cura del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri)
"Nei Secoli Fedele" di Mauro Pucciarelli
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