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Domenica 16 Settembre la liturgia proponeva alle nostre riflessioni il "perdono" e, non a caso, il brano del Vangelo del giorno era quello famosissimo di Luca (15, 1 - 32) della pecorella smarrita, della dracma perduta e del figlio prodigo tornato alla casa del Padre, parabola che vuole dimostrarci (ed insegnarci) la sollecitazione paterna di Dio per il recupero dei peccatori. Nell'omelia il sacerdote invitava i fedeli ad essere inclini al perdono del proprio prossimo e a gioire e rallegrarci con il buon pastore per la pecorella ritrovata, con la donna che, dopo affannose ricerche, ritrova la dracma perduta e a far festa con il Padre per aver ritrovato il figlio creduto morto e ritornato in vita. E' evidente che la pecorella, la dracma e il figlio perduto rappresentano nella parabola, da una parte, l'umanità che pecca e, dall'altra, il Padre che, nella sua infinità bontà, è sempre disponibile e incline al perdono e a giustificare gli errori che essa commette. Immediatamente, come in un film, mi tornano in mente le immagini dei telegiornali con l'attentato alle due torri gemelle di New York dell'11 Settembre e le conseguenti migliaia di vittime, cittadini inermi ed ignari, e attenti al loro lavoro di tutti i giorni. Ho ancora impresso il drammatico dialogo telefonico avvenuto dall'aereo killer, in balia dei terroristi, tra la giornalista in viaggio di lavoro e il marito, restato a casa, e che gli annunciava la sua prossima fine. Mi sono chiesto: "Si può perdonare con sincerità chi ha così cinicamente assassinato un proprio caro? Io come mi sarei comportato?". Confesso che non sono riuscito a trovare una risposta che mi soddisfacesse. Giusta la propria ideologia (l'essere pro o contro gli U.S.A.) alcune importanti personalità politiche italiane e no, pur condannando l'accaduto, hanno cercato di far capire, e anche giustificare, l'atto compiuto da questi killer suicida. La ragione più gettonata del terrorismo islamico è la tanto decantata "globalizzazione" imposta dall'occidente e che penalizza quei popoli sino a ridurli alla più ingente povertà. Questa ragione è parzialmente condivisibile perché, seppure è vero che il capitalismo più spinto produce quella condannabile equazione che il ricco diviene sempre più ricco ed il povero sempre più povero (questo anche in occidente e non solo in oriente), è altrettanto vero che i grandi sceicchi ed emiri islamici accentrano nelle loro mani le ricchezze di quelle terre ostentando benessere da ogni dove: poligamia, numerosissima prole, grandi agi e, per arricchirsi ancor di più, si fanno produttori di morte con la vendita di droga e di armi per nuove guerre. E' veramente difficile giustificare tali procacciatori di morte che si nascondono dietro la "guerra santa" voluta da Dio a distruzione del proprio nemico! Si può perdonare uomini che uccidono in nome di Dio e considerarli nostri fratelli ? Ho rivolto ad un sacerdote questa domanda: "Un padre, una moglie, un figlio che ha avuto il proprio caro ucciso nelle torri o negli aerei killer, può perdonare con animo sereno gli attentatori?". La sua risposta è stata: "Il problema è proprio questo, io non lo so!". Anch'io non so sino a quale prezzo sia lecito perdonare i responsabili dei delitti più efferati, ma ogni lettore potrà trovare la risposta più idonea in se stesso. Alle soglie del nuovo anno, il 2002, è mio augurio che finiscano tutte le guerre, comprese quelle sante, guerre economiche, odi di razza e l'Uomo si riconosca fratello con il proprio prossimo in quell'unico Dio che consola e misericordioso è sempre pronto a perdonare i nostri peccati.
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