Vertebrati: pesci

Tra i primi vertebrati apparsi sulla Terra , i pesci sono tra le specie animali più legate all'uomo, che ne condiziona in modo massiccio la distribuzione e lo sviluppo delle popolazioni. Nella nostra piccola rassegna ci limiteremo alle principali specie delle acque interne, separandole in specie autoctone e alloctone, cioè quelle originarie delle nostre zone e quelle immesse dall'uomo e di origini diverse. Per ulteriori notizie sui pesci e sulla  pesca vi rinviamo al nostro "Vademecum del Pescatore".

Specie autoctone


Alborella ( Alburnus alburnus alborella) piccolo frequentatore delle acque dolci di pianura dove si muove a branchi numerosi .La sua carne ottima ne fa una preda ambita .Nei torrenti di montagna , con acque più fredde e vorticose , la specie è sostituita dal vairone (Leuciscus souffia muticellus ), molto simile  ma con una fascia più scura sui fianchi.

Carpa ( Cyprinus carpio) . Tradizionale presenza nelle acque tranquille e con temperature moderate, può raggiungere dimesioni notevoli .
Nella nostra provincia si sono catturati lungo il Po e nelle lanche dello stesso esemplari fino a 20-25 kg. Come l'alborella è una specie onnivora 
che si nutre principalmente a fondo. Sono state immesse numerose specie alloctone a scopi alieutici ( di pesca...) quali la carpa a specchi o con scopi di pulizia dei fondali dalle piante, come la carpa erbivora (Ctenopharyngodon idella).

Anguilla (Anguilla anguilla), molto conosciuta per le sue carni ed  inconfondibile per  la forma. Per la riproduzione questo pesce migra in autunno verso il mare raggiungendo poi l'Atlantico ed il Mar dei Sargassi. Qui avviene la riproduzione e le piccole anguille, allo stato larvale, seguendo le correnti risalgono verso le coste ed i fiumi da cui provenivano i genitori, in un viaggio che dura anche 3-4 anni. Ultimamente gli sbarramenti del Po, in particolare quello di Isola Serafini, ne hanno ridotto in modo drastico la presenza nelle acque provinciali.

Accoppiata di ambite prede del fiume Trebbia:  Barbo comune (Barbus barbus plebejus ) in alto, distinguibile per la tipica bocca e Trota fario (Salmo trutta trutta) sotto. Frequentatori dei fiumi ad acque limpide e fredde, il primo si nutre principalmente di larve ed insetti mentre il secondo aggiunge al menù vaironi ed altri pesci, non disdegnando le piccole trote. Il barbo è riscontrabile anche nelle acque di pianura, dove si presenta con una livrea meno brillante, la trota fario è esclusiva di acque fredde e ossigenate e si riproduce di preferenza in piccoli rivi montani affluenti dei corsi maggiori. La specie fario è oggetto di ampi ripopolamenti con avanotti da 3-4 cm prodotti nei vivai della provincia o in parte da fuori regione. Questo tipo di ripopolamento è oggetto di ampie critiche da parte della maggioranza dei pescatori che vorrebbero immissioni di esemplari adulti per pronta cattura, come avviene ad esempio in Liguria, ma trova l'appoggio degli ittiologi che seguono per conto dell' Amministrazione Provinciale i nostri corsi d'acqua.

Temolo (Thymallus thymallus), specie pregiata delle acque montane del nord, è stato immesso e si è ben ambientato nell'alto Trebbia e Aveto.
I temoli predano in particolare a pelo d'acqua larve ed insetti adulti di Plecotteri. Per questo sono ricercati in particolare da pescatori a mosca
che usano immagini degli stessi insetti come esche e che nella maggior parte dei casi rilasciano con ogni cura la preda catturata.
Tipica del temolo la pinna dorsale alta e con riflessi viola , ben visibile negli esemplari più grandi ( fino a 40 cm.).

Luccio (Esox lucius) Magnifico predatore delle acque interne ed a sua volta magnifica preda dei pescatori. Specie altamente in pericolo in quanto 
i suoi luoghi di riproduzione sono risorgive e bacini altamente ossigenati e con acque limpide, ambienti oggi quasi introvabili. In provincia sono stati effettuati ripopolamenti in alcune zone protette per cercare di evitarne la scomparsa totale. La sua taglia può raggiungere i 20 kg. di peso, anche se 
esemplari di queste dimensioni sono ormai leggenda nelle nostre acque. 
 

Specie alloctone


Carassio (Carassius carassius). Specie assai rustica che resiste bene all'inquinamento ed ai cambi di clima sovrasta ormai le specie autoctone a lui
vicine. E' onnivoro ed è diventato nel Piacentino la principale preda nelle gare di pesca sportiva sul Po e affluenti di pianura e per questo è difficile che i pescatori lo trattengano come prescrive la legge regionale, anche perchè le sue carni sono scadenti.  E' parente stretto del Carassio dorato (Carassius aureus), cioè il tipico pesce rosso,  inoltre sono stati segnalati ibridi con la carpa comune.La sua taglia può arrivare oltre il kg. di peso.

Persico sole o pesce orologio (Lepomis gibbosus) . Importato dagli Stati Uniti a fine '800 si è ambientato benissimo nelle nostre acque predando avanotti ed altri animali acquatici. Le sue dimensioni limitate non ne limitato l'aggressività , specialmente durante la cura dei piccoli. La sua taglia non supera i 15 cm. 
 
 

Persico trota ,boccalone (Micropterus salmoides). Altro pesce di provenienza statunitense ,dove viene chiamato Black Bass, popola le acque italiane   dai primi del '900 quando fu immesso per la prima volta nei laghi di Varano e Monate. Nella catena alimentare è un predatore a livello del luccio e come questo è attivamente pescato per le carni ottime.
Nella foto si mette in evidenza il diametro della bocca che gli consente di attaccare prede notevoli e che ne ha originato il nome volgare.
Nelle acque piacentine la specie risulta  in regresso sia per la pesca che per la presenza di nuovi arrivati di maggior taglia e tollerabilità all'inquinamento quali il solito siluro ed il luccioperca. Solitamente ha un peso medio da adulto di 1-1,5 kg. con punte vicino ai 3 kg.

Luccioperca o Sandra (Stizostedion lucioperca) Uno degli ultimi arrivati nelle nostre acque a seguito di immissioni fatte nell'Adda, è molto ricercato anch'esso per la carne. Nonostante questo risulta un predatore molto vorace e contribuisce anch'esso alla riduzione delle popolazioni autoctone di prede e di conseguenza di predatori. Le immissioni di questa specie sembrano quasi voler dare per scontata la futura estinzione del luccio.

Pescegatto (Ictalurus melas). Specie di origine Nord americana è da molto tempo introdotto nelle acque stagnanti delle nostre zone, anche se in costante regresso per la competizione con il siluro (Silurus glanis, vedi pagina) che gli è molto superiore come dimensioni.. Predatore notturno di altri pesci e di quanto è alla sua portata è molto apprezzato per le sue carni dai frequentatori delle trattorie lungo Po. Ultimamente a questa specie si sono aggiunti alcuni parenti quali il pescegatto slavo (Ictalurus nebulosus) di colore più scuro e quello americano (Ictalurus punctatus) distinguibile per la taglia massiccia che può arrivare a 20 kg. e per la punteggiatuara scura della livrea. Entrambe queste specie provengono da fughe più o meno favorite da laghetti di pesca sportiva.

Siluro (Silurus glanis), particolare della bocca. La presenza di questo pesce nelle acque interne emiliane ha ormai stravolto gli equilibri dei
relativi ecosistemi. La sua voracità e le sue dimensioni ( che arrivano tranquillamente oltre il quintale) lo rendono inattaccabile da altre
specie ittiche, inoltre la sua prolificità è spaventosa, basandosi su centinaia di migliaia di uova deposte. Per limitarne in parte la presenza
la provincia di Piacenza ha posto una taglia di mille lire al kg. per ogni siluro catturato e di cui venga consegnata la testa per determinarne 
il peso. L'uomo rimane il solo limitatore per l'espansione del siluro che in alcune zone ha già provocato la scomparsa delle popolazioni
di carpe,cavedani ,tinche ed altri pesci.
 
 

Siluro, cattura di un esemplare sui 20 kg. Animali come questo sono catturati sempre più spesso nel Po e ormai questa pesca
è diventata l'attrazione del momento  e viene effettuata con sistemi moderni più comuni alla pesca d'alto mare, quali l'ecoscandaglio.


 
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