Queste opere risalgono agli anni 1994 -96, e si può
notare come già allora il colore fosse il cardine di ogni mia opera, anche se era solo
uno strumento per poter attuare uno studio sulla natura umana per capire i sogni, i
silenzi interiori e le insormontabili insicurezze di ognuno di noi.
Mi piace sottolineare come allora la mia attenzione fosse rapita dalle nature morte.
Per me infatti un arancia o una tazza da thè potevano essere visti come dei
volumi, delle macchie di colore, dei corpi contrapposti che cercano di comunicare tra loro
da un palcoscenico virtuale quale può essere una tela.