Paolo Montevecchi
Flusso di Energia
LE MUSICHE
Mario Scaccia
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     Composte da Paolo Montevecchi insieme ad Angela Solìto
     nell'agosto del 1996, vengono eseguite dal vivo da una
     vera e propria rock band formata dai classici quattro elementi: 
     Basso elettrico, Batteria, Chitarra elettrica e pianoforte.
     La struttura musicale si avvicina di più all'opera rock che
     alla commedia musicale all'italiana. Una colonna sonora viva,
     emozionalmente vicina all'azione scenica, dove i brani rock
     si mescolano a melodie più delicate dando allo spettacolo
     un violento e graffiante impatto sonoro. Sarà infatti una specie
     di star da concerto di massa nei panni del Lare domestico a scandire
     le note di APERTURA, composizione che più di tutte si avvicina
     alle caratteristiche classiche del rock  anni settanta.
     Segue IL LARE, vero e proprio prologo dell'opera e
     CORRI FORTE EUCLIONE, entrambi brani interpretati dall'invisibile
     Lare (pantaloni in pelle e atteggiamento perduto alla Jim Morrison)
     il quale ha il compito di far accadere gli eventi che ruotano
     attorno al protagonista Euclione. SIAMO MERCE DI MERCATO è invece
     l'unico momento corale eseguito dai servi di Megadoro; Ritm'n'blues
     che apre uno dei momenti coreografici dello spettacolo.
     AVARIZIA  è un divertito e roccambolesco stacchetto di pianoforte e basso.
     Segue la canzone di MEGADORO un rap in ¾ che diventa velocemente
     un allegro motivetto swing. Chiude il primo atto IL TEMPIO melodia
     eseguita al pianoforte con un finale maestoso dove intervengono
     tutti gli altri stumenti. Apre il secondo atto AULULARIA, tema
     centrale dell'opera, a cui fa seguito la prima delle tre canzoni
     eseguite dal servo "Strobilo" intitolata IL COMPITO DI UN SERVO.
     Violentissimo  intervento rock con sonorità alla "Sound garden"
     per OHILI' OHILI' OHILA'; il piagnisteo dell'avaro Euclione
     invece si trasforma da canticum in prosa, in lamento della Band,
     nella dolcissima e straziante CHIAVE LUGUBRE.
     Segue il brano TROPPI PADRONI AL MONDO il cui testo, a differenza
     degli altri brani è stato totalmente inventato ed inserito nel finale
     mancante dell'opera di Plauto: un dito puntato contro la ricchezza
     intesa come amore di possesso. Nel FINALE e in RINGRAZIAMENTI,
     vengono invece ripresi e reinventati tutti i temi principali di ROCK AULULARIA.

           
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