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Casalvecchio Siculo
Si raggiunge: Da Messina (39Km): (0Km) A18 in direzione Catania fino all'uscita Roccalumera, (30Km) SS114 in direzione Catania, (34Km) da Santa Teresa di Riva bivio per Savoca, Casalvecchio, Antillo, per circa 4Km. Da Catania (79Km): (0Km) A18 in direzione Messina, uscita Taormina, (47Km) SS114 in direzione Messina, (63Km) da Santa Teresa di Riva bivio per Savoca, Casalvecchio, Antillo, per circa 4Km. Frazioni: Fadarechi, Misitano, Mitta, Rimiti, San Carlo Inferiore. Centro sui Peloritani meridionali (420m s.l.m.), alle falde sud orientali del monte Sant'Elia. Il borgo di origina araba, nel 1130 è citato come Calabiet; Compreso nel feudo di Savoca, appartenente fino al 1812 ai vescovi di Messina. Dal 1928 al 1939 il comune fu soppresso e aggregato a quello di Santa Teresa di Riva. La popolazione dei casalvetini è dedita alle attività primarie. La chiesa madre dedicata a Sant'Onofrio ha la facciata in stile barocco e contiene un'Epifania di G. Camarda (1626), un pregevole altare marmoreo e, nel tesoro, una statua del santo in argento sbalzato e un calice secentesco. I festeggiamenti di Sant'Onofrio cadono la seconda domenica di settembre. Prima della processione religiosa, secondo la tradizione, gira per le strade del paese un cammello di legno, chiamato appunto 'u camiddu, preceduto da un suonatore di tamburo che suona e portato da un cammelliere. All'interno del cammello stanno due uomini che danno la forma alle due gobbe e le gambe alla bestia oltre a far muovere, con opportuni accorgimenti, la sua testa e la sua bocca di legno. 'u camiddu è una costruzione allegorica che si fa risalire al 1793, anno in cui Casalvecchio riuscì a liberarsi dalla opprimente baronia di Savoca. Il cammello è Savoca, posta tra due colli come le gobbe di un cammello, quindi l'abile cammelliere è Casalvecchio che incitato della folla la quale invece si fa beffa dell'animale, riesce nel corso della manifestazione a domarlo. Nei dintorni, sulla riva sinistra del torrente Agrò, si erge la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, di origine basiliana, datata attorno al 560, durante la dominazione bizantina, periodo in cui i monaci di San Basilio ebbero la possibilità di spostarsi, senza più ostacoli, dall'oriente fino alla Sicilia e alla Calabria, per fondare monasteri e diffondere il Vangelo. Venne distrutta qualche secolo più tardi dagli arabi. Nel 1116 vi fu un incontro tra l'abate basiliano Gerasimo e il re normanno Ruggero II nel castello di Sant'Alessio durante il quale il religioso supplicò il re di finanziare la ricostruzione di questa chiesa e dell'altra esistente nel territorio dell'attuale paese di Itala anch'essa dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Da un documento di quel tempo si apprende che il re fu disponibile ad aiutare i frati e si impegnò nella ricostruzione della chiesa di Casalvecchio e dell'annesso monastero. Inoltre nominò l'abate dei basiliani barone normanno, il che gli conferiva potere giudiziario, esecutivo e di riscuotere tributi sui sudditi dei dintorni. Nel 1169 la chiesa subì gravi danni a causa di un terremoto e fu restaurata nel 1172 dal capomastro Gherardo il Franco, come attesta una iscrizione greca sull'architrave della porta d'ingresso. Il tempio porta quindi la fusione di tre stili: bizantino, arabo e normanno. I muri esterni della chiesa sono a strati alternati di mattoni, lava e calcare, sono corsi da snelle lesene fra loro collegate con archi ogivali intrecciati, terminano con dei merli. L'interno è a tre navate con absidi semicircolari. La cupola si sviluppa su un tamburo ottagonale contenente otto finestre. Del monastero dei frati basiliani invece rimangono solo alcuni muri perimetrali. Ma tra i secoli XVII e XVIII quel monastero fu un vero e proprio centro culturale oltre che di cristianità: di studi artistici, scientifici, umanistici e di sperimentazioni agricole. L'opera di questi monaci venne a cessare nel 1794 quando si trasferirono a Messina. L'Abbazia dei SS. Pietro e Paolo d'Agrò è da anni al centro di un importante iniziativa culturale: infatti è stato ufficialmente proposto all'UNESCO di inserire tale monumento nell'elenco dei beni artistici mondiali patrimonio dell'umanità. Rimandiamo alla pagina delle Notizie dalla Riviera per aggiornamenti. Come raggiungere la chiesa dei Santi Pietro e Paolo: Da Messina (39Km): (0Km) A18 in direzione Catania fino all'uscita Roccalumera, (29Km) SS114 in direzione Catania, (31Km) da Santa Teresa di Riva bivio per San Francesco di Paola, Rina. Oltrepassato l'abitato di San Francesco di Paola procedere lungo la provinciale per abbandonarla, seguendo le indicazioni della chiesa per la strada sterrata che costeggia il torrente. Da Catania (79Km): (0Km) A18 in direzione Messina, uscita Taormina, (47Km) SS114 in direzione Messina, (63Km) da Santa Teresa di Riva bivio per San Francesco di Paola, Rina. Oltrepassato l'abitato di San Francesco di Paola procedere lungo la provinciale per abbandonarla, seguendo le indicazioni della chiesa per la strada sterrata che costeggia il torrente. |