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Forza d'Agrò
Si raggiunge:
Da Messina (42Km):
(0Km) A18 in direzione Catania fino all'uscita Roccalumera,
(29Km) SS114 in direzione Catania
(38Km) al Capo Sant'Alessio bivio per Forza d'Agrò (4Km).
Da Catania (61Km):
(0Km) A18 uscita Taormina
(47Km) SS114 in direzione Messina
(57Km) al Capo Sant'Alessio bivio per Forza d'Agrò (4Km).
Frazioni:
Scifì (si raggiunge da Sant'Alessio Siculo seguendo la strada per Limina)
Forza d'Agrò è posta (420m s.l.m.) su un crinale dei Peloritani meridionali che scende ripido verso Capo Sant'Alessio, dominata da un castello, intorno al quale nel tempo si sono addossate le case una sull'altra tra articolate e strette vie paesane. Il borgo sorse e si sviluppò intorno al monastero basiliano dei Santi Pietro e Paolo, la cui costruzione, iniziata da Ruggero il Normanno, fu completata da suo figlio nel 1117. Ai giorni nostri l'abitato conserva ancora l'aspetto medievale. Le case non superano le due elevazioni, costruite con calce e pietra, dai soffitti e dai solai incannizzati e le scale di legno ripide che collegano i vari piani divisi in una o due stanze. Molte di queste antiche abitazioni sono oggi disabitate e i proprietari se non sono emigrati, si sono sicuramente trasferiti in costruzioni più recenti. Così salendo e scendendo per le strette vie di Forza il silenzio domina.
La denominazione di Forza è forma
sincopata di For (tez) za. La fortezza è proprio il
castello di Forza d'Agrò, posto in una posizione stupenda,
da dove si possono ammirare le scogliere ioniche e si domina un vasto specchio
di mare. Il castello è di epoca normanna (sec. XVI) e andato distrutto,
fu ricostruito per volontà del gran conte Ruggero. Fu riedificato ancora
una volta nel 1595 ad opera dei deputati forzesi, come si legge in una scritta incisa sul massiccio architrave della porta di ingresso.
Oggi il castello non è in ottimo stato di conservazione, si raggiunge mediante una lunga scalinata. Di esso rimangono la cinta muraria provvista di feritoie, i ruderi di alcuni muri interni che fanno capire alcune suddivisioni e la porta di ingresso sormontata dal ballatoio per i buttapietre, sostenuto da tre piccoli archi. All'interno della cinta muraria del castello si trovano i resti della torre campanaria della chiesa del Crocifisso ormai in rovina. Lo stesso castello è oggi adibito a cimitero. È custodito e aperto ai visitatori.
Davanti al castello spicca la struttura di
una guardiola, composta da un unico vano, dalle mura fortificate e dotate di feritoie. Probabilmente tra la guardiola e il castello vi era un passaggio segreto sotterraneo che mettendoli in comunicazione garantiva spostamenti sicuri tra le due costruzioni rispetto al viottolo esterno.
Da visitare la Porta Durazzesca
risalente al 1400, per la bella impressione scenografica che suscita alla vista.
Si raggiunge mediante un'ampia e lunga gradinata in pietra arenaria che immette
nella piazza antistante la chiesa della Triade.
Il suo prospetto fu ricostruito su basi più antiche nel 1756, decorato
minuziosamente da un ignoto maestro d'arte. La chiesa è di proprietà
dell'antica confraternita della Triade. All'interno si conservava, prima di
essere trafugato in tempi recenti, un dipinto su tavola raffigurante
la Visita di tre Angeli ad Abramo, un capolavoro che lo studioso e critico d'arte Stefano Bottari ha attribuito ad Antonello da Messina. Tuttavia il quadro antonelliano è presente in copia, sopra l'altare maggiore. Gli altri dipinti presenti nella chiesa vengono attribuiti o al figlio di Antonello, Jacobello, o ad uno dei suoi discepoli. Nella Chiesa della Triade si conservava anche il Gonfalone processionale della confraternita della Triade: un gonfalone in legno intagliato e traforato, di forme gotiche (sec. XVI). Fu anch'esso trafugato. Si trattava di uno dei pochi esemplari di gonfaloni processionali presenti in Sicilia, dato che furono sostituiti per influenza spagnola dagli stendardi.
Addossato alla chiesa è
il massiccio Convento degli Agostiniani risalente all'inizio del 1600, che fino a pochi anni fa ospitava il Municipio del paese.
Meravigliosa per la semplicità
delle modanature del suo prospetto settecentesco e interessante dal punto di
vista architettonico è la cattedrale, che qui vediamo in una foto scattata dal punto di vista della guardiola del castello. La cattedrale risale al 1400 ma venne
quasi distrutta dal terremoto del 1648 e fu interamente ricostruita nel 1700. È una chiesa a tre navate. Il suo portale risale al 1500. La croce del Crocifisso è attribuita ad Antonello da Messina. I quadri presenti nella chiesa risalgono al '600 e al '700 e sono opera di vari pittori siciliani.
Nella chiesa di San Francesco, del periodo barocco, si conserva una scultura realizzata dal toscano Montanini, raffigurante Santa Caterina d'Alessandria ed eseguita tra il 1558 e il 1559. L'altare è realizzato in marmi policromi e sopra campeggia un quadro raffigurante l'Annunciazione. Il coro ligneo risale al sec. XVII.
La festa della Triade consiste
in un incontro tra la confraternita di Gallodoro e quella di Forza d'Agrò. La festa cade nella prima domenica di luglio, si tiene ogni anno alternativamente in una delle due località e a Forza viene negli anni dispari. I confrati dei due centri si muovono in processione con i loro stendardi, accompagnati dalle bande musicali e i due cortei si incontrano ogni anno a metà strada tra Gallodoro e Forza d'Agrò per dare vita ad una manifestazione di fratellanza ed amicizia. Durante le due giornate della festa avviene una distribuzione gratuita di pani benedetti alla gente, come simbolo dell'amicizia e dell'ospitalità. Questa è la sagra di cudduri.
Fiumedinisi Furci Siculo
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