Home Banking Il
pallore lattiginoso del cielo e la foschia spessa che ricoprivano quel lembo di
pianura padana indicavano chiaramente che l’autunno era alle porte. Il
rag. Osvaldo Travetti, bancario ambulante, percorrendo la tortuosa strada che si
inoltrava tra le colline oltrepadane a bordo del suo Land Blindo 4WD, rivolgeva
sguardi distratti alle infinite teorie di vigneti che lo circondavano, ma le
immagini registrate dai suoi occhi, una volta raggiunto il cervello, si
mettevano pazientemente in fila dietro una miriade di altri pensieri. Quella
stessa mattina, al suo risveglio, dopo i rituali quotidiani ( pisciatina e
scaccolamento palpebre), aveva acceso il video-net per consultare il notiziario,
ed un globo di crostata mezza biascicata, in viaggio verso lo stomaco, gli si
era inchiodato in gola dopo poche righe. Ingurgitata nervosamente mezza tazza di
the bollente nel tentativo di sturare l’esofago, senza staccare gli occhi
dallo schermo, lesse avidamente le poche righe rimaste e poi, incredulo,
ricomincio’ da capo. Fu
una doccia fredda, una mazzata che lo immobilizzo’ per un tempo indefinito. Il
grido d’allarme dei suoi neurotrasmettitori lo risveglio’ bruscamente. Si
rese allora conto che la meta’ del the rimasto, versato maldestramente nel
vuoto, gli stava ustionando gli attributi. Balzato in piedi, guadagno’ di
scatto il bide’
e diede subitaneo refrigerio alle parti lese. Ritornato in cucina fece
stampare la notizia per renderla piu’ reale, palpabile, poi la rilesse: “Vicenza
17/9/2015 - Il noto imprenditore veneto Bonin ha rilevato la quasi totalita’
delle aziende agricole dell’Oltrepo Pavese per una cifra pari a 500 milioni di
Euro. L’operazione, coordinata dall’ ICBNPMCVE, ha avuto il via libera dalle
associazioni dei viticoltori e dall’Antitrust. Con questa acquisizione, il
gruppo Bonin, leader di mercato..........”. Era
nell’aria da tempo. Voci ben informate ne parlavano periodicamente, ma gli
interessati avevano sempre smentito e le associazioni si erano schierate contro
il latifondismo di stato, nonostante la piccola proprieta’ fosse ormai da anni
in notevole difficolta’ a causa della caduta dei prezzi dei prodotti agricoli. Infilati
frettolosamente gli abiti scelti la sera prima, Osvaldo usci’ masticando una
gomma alla menta (non aveva avuto il tempo di lavarsi i denti) e, mesto e
pensieroso, parti’ in fuoristrada verso le colline. Isolato
nel suo abitacolo blindato, con la radio spenta e l’auto-terminale che
continuava a vomitare dati, quotazioni e statistiche, Osvaldo ripercorse con la
mente gli ultimi 30 anni della sua vita. Dopo il diploma di Ragioneria era
riuscito ad ottenere quello che negli anni 80 del XX secolo veniva considerato
il non plus ultra del lavoro fisso : al Pòst in Banca. Non che fosse
raccomandato (come peraltro tutti pensavano), no, solo fortuna, diceva lui, ed
era vero (allora). Il
concetto di fortuna, pero’ , venne messo in discussione dagli eventi: gli anni
d’oro dell’impiego bancario finirono presto: verso la fine degli anni 90 la
globalizzazione spinse gli Istituti di Credito verso la ricerca di maggiori
dimensioni. Dalla serie interminabile di fusioni, incorporazioni ed aggregazioni
che seguirono, nacque nel 2012 l’ ICBNPMCVE, Istituto Centrale delle Banche
Nazionali Popolari del Monte Casse Varie Eccetera, monopolista italiano del
credito. La sovrapposizione di uffici, incarichi e figure piu’ o meno
professionali, sommata alle nuove tecnologie multimediali (il 90 % dei clienti
operava da casa a mezzo internet) ed alla ricerca di economie di scala,
portarono alla piu’ grande ondata di licenziamenti della storia del Credito:
nei primi dieci anni del millennio persero il lavoro 250.000 dei 300.000 addetti
del settore . Il lavoro di banca, gia’ bistrattato dai luoghi comuni, perse
protezione, stima e remunerazione, e divenne talmente precario e malretribuito
da essere impiego prevalente per gli extracomunitari. L’Istituto
per cui lavorava Osvaldo era una minuscola Banca locale, con sede ai piedi delle
colline Oltrepadane, una delle pochissime realta’ che avevano resistito alla
globalizzazione. Osvaldo, unico dipendente impiegatizio rimasto, si prestava a
ricoprire tutte le mansioni possibili, anche le piu’ umilianti, al fine di
mantenere il suo posto di lavoro. (In una societa’ tanto competitiva
un bancario licenziato rischiava di finire i suoi giorni sotto un ponte o
sotto un treno.) Anni
prima, l’ICBNPMCVE, aveva disposto la chiusura delle proprie filiali
periferiche, offrendo servizi telematici di Home Banking al fine di contenere i
costi, per cui l’intero Oltrepo collinare era rimasto senza sportelli bancari.
L’ Home Banking telematico, pero’, non venne digerito dalla popolazione
locale, legata alle tradizioni ed atavicamente diffidente verso ogni forma di
innovazione, la Banca Locale mantenne quindi la propria autonomia grazie ad un
servizio totalmente innovativo: l’Home Banking Umano, da opporre a quello
virtuale. Osvaldo
venne costretto a portare il suo fuoristrada in carrozzeria per essere
trasformato in uno sportello bancario semovente. Il mezzo venne dotato di vetri
blindati, carrozzeria antiproiettile, cassaforte temporizzata, computer,
stampante, scaffali e cancelleria, il tutto pagato con un anticipo sulla
liquidazione del proprietario. La
vettura di Osvaldo ricordava i mezzi utilizzati dai contrabbandieri pugliesi nel
secolo passato per forzare i posti di blocco della Finanza, tant’e’ vero che
i primi ingressi nelle piazze dei paesi non furono un successo: i bambini
fuggivano, i negozi chiudevano ed il panico regnava sovrano. Dopo qualche tempo,
pero’, le cose cambiarono. L’arrivo dell’Autobanca veniva annunciato da un
sistema di autoparlanti stereo posti sulla capote: Osvaldo veniva salutato da
sciami di ragazzini festanti, le imposte si spalancavano e la gente scendeva in
strada, chi per riscuotere la pensione, chi per versare gli incassi, chi solo
per cambiare la moneta. A meta’ tra un arrotino e l’avanguardia di un
esercito di liberazione, il Bancario Ambulante trascorreva le sue giornate nel
saliscendi fra le piazze e le aziende agricole e gli affari andarono per mesi a
gonfie vele. Gli
effetti della globalizzazione, pero’,
si fecero sentire anche in quelle terre, sia pure con un certo ritardo,
ed i margini per i piccoli produttori divennero sempre piu’ risicati. Da
decenni si parlava di valorizzare l’Oltrepo ed i suoi prodotti e di coalizzare
le aziende per meglio affrontare il mercato, ma gli interessi particolari
avevano sempre prevalso. La logica di vivere alla giornata senza un progetto,
senza un accordo, senza una strategia, aveva le sue basi storiche nelle orde di
“bauscia” che ogni week-end popolavano le colline riempiendo i bagagliai di
damigiane di vino.
Al calo dei visitatori ambrosiani si aggiunse la spietata concorrenza
degli oligopolisti, ed ora non rimaneva che prendere atto della disfatta di una
intera comunita’ agricola. Cosi’
assorto nei sui pensieri, Osvaldo giunse ad un cartello che indicava l’Azienda
Agricola “LE
GRUCCE” . L’ azienda era di proprieta’ del Cav. Bacci, cliente di Osvaldo
e presidente della principale associazione vitivinicola oltrepadana .
Il Bacci aveva sempre negato di voler cedere al grande capitale ed il
Nostro non poteva credere che ora avesse tradito. Parcheggio’ il mezzo a
fianco di una vettura blu di grossa cilindrata che non aveva mai visto e,
avvicinandosi alla casa padronale,
vide aprirsi la porta ed apparire il Cav.Bacci con un signore distinto,
in doppio petto e valigetta, il quale, congedatosi dal padrone di casa, si
avvio’ per il
vialetto da cui proveniva Osvaldo. I due si fissarono fino a che non si
trovarono spalla a spalla, dopo di che
il doppiopettuto saluto’ con un lieve cenno del capo e si allontano’.
Incuriosito dall’espressione
beffarda del tizio, Osvaldo si volto’ per studiarlo meglio e colse un
particolare che prima non aveva notato: sulla valigetta era effigiato il
porcellino dorato con dodici code, simbolo dell’ICBNPMCVE. Il
Bacci, notato il sopraggiungere del bancario, si fermo’ sulla porta con un
sorriso di circostanza che lasciava trasparire un malcelato imbarazzo. -
Buongiorno, Osvaldo, come va ? - esordi’ il Bacci tendendo la mano. Osvaldo
si avvicino’ silenzioso, guardandolo fisso negli occhi. Un
fruscìo di ciottoli segnalo’ la partenza dell’auto blu con doppiopetto. -
E’ stato un buon affare, presumo. - disse Osvaldo. -
A cosa si riferisce ? -
Lo sa benissimo, Bacci, cosa ci ha guadagnato? Per quanti schifosi soldi ha
venduto i suoi associati ed il mio lavoro? - chiese Osvaldo avanzando
minaccioso. -
Non so di cosa lei stia parlando, forse c’e un equivoco! Non
si trattava di un equivoco, lo dimostrava la valigetta nera che Osvado intravide
appoggiata a terra alle spalle del Cavaliere. Entrato
di scatto in casa, col Bacci sbraitante aggrappato alla giacca, Osvaldo
spalanco’ la valigetta ed ebbe la conferma dei suoi sospetti: dollari, euro e
lingotti d’oro in gran quantita’! In
quel momento il
Bacci mollo’ la presa, accasciandosi al suolo. Osvaldo, mollata la
valigetta, si chino’ sul corpo dell’agricoltore, ma ormai era troppo tardi:
il suo cuore, gia’ malridotto, non aveva retto all’eventualita’ di
finire in gattabuia. -“Nel
darvi il benvenuto a bordo, vi ricordiamo di spegnere i cellulari e di
allacciare le cinture di sicurezza. L’arrivo a Citta’ del Messico e’
prevista per le 22 ora locale”. Osvaldo stava leggendo “La Provincia
Pavese” che aveva comprato in aeroporto, ed in particolare il pezzo
principale, dal titolo “Bancario suicida a Montalto”, dove si raccontava che
il giorno precedente era stata ritrovata la carcassa di uno strano fuoristrada
bruciato con a bordo un cadavere carbonizzato ed irriconoscibile, che
sicuramente apparteneva a tale Travetti Osvaldo, conosciuto nella zona come
“il bancario ambulante”, il quale, prima di cospargere se’ e l’auto di
benzina e di appiccare il fuoco, aveva inviato una e-mail ai suoi capi
annunciando il proprio suicidio per aver perso fiducia nel prossimo. Nella
stessa missiva il Travetti accusa infatti un noto imprenditore agricolo, il
Cav.Bacci, scomparso misteriosamente nelle stesse ore, di essere fuggito con una
cospicua bustarella elargitagli dal gruppo Bonin per “oliare”
l’acquisizione di alcune aziende agricole locali. Il
segnale acustico segnalo’ che si potevano slacciare le cinture di sicurezza. Osvaldo
si libero’ della cinghia e, dopo aver ripiegato il giornale, segui’ con lo
sguardo le verdi colline oltrepadane che si allontanavano rapidamente.
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