Itinerario
3 |
Da
nord a sud lungo la costa est
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Da
Olbia verso il Golfo di Orosei, Cala Gonone, Arbatax, con il trenino
fino a Mandas e poi nuovamente in bici fino a Cagliari. |
Km
371 |
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Per
ingrandire le foto cliccaci sopra |
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Prima
esplorazione nel 1998, rifatta parzialmente nel 2006, alcuni dati
sono cambiati, alberghi che non ci sono più, abbiamo anche
trovato anche nuovi posti. La descrizione dell'itinerario è
un sintesi delle due esplorazioni.Troverete anche alcune note nel
testo. |
1
Porto di Genova, andiamo al traghetto, lasciamo che rudi marinai
imbraghino le nostre bici e ci sediamo sul ponte. Sono ormai le 18,
si parte al tramonto addentando insipide mele. Ci sistemiamo in angolino
per la notte e gonfiamo i nostri nuovi materassini ultraleggeri.
Buonanotte Tex, buonanotte Kit.
2
Solita
notte seminsonne con bandana sugli occhi. Alle prime luci dell'alba
c'è appena il tempo di ingollare un veloce cappuccino e brioche e siamo ad Olbia.
Sono le sette, siamo i primi a scendere dalla nave in un cielo infuocato,
potrebbe essere un ottima foto, peccato, ma siamo troppo indaffarati
a preparare le bici, facciamo toelette nella bella stazione marittima
e si parte. Scatta il contachilometri: km 0.00.
Vamonos pard!
Iniziamo
a conoscere la vecchia statale 125 che ci accompagnerà per buona
parte del nostro viaggio, Tex Willer e Kit Carson iniziano la loro
galoppata, la strada è tranquilla, senza problemi, dopo una piccola
salitella ci appare il primo villaggio messicano, Murta Maria,
leghiamo i cavalli al palo ed entriamo alla Caffetteria della
Nonna. Caffè, cappuccio e due cannolazzi alla crema. Poi
si riparte, pedaliamo fino a Suaredda, poi lasciamo la statale e
andiamo a destra verso San Teodoro, attraversiamo il paese
e in breve siamo al mare. La spiaggia della Cinta è bella,
lunghissima purtroppo affollata di gente, il contachilometri segna
già 30 km, il campeggio La Cinta è lì a pochi passi,
siamo ciclisti scarsi? E allora ci fermiamo. Per il primo giorno
può anche bastare. Meglio non strafare.
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3
Si riparte verso Sud per una stradina gialla che con salita medio
dura e piacevole discesa ci porta nel porticciolo di Ottiolu,
moderno ma gradevole a vedersi (in alternativa si può prendere
subito la 125). Proseguiamo per Agrustos e si ritorna sulla
125, passiamo Budoni, si pedala bene, in lontananza vediamo
il castello di Fava proprio vicino al paese di Posada,
posti entrambi su una collina pietrosa. Alla Caletta ci rilassiamo
con un Magnum. Si riparte per una bella strada in saliscendi
fino alla strada per Cala
Ginepro dove c'è il Camping Cala Ginepro
direttamente sul mare con ristorante - pizzeria a prezzi modici,
noi ci siamo fermati qualche giorno nell'ultima esplorazione.
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4
Partiamo in direzione Orosei. Arrivati nel paese ci sediamo
su una panchina vicino ad una piccola chiesetta, semplice, con i mattoni
a vista e il tetto di paglia, dentro poche cose, una piccola
statua di San Cristoforo su un carretto tirato da due buoi. Mangiamo
un po' di frutta, un Magnum e decidiamo di proseguire, sappiamo che
sarà dura ma, quando il gioco si fa duro... e in effetti fino a Dorgali
sono 20 km da delirio, sotto un sole bastardo fortunatamente mitigato
da un vento fresco, altrimenti saremmo spacciati. La strada sale senza
pietà in ambienti apocalittici, cave di pietra polverose dove uomini
seminudi tagliano la roccia come burro, poi solo macchia mediterranea,
ancora rocce, cavalli e mucche. Al km 207 facciamo una sosta e andiamo
a salutare il vecchio dolmen Mottorra, bellissimo, se ne sta
lì tranquillo da quattromila anni in una radura di erba quasi bianca,
merita una foto. Proseguiamo così per Dorgali, sempre in salita,
arrivati in paese lo attraversiamo, finalmente in discesa. |
Nota:
Se non abbiamo intenzione di scendere a Cala Gonone, è meglio
fermarsi a dormire a Dorgali, perchè poi la strada prosegue
impacabile per 20 Km in salita fino al passo di Genna Silana a 1010
metri e poi scende per almeno 30 km in discesa verso S. Maria Navarrese. |
Appena
fuori dal paese giriamo a sinistra per cala Gonone e una visione
orrenda si presenta davanti ai nostri occhi: UNA SALITA TERRIBILE!!!.
E' un colpo a tradimento, non ce l'aspettavamo, dopo un primo pproccio
fallimentare, spingiamo le bici a mano poi si fa una sosta con generi
di conforto: integratori e merendine. Si riparte ancora a mano per
100 metri e poi di nuovo in sella fino alla galleria per cala Gonone,
all'uscita ci fermiamo sulla piazzola come tutti gli altri turisti
ad ammirare l'imponente panorama del golfo di Orosei.
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Ci
mettiamo il casco e ci tuffiamo giù per la discesa lunga ben 7 km.
Non è divertente, troppo lunga, le mani sono indolenzite per il troppo
frenare e poi il pensiero di doverla ripercorere in senso opposto
ci inquieta non poco. Finalmente a Cala Gonone, ci sistemiamo
al campeggio Cala Gonone. Doccia rinfrescante, cena
discreta al ristorante del campeggio e ci trasciniamo alla tenda esausti. |
5
Giornata di assoluto riposo per gambe e culetti arrossati. Andiamo
all'ufficio informazioni turistiche per organizzare i giorni seguenti.
Stiamo pensando a quella terribile salita di 7 km (e agli altri
quasi 20 fino al passo Genna Silana) e alla possibilità di aggirarli
via mare lungo il golfo di Orosei andando con la barca fino a cala
Luna e poi facendoci venire a prendere dalle barche che partono
da S.Maria Navarrese. E' fattibile, la ragazza dell'ufficio dice
che l'hanno già fatto due austriaci
Hey Tex, sa già di avventura!
Inoltre ci informiamo sulla possibilità di caricare le bici sul
trenino quando saremo ad Arbatax, la ragazza telefona, in teoria
non si può, ma forse chiedendolo con gentilezza al capotreno...
Beh si vedrà.
6
Alle 10 prendiamo (senza bici) il battello per la Grotta
del Bue marino e cala Luna, il mare purtroppo è un po'
agitato. La grotta è molto suggestiva, le stalattiti e la volta
illuminata si specchiano in immobili pozze d'acqua trasformandosi
così in fantastiche vallate da fiaba. Cala Luna invece, sarà perché
è il mare è mosso o per la molta gente che la popola non ci colpisce
più di tanto, e poi c'è questa sensazione di essere in trappola,
di non potersene andare fino all'arrivo del battello. Proviamo a
fare i turisti normali, prendiamo il sole e facciamo anche il nostro
primo bagno della vacanza, peraltro breve e poco esaltante. Esploriamo
la zona, nella parte retrostante la spiaggia, tra la macchia c'è
un bar ristorante, prendiamo due granite aspettando di ripartire.
Alle 15.30 arriva un battello, saltiamo sopra, il mare è notevolmente
più mosso, Luisa cerca disperatamente di resistere fino all ultimo
ma... BURBL!
Beh, a questo punto decidiamo di evitare ulteriori passaggi via
mare.
Domani affronteremo le montagne.
7
OK, i duri iniziano a ballare...
Ci alziamo alle 7 meno 20, toelette, smontaggio tenda, colazione.
Si parte, la salita è lì
che ci aspetta, se la ride sorniona. Sono 7 km tosti che affrontiamo
con decisione, sudore e diverse soste ma alla fine siamo di nuovo
sulla piazzola prima della galleria, ce l'abbiamo fatta, ci meritiamo
le foto di rito. Ma non è ancora finita, comincia la salita lenta
e costante che ci porterà al passo di Genna Silana a 1010
metri dove arriviamo un po' surriscaldati. Lungo la strada mangiamo
delle more e quasi in cima troviamo una fontana. Al passo non c'è
più l'hotel Genna Silana nel quale avevamo pranzato e pernottato
nella prima esplorazione. Rimane un piccolo baretto che offre bibite
e panini. Fin qui sono 27 Km tutti in salita. Bisogna proseguire
verso S.Maria Navarrese.
Siamo
in un tratto di montagna, fortunatamente con molte discese. Attraversiamo
zone disabitate da umani ma riccamente popolate da capre, cavalli,
mucche, maiali che attraversano con indifferenza la strada. Beh,
indifferenza, mica tanto! Quattro maialini incazzatissimi per la
nostra intrusione nel loro territorio ci inseguono lungo la strada,
fortunatamente tutta in discesa. Arriviamo a Baunei, abbarbicata
sul fianco della montagna, merita un sosta per una bibita fresca,
poi più giù, verso S. Maria Navarrese, ormai siamo sul mare.
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Nota:
Nella seconda esplorazione ci siamo fermati a S.Maria Navarrese,
in un ex ostello trasformato in albergo, è relativamente economico
e ha una straordinaria vista panoramica, l'Ostello Bellavista (Ostello
Bellavista - Santa Maria Navarrese, tel. 0782 614039).
Nella prima esplorazione, avendo fatto tappa a Genna Silana (ora impossibile
visto che non esiste più l'hotel) abbiamo proseguito fino a
Porto Frailis. |
La
spiaggia è invitante ma non vogliamo ancora fermarci. Proseguiamo
per Girasole, Tortolì e infine Arbatax. Andiamo
alle Ferrovie Compartimentali Sarde e parliamo con un capostazione
con baffetti che ci ribadisce ciò che sapevamo già, si può salire
solo se il capotreno è d'accordo. Si vedrà. Adesso siamo decisamente
stanchi, prendiamo la strada per Porto Frailis, lì c'è il camping
Telis, è fatto a terrazze, tutto sul mare. Fa un caldo pazzesco,
un'afa umida ci martella mentre montiamo la tenda. Una bella doccia
ci rinfresca, si fa il bucato, poi ci rilassiamo al bar con incantevole
vista mare, poi cena nel ristorante del camping con una mediocre pizza.
Proviamo una sortita fuori dal camping, ma ci sono solo alcune case,
un albergo, una gelateria, niente da vedere, ci facciamo un mirto
al bar del campeggio, azz, c'è anche l'animazione!
NOOOO! L'ANIMAZIONE NOOOO!
8
Giornata di riposo.
9
Ancora
verso Sud nelle terre selvagge
Smontaggio tenda, colazione e si parte, vogliamo spingerci a sud oltre
Marina di Gairo, dove la strada costiera finisce. Torniamo ad Arbatax,
Tortolì e poi giù a sud verso Barisardo in saliscendi tranquilllo.
Salutiamo anche alcuni anonimi menhir lungo la strada. A Barisardo
ci facciamo un succo di frutta e poi si devia a sinistra verso Marina
di Gairo, la strada è un po' "spasulata", attraversa una
campagna verde e piena di "ficarazzi" (fichi d'India in
calabrese). Poi ci avviciniamo al mare e il panorama è stupendo,
mare limpido, azzurro, rocce rosse, macchia mediterranea, odori
e profumi a palla. Senza accorgerci iniziamo a salire, poi ce ne
accorgiamo perche' la salita diventa dura, infine una ripida discesa
(argh, da rifare al ritorno!) ci porta fino al mitico camping
Coccorocci, la strada finisce qui. Piazziamo la tenda sotto
due ombrosi alberelli, la spiaggia davanti al campeggio è sassosa
e piuttosto ampia, il sole picchia, ci buttiamo ripetutamente in
acqua, quando ci sentiamo abbastanza cotti andiamo al bar dove ci
danno gli ultimi Magnum in loro possesso (sigh!). Cena al ristorante
del campeggio. Km 35
10
Giornata di riposo (o quasi). Toelette, colazione, approvvigiomanento
cibarie e si parte a piedi per la mitica cala Su Sirboni
(il cinghiale). Cammina cammina (circa 4 km) sbagliamo pure strada
e ci aggiriamo in sentierini in mezzo alla macchia con la paura
che un sirboni ci ficchi il muso tra le chiappe. Dopo due ore ci
siamo, meritava la scarpinata, l'acqua è limpida, il fondo sabbioso,
intorno rocce rossastre, macchia mediterrranea e uno strano villaggio
vacanza con un insolita architettura abbandonato al suo destino.
Il sole a volte è coperto ma quando picchia ci invoglia a tuffarci
in acqua. Il mare sembra una piscina, a pochi metri dalla riva guizzano
centinaia di pesciolini in branchi compatti.
11
Verso l'alba si scatena un temporale, tuoni, fulmini, qualche
goccia di pioggia ma al mattino ritorna il sole, il mare è mosso
e c'è molto vento. Facciamo colazione, smontiamo la tenda e si parte,
ritorniamo verso Arbatax. Quella salita ripida di 1 km subito ci
stronca, poi si scende e si sale fino a Sa Perda Pera, una
lunga spiaggia di sabbia bianca. Ci fermiamo per un piccolo bagno,
ma il mare è mosso e il sole scompare tra grosse nuvole. Ripartiamo
lungo la strada già percorsa domenica, una breve ma intensa pioggia
ci sorprende in un tratto assolutamente privo di riparo ma a Barisardo
siamo già quasi asciutti. Risalutiamo i menhir e prima di arrivare
a Tortolì giriamo a destra per andare a vedere il lido di Orrì.
Il sole è sempre coperto, la spiaggia è sabbiosa, la macchia scende
fino al mare dal quale emergono rocce scure e altre rosse. Mangiamo
panini e gelati in un chioschetto. Poco lontano un vecchio fricchettone
con barba grigia e cappello rasta vende piccoli oggetti di artigianato,
Luisa compra una "forchetta per capelli" e insegna al
freak come si usa. Poi ritorniamo verso Tortolì, visto che
domani tenteremo l'assalto al treno per Mandas, per evitare di montare
la tenda proviamo a cercare un hotel consigliato dalla guida Clup,
dopo aver girovagato per un po', una gentile signora ci fa strada
fino là, è tutto chiuso, poi compare la proprietaria, sentito il
prezzo preferiamo proseguire in ogni caso per il nostro campeggio
preferito. Dopo mezz'ora siamo già al vecchio Telis,
montiamo la tenda, doccia, relax, aperitivo sulla terrazza sul mare,
facciamo la spesa per domani. Cena al ristorante del campeggio.
Mirto. Domani cercheremo di compiere la nostra
ultima impresa, salire con le bici sul trenino per Mandas, sveglia
alle 6! Km 44
12
L'assalto
al treno per Mandas
Ci alziamo alle sei, fuori è ancora buio, ci muoviamo silenziosamente
come indiani sioux. Alle 7 varchiamo il cancello del camping e in
2 km siamo ad Arbatax. Rapidissima colazione al bar con un
bombolone centrifugato in tre secondi netti. Poi scendiamo al galoppo
verso la stazione un attimo prima di altri due potenziali portatori
di bici, ma non sono cicloesploratori, hanno solo due zainetti minuscoli,
provabilmente hanno anche l'auto, per loro sarebbe solo una gita,
per noi la nostra vita, il nostro destino. Davanti a loro il simpatico
capostazione coi baffetti nega la possibilità di portare le bici
sul treno, bisogna comunque aspettare il capotreno, però a noi strizza
l'occhio dandoci qualche speranza. Restiamo in nervosa attesa per
una mezz'ora mentre continuano ad arrivare parecchi turisti per
salire sul treno. Quei due insistono debolmente ma poi mollano rinunciando
a portarsi le bici. Poi tutto si svolge in pochi secondi, arriva
il capotreno e dice subito di NO, attimo di costernazione, il capostazione
coi baffetti intercede per noi..
Il capotreno dice SI!!!
Luisa si fionda a fare i biglietti, Armando e un ferroviere si precipitano
al treno e smontano borse, ruote, sistemando il tutto nel piccolo
vestibolo di fronte al wc, in effetti più di due bici non ci stanno.
Si parte. Ci sediamo belli goduti sui piccoli sedili come se avessimo
vinto alla lotteria (gli altri due ciclisti ci guardano con ostilità,
gli abbiamo rovinato la gitarella). E' piacevole, sembra di essere
a Disneyland, il trenino si arrampica lentamente salendo a spirale
intorno alla montagna, come un coltello che sbuccia una mela. Dal finestrino il mare e le montagne si
alternano con grande varietà di colori. Il movimento sussultorio
del treno ci sbattacchia quasi fossimo in barca e Luisa ne soffre
un po' ma nonostante ciò "felicità è anche andare sul trenino
sardo" che si addentra in luoghi dove soltanto le caprette
hanno accesso. Il viaggio è lungo (circa 4 ore) ma quando il paesaggio
diventa quasi familiare e sembra non doverti più sorprendere ecco
apparire il Flumedosa che scorre azzurro verde in un Grand Canyon
meno roccioso contornato a tratti da ampi prati popolati da pecore,
mucche e qualche cavallo. E' una visione da sogno, il contrasto
è forte tra la grande quantità d'acqua e le zone secche e brulle
che questa lambisce. E' il panorama che ci accompagna per l'ultimo
"sbucciamento di montagna". Ormai sul treno siamo solo
in tre, gli altri sono scesi a Seui. A Mandas siamo contenti
di arrivare, lo stomaco è un po' mosso. Ricostruiamo le bici e la
tribù degli Apaches Mandas Coloradas si lancia in discesa,
destinazione Cagliari. Sono le 13.30 circa, dobbiamo essere al porto
alle 17 e abbiamo 60 km da fare. I primi 30-40 km sono gradevoli,
con molte discese, il panorama è ampio, con campi di grano, zone
aride ma al cui interno spiccano piccoli triangolini verdi di campi
coltivati come smeraldi incastonati in un gioiello. Gli ultimi venti
km li passiamo su una terribile superstrada sotto il sole che picchia,
camion minacciosi e polvere. Rinunciamo a fare un salto a S.
Sperate, la patria dei murales, è lì a pochi km ma il tempo
non basta, in effetti arriviamo a Cagliari, quasi perdendoci
tra le tangenziali, che sono quasi le 17. Siamo piuttosto stanchi
e assetati di acqua fresca, ci facciamo un Enervit gelato, poi ci
rinfreschiamo nelle toelettes del terminal del porto, facciamo il
biglietto e si zompa a bordo del traghetto.
Siamo in pista dalle sei caro Tex, Buonanotte Kit!
Km 62 Treno ArbataxMandas km 160
13
It's all over now
Siamo a Genova, è finita.
Forse
troppo in fretta, potevamo restare ancora un po', comunque..
Vamonos
pard, alla prossima...
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