Itinerario
5 |
Nel
Sud Est dal
Sarrabus all'Ogliastra |
Da
Cagliari verso Villasimius, Costa Rei, sulla sterrata tra Capo Ferrato
e S. Priamo, oltre Muravera per il Salto di Quirra, la Baia di Sa
Foxi Manna e poi verso Arbatax |
Km
230 |
mappa |
Per
ingrandire le foto cliccaci sopra |
|
esplorazione
realizzata nel settembre 2002 |
Questo
è l'ultimo itinerario che abbiamo seguito dopo una pausa di
alcuni anni. E' più corto rispetto agli altri quattro ma d'altra
parte attraversa un territorio che offre molte mete apprezzabili distanti
tra loro pochi chilometri. Risulta così inevitabile che le
varie tappe siamo meno distanziate tra loro.
E' un itinerario che si può senz'altro ampliare unendolo ad
altri, dipende dalla propria voglia di pedalare. Avevamo un po' di
timore nell'affrontare la seconda parte del viaggio, in particolare
il tratto tra Villaputzu e Barisardo, sia perchè si trattava
di un percorso lontano dal mare in cui non si incontravano centri
abitati (a parte Tertenia), sia perchè non era chiaro il suo
livello di difficoltà. In realtà non abbiamo trovato
nessuna salita impossibile, anzi, quasi una passeggiata, anchè
perchè nel tratto dopo Tertenia la statale 125 ha subito diverse
trasformazioni, incluso una galleria, che probabilmente hanno abbassato
il dislivello da percorrere. Ci ha notevolmente colpito anche la bellezza
della zona attraversata, dall'aspetto selvaggio e e ricca di vegetazione.
In particolare è stata una piacevole scoperta la Baia di Sa
Foxi Manna vicino a capo Sferracavallo, una zona ancora poco sfruttata
dal turismo, protetta dalla conformazione del suo territorio. |
1
Arriviamo a Genova, troviamo un parcheggio per l'auto, facciamo
i biglietti, carichiamo le bici e poi via verso il traghetto che
per "problemi tecnici" partirà alle 19, con due
ore di ritardo. Notte abbastanza tranquilla.
2
Non
resta che aspettare l'arrivo prendendo il sole sul ponte. Ancora
per "problemi tecnici" il traghetto si ferma in mezzo
al mare, l'altoparlante avverte che non c'è alcun pericolo,
e infatti ben presto si riparte, arriviamo a Cagliari che
son già le 16. Il sole è pallido, facciamo toeletta
nella bella stazione marittima, rifacciamo i bagagli e si parte.
Sono circa le 16,30, usciamo lentamente da Cagliari sui nostri elefanti,
dobbiamo ancora abituarci alla loro mole, o meglio, dobbiamo solo
ricordare, recuperare nella nostra mente delle informazioni
che avevamo già acquisito ma che per molto tempo non abbiamo
più usato, un file da riaprire nel computer del nostro cervello.
Non è una impresa immediatamente realizzabile, infatti, al
primo semaforo rischio di cascare perchè mi si è incastrato
un piede tra i cinghietti di un pedale.
Seguiamo le indicazioni per Villasimius, ci ritroviamo sulla litoranea
che costeggia la spiaggia del Poetto con le sue caratteristiche
casette di legno colorate. Al termine andiamo a destra sulla SP
18, pianeggiante ma un po' stretta e piuttosto trafficata, c'è
anche una specie di pista ciclabile difficile da seguire con i nostri
elefanti anche per le tortuose curve che presenta ad ogni incrocio
con le strade laterali. Per di
più è facile trovare cocci di vetro e irregolarità
del terreno. Insomma, è meglio farsi arrotare dalle automobili
o rischiare di bucare? Il tempo passa, siamo stanchi per il viaggio,
c'è un campeggio facilmente raggiungibile a pochi Km mentre
quello successivo, subito dopo Villasimius, è troppo lontano,
data l'ora. Detto fatto, nei pressi di Capitana, Is Mortorius
(un nome un programma) ci fermiamo al Campeggio "Pini
e Mare". Non ci entusiasma più di tanto, è
posto sul lato opposto della strada rispetto al mare (per raggiungerlo
c'è un sottopassaggio stile condotto fognario). Nella stretta
fetta di terra tra la strada e il mare ci sono piccole villette
per vacanze, la spiaggia è quasi inesistente, poco più
di un metro di sabbia delimitato da alti muretti di pietra o cemento.
In effetti il luogo non vale un giorno di permanenza, piazziamo
la tenda con la consapevolezza di doverla sicuramente smontare domani.
Non c'è nemmeno un ristorante interno e con le scarse informazioni
che ci danno ci ritroviamo a vagare al buio tra ululati di cani
fino a trovare, quasi per caso, la pizzeria "Il Nuraghe"
mimetizzata tra la vegetazione. Pizza & Mirto. Ritorno in
campeggio con l'incombente rischio di arrotamento da parte delle
automobili in transito sulla strada.
Km
23
3
Smontaggio
tenda, carico biciclette, colazione e si parte con il casco ben
calzato sulla testa perchè la strada continua ad essere stretta
e piuttosto trafficata. All'inizio è un dolce saliscendi
ma con il passare del tempo diventa più duro con salite abbastanza
impegnative e belle discese. Passiamo Cala Regina, non è
male, alla caletta successiva non resistiamo e scatta il primo bagnetto
della nostra vacanza. Il sole è un po' pallido,
veniamo a poco a poco circondati da bagnanti che piazzano i loro
ombrelloni a pochi centimentri da noi, non resta che fuggire rimontando
sui nostri potenti mezzi di locomozione. La strada è sempre
un saliscendi medio duro, passiamo Geremeas, Torre delle
Stelle, Solanas, è dura pedalare sotto il sole
che nel frattempo, manco a dirlo, si è fatto più tosto.
Arriviamo a Villasimius ma noi proseguiamo verso Capo
Carbonara seguendo le indicazioni per un campeggio e in breve
siamo al Camping Spiaggia del Riso. Peccato che la
Spiaggia del Riso sia delimitata a sinistra dal nuovo porto
turistico e a destra da una lottizzazione (peraltro discreta) che
la separa dalla spiaggia di Campolongu. L'acqua è
pulita, sembra una piscina. Il campeggio non è male, ampio,
pulito, montiamo la tenda in una piccola pineta (un po' rumorosa
per la vicinanza con la strada). Siamo abbastanza stanchi, sarà
il caldo o il nostro scarso allenamento ma una bella doccia rinfrescante
è appena sufficiente per ripigliarci. Cena al self service
e mirto al bar.
Km 32
4
Giornata di riposo.
5
Siamo in vacanza? Il posto è bello? E allora ce ne stiamo
ancora un giorno. Nota un po' triste: il barista dice che la vera
Spiaggia del Riso non esiste più, se l'è ripresa il
mare, la costruzione del nuovo porto ha modificato irrimediabilmente
le correnti marine e la morfologia del territorio, ormai la mitica
sabbia simile a chicchi di riso è stata sostituita da sabbia
di riporto. Trascorriamo una piacevole giornata sparapanzati al
sole. Cena al self service, mirto al bar, domani si parte.
6
Smontaggio tenda, caricamento bagagli, colazione e si parte
verso Nord, Costa Rei. Ripercorriamo
il promontorio di Capo Carbonara direzione Villasimius ma
poi, in vista del paese, andiamo a destra seguendo le indicazioni
per Muravera. Facciamo una breve deviazione per vedere la spiaggia
di Simius, lunga e bianca, un po' turistizzata con bar, dehors
e sedie a sdraio.
Mea culpa: ci vergogniamo ad ammettere che durante la permanenza
alla spiaggia del riso non ci siamo mossi manco di un metro, neanche
per andare a vedere il lato opposto della promontorio con lo stagno
di Notteri e la lunga spiaggia che lo separa dal mare. Adesso
lo vediamo da lontano mentre ci arrampichiamo verso Punta Molentis.
La salita è media, senza strappi particolrmente duri, qualche
discesa, ancora salite abbordabili e siamo all'altezza dell'isola
Serpentara. Ci fermiamo ad un belvedere a guardarla in controluce,
poi partiamo in discesa, passando in un lampo Cala Pira,
Cala Sinzias, tutte possibili mete per un bel bagnetto, poi
deviamo a destra sulla strada costiera verso Costa Rei. La
strada è scorrevole, pianeggiante, unico neo sono gli sciami
di minuscoli moscerini provenienti dai numerosi eucalipti lungo
la strada, sembrano attirati dai colori delle nostre magliette.
Passiamo accanto a numerose strutture per vacanze più o meno
mimetizzate tra la vegetazione ed infine, quando la strada costiera
incontra a sinistra la strada che porta a Muravera passando per
l'interno, noi andiamo ancora verso la costa a destra. Dopo poche
centinaia di metri svoltiamo ancora a destra su una stradina che
ci porta al camping Capo Ferrato (in realtà
non siamo ancora a Capo Ferrato bensì a Punta Santa Giusta)
piccolo ma ancora molto frequentato. Sono le 13 e abbiamo già
piazzato la tenda, andiamo sulla spiaggia, bellissima, bianca, lunghissima,
a destra
è delimitata da un grande scoglio tondeggiante, lo Scoglio
di Peppino, vicino al quale c'è anche una struttura balneare
con sedie a sdraio, obrelloni, pedalò e scuola di vela. Il
sole picchia duro, quando non è temporaneamente occultato
dalle nuvole, ci aiuta il nostro mitico ombrellino. Il vento solleva
a volte la sabbia con violente raffiche piuttosto fastidiose, ma
per il resto il mare sembra una piscina color verde azzurro. Ritorniamo
in campeggio, stasera c'è una cena a base di pesce che risulterà
discreta, non eccezionale, buoni i gamberoni, il tutto innaffiato
da una capace brocca di vino bianco ghiacciato. Satolli, facciamo
una breve passeggiata per mandare giù tutto, stasera niente
mirto.
Km: 25
7
Giornata di riposo.
8
Sveglia presto, smontaggio tenda, bici caricate, colazione e
si parte, direzione Capo Ferrato. La strada prosegue pianeggiante,
incontriamo altri campeggi, gli insediamenti turistici si diradano,
la zona si fa più selvaggia.
La strada termina ad un incrocio a "T", un cartello indica
Muravera a sinistra, a destra sono segnalate solo le indicazioni
per le due spiaggie di Capo Ferrato e Feraxi. Quest'ultima si trova
già oltre il promontorio di Capo Ferrato e infatti la nostra
intenzione è proprio di "scollinare" verso San
Priamo e Muravera passando però dalla costa anzichè
dall'interno, sappiamo che la strada diventerà sterrata,
ma il paesaggio ci ripagherà dello sforzo, infatti il proprietario
del campeggio "Capo Ferrato" ci ha detto che incontreremo
"un angolo di paradiso". Voltiamo quindi a destra, lo
sterrato inizia di lì a poco, è domenica, ce ne accorgiamo
solo perchè vediamo in uno spiazzo erboso un piccolo gruppo
di persone raccolto intorno ad un prete che celebra la messa. La
stada inizia a salire alquanto dissestata, salutiamo tre pastori
fermi accanto ad un vecchio furgone (sembra già una dimensione
"alla Airone" nevvero?). Ci addentriamo in una zona incontaminata
tra macchia mediterranea e pascoli erbosi, siamo leggermente nell'interno
ma il mare è là dietro sullo fondo. Siamo in cima,
ora possiamo vedere sul versante opposto lo stagno di Ferraxi
(pronuncia alla brasiliana Ferragi con la "g" dolce) e
più in là quello molto
più grande di Colostrai. Scendiamo lentamente, ma
proprio alla fine della discesa a tornanti il fondo sterrato tradisce
il pneumatico da strada di Luisa che cade ferendosi superficialmente
al braccio destro. Laviamo la ferita dal poco sangue e proseguiamo.
Ad una casa per villeggiatura chiediamo assistenza e molto gentilmente
lavano ancora la ferita e fanno anche una bella fasciatura a Luisa.
Ripartiamo in piano seguendo ad occhio, tra le varie stradine, la
direzione per San Priamo e ben presto ritroviamo l'asfalto. Il paesaggio
è molto suggestivo, stagni, bassa vegetazione che termina
improvvisamente nell'acqua degli stagni, ha qualcosa di irlandese.
Ritroviamo un pezzettino di sterrato che comprende anche il passaggio
su un vecchio ponte un po' malandato, senza protezioni laterali.
Nel canale, un airone se ne va disturbato dal nostro passaggio sbattendo
le ali grigie con eleganza. San Priamo sembra un villaggio
del vecchio West, poche case squadrate, una chiesa, un saloon, oops!
Un bar, nel quale ci facciamo un caffettino e un succo di frutta.
Siamo arrivati sulla statale 125 che prosegue pianeggiante o al
massimo in leggera salita, direzione Muravera. Sulla strada lasciamo
a destra deviazioni varie, c'è Torre Salinas con relativo
stagno e torre in lontananza. Arriviamo a Muravera, è
il paese più grande del Sarrabus, passiamo un lungo ponte
metallico sospeso sul Flumendosa e siamo a Villaputzu. Lasciamo
temporaneamente la 125 per andare a vedere Porto Corallo,
sappiamo che lì c'è un campeggio. Pochi chilometri
in leggero saliscendi e ci siamo, il posto è abbastanza bruttino,
un porto turistico di recente costruzione ha monopolizzato la maggior
parte del paesaggio, sulla destra c'è una piccola baietta
pietrosa, carina, ma bisognerebbe mettersi il paraocchi per non
vedere quel mostro proprio lì accanto. Il campeggio è
mimetizzato tra la vegetazione retrostante, non è molto invitante,
mah, forse ci meritiamo qualcosa di meglio, oltre tutto c'è
pure il braccio ferito di Luisa. Secondo le nostre informazioni
ci dovrebbe essere un albergo a due stelle poco lontano, prima di
Quirra. Detto fatto, telefoniamo e fissiamo una stanza. Torniamo
sulla 125 e dopo una decina di Km in salita media siamo all'Arcu
Genna Arrela, poi giù in discesa fino al Km 78 dove troviamo
l'Hotel "Il Castello".
|
Nota:
In un servizio televisivo del programma Report di Rai 3 trasmesso
nel 2004 si è parlato per questo territorio di inquinamento,
forse da uranio impoverito, essendo prospiciente una zona militare,
pare ci siano state diverse morti di abitanti per gravi malattie con
una percentuale insolitamente alta. Noi, ovviamente ignari di tutto
ciò ci eravamo solo chiesti che cosa ci facesse l'inquietante
foto di un lanciarazzi nella reception dell'albergo. |
Doccia
rinfrescante e poi piccolo riposino in un vero letto dopo notti
passate su scomodi materassini. Verso le 20 però abbiamo
dei ripensamenti sul braccio ferito, forse avremmo dovuto fermarci
al Pronto Soccorso di Muravera per un controllo. Sapete quando vi
viene un'idea fissa? Ecco! Abbandoniamo il nostro rifugio e ci mettiamo
a fare l'autostop per Muravera. Il braccio fasciato di Luisa fa
subito effetto, infatti dopo cinque minuti si ferma una gentilissima
coppia di mezzà eta, Enzo e Carmen, che ci accompagnano fino
alla porta del Pronto Soccorso. Sono preoccupati per noi e ci danno
perfino il loro numero di telefono, caso mai avessimo dei problemi
per tornare. Dopo la medicazione (nessun problema serio) in effetti
trovare un passaggio diventa complicato, un passaggio del medico
del Pronto Soccorso che va a fare una visita ci porta a Villaputzu,
poi una lunga attesa ci inchioda sotto un lampione, le automobili
incominciano a scarseggiare, quando incominciamo a preoccuparci
seriamente passa di lì Davide, un ragazzo che ci aveva già
visti prima mentre accompagnava a casa la fidanzata, ci porta fino
all'hotel nonostante non sia sulla sua strada. Ci mangiamo una pizza
e poi il solito mirto, originale! Hanno messo qualche fogliolina
congelata all'interno del bicchierino.
Km 56
9
Sveglia (niente smontaggio tenda oggi, eh eh!), colazione, carico
bagagli e giù in discesa verso Quirra, praticamente
quattro case in tutto. La strada prosegue quasi pianeggiante o in
dolce saliscendi in una verde campagna quasi selvaggia, i fiori
gialli del finocchio selvatico spuntano ai lati dell'asfalto. Sembra
il Far West, sulla sinistra vediamo montagne dalla cima piatta come
nel Grand Canyon, sentiamo muggiti in lontananza, immaginiamo mandrie
e carovane di pionieri in movimento. Passiamo San Nicola,
sulla destra una piccola chiesa romanica di mattoni rossi. Poi si
prosegue per chilometri incontrando solo stazzi e fattorie isolate.
Prima di Tertenìa la strada si sdoppia, andiamo a
destra, è una circonvallazione, poco dopo voltiamo ancora
a destra direzione Marina di Tertenìa. La strada inizialmente
pianeggiante incomincia lentamente a salire fino all'ultimo tratto
un po' impegnativo, a destra c'è un'area pic nic con relativa
fontana. Con la scusa di rinfrescarci ci riposiamo un po', l'acqua
non è freschissima, riprendiamo la salita che con un ultimo
strappo medio duro ci porta all'Arcu de Sarrala de Susu.
Inizia la discesa piuttosto tosta (da rifare al ritorno in salita,
argh!) che con alcuni tornanti ci introduce nella vallata che circonda
la Baia di Sa Foxi Manna. La strada prosegue poi in dolce
saliscendi, noi seguiamo le indicazioni per il campeggio, molto
belle le montagne di roccia rossastra che circondano tutto il paesaggio.
Dopo poco ci siamo, ecco il Camping Capo Sferracavallo,
spartano, semivuoto, piazziamo la tenda in un posto tranquillo (c'è
ampissima possibilità di scelta) c'è anche un piccolo
lavatoio solo per noi. Ci riposiamo in tenda dopo una breve sortita
nella piccola spiaggia rocciosa sulla quale si affaccia il campeggio.
Il sole è coperto, scendono le nubi a coprire le cime delle
montagne. Cena al campeggio con spaghetti alle vongole e bistecca.
Nel campeggio c'è un simpatico cagnetto dal nome Charlie
che sembra vagamente il cagnetto di pezza color stoppa di Mister
Bean.
Km 36
10
Giornata di riposo. Colazione
e poi si va alla lunga spiaggia sabbiosa qualche chilometro più
a Sud. Il vento sposta delle piccole piante spinose che rotolano
su se stesse fino alla riva del mare. Sembrano armi offensive di
un improbabile esercito della natura, occore essere molto attenti
nell'evitarle nelle loro evoluzioni o pestare le singole spine che
emergono a volte tra la sabbia. Il sole picchia, ci ripariamo sotto
l'ombrellino, poi torniamo in campeggio per un gelato e a leggere
nel nostro accampamento. Cena la ristorante con culurgiones, gamberoni
e calmari. Mirto al bar.
Domani si parte, destinazione Arbatax.
11
Sveglia presto, smontaggio tenda, spingiamo le nostre bici cariche
fino al bar, colazione e si parte che sono già le 9,45, non
abbiamo molta fretta, sappiamo che per uscire dalla vallata dovremo
risalire verso l'Arcu de Sarrala de Susu. Il sole picchia
per quell'ora del mattino, comunque la salita non è così
terribile come pensavamo, un po' di fatica, uno strappo finale e
siamo in cima. Una bella discesa e ci ritroviamo sulla 125, direzione
Tortolì - Arbatax. Poco più avanti scopriamo che la
strada è stata notevolmente ampliata, sembra una superstrada,
mentre ci fermiamo a dare un'occhiata alla cartina si ferma un contadino
su un trattore, chiede se abbiamo bisogno di aiuto. Ci dice che
più avanti è stata costruita una galleria, buono a
sapersi, proseguiamo sulla 125, poco prima della galleria montiamo
sulla bici le nostre luci (quelle dietro lampeggiano pure!). Fortunatamente
la galleria è tutta in discesa, pochi minuti e siamo fuori,
qualche km ancora e la nuova superstrada si interrompe (situazione
ad agosto 2002 ma proseguirà in futuro), ricomincia la vecchia
125, si sta molto meglio qui, la strada è un dolce saliscendi
che si snoda in una zona ricca di vegetazione. Raggiungiamo Cardedu
e poi Barisardo, sono le 13, ci facciamo un succo di frutta
e un caffettino piacevolmente seduti nel dehor di un bar. Da una
casa esce una donna che accompagna
un'anziana signora vestita con l'abito tradizionale sardo, gonna
lunga plissettata blu scuro, sottana bianca merlettata, camicia
bianca e fazzoletto nero sul capo. Sembra un'apparizione magica,
un salto nel tempo.
Ripartiamo in discesa, a destra troviamo la strada che porta a Marina
di Gairo e al mitico Camping Coccorocci incontrato nel nostro terzo
itinerario ma noi proseguiamo dritto verso Tortolì. Sulla
destra appaiono tre menhir posti l'uno in fila all'altro più
un quarto poco lontano. E' sempre bello verderli in mezzo ad una
campagna insolitamente verde per questa stagione. Qualche foto di
rito e si riparte, Tortolì, come dice il nome, ci
offre un tort-uoso percorso per Arbatax, una serie interminabile
di cartelli ci fanno girare alternativamente a destra e a sinistra,
poi finalmente sbuchiamo sul lungo rettilineo che porta ad Arbatax,
sulla sinistra scorre la ferrovia del trenino sardo. Siamo ad Arbatax,
proseguiamo verso Porto Frailis sul lato opposto del promontorio,
dove c'è uno dei nostri campeggi preferiti, il Camping
Telis, affacciato su un mare azzurro e roccioso. Montiamo
la tenda, ci rinfreschiamo e alle 16,30 siamo gà sparapanzati
su due belle sedie a sdraio nella piccola spiaggetta del camping.
Aspettiamo il tramonto sul terrazzo del bar con aperitivo e patatine,
sull'altro lato della baia una torre saracena si staglia sul profilo
del promontorio illuminata da una luce arancione. Cena al ristorante
del campeggio. Doppio mirto al bar (per recuperare quello del 6
settembre e anche perchè ne danno troppo poco!).
Km 53
12
Fine
della pista caro Kit, oggi si torna a casa, ma il traghetto partirà
solo ale 14 per cui possiamo farci ancora un bagnetto in santa pace
prima di smontare il campo e bardare i cavalli. Poi si va al porto
per l'imbarco, superiamo la fila di automobili e ci mettiamo in
prima fila, hey c'è un'altro cicloturista! Avrà circa
sessantacinque anni, vestito normale pantaloni lunghi e camicia
a quadretti, accanto a lui una bici dall'aspetto strano, grandi
borse, un cestino posteriore, telaio "da donna", due cavalletti
per tenerla su. Lui non dà confidenza, se ne sta lì,
impassibile come un lord inglese, sembra dire: "io non c'entro,
un tipo mi ha detto di guardargli la bici mentre lui è andato
un attimo a prendersi un caffè". Dopo alcuni sorrisi
di apprezzamento per il suo strano mezzo decidiamo di rispettare
la sua privacy, attendiamo il segnale per salire a bordo. Per la
prima volta abbiamo deciso di non dormire con il sacco a pelo sul
pavimento di qualche corridoio della nave, abbiamo preso il "copertino".
E' un'esperienza decisamente inquietante, infatti ci mandano praticamente
nel livello più basso della nave, sotto il nostro cubicolo
c'è solo più la chiglia e il mare, sembra di essere
in un sommergibile, siamo gli unici lì sotto. Come topi nella
stiva, tra scricchiolii e rumori vari si passa a' nuttata.
13
Tempo di fare colazione, qualche ora di attesa e siamo a Genova,
scendiamo tra i primi dal traghetto. Missione compiuta, il giro
della Sardegna è completo...
Km
totali: 230
|
|
|