Nel suo (già citato)
"La Dea Bianca", Marija Gimbutas ha tentata di penetrare
nei significati dei simboli Neolitici proponendone una classificazione,
secondo gli attributi della Divinità, nei seguenti quattro regimi
:
- Dispensatrice di Vita
- La Terra che si rinnova eternamente
- Morte e Rigenerazione
- Energia e Sviluppo
Queste categorie però si sovvrapongono per cui la Gimbutas non riesce
ricavare dall'ampio materiale iconico, il libro è illustrato con
più di 2000 immagini di sculture in pietra o argilla e di graffiti,
una chiave sistematica . Propongo dunque di affrontare questo tema da una
diversa angolazione, partendo cioè dalla domanda di cosa poteva
significare per l'uomo primitivo tracciare un segno, sia esso una forma
spaziale che un graffio o simile.
Il segno più semplice è ovviamente il punto, che può
essere una marcatura la contrapparte silenzioso di un suono (forse un colpo
di tamburo) che può significare, segnare, documentare, congiurare,
evocare, per esempio
- una presenza (hic et nunc), o un numero
- l'inizio o il finale di un evento (come in una frase),
- la rappresentazione di un centro, una sorgente, per esempio di un potere
(una radiazione o una emanazione di questa forza)
Da questo segno iniziale (iniziazione) può svilupparsi una linea
con una direzione (da/verso). La linea può essere diritta (orizzontale,
obliqua o verticale) oppure curva (continua come un cerchio o graduale
come una spirale). Punti o linee possono essere singoli o multeplici
evidenziando la ripetizione, l'alternanza, il ritmo o il numero. Dalle
linee e il loro spostamento nascono infine le superficie ed i corpi.
La classificazione formale dei segni bi- o tri-dimensionali è
già soggetto di sofisticati indagini, per esempio della topologia.
Per esempio, secondo Rene
Thom , si possono classificare le forme nelle loro origini e nelle
loro trasformazioni tramite modelli topologici come insieme di punti in
un dato campo morfogenetico che cercano una stabilità in accordo
con la seconda legge della termodinamica e nei limiti di distinti fasce
di probabilità (al limite del comportamento caotico). Egli sviluppa
la sua analisi con l'applicazione di complesse formule che sono fuori portata
dei comuni designers (molti sono allergico all'astrazione matematica)
Questo campo morfogenetico è determinato, nel caso particolare
dei segni nella comunicazione visiva, dalla particolare Pulsione
di Creazione di Forme dell'uomo che, motivato dalla sua neccessità
di sopravvivenza individuale e collettiva tra le forze della natura e della
società, utilizza i segni, e sistemi di segni come il linguaggio,
per la sua assimilazione e ed il suo accomodamento ambientale. Questi
segni sono dunque strumenti funzionali per l'organizzazione delle attività
umani.
Molti hanno indicato nell'invenzione di segni
( cioè di forme significanti ) da parte dell'uomo primitivo, l'origine
della religione e della scienza, e che la filosofia da Aristotele a Deleuze
sia in fondo una perenne ricerca dei significati e di una classificazione
dei segni, soprattutto dei segni verbali. C'è da chiedersi però
perché per i segni visivi sembra esisti nullo di paragonabile. Anche
la morfogenetica che René Thom ha creato sulla scia di altri come
Conrad Waddington, Plateau e altri, con il primario obiettivo di classificare
le forme nella natura, risulta meritevole ma tuttavia insufficiente per
la classificazione dei segni creati dall'uomo. A noi designers servirebbe
invece una classificazione dei segni visivi che, oltre ad essere più
maneggievole di quella di Thom, tiene conto del loro uso strumentale, cioè
dei loro significati. Per questo motivo propongo nel seguito una elementare
classificazione delle forme simboliche, o segni, partendo da una teoria
della forma ben conosciuta: la Teoria della Simmetria, per svilupparla,
utilizzandola nel seguito per la nostra indagine, anche se più complessa,
con l'ausilio della semiotica di Charles Sanders Peirce.
In verità, la Simmetria, in una versione semplificata derivata
dalla matematica (Jacob Steiner, 1836), dalla biologia (D'Arcy Wentworth
Thompson, 1917) e dalla cristallografia (Andreas Speiser, 1927 e prima
ancora in 1891, E.S.Fedorov), è già una piattaforma comune
dei cosiddetti Corsi di Basic Design in molte scuole di design.
Il testo più populare su questo soggetto è forse
"La Simmetria", di Hermann Weyl (1885-1955), (Princeton, U.S.A.,
1952), trad.it., Feltrineli, Milano, 1962. Weyl tratta nella sua teoria
della ripetizione di segni, qui chiamati 'motivi', identici, simili
o assimilabili, in strutture totalmente o parzialmente regolari. Queste
regolarità sono stati classificati tramite le seguenti 'operazioni':
- traslazione (T),
- rotazione (R),
- riflessione (S),
- dilatazione (D).
Queste possono presentarsi in molte combinazioni (per Weyl e Fedorov esse
sono essenzialmente 17).
Per i nostri scopi si può considerare la riflessione un caso
speciale della rotazione e ridurre il numero di operazioni semplici a tre:
T, R, e D.
Le diverse operazioni nelle figure o segni, avvengano ad 'intervalli'
regolari come, nel caso della traslazione, la lunghezza d
e la direzione (su/giù, sinistra/destra, avanti/dietro) e, nel caso
della rotazione, come l'angolo a
(nel senso orario/contro orario) e, nel caso della dilatazione, come la
variazione l di una distanza o di un
angolo a in rispetto al suo origine (aumento
o diminuzione).
La mia precedentemente dichiarata intuizione riguardante l'Ursign
conduce ora alla seguente domanda:
I motivi, le operazioni base e gli intervalli rappresentano
forse
rilevanti concetti del pensiero, o segni
nella cultura dell'uomo neolitico, o persino dei suoi antenati?
MOTIVI NEL NEOLITICO
Alcuni motivi semplici (derivati dal punto) postrebbero spiegarsi semioticamente
come creati con operazioni simmetriche e interpretati come segni dotati
d senso, in termini Peirceani come segue:
-
una linea retta, che risulta da una traslazione
T , rappresenterebbe un oggetto o essere nello spazio-tempo. Come segno
costituisce l'evidenziazione della percezione di questa presenza da Peirce
nominato un qualisegno, o sinsign. Questo segno potrebbe considerarsi dunque
come la documentazione del concetto stesso dell'essere;
-
una linea curva, che risulta da una rotazione
R, rappresenterebbe la divisione di un io/altro, l'io posto all'interno
della curva. Essa indicherebbe la presupposta esistenza delle due sfere,
il mondo terrestre e l'altro mondo, e la possibilità di comunicazione
tra questi. Questi segni creano diversità, o classe, per cui appartengano
alla categoria dei Legisegni di Peirce;
-
una spirale (o un insieme di annelli concentrici)
come espansione, esemplifica la dilatazione D e potrebbe rappresentare
l'influenza o l'invasione o l'extensione di dominio o di un potere. Questi
sono segni di un livello superiore, direttamente legati con la Divinità,
nominati simboli nella classificazione Peirceana. La semiosi simbolica
o allegorica è, sin dai tempi neolitici, un modo, l'unico, per penetrare
nei misteri dello Sacro.
OPERAZIONI NEL NEOLITICO
Possiamo tentare di assegnare una funzione alle operazioni semplici
come segue:
T |
l'operazione della Traslazione come multiplicità
o essere multiplo |
1° esempio: linee parallele (traslazione del motivo
della linea retta) è un simbolo della pioggia, di un fiume o dell'acqua,
significando fertilità;
2° esempio: la croce a quattro braccie (rotazione del motivo della
linea retta) è il simbolo del sole che rinasce ogni giorno, significando
regenerazione;
3° esempio: il segno della V (rotazione del motivo della linea
retta) o la sua versione raffoezata (ottenuto dalla traslazione come un
chevron) è l'emblema della Dea Uccello nota sin dal Paleolitico
Superiore, derivata dal triangolo (pubico, vulva), simbolo della Dea Bianca
che genera vita, morte e rinascita di ogni essere
(nota 7) |
R |
l'operazione della Rotazione come connessione tra
il mondo terrestre e la Dea |
1° esempio: la linea curva indica dare (offerta) e ricevere;
2° esempio: il raddoppio speculare rappresenta la vulva, origine
della vita;
3° esempio: la linea serpentina, come traslazione e rotazione della
linea curva, significa il serpente o l'eterno ritorno;
4° esempio: archi multipli, come dilatazioni della linea curva,
rappresentano passaggi nell'alro mondo, anche come stadi di trance di questi
passaggi. |
D |
l'operazione della Dilatazione di un punto centrale come segno
di un dominio e la sua estensione, simbolo di un Potere Divino che permea
tutto il creato |
per esempio: la spirale, il labirinto, l'intreccio che sono
simboli del regno della Dea Tripla e delle difficoltà ed i pericoli
del suo accesso. | La quarta operazione della simmetria consiste nella proiezione di un motivo
su se stesso, chiamato Identità, che ha però soltanto senso
nella applicazione della Teoria dei Gruppi alla Teoria della Simmetria
e che non è rilevante per la nostra indagine.
Operazioni più complesse potrebbero spiegare concetti più
complessi, come:
la linea zig zag o Linea ad M (traslazione
del segno a V)
(da Gimbutas p.23)
|
questo segno significa generalmente acqua, ed era consciuto nell'antico
Egitto come un geroglipho (in greco m ) con
il significato di dispensatrice di vita.
. |
una spirale (risultata da una Traslazione
ed una rotazione) significa crescita, vita, energia della Dea.
imagine di una spirale |
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una linea ondulata (consistente di una
Traslazione e una Rotazione
(da Campbell , p.18)
|
simbolo di un serpente che significa vita e morte, guardiano della
sorgente di vita
Questa tavoletta votiva del Pireo mostra il serpente come lo Zeus Olimpico
Meilichios
|
la losanga (consitente dalla Traslazione
del motivo della linea retta e la quadrupla Rotazione a 90° a una data
distanza di un centro.
imagine di una losanga |
significa il grembo, l'utero e la moltiplicazione della spezia | Posso a questo punto suggerire la costruzione di una credibile e pratica
classificazione in quale ogni classe si referisce ad una operazione simmetrica
diversa. Le 'operazioni', i 'motivi' e gli 'intervalli' presentano in questo
sistema simbolicamente la ricchezza delle credenze e della conoscenze dell'uomo
neolitico, ed in particolare il suo rispetto o terrore per la Dea Bianca.
Questo programma andraebbe completato dalla classe, meno astratta e non
meno importante, degli simboli iconici che rappresentano animali, esseri
umani ed artefatti o parti di essi. |
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