Il piccolo pianeta orbitava attorno al suo sole, gli abitanti
ignari della minaccia che li sovrastava. Era comprensibile, visto che
la loro tecnologia stava entrando in un periodo paragonabile
all'inizio del diciannovesimo secolo terrestre. Percio' continuavano
con le loro vite, senza sapere della grossa nave spaziale cubica che
si stava avvicinando al loro mondo.
La nave entro' in un'orbita alta e inizio' a fare le sue scansioni.
Era grossa abbastanza da poter essere vista da terra. Molta gente
discuteva su cosa fosse e sulle conseguenze del loro futuro. Come
naturale, quando si affronta l'ingoto, le discussioni degenerarono in
panico quando i residenti cercarono rifugio, convinti che fosse vicina
la fine del loro mondo.
Inconscia del dramma che stava causando, la grossa nave rimase li',
continuando le sue analisi.
Fortunatamente per loro, il livello di tecnologia era troppo
primitivo per essere di qualche interesse per gli alieni. Si giro' e
lascio' il sistema silenziosamente come ci era entrata. Lentamente le
vite laggiu' tornarono alla normalita', quando realizzarono che
l'Armageddon non era previsto per quel giorno.
Si', il mondo era troppo primitivo per loro. Ma la ragione che
indusse la nave a lasciare il pianeta era un'altra. Aveva rilevato una
sorgente di energia subspaziale a diversi anni luce di distanza, di
un tipo che indicava una nave spaziale, sconosciuta, ma avanzata.
Avanzata abbastanza per loro. Per venire assimilata.
E se avessero resistito all'assimilazione? Irrilevante. La
resistenza era inutile. Sarebbero stati assimilati. Sarebbero entrati
a far parte dei Borg.
Tutto sarebbe diventato Borg.
La nave spaziale che aveva attirato l'attenzione dei Borg si
muoveva lentamente, le superfici cristalline incrinate e oscurate.
L'unico occupante era mal messo allo stesso modo. Mugugno',
riprendendo lentamente conoscenza, quindi si guardo' intorno prima di
chiedersi l'ovvia domanda. "Che e' successo? Dove sono?"
Lentamente i ricordi recenti riaffiorarono e chiuse il pugno con
rabbia. Aveva catturato le Sailor Senshi. L'unica che era rimasta era
Sailor Moon, e non aveva possibilita' di fronte al suo potere. Sarebbe
bastato poco tempo per sconfiggerla definitivamente. Se non fosse
stato per quella... quella... quella piccola mocciosa dai capelli
rosa... In qualche modo aveva danneggiato il sistema principale di
energia, causando un ritorno di potenza massivo che aveva danneggiato
ogni sistema e il cui risultato fu quella esplosione...
Quel ricordo lo fece calmare. Come poteva essere ancora vivo?
Quando cedette il sistema principale, la nave avrebbe dovuto essere
distrutta con lui.
Non importava. Poteva trovare la risposta piu' tardi. Prima doveva
cercare di riparare la nave, quindi avrebbe potuto progettare la sua
vendetta. Contro quelle che l'avevano abbandonato e tradito. E contro
le Sailor Senshi.
Specialmente contro Sailor Moon. E quello scemo mascherato.
I suoi pensieri vennero interrotti dall'apparizione di una figura
vicino a lui. Sembrava molto strano, un misto fra umano e macchina con
la pelle molto pallida. Si muoveva lungo l'area, facendo scansioni
costanti. Non sembrava interessato a lui, ma alla nave. Mentre
conduceva le sue scansioni, si mosse verso di lui diverse volte, ma
non gli diede mai un secondo sguardo, ignorandolo. Alla fine non
pote' tollerarlo ulteriormente. "Che stai facendo qui?" chiese.
La creatura lo ignoro' di nuovo, e continuo' ad esaminare l'interno
della nave.
"Mi permetta di presentarmi. Io sono Rubeus!" Scaglio' una scarica
di energia contro l'intrusore, causandogli una grossa ferita nel petto
che lo fece cadere al suolo.
Prima di potersi congratulare, un altro intrusore apparve e riprese
da dove il precedente era stato interrotto. Rubeus stava per fare lo
stesso con questo, ma si senti' teletrasportato via dalla sua nave. Si
guardo' attorno per vedersi in una vasta camera. Da dove si trovava,
poteva vedere dozzine, centinaia, forse migliaia di alieni
uomo-macchina.
Dal nulla e dappertutto risuono' una voce: "Abbiamo valutato la tua
nave come inferiore tecnologicamente e troppo danneggiata per poterci
resistere. Rimarrai qui per essere assimilato. Se resisterai, verrai
distrutto."
Rubeus rabbrividi' internamente. Sembrava che migliaia di voci
fredde e meccaniche parlassero come una sola. Ancora, si rifiuto' di
essere intimidito. "Assimilazione?!? Voi creature dovete imparare
molto da me. Sono piu' potente di quanto sembri."
"La potenza e' irrilevante. Dovrai cedere."
"Chi siete voi?"
"Noi siamo i Borg. La tua esistenza come la conosci e' terminata.
Aggiungeremo le tue caratteristiche biologiche e tecnologiche alle
nostre. Sarai assimilato. La resistenza e' inutile."
Rubeus sorrise. "Lo vedremo!"
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Space -- The final frontier.
These are the voyages of the starship Enterprise.
It's continuing mission -
to explore strange new worlds...
to seek out new life and new civilizations...
to boldly go where no one has gone before.
Sailor Trek: The Next Generation
Un Borg da ricordare...
Capitolo 1 - L'apparizione delle Sailor Senshi
Storia originale di Bill Harris
Traduzione ed adattamento di Ezio "Bosk" Boscani
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Usagi sedeva arrabbiata al suo banco. 'A volte la vita e'
totalmente ingiusta!' Non era arrivata in ritardo di piu' di due
minuti e Ms. Haruna la aveva messa in punizione. 'Magari il suo
ragazzo le ha dato buca.'
Guardava con impazienza l'orologio. Non mancava molto, e sarebbe
potuta andare. Se avesse corso, non sarebbe arrivata troppo tardi
all'appuntamento con Mamoru. Oh, aspetta... Si era appena ricordata
che le Senshi dovevano riunirsi al tempio prima. Si acciglio' al
pensiero di dover sopportare un'altra romanzina da Rei sulla
puntualita'.
Alla fine, dopo aver aspettato il lento scorrere del tempo, Ms.
Haruna le diede il permesso di andare. "Grazie, Ms Haruna. Non saro'
piu' in ritardo, promesso! Bye!" disse fuggendo fuori dalla porta.
Improvvisamente ci fu un lampo di luce accompagnato da uno strano
suono e Usagi svani' senza lasciare traccia.
Haruna si alzo' e si guardo' intorno prima, e nel corridoio poi, ma
Usagi non era piu' in vista. 'E' successo, finalmente' penso'. 'Quella
ragazza e' riuscita a farmi avere le allucinazioni.'
"Huh?" Usagi si guardo' intorno, nella stanza. Non era il corridoio
della scuola. Di fatto, non aveva mai visto quel posto prima d'allora.
La maggior parte del mobilio sembrava tipica di una suite di un hotel,
ma alcuni manufatti sembravano cosi'... alieni.
La statua sul tavolo, per esempio. Raffigurava due figure che
combattevano, ma le facce non sembravano umane.
E c'erano quelle armi appese al muro. Almeno, credeva che fossero
armi. Le lame erano molto affilate, ma piegate in una maniera che non
aveva mai visto in nessuna spada o altre armi bianche. Non aveva mai
visto nessuno della Negaforce usare qualcosa del genere. Lo stesso si
poteva dire per la Black Moon.
Giro' per la stanza in silenzio per un po', poi decise di vedere se
c'era qualcuno. "C'e' nessuno?" Senti' un suono sibilante alle sue
spalle, quindi si scontro' contro qualcuno. "Oh! Mi scusi, io..." la
sua voce svani' quando ebbe una buona visuale dell'uomo contro cui
aveva cozzato. Era alto, oltre due metri, con una pelle molto scura.
Era vestito con un'uniforme di qualche tipo color nero e oro che le
sembrava familiare, con una grossa fascia metallica. Ma non fu quello
che la blocco'.
Erano quelle increspature sulla fronte. Come quelle della statua.
Lui la guardo', apparentemente controllando la propria tempra. "Che
sta facendo qui?" domando' con una voce alta e penetrante. "Come e'
entrata nel mio alloggio?"
"Um... Io... Um.." si blocco', sentendo il panico salire dentro di
lei lentamente. "Chi e' lei?" riusci' a chiedere alla fine.
"Sono il tenente Worf. Ora, risponda alla mia domanda. Cosa sta
facendo nel mio alloggio?"
"NON LO SO!!!" Usagi grido' con tutta la voce che aveva. "CHE POSTO
E' QUESTO?? VOGLIO ANDARE A CASA!! WAAAAAAAAAAAAAA!!!"
L'ufficiale Klingon sussulto' visibilmente quando la ragazza
lascio' partire un urlo lacerante. Dovette coprirsi le orecchie.
Ami si guardo' attorno nella stanza. C'era qualcosa di stranamente
familiare in quel posto, anche se non sapeva come fosse finita li'.
Comunque, la prima cosa da fare era capire dove si trovava. Ora se
solo avesse potuto ricordare perche' quella stanza le stava dando una
sensazione di deja vu...
Un momento. Lei era stata in quella stanza prima... o almeno una
molto simile. Assomigliava all'infermeria dell'Enterprise, solo
sembrava piu' avanzata. Trovo' cio' che sembrava un terminale del
computer nella stanza attigua. Premette cio' che sperava essere
l'interruttore e vide che lo schermo si accese, ma cio' che era
scritto sullo schermo attiro' la sua attenzione prima di qualsiasi
altra cosa.
"USS Enterprise NCC-1701-D" lesse. Sedette silenziosamente per un
momento, digerendo le ultime informazioni. "Dev'essere una nave
stellare della Federazione, pero' piu' avanti nel tempo di quella di
Kirk. Ma quanto piu' avanti? Computer, qual'e' la data stellare
attuale?" chiese.
"Data stellare 45237.4" fu la risposta.
Noto' che la voce del computer era migliorata, e fece dei rapidi
calcoli mentali. "Piu' di cento anni dopo" disse. Questo poteva
combaciare con la tecnologia piu' avanzata che aveva visto. "Ma come
sono arrivata qui?"
"Potrei farti la stessa domanda" disse una voce dalla porta. Presa
di sorpresa, Ami guardo' e vide una attraente donna dai capelli rossi
che stava in piedi. Era apparentemente di un'eta fra i trentacinque e
i quaranta, ed era vestita con un'uniforme azzurno-nera simile a
quella di Spock e di McCoy, ma indossava anche un camice azzurro. "Non
sono abituata ad avere estranei in infermeria. Tu chi sei?"
"Mi spiace di trovarmi qui." disse Ami in maniera apologetica "ma
sinceramente non ho idea di come ci sia arrivata. Pochi istanti fa
ero a Tokyo, ma ora sono qui. Io sono Mitzuno Ami."
"Sono Beverly Crusher, Ufficiale medico capo." rispose "Vediamo di
capire come sei arrivata qui."
Rei si stava innervosendo davanti al fuoco sacro. Era gia'
abbastanza che Usagi fosse in ritardo, ma ormai da lei se lo
aspettava. Ma dov'erano le altre? Non era da loro essere in ritardo, o
almeno le avrebbero fatto sapere che ritardavano. Specialmente Ami.
Chiuse gli occhi per meditare e calmarsi. In un istante il caldo
confortevole del fuoco svani'. Apri' gli occhi e guardo'. Ovviamente
non era piu' al tempio. Tutto attorno a lei c'era una vasta varieta'
di piante con uno stretto passaggio fra di esse. Pur non essendo una
botanica, alcune delle piante le sembravano chiaramente aliene. Si
alzo' e comincio' a guardarsi attorno, cercando di capire dove si
trovasse. Penso' subito di trovarsi in una specie di palazzo.
Dopo un breve giro, si trovo' di fronte ad una serie di finestre.
Sperando di trovare delle risposte, si avvicino' e guardo' fuori.
Invece trovo' altre domande. Vide solo oscurita', con migliaia di
stelle visibili. E alcune di esse erano visibili solo come strisce di
luce, come se si stesse muovendo ad un'incredibile velocita'. "Sono su
una nave spaziale" disse a bassa voce.
"Scusami." Rei si giro' verso la voce. Era una donna attraente,
sulla trentina, con capelli neri lunghi all'incirca come quelli di
Makoto.
Ma i suoi occhi...
I suoi occhi non sembravano avere un'iride, erano completamente
neri.
"Il mio nome e' Deanna Troi, consigliere di bordo. Sto percependo
una grande confusione in te. C'e' qualcosa che non va?"
"Lo puo' ben dire" rispose Rei.
Guinan guardo' nel Ten Forward. Sentiva che stava per succedere
qualcosa, qualcosa dove *lui* aveva a che fare. Il chiaro lampo di
luce che conosceva attiro' la sua attenzione verso una delle finestre,
annunciando l'apparizione di una ragazza alta, dai capelli castani.
Guinan penso' che avesse piu' o meno l'eta' di Wesley Crusher.
Ovviamente le apparenze potevano ingannare quando *loro* erano
coinvolti. Guardo' la ragazza intensamente per un momento. No, era
definitivamente umana... ma non era solo umana. C'era qualcosa di
piu' in lei.
Guinan scosse la testa. Che cosa stava combinando quella entita'
questa volta?
Makoto si guardo' attorno confusa. L'ultima cosa che si ricordava
era che stava arrivando al tempio. La cosa successiva era che si
trovava li'... dovunque il *li'* fosse. Comunque sembrava una specie
di salotto. Diverse persone attorno a lei la stavano guardando.
Evidentemente il fatto di trovarsi li' era un mistero per lei come per
loro.
Ora che ci pensava, c'era qualcosa di familiare nei loro vestiti...
Ovviamente erano uniformi di qualche tipo, ma dove le aveva gia'
viste?
Sperando di capire dove fosse, guardo' attraverso la grossa
finestra che le stava vicino e rimase stupita dalla visione. Stelle,
migliaia, tutte attorno. Alcune passavano velocemente.
"Non sei di queste parti, vero?"
Presa di sorpresa, Makoto si giro', pronta a combattere. La donna
che le si era avvicinata silenziosamente non era evidentemente una
minaccia, penso'. Si rilasso' un poco. "No, non lo sono. Non so
neanche dov'e' che mi trovo."
Guinan sorrise e annui'. "Lo penso anche io. La gente non ha
l'abitudine di apparire dal nulla, anche su questa nave."
Makoto guardo' fuori di nuovo. "E' una specie di nave spaziale,
vero?"
"Una nave stellare, ma e' quasi lo stesso. Io sono la barista, e
di solito curo le cose qui attorno. Ti posso offrire qualcosa?"
Makoto fece una risata. "Che ne dici di un viaggio verso casa?"
Geordi alzo' lo sguardo dal pannello diagnostico. Poteva giurare di
aver sentito qualcosa. Entro' nella camera del nucleo a curvatura e
quasi non credette a quello che gli mostrava il visore. C'era una
giovane ragazza bionda, attorno ai quindici anni. Stava guardando
alcuni pannelli della sala macchine. "Hey! Non toccare!"
La ragazza salto' alla voce, e la sua mano scivolo' lungo il
pannello. Geordi corse al suono dell'allarme e resetto' velocemente il
sistema. La guardo' attraverso il visore. "Chi sei?" chiese. "E che
stai facendo qui?"
"Mi chiamo Aino Minako." si guardo' attorno. "Um... Mi puo' dire
dove mi trovo? E chi e' lei?"
"Sono il capo ingegnere Geordi LaForge. E tu ti trovi nella sala
macchine." Lo sguardo della ragazza era ancora piu' imbarazzato.
L'uomo provo' con qualcosa di piu' generico. "Sulla nave stellare
Enterprise."
"Enterprise" La ragazza si guardo' attorno. "Ma tutto questo sembra
piu' avanzato rispetto a quando sono stata qui." e per enfatizzare,
indico' i pannelli.
Ma calcolo' male la distanza, e tocco' i controlli di nuovo. Come
prima, l'allarme entro' in funzione e questa volta il computer
aggiunse "Attenzione! Contenimento dell'antimanteria in diminuzione.
Il nucleo a curvatura esplodera' fra trenta secondi."
Geordi la sposto' rudemente e inizio' velocemente a lavorare ai
controlli. Fortunatamente il disallineamento non era eccessivo e fu in
grado di riportare il tutto sotto controllo.
Fece un profondo respiro, cercando di calmarsi. Quello che era
appena successo era impossibile, si disse. Ci dovevano essere sistemi
di sicurezza per prevenire modifiche accidentali ai controlli che
causassero problemi come questi.
Ma nonostante tutto, l'aveva visto succedere. Due volte.
"Fammi un piacere!" le disse. "Non toccare nient'altro qui dentro."
Minako lo guardo' in silenzio, leggermente contrariata.
Artemis esamino' la stanza per quella che sembrava essere la
millesima volta. Oltre alla porta, non riusciva a vedere nessun'altra
uscita. E sembrava bloccata. E non lo aiutava il fatto che l'altro
occupante della stanza, una gatta, stava miagolando costantemente e si
strusciasse contro di lui.
Cio' lo scosse come se avesse ricevuto una martellata. "Oh, bene!"
borbotto'. "Che fortuna!" La gatta era in calore.
Luna lo avrebbe ucciso.
Data entro' nel suo alloggio, e fu sorpreso dalla scena che gli si
paro' di fronte. Aveva preso tutte le precauzioni per evitare che Spot
uscisse dall'alloggio finche' era in quelle condizioni, con un certo
successo. Ma nonostante i suoi sforzi, un altro gatto, apparentemente
maschio, era riuscito in qualche modo ad entrare nel suo alloggio.
Spot voleva accoppiarsi con lui.
Date le sue condizioni, non era una sorpresa.
Cio' che era sorprendente era che il gatto bianco stava cercando in
tutti i modi di evitare Spot. Infatti fece un balzo incredibile e gli
salto' sulla sua spalla.
"Non dovresti essere in questa stanza quando Spot e' in queste
condizioni." Il gatto bianco gli rimando' uno sguardo frustrato, come
per dire 'E lo vieni a dire a me?'
Data osservo' l'intruso. "Attualmente ci sono altri ventitre gatti
sulla nave, undici dei quali maschi. Ma non riesco a trovarne uno che
ti assomigli a bordo dell'Enterprise."
Quando disse "Enterprise", gli occhi del gatto si aprirono, come
attoniti. L'androide si acciglio'. Cio' indicava un livello di
intelligenza che superava quello dei normali gatti. Naturalmente era
possibile che il tutto fosse una risposta ad uno stimolo auditivo, ma
scarto' questa ipotesi. Data apri' il suo tricorder ed esamino'
attentamente il gatto. Sembrava essere in tutto un gatto normale, ad
eccezione di quella strana luna crescente con le punte rivolte verso
l'alto sulla sua fronte. E l'espressione del muso poteva suggerire...
intelligenza.
Poteva anche essere senziente?
L'androide valuto' il caso. Aveva gia' visto quel simbolo prima,
legato a felini senzienti. Accedette alla sua memoria interna e
richiamo' il riferimento pochi picosecondi dopo, i diari della nave
USS Enterprise.
Poteva essere uno dei due felini incontrati? Si sedette al
terminale del suo computer. "Computer, accedere ai diari di bordo
della USS Enterprise NCC-1701. Data stellare 5046.7. Iniziare
riproduzione, massima velocita'."
Fermo' la riproduzione dopo pochi minuti, quindi scelse le sequenze
piu' appropriate. Alcuni tocchi sui controlli mostrarono la foto che
cercava. La esamino' attentamente, comparandola col gatto che stava
tenendo in braccio. Meno dello 0.005 percento di differenza.
"Ciao Artemis. Io sono il tenente comandate Data."
'Sembra essere uno di quegli sbalzi' penso' Riker. Stavano
arrivando diversi rapporti di persone che apparivano da diverse parti
della nave. Finora erano tutte ragazzine. Almeno, cosi' aveva capito
da Worf che il suo incontro era con una ragazza. Non ne era sicuro
visto il rumore.
In ogni caso, bisognava avvisare il capitano. Finora i visitatori
non sembravano una minaccia, ma le cose potevano cambiare in fretta.
Stava per andare nell'ufficio del capitano, quando senti' un rumore
che aveva gia' sentito e che odiava. Il suono di un teletrasporto Q.
Un giovane sulla ventina era apparso fra le poltrone e la
navigazione.
Non sembrava una minaccia, ma Riker aveva imparato a non fidarsi delle
apparenze. Il costo di quella particolare lezione era quasi costato la
vita a Geordie. "Sicurezza sul ponte. Allarme intruso." Fece due passi
verso l'intruso e chiese "Chi diavolo e' lei?"
Prima che potesse rispondere, una coppia di uomini della sicurezza
uscirono dal turbolift, con i phaser spianati. Mise le mani avanti in
un gesto difensivo "Ehi! State calmi! Non so come sono arrivato qui,
ma non voglio far del male a nessuno!"
"Lieto di sentirlo" rispose Riker. "Ma spero che capira' se
prendiamo delle precauzioni finche' non lo verificheremo. Ora, chi e'
lei?"
"Mamoru" rispose. "Chiba Mamoru. Puo' sembrare una domanda stupida
ma... Dove sono?"
Picard guardo' la sua scrivania. La gatta nera era appena apparsa e
lo guardava. "Ora, come diavolo sei arrivata qui?"
'Credimi, vorrei saperlo' penso' Luna. Guardo' la stanza. Era ben
arredata, ma sembrava un ufficio. Una zona dove lavorare, insomma.
Il campanello suono'. "Avanti." disse Picard.
Riker entro' nella stanza, ma si fermo' quando vide il gatto. "Un
gatto, signore? Non credo che i pesci lo gradiranno."
Luna lo fulmino' con lo sguardo. 'Per favore!'
"Non e' colpa mia, Numero Uno." rispose Picard. "E' appena apparsa
qui dal nulla.'
Riker sembrava agitato. "Sta diventando un fenomeno frequente.
Questo ragazzo e' appena apparso sul ponte." Indico' Mamoru che stava
ancora vicino alla navigazione. Due persone della sicurezza gli
stavano vicino, tenendolo d'occhio. Luna salto' giu' dalla scrivania e
corse verso Mamoru, che la prese in braccio.
"Luna! Che ci fai qui? Come ci sei arrivata?"
"Immagino allo stesso modo in cui sei arrivato tu" gli rispose
bisbigliando, in modo da non farsi sentire dalle guardie. "Anche se
non so dove ci troviamo."
Picard si diresse verso Mamoru. "Sembra conoscerla, signor...?"
"Chiba. Chiba Mamoru. Questa e' Luna."
"Capitano Jean-Luc Picard. E' la sua gatta?"
"No" rispose Mamoru. "E' della mia ragazza, Usagi."
Picard decise di mettere da parte il tutto per un attimo. "Ha detto
che ci sono state altre apparizioni, Numero Uno."
Riker annui'. "Si', signore. Abbiamo diversi rapporti di altre
apparizioni sulla nave. Infermeria, giardino botanico, Ten Forward,
sala macchine. E... Penso che Worf abbia fatto rapporto dal suo
alloggio."
"Pensa?"
Riker alzo' le spalle. "C'era qualcosa che stava facendo un baccano
infernale. Ho fatto accompagnare tutti al Ten Forward."
"Sembra che sia Usagi." disse dolcemente Mamoru.
Luna sospiro' guardando il ponte. C'era una targa alla destra del
video che colpi' la sua attenzione. Si avvicino' e la osservo'
attentamente.
No, non poteva essere...
Picard chiese "Abbiamo qualche idea su come questa gente sia salita
a bordo della..."
"ENTERPRISE!" urlo' Luna.
"Luna!" disse Mamoru, impreparato. Picard e Riker guardarono
stupiti la gatta, per altri motivi.
"Oh, non ancora!" disse Luna con voce piu' calma.
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TO BE CONTINUED