Molto PULP
...pure troppo

1. UNA MORTE DEL CAZZO

-E dai! Vieni, muoviti!-
Jonas le aveva preso il polso ed ora la tirava dietro di sé lungo un
serpente di fango e sassi che qualcuno avrebbe considerato un sentiero. Le sterpaglie crepitavano sotto i piccoli piedi di Elizabeth, schioccavano ad ogni singolo passo e gemevano.
-Non so, non credo...-
-Cazzo, sta zitta!!- disse lapidario Jonas trapassandole il cranio con lo
sguardo e continuando a tirarla per il braccio.
Il petto di Elizabeth sussultava combattuto fra  eccitazione, paura e
stanchezza; ora cominciava ad intravedere la loro meta, una baracca
circondata da un orgia di piante e rami che si aggrovigliavano l'un l'altro.
Da lontano sembrava in pessime condizioni, da vicino ci si rendeva conto che era così. Una porta rimaneva disperatamente in piedi mentre un paio di ante, che avevano ceduto alle angherie del tempo, ora giacevano svilite in mezzo alla terra sotto la finestra che avevano servito.
-Jonas...Io non...-
Jonas si fermò di scatto e lei finì contro la sua schiena. Ora lui le aveva
lasciato libera la mano.
-Cazzo, non mi faccio fottere per il culo da nessuno io. Che c'hai in testa?
Mi hai detto tu 'va bene facciamolo' e adesso? Adesso cambi idea, eh?-
Elizabeth soffocò il pianto in un singulto.
-Non è che cambio idea...-
-Bene, allora tutto come prima. Forza, non si torna indietro!- Così dicendo le riprese il polso e la tirò fin davanti alla porta sbilenca. Elizabeth colse un puzzo come poche altre volte aveva sentito, escrementi mischiati al penetrante olezzo del bosco marcescente. Jonas spalancò la porta e furono subito dentro.

-Jonas...-
-Zitta-
Jonas guardava attorno, il posto era la solita merda. Quattro pareti ed un
cazzo di tetto, quattro o cinque metri quadrati, non di più. Un tavolo
traballante e dimora di funghi, una stufa a legna che non prendeva un tronco nel suo culo di ferro da almeno mille anni, due sedie ed un sgabello. Un armadietto con tre scaffali appeso alla parete e un letto dove scopare in santa pace quando trovi una ragazzina così idiota da farsi trascinare quassù (il materasso era la cosa più decente, ce l'aveva portato Jonas pochi mesi prima). E fin qui tutto bene. Poi c'era una stronza lanterna, di quelle ad olio, sul tavolo che le altre volte non c'era stata neanche per il cazzo. E in mezzo alla stanza un coso... un trespolo o come-cazzo-si -chiama, un coso dove ci metti su la legna per tagliarla con la sega, una merdosa novità anche questa.
-Jonas, non avevi detto che nessuno veniva mai qui?-
-Già. Che cazzo, la lanterna è mia la uso quando sto qui la notte...-
Elizabeth gettò verso Jonas uno sguardo sfiduciato ma lui la mise a tacere
con una smorfia. Poi sorrise in maniera stranamente dolce e complice.
-Scusa, non è che sono incazzato con te è... è che sono emozionato...
insomma è la prima volta anche per me-
Elizabeth lo guardò da sotto le sopracciglia con occhi da cerbiatta poi si
umettò le labbra con un veloce passaggio della lingua.
-Davvero?- chiese dubbiosa e speranzosa allo stesso tempo, chissà perché
aveva creduto che Jonas fosse stato già con qualche altra ragazza. Be', a
dirla tutta a scuola c'erano ragazze che giuravano ti esserselo fatto ma
forse erano tutte balle e comunque a lei piaceva pensarla così.
-S-sì. Ma non dirlo a nessuno?- disse Jonas fingendo imbarazzo.
-Che dici? Fra poco non sarà più vero e non avrò più niente da dire su
questo...-
Jonas assentì poi le si avvicinò, le prese la nuca con la mano destra ed
avvicinò le sue labbra alle proprie.

Cinque o sei se n'era scopate con la storiella del duro verginello. Cazzo,
le ragazze sono proprio troiette cretine, basta sparargli un paio di
stronzate sull'amore e farsi vedere duro e cattivo (anche con loro), se poi
avevi l'iniziativa ed il posto, potevi scommeterci che in dieci giorni di
corteggiamento (che si traduceva nell'invitarle da qualche parte e dar loro
buca) te le trovavi a succhiarti il cazzo in quella maniera impacciata
caratteristica delle bimbette. Ma sì, credi quel cazzo che vuoi puttanella,
fattelo sbattere in pancia e poi fanculo, chi ti rivede più. Jonas pensava
così di tutte quelle che si era fatto. Jonas aveva quindici anni suonati e
di solito fotteva le coetanee, questa qui era un po'  giù d'età ma che
cazzo, un buco è sempre un buco. Mentre cacciava la lingua in gola alla
vacchetta un occhio gli cadde su un paio di mozziconi di sigarette
schiacciati sul pavimento, cazzo lì c'era stato qualcuno, poco ma sicuro.
Be' , al diavolo i merdosi viandanti/cacciatori/vagabondi che non aveva un
cazzo di meglio da fare che fumarsi delle sigarette in una cazzo di baita
non loro. Questo pensava Jonas mentre cercava di strizzare le tettine minute di Elizabeth, di certo non poteva immaginare che da lì a cinque minuti un grassone ubriaco si sarebbe inculato il suo cadavere decapitato.
 

-Sbottonami i jeans.-
Elizabeth allungò le mani tremanti verso i pantaloni del ragazzo. La
ragazzina aveva tredici anni e mezzo, suo padre era morto in un incidente
d'auto in una giornata autunnale dello scorso anno. Un giorno di pioggia,
niente ubriachezza o cazzi vari, solo sfortuna, una gomma che slitta, un
testacoda, una botta qui e una là, la macchina si ribalta a tuo padre si
apre la testa in due e rovescia il cervello sulle gambe spezzate della tua
cara mammina. Questo quando lei aveva undici anni, niente traumi o stronzate assortite di quelle che senti in tv dove uno lo prende in culo a sei anni e poi comincia a farsi i vestiti ritagliando la pelle di ragazze ciccione.
Papà è andato e mamma è paralizzata su una carrozzella, la zia acida viene a casa tua per accudire te (e mamma) e la vita va avanti. E di notte ti chiedi che cazzo dirai alla prof il giorno dopo perché invece di studiare hai ascoltato tutto il giorno il nuovo disco dei tuoi
cinque-idoli-maschili-inglesi che fanno rock di merda e non sanno neanche scrivere i testi. Ti chiedi che vestito metterai alla festa della scuola, uno che faccia vedere qualcosa di quello che porti sotto ma che nasconda il fatto che sotto non c'è ancora niente. Pensi che un giorno avrai un figlio e ti chiedi come cazzo farà a uscirti dalla figa. Di certo non sogni papà che balla nudo sul letto spargendo cervello per la stanza né  sogni macchine nere con i fanali rossi che cercano di stirarti. Questa è la vita, molto più semplice di come la si dipinge.

-Non ci riesco...mmh...un attimo, scusa.-
-Lascia fare-
(cazzo questa puttana non sa nemmeno slacciare un bottone)
Elizabeth aspetta che il suo uomo faccia. Jonas ha la patta rigonfia ed
Elizabeth non sa che aspettarsi. Che diavolo, a tredici anni non hai tante
occasioni di vedere un cazzo, non in situazione interessante. Magari di
scappa l'occhio sull'uccello moscio di tuo padre che piscia al bagno ma
quello non c'entra. Elizabeth un cazzo l'ha visto una volta, in una foto. È
stata Juliette che in un pomeriggio estivo se ne arriva sulla collinetta
dietro la scuola brandendo una pagina di giornale. Cazzo, una pagina di un porno mica roba da niente. Lasciate perdere, se non lo avete passato non ce n'è per descriverlo. Ti vedi Juliette che se ne arriva tutta trafelata e
pensi che se la sia fottuta tutta la scuola ed invece s'è fatta solo una
corsa. Ha fregato la pagina a Robert uno sfigatello occhialuto che cercava
l'ammirazione dei compagni fra le pagine di una rivista di suo padre. A
tredici anni i cazzi fanno un po' paura. Be', niente, in questa pagina si
vede una minchia enorme ricoperta di vene che sembrano sull'orlo di
scoppiare, una mano maschile stringe il cazzo alla base e lì davanti c'è una
baldraccona (che ad Elizabeth ricorda un poco Juliette) con le tette
ricoperte di sborra. Sguardi prima timorosi si fanno voraci, e poi giù a
ridere, un po' perché  è divertente fare una cosa che non si dovrebbe e
poi...be', le ragazzine sono stupide e ridono di tutto. E poi via con le
domande, com'è quando ce l'hai in pancia? Fa Male? Di che saprà la sborra?
Mi verranno mai le tette così? Che dite, Clive avrà un cazzo così? Ecc...
Alla fine comunque lo spettacolo arriva. Il primo vero-reale-presente-odoroso cazzo che Elizabeth abbia mai visto in vita sua.
Una minchietta di una quindicina di centimetri, il minimo sindacale ma se non conosci tutti i pezzi del catalogo uno vale l'altro e così ti contenti.
Elizabeth lo guarda (il cazzo) è lì che la punta come un serpente, un
serpente un po' ridicolo con un solo buffo occhio, quasi si mette a ridere
ma capisce che non è il momento e che Jonas non è il tipo da stare allo
scherzo. Povero cretino, crede che Elizabeth non capisca che è un buffone, che non sappia che lui è una montatura e che non sappia che non è vergine e che un paio di ragazze le ha già fottute  (alla svelta e senza elargire loro orgasmi memorabili). Cretino, un po' come tutti i ragazzi che ragionano col cazzo e che appena finiscono i loro porci comidi si girano su un fianco e si addormentano (e magari neanche te l'hanno leccata).
-Prendilo in bocca-
-Eh? Sì...un attimo...non...-
Poche storie hai sempre sognato di sapere com'era e adesso ce l'hai davanti.
Succhia. Il primo bocchino che ti fa una ragazza è curioso, non è che è il
paradiso che tutti dicono, anzi. Capisci a malapena che cosa succede, è per questo che la cosa migliore e vedere la ragazza che te lo bacia e te lo
lecca, cazzo, ti fa sentire potente, un dio. D'altra parte anche il primo
cazzo che succhi non è granchè, bè non ha mica un gran sapore, più che altro è salato, però è piacevole sentirlo in bocca.

-Dai succhia più forte...leccami le palle.- dice Jason.
Elizabeth è indecisa, be' il cazzo va bene nessun problema, ma i coglioni
sono pelosi è un po' uno schifo...
-Forza dai, leccagli i coglioni- giunge da dietro, una voce melliflua e
grassa. Quella che daresti ad un tizio col riporto e le dita paffute (e già
che ci sei con un cazzetto di dieci centimetri).
Elizabeth sussulta e il cazzo di Jonas le sfugge di bocca sbattendogli sul
naso. Jonas, che non ha bisgno di voltarsi ma gli basta alzare la testa,
vede subito i due tizi. Jonas è un portoricano e nel quartiere di New York
dove è nato e cersciuto fino a dodici anni ne ha viste di facce brutte. Il
fatto è questo, nelle grandi città c'è la gente che sembra veramente
cattiva, muscolosa, con la bocca storta, le cicatrici e tutti gli altri
cazzi. Ma in generale è una facciata. Nelle città del sud, dove la gente si
rompe la schiena su un cazzo di campo, la gente e cattiva sul serio. Magari non ne ha l'aspetto e non ti farebbe gran paura se fosse alla televisione, ma dal vivo...
        Sulla porta, da sinistra: Un tizio alto, uno e novanta circa, spalle
larghe, faccia allungata e fronte spaziosa. Capelli neri tirati indietro,
brache verde fogna, maglietta mimetica e bretelloni marroni. E una doppietta a canne segate appoggiata sulla spalla destra. In parte un grassone con dei pantaloni grigio topo con sopra una camicia azzurra spiegazzata e sudata cacciata sotto la cintura. Pistola appoggiata lungo la coscia.
-Li lecchi o no quei coglioncini, non ho tutta la giornata libera!- è il
ciccione che parla.
Elizabeth si scansa dal cazzo di Jonas e finisce a culo a terra lì vicino.
-Chi diavolo siete?- domanda Jonas ricacciandosi il cazzo ritto giù per i
pantaloni. -Cazzo volete?-
-Niente, solo guardare. Continuate pure.-
-Fanculo, andate via. La baracca è di mio nonno, fuori di qui.-
I due si fanno avanti; il tizio alto rimane dietro l'altro.
-Vabbè, come vuoi. Jess io mi fotto il culo del ragazzino tu sbattiti la
piccola, va bene?-
-uh,uh- si limita a rispondere Jess.
-Ehi, cazzo...- Jonas cerca di replicare ma una mano grassoccia lo afferra
alla gola e lo sbatte alla parete.
-Amico, io te lo spingo su per il culo.- Il ciccione ha un'alito che puzza
di whiskey lontano un fottuto miglio ed un patetico riporto non fa che
coronare quello squallido spettacolo umano. Dopo un paio di pugni nello
stomaco, un calcio nelle palle ed uno sganassone al mento il povero Jonas è ridotto una merda. Elizabeth è un poco più fortunata, per ora. Jess sembra terribile come aspetto, uno che si scoperebbe anche Gesù Cristo in croce se potesse, ma per adesso si limita a stare accanto alla ragazzina tenendole una mano callosa attorno alla gola. Jess non è proprio un brutto uomo, anzi, ha anche delle belle labbra carnose. Elizabeth è spaventata e non sa bene che pensare o fare, per cui aspetta. Jess avvicina la faccia ai capelli di Elizabeth per germirne il profumo fanciullesco, è adesso che la ragazza riesce a vedere che succede dietro di loro. Jonas ha il muso ridotto una pizza sanguinante, ha la pancia sul tronco sul trespolo ed il grassone gli sta legando con la cinghia dei propri calzoni le mani con i piedi. Finito l'incaprettamento il grassone cala i pantaloni al ragazzino mostrando alle fottute pareti della baita un culetto liscio dalla carnagione scura.
Elizabeth guarda incantata cercando di non pensare a quello che le faranno (Jess sta passando la lingua lungo il collo sottile della ragazza). A questo punto arriva il bello, il grassone estrae dai pantaloni una verga terribile, roba da porto d'armi. Una minchia scura e venosa con una cappella rubiconda e gonfissima scossa dai fremiti dell'eccitazione. Il grassone afferra il cazzo e lo puntella fra le chiappe di Jonas con una mano mentre con l'altra cerca di divaricargli il culo. Ed Elizabeth vede gli occhi furibondi del ciccione ingolosirsi per il piatto in arrivo, lo vede fregare il cazzo fra il culo di Jonas.

Intanto l'uomo su Elizabeth ha finito di leccare e adesso comincia a
slacciarsi i pantaloni. Cerca un attimo fra le mutande e poi tira fuori un
cazzetto durissimo e con la cappella rosastra, il cazzo è piccolo più di
quello di Jonas che pure ha solo quindici anni. Il tizio preme la testa
della piccola sul pene e lei è costretta a prenderlo in bocca. L'operazione
dura poco però, subito l'uomo si mette a ravanare fra le gambette della
piccola alla ricerca delle mutandine, lei cerca di opporsi ma guadagna solo un ceffone. In breve le mutandine si sfilano ed Elizabeth sente una brezza terribile corrergli fra le cosce pallide.

-'Fanculo. Jess viene qui, cazzo!-
Jess si volta stizzito e vede che Louis, nonostante l'impegno, non riesce a
infilare il cazzo.
 -Questo stronzetto stringe le chiappe che sembra una morsa...dammi una mano.-
Jess si alza, guarda un attimo la bambina e le molla un calcione nella pancia così anche lei è a posto per un po'.
Un paio di passi ed è davanti alla testa del ragazzo, questi alza il muso e
squadra Jess con occhi penetranti anche se ricoperti dal sangue che fluisce dalla fronte.
E poi Jess parla.
-Lascia che ti spiego come va la faccenda. Il mio amico ed io ci fermiamo
qui per una settimana, poi andiamo a ovest per i cazzi nostri. Ora, può
darsi che per questo tempo noi vi teniamo qui a farci compagnia, magari vi fottiamo un paio di volte al giorno ma poi vi lasciamo perché ci diverte di più sapere che da grandi diventerete dei complessati paranoici a causa
nostra. Va bene, no?-
La voce di Jess è fredda e calma e bassa, non pare il tipo che si lascia
contraddire. Poi Jess estrae dal fodero sulla schiena il fucile e lo punta
alla testa di Jonas.
-Ora, ci sono due strade, scegli tu. Io conto fino a tre tu molli le chiappe
e ti fai fottere che magari ti piace anche, poi io mi scopo la ragazzina.
Così per una settimana e poi chi s'è  visto s'è visto. Oppure... Oppure io
conto fino a tre tu fai l'orgoglioso e tieni strette le chiappe io ti sparo
in testa, Louis fotte il tuo cadavere decapitato e io mi scopo la ragazzina.
Così per una settimana...-
Una pausa per dare il tempo a Jonas di fare un paio di valutazioni.
-Allora, conto fino a tre poi mi volto verso Louis e lui mi fa un sorriso
soddisfatto io vi mollo e vado a fottere, se invece fa una smorfia io sparo
e poi fotto. Capito? Niente orgoglio ragazzo, mi raccomando, non sei il
primo che viene inculato davanti alla ragazza t'assicuro.-
Jess conta uno, due e tre. Poi si volta verso Louis, poi spara.

Elizabeth era distesa lungo il pavimento e da lì poteva vedere in una
terrificante prospettiva il cervello di Jonas che colava sul pavimento ad
ogni colpo di cazzo di Louis. Jess era poco lontano e guardava compiaciuto il risultato della sua opera di convincimento. Louis grugniva e ansava come un porco, di tanto in tanto sputava sul culo del ragazzo ma Elizabeth non capiva se lo faceva per lubrificare o per offendere il cadavere. Jess, dopo una ventina di avanti-indietro di Louis si ridiresse verso la ragazza, le prese la testa fra le mani e indirizzò la testa di lei verso Jonas. Vedeva chiaramente l'enorme cazzo del grassone farsi largo fra la carne morta del ragazzo e vedeva benissimo i pezzi di testa che decoravano ormai tutta la stanza. Lo sparo era stato così improvviso, Elizabeth si era ripresa abbastanza per essere lucida al momento del colpo, niente lampi ed il rumore nemmeno lo ricordava. Vide solo la testa di Jonas andare in pezzi, sentì le ossa del cranio atterrare sul pavimento e vide la massa cerebrale decollare per ogni dove. Un fiotto di sangue era schizzato verso il tavolo ricoprendolo in parte, la cosa più impressionante era comunque vedere il contenuto della testa che ad ogni stantuffata di Louis si vomitava sul pavimento.
Ora Jess aveva di nuovo il cazzo ritto e stava cercando di allargare le
gambette di Elizabeth per fotterla a dovere, lei non opponeva troppa
resistenza e preferiva concentrarsi su Jonas e sul fatto che una settimana
sono solo sette giorni. Jess stava cercando con la mano l'entrata per il suo
cazzo lì vicino quando sentì una cosa inaspettata ma conosciuta.
-Cazzo, no!-
Dopo l'esclamazione  Jess si voltò permettendo ad Elizabeth di vedere la
monta di Jonas al meglio.
-Cazzo, Louis, la bimba è in garanzia.-
Il grassone era sudatissimo ed eccitato e poco badò alle parole dell'amico.
Dopo un altro paio di colpi cominciò ad muggire per l'orgasmo. Elizabeth
vide Louis sfilare quell'orrida murena di carne ricoperta di sangue, merda e sperma che stava ancora sputazzando il proprio seme sul culo immobile di Jonas.
-Mi hai sentito?- domandò irato Jess.
-No, cazzo hai?-
-La ragazzina è vergine-
-E allora, non vuoi inaugurarla?-
-Rifletti idiota, la bimbetta vale qualcosa se la portiamo al Conte.
Louis, che si stava ancora spremendo l'uccello, inarcò le soppracciglia.
-Il Conte? Fa come cazzo vuoi, ma poi si divide-
Jess guardò la ragazzina, poi rimise il suo piccolo arnese nei pantaloni ed
accarezzò una guancia di Elizabeth.
-Ragazzina...-

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