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Spazio museale della Gianavella - pannello 2 - sezione 1


Il Ghetto

Dal ‘500 i Valdesi sono costretti a vivere in un ghetto fuori dal quale non possono neppure parlare della loro religione

Nell’Europa del ‘500 l’azione della Controriforma provocò feroci persecuzioni religiose. In Provenza ed in Calabria i Valdesi decisero di non resistere e furono sterminati. In Piemonte invece prevalse la linea della lotta armata, e la repressione tentata in Val d’Angrogna dal Conte della Trinità non ebbe successo. Al Duca di Savoia Emanuele Filiberto non rimase che riconoscere, con l’Accordo di Cavour del 1561, libertà di culto ai Valdesi, nei limiti delle alte valli che da quel momento furono chiamate “Le Valli Valdesi”. Al di fuori di questo territorio (“Ghetto”) era proibita ogni manifestazione religiosa diversa dalla cattolica.

«...Sarà permesso a quelli di Angrogna, Bobbio, Villar, Val Guichard, Rorà, Rodoretto, Massello, Maniglia e Salsa, di poter far congregazioni, far predicare ed altri ministeri della loro religione nei luoghi ordinari. Al Tagliaretto e Bonnet di Torre Pellice, sarà permesso predicare, purché non si entri per far questo nel restante dei confini della Torre. Sarà permesso di fare il simile a quelli di Perosa nel luogo detto il Podio, a quelli di Pinasca nel Vallone di Gran Dubbione, a quelli di S.Germano ai Dormigliosi, a quelli di Roccapiatta ai Godini...»

«...[i Valdesi] potranno andare e tornare per tutti i luoghi e paesi di Sua Altezza, vendere e comprare, trafficare in ogni sorta di mercanzia, purché non predichino o facciano riunioni o dispute pubbliche...

e quelli che sono dentro i confini [del ghetto], non abitino fuori: così facendo non saranno molestati in alcuna maniera.»

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