Capitolo 10 - Spiaggia
Mi sveglio di soprassalto pochi minuti prima delle otto. Notte
abbastanza agitata su una sdraio che credevo comoda e che invece mi ha fatto sudare e mi ha quadrettato la pelle.
Mi sono insaccato: "La schienaaaaaaa!"
Mi stiracchio e poi quasi mi affogo nell'acqua fresca del lavandino.
Vado a controllare: la porta di Vancilea - della mia stanza da letto - è sempre ermeticamente chiusa e, di là dall'uscio, non sento rumori.
"Mangia e dorme! Io quella me la cambio con un gatto! Almeno un gatto - una gatta - mi farebbe le fusa per riconoscenza!"
Brontolo, vado sul terrazzo con un quaderno di appunti e studio:
riesco a studiare, e bene, fino alle nove esatte: mi richiama infatti al presente il solito campanile.
Preparo la colazione: un doppio caffellatte. Esito ancora qualche minuto e poi busso discretamente. Niente. Silenzio.
Che se ne sia andata alla chetichella, magari con la mia inesistente argenteria?
Busso in maniera più tosta: "Sveglia, bambola! Sono le nove!"
"Salan fiancish?"
"Colazione!"
"Fasagabam! Goiu!"
Rumori vari ma non succede niente. Mi stringo nelle spalle, torno in cucina e aspetto.
Dopo una decina di minuti, si apre la porta. Sulla faccia della
ragazza leggo che, se non l'avessi svegliata, avrebbe dormito fino a mezzogiorno ed oltre. Si stropiccia gli occhi e sorride al cappuccino.
"Dormito bene?"
"Subba salimanicost vrest?"
Il tono è interrogativo come il mio e non so che rispondere: facciamo certi dialoghi noi due!
Una cosa che noto subito è che la camicetta è un bottoncino più
sbottonata di ieri e si vede un po' di seno.
Accetta due biscottini e fa zuppetta nel cappuccino.
"Ma hai sempre fame? Con quello che hai già divorato ieri!"
Si asciuga le labbra con le dita e va a lavarsi la tazza.
"Io adesso pensavo di andare in spiaggia. Mare. Nuotare. Splash,
splash, splash. O.K.?"
"Cic! Splash! Sarascianno!"
Avrà capito? A chiarire le mie intenzioni metto in bella evidenza sul tavolo due stuoia ed un asciugamano.
Vancilea osserva e mi guarda annuendo come a confermarmi che ha
capito, poi torna in camera e ne riesce subito con una mia camicia larga e un po' vecchia - anzi: è una camicia di mio padre, ma l'ho indossata anch'io due anni fa - e se la tiene tesa davanti indicando che vorrebbe mettersela lei.
La guardo perplesso e annuisco: "Anche i vestiti adesso! OK: se la vuoi è tua!"
Vancilea si bacia la punta delle dita e me le batte piano su una
guancia, poi sorride e si richiude a chiave in camera.
Resto un po' sorpreso e mi tocco la guancia anch'io: certo, non è il massimo dell'erotismo, comunque è stato un gesto gradevole.
Potevo cercarle una mia camicia più nuova, mi viene in mente un
attimo dopo, ma è ormai troppo tardi e poi la scelta l'ha fatta lei.
Aspetto Vancilea un altro buon quarto d'ora, un po' ingrugnato perché non mi piace andare in spiaggia tardi: amo il sole mattutino, il mare più freddo ma anche più pulito, meno gente sulla spiaggia - e lei mi sta facendo perdere minuti su minuti!
Eccola! Ciabattine e camiciona su un costume da bagno di cui intravedo le spalline bianche. Tutto sommato è gradevole, e non posso che annuire all'espressione interrogativa con cui mi guarda, quasi chiedendomi un giudizio.
"Sette, sette più!"
La prima volta che l'avevo vista ero stato più severo, ma adesso è tutto diverso e la ragazza mi stuzzica sempre più.
Comincio ad abituarmi ad essere in due.
Prima di uscire ho dato uno sguardo alla camera ed ho visto che era tutto in ordine ed anche il letto era rifatto. Però, per trovare la camicia, Vancilea ha dovuto aprire almeno l'armadio e non sono troppo felice che curiosi nella mia roba: non ho nulla da nascondere, ma mi dà lo stesso fastidio.
Per strada la ragazza in camicia - che le è larga e lunga e le arriva fin quasi al ginocchio, mi fa subito sorridere. In fondo ha una certe spiritosa eleganza anche così. Ha lasciato in casa la sua sacca, ha solo riempito di qualche oggetto - un fazzoletto, un piccolo pettine e chissà cos'altro - una tasca.
Arriviamo in spiaggia che sono passate da poco le dieci: temevo
peggio, invece il sole non è ancora troppo caldo.
"Ci mettiamo qua!" Decido, stendendo uno parallelo all'altro le due stuoie e prendendo possesso di quella peggio ridotta. La mia solita mal compensata cavalleria.
Tolgo camicia e pantaloni e rimango in slip. Vancilea invece si siede vestita sulla sua stuoia e mi guarda in un modo che mi mette in imbarazzo: "Che c'è? Guarda che io sono vestito - o svestito - come tutti gli altri. Sei tu l'unica intabarrata!"
Comunque sono a disagio. Vancilea si guarda intorno, curiosa,
indecisa, forse anche delusa.
"Non è una gran spiaggia ma è pulita, comoda e il sole e il mare sono gli stessi della Costa Azzurra! O è il mio fisico che non è di tuo gusto?"
Chissà che capisce, ma fa una risatina breve e guarda le onde e finalmente si toglie la camicia, senza sbottonarla ma sfilandola dalla testa. Sotto indossa un costume intero elegante e molto sgambato.
"Perdincibaccolina! Sei uno schianto!"
Adesso è lei che è in imbarazzo e si ingarbuglia a ripiegare la camicia al punto che, controvoglia, adesso i bottoni va ad aprirli uno ad uno.
Una ragazza in bikini ci passa vicino ancheggiando e ci guarda con curiosità: io rispondo e la studio con la stessa curiosità scientifica e ottengo almeno una piccola smorfia di risposta.
Mai che le ragazze mi abbiano guardato: adesso che ne ho una vicina, sta a vedere che interesso di più!
Vancilea ed io facciamo un piccolo monticello comune delle nostre cose e poi restiamo seduti vicini e sempre, almeno io, leggermente in imbarazzo.
Non mi piace stare zitto e quindi parlo: "Hai un costume molto bello. Anche tu sei molto bella!"
Non mi guarda neanche, ma tende la mano verso l'orizzonte: "Sac
filius ingh nuisc!"
Cerco di seguire il suo gesto, dopo aver osservato a lungo la sua mano sottile e ben proporzionata modellarsi nel movimento: c'è una nave all'orizzonte, una nave da crociera a giudicare dalla struttura. Niente di troppo interessante.
Molto più interessante il costume della ragazza aderente alla pelle e tutto quanto il costume non copre.
Salvario
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