Capitolo 12 - Pasta e paste
Ho recuperato i miei pantaloni, li ho scossi per fare cadere la sabbia e ridare loro una apparenza di forma che ricordi le mie gambe, ed ho cominciato a rivestirmi: è passato mezzogiorno ed io il sole a picco sul cranio proprio non lo sopporto.
Guardo Vancilea e lei mi guarda a sua volta contrariata. Sembra intenzionata a restare ma, quando vede che io continuo a vestirmi, cede infilando indispettita la mia ex camicia.
Brava: se hai scelto di venirmi dietro tutto il giorno e tutti i giorni e di vivere alle mie spalle, almeno adattati ai miei orari!
Che poi i miei orari sono molto elastici ed ancora di più lo sono da quando lei è con me: oggi, fortunatamente, malgrado lo stomaco in più da riempire non ho bisogno di fare grossa spesa, altrimenti dovrei correre per non trovare i negozi già chiusi. Qui e' come in Messico: quando arriva l'ora della siesta il paese diventa deserto.
Non ho, purtroppo, ne' pane ne' tempo per i miei piccioni della stazione: mi aspetteranno invano, i meschini! Ma forse sono già stati abbastanza delusi ieri, con questa grossa passerottina che ha divorato gran parte delle loro e delle mie razioni.
Un pensiero improvviso mi fa fermare in pasticceria ad acquistare qualche dolcetto: devo festeggiare il mio primo giorniversario con Vancilea e prenderla per la gola può essere una vincente strategia seduttiva.
"Quattro etti, grazie! Una coppia di tutto."
La signora che serve, il braccio sinistro deturpato da una antica ustione, mentre raccoglie le mie paste su un vassoio di cartone con due grosse pinze metalliche sorride alternatamente a me e al mio rimorchio e la ragazza le risponde con movimenti della testa di attenta, decisa e soddisfatta approvazione.
Anche golosa! (Come me!)
Quando usciamo io, che sono già carico della roba da spiaggia di entrambi, passo alla mia bella il pacchetto con le paste dolci: "Ti riempirò di zucchero finché mi dirai di sì! E, intanto, lavora anche tu!"

Pasta al pomodoro e paste alla crema e alla panna.
Pensavo che un paio di paste sarebbero avanzate anche per la sera, invece non ne resta più niente e, questa volta, non posso dare la colpa solo all'appetito di Vancilea: la mia collaborazione è stata validissima. Ho trovato le paste ottime e fresche.
"Mio nonno diceva sempre che bisognava impiccare tutti quelli a cui non piacciono i dolci!"
La ragazza mi guarda e ha gli occhi teneri. Poi sbadiglia e io la prendo in giro: "Poverina! Hai dormito poco questa notte?"
La prendo in giro, ma tanto a che cosa serve? Qualche minuto di meditazione personale e ci alziamo.
Cominciamo a sparecchiare e mi ricordo che devo sempre comprare due bicchieri uguali. Ci vuole un po' più di eleganza a casa mia!

Vancilea è scomparsa - forse sul terrazzo, forse a dormicchiare in camera, forse in bagno - ed io ho preso tra le mani, molto contro voglia, il mio codice.
Ho girato due pagine prima di rendermi conto che, di quanto avevo letto, non mi era rimasto nella testa proprio niente. Torno indietro, rileggo, ma capisco che è inutile ostinarsi.
Forse ho preso troppo sole per le mie abitudini tranquille, oppure ho mangiato troppo, o è la cattiva dormita di questa notte e il troppo caldo o un po' tutto insieme, ma la mia testa proprio non segue. Forse un riposino...
Faccio qualche calcolo sulle mie finanze: come soldi sono sempre al lumicino. Avevo progettato una gita in pullman di un giorno fino in Francia e al Principato di Monaco ma, con Vancilea ospite a tempo indeterminato, a viaggi piccoli o grandi - anche se per il momento per lei ho speso poche migliaia di lire - è inutile pensare.
Mi guardo intorno poco contento: la ragazza non si vede e mi chiedo dove è finita. In fondo è una perfetta sconosciuta e diffido anche se mi fa tenerezza.
Mi alzo e vado alla ricerca: non è in camera da letto e neanche in bagno - e allora, visto che ci sono, ne approfitto io un attimo.
Riprendo la caccia e la trovo sul terrazzo: indossa solo il suo costumino e si è sdraiata a prendere il sole rovente sulla mia sdraio.
Fa finta di niente ma, evidentemente avvertita dai miei passi, si ricompone quasi impercettibilmente mentre la guardo tirando un po' la stoffa nella sgambatura.
Certo che è ben fatta: belle le gambe, cosa rara per le ragazze giovani che hanno spesso i fianchi o senza muscoli o troppo grassi; bello ed elegante anche il profilo del viso, con il naso non piccolo ma senza difetti e con la fronte alta e morbidamente curva, e belli i capelli. Sulle sue labbra una piccola smorfia nervosa tradisce il disagio di sapermi vicino.
Sarà che ho provato da poco un piacevole appagamento dei miei sensi con le paste dolci, adesso mi accontento di restare in contemplazione in silenzio, appoggiato al muro di casa che mi garantisce un minimo d'ombra.
Dopo qualche minuto, non sentendo più i miei passi, Vancilea lancia uno sguardo interrogativo verso il mio angolo per controllare se ci sono ancora.
"Ci sono, birbantella! - confermo - E guardo!".
Si mette seduta e infila di nuovo i piedi nelle sue ciabatte da mare. Tiene gli occhi bassi, fingendo di guardare per terra (o ci sono formiche?).
Ritoglie le ciabatte e si guarda le dita dei piedi. Poi riguarda me, ma proprio solo un attimo.
Alla fine si decide e si risdraia.
"Prenderai troppo sole." Preannunzio e, infatti, la sua pelle per quanto già abbronzata ha ora un velo più rossiccio.
Guardo in strada dove non passa più nessuno se non rarissime automobili e poi scopro davvero una formica che, chissà come e chissà perché, ha risalito i muri fin quassù. La lancio via, nell'abisso, con un colpo dell'indice.
"Mi ci mancano anche le formiche in casa! Anche loro a mangiarmi il pane!"
Siccome il momento di perfidia continua, mi viene da pensare che la formica avrei potuto lanciarla sulla ragazza, tanto per vedere se succedeva qualcosa.

Anche se sono all'ombra, il terrazzo è una vera fornace: se Vancilea vuole cucinarsi alla griglia io preferisco mettermi in salvo e rientro: "Sei un bel panorama da vedere, ma qui si crepa! San Lorenzo torna in cucina!"
Passano pochi minuti e rientra anche Vancilea: "Iuff! Alimestia!"
La guardo, la trovo tanto appetitosa e nei miei occhi si devono leggere troppo bene i miei pensieri. Vancilea fa un giro largo e scappa a chiudersi in bagno. Pochi istanti e sento scorrere l'acqua della doccia.
Non può continuare così: io non resisto più e le salto addosso!


Salvario
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