Seduta al tavolo della cucina Vancilea gioca con una delle due pagliette di acciaio che sta scientificamente dipanando.
Mi siedo davanti a lei e cerco di farla ragionare. Uso quello che mi capita tra le mani per spiegarmi e comincio dalla paglietta stessa: "Vancilea: tu!"
Prendo uno dei bicchieri: "Papà Vancilea. Tuo Papi! OK? Vancilea's father. Yes?"
Mi annuisce senza partecipazione ed io vado avanti. Prendo un barattolo di marmellata: "Andrea! Io! Andrea!"
Vancilea guarda, pare capire, poi prende decisa la paglietta, commenta giustamente: "Vancilea!" e riprende a dipanarla.
Con pazienza - ma chi ha detto che una donna non si tocca neanche con un dito? Ci vogliono le fruste che i carovanieri usano per i cammelli per metterle al loro posto! - le riprendo la paglietta ("Vancilea!") e la accosto al bicchiere ("Papà Vancilea!").
Ripeto per chiarezza: "Vancilea e ... Papà Vancilea!"
E poi? Ipotesi: "Litigio! Pum! Sbeng! Sciaff! Stong! Crash!"
"No! Agighna sojiliyt!"
La ragazza mi guarda così dolorosamente sorpresa che interrompo la rappresentazione. Lei esita, prende il bicchiere, lo bacia e lo mette vicino alla paglietta.
"No? E allora?" Domanda senza risposta.
Continuo e prendo la paglietta e la marmellata: "Vancilea ... e Andrea! Adesso insieme. Io e te. Capito cucuzzola?"
Sembra di sì, anche se le conferme sono tutte da interpretare, ed io continuo. "Domani Vancilea e Andrea ... bo-bom bo-bom bo-bom! (suono di un allegro trotterellamento) ... vanno da papà Vancilea!" E ammucchio vicini i tre oggetti.
Vancilea sospira, sembra triste, e scuote il capo.
Provo ad insistere, ma la ragazza si alza e prende un altro bicchiere di quelli vecchi che stava scolando sul lavello.
"Sapignàr!" Prende la paglietta e la accosta al nuovo bicchiere, anzi gliela infila dentro.
"Sapignàr?" Ripeto senza capire.
Lei annuisce e, senza più sedersi, fa per andare sul terrazzo. Poi ci ripensa e, prima di uscire, prende ancora con se quell'oggetto affascinante che per lei è la paglietta dorata.
Che creda sia d'oro davvero?
Ho riprovato a comunicare, ma senza concludere molto.
Una paglietta è perduta, ma ho nascosto in un luogo protetto l'altra per recuperarla quando servirà all'uso per il quale è stata realizzata.
Quando ho rinunciato a farmi capire Vancilea ha starnutito due volte ed è andata ha farsi una doccia.
"Sapignar?" Non lo conosco, ma mi sta antipatico.
Alla faccia sua e di chi non mi merita preparo cena: latte freddo ed insalata fresca del mercato. Con acciughe.
Ed apparecchio tavola con il nuovo lusso di due bicchieri uguali: non sembra, ma rendono subito l'ambiente un po' più ordinato.
Quando Vancilea mi raggiunge, non posso che farle notare i due bicchieri: "Uguali!"
Lei annuisce, perplessa e poi mi guarda negli occhi così seria che mi dimentico i bicchieri. Noto la sua pelle umida sotto la mia camicia molto più sbottonata di quanto è solida concedere ed il mio sensibile cuore mi inciampa nel petto, fa un sobbalzo sbilenco e poi si torce un po' per riadattarsi al suo posto.
Vancilea chiude la camicia con la mano, ma senza abbottonare nessun bottone. Tranquilla si siede e comincia a mangiare.