Tutti i linguaggi utilizzano segni per realizzare l’attuale, prammatica
comunicazione e l’analisi di questi segni, o la semiotica, diventa sempre
più centrale nella filosofia del linguaggio. Verifichiamo dunque
ciò che ho suggerito nelle pagine precedenti, cioè la possibilità
di una applicazione nel design della classificazione dei segni di Peirce.
Vedremo se questa teoria è valida nella prassi o se invece la si
deve modificare o semplificare.
L’analisi di prodotti esistenti implica non soltanto l’analisi del terminale
ricevente del canale comunicativo, dalla parte degli utenti, ma anche la
sua sorgente, la parte creativa del designer. Questo processo semiotico,
o semiosi, inerente al prodotto, sarà esaminato come un tutt’uno.
Questo ambizioso e dunque rischioso impegno sarà qui esemplificato
da alcune considerazioni di un famoso prodotto, la Sedia rossa blu di Rietveld
del 1918, (naturalmente avremo potuto prendere qualsiasi altro prodotto
di design). Ho scelto questo prodotto perché da un lato è
legato al mio personale curriculum e dall’altro perché rappresenta
un prodotto funzionale in apparenza con molti aspetti non razionali. Questi
differenti aspetti saranno inquadrati nelle pagine seguenti e serviranno
a sviluppare ulteriormente una ipotetica teoria del design.
Per l’analisi della Sedia rossa blu ho utilizzato, addattandoli, le
dieci categorie dei segni del teoria dei segni di
Peirce che sono qui illustrati con dieci immagini rotondi. Ho messo
questi immagini in un ordine simile all’organizzazione degli Sefiroth dell’Albero
della Vita, il simbolo della Torah della Cabbala con le sue connessioni
interni. Il supposto legame tra Peirce e il Cabala è stato spiegato
prima e troverà ulteriore conferma nel corso della presente esposizione.
(nota 1)
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