Racconti sul bosco
Seconda parte

LA QUERCIA
LA QUERCIA
GLI ABITANTI DEL BOSCO
LA VITA NEL BOSCO
LA TORRE DELLA MORTE
AOK TALKING
SOLO UN RICORDO
IL GUFO E LO SCOIATTOLO
CONSIDERAZIONI SULL'ABBANDONO DELLA NATURA
IL BOSCO ABBANDONATO

 Racconti sul bosco
Prima parte

  Last updated 13/08/98
PREMESSA
Torna al Progetto "A scuola nasce un bosco"

 
 
LA QUERCIA

Miky a 12 anni sognava sempre di vivere in un bosco sotto un enorme quercia (anche solo per un giorno).

Questo sogno si avverò.

Una mattina si svegliò e si trovò su un enorme foglia di quercia che la trasportava facendola volare. Questa foglia si posò sulle radici di una quercia, ma Miky era ancora troppo confusa per capire che il suo sogno si stava realizzando e si mise a fare un pisolino. Dopo qualche ora si svegliò e incominciò a percepire qualcosa e si poneva molte domande a voce alta, finchè non sentì una voce molto cupa risponderle. Lei rimase sorpresa parlarono a lungo per conoscersi bene e così venne a scoprire che la quercia era nata per mezzo di un seme trasportato dal vento che Miky aveva buttato una sera che fece il suo solito sogno.

La quercia era lì da anni: oramai vecchia, aveva molte cose da raccontare. Tra le storie che conosceva, desiderò raccontare quando dei boscaioli una volta avevano deciso di abbatterla, perchè occupava troppo spazio. Lei non gliela fece però passare liscia. Quel giorno c'era vento e quando il boscaiolo arrivò per abbatterla, i suoi rami a causa del vento si mossero in avanti buttando per terra il boscaiolo, la motosega però tagliò il pesco di fronte a lei. Da quel momento il sogno della quercia era di far rivivere il pesco.

Miky non poteva esaudire il suo desiderio. Un giorno piantò un seme di pesco e pronunciò tre parole magiche che le erano rimaste impresse la notte che buttò il seme di quercia. Accudito il seme per lungo tempo, la pianticella diventò grande e diede molti buoni frutti.

Così Miky fu felice non solo di vivere il suo sogno, ma di aver compiaciuto anche la quercia. Quando fu il momento si salutarono e la fanciulla ritornò a casa con grande soddisfazione che tutto ciò era accaduto in una sola volta.

Moiraghi Arianna
 
 


 
 
LA QUERCIA

Un giorno mi trovavo con una mia amica in un bosco meraviglioso, tranquillo e privo dei rumori fastidiosi della città come il traffico assordante o il fracasso dei lavori in corso.

Fra quegli alberi invece regnava il silenzio, si percepiva l' impercettibile passo o la croccante corsa di qualche animale oppure il suono argentino del ruscello che fuoriusciva dalla crepa di una collinetta.

Fummo distratte da un tonfo cupo e il dolore sembrò calare sul bosco.

Fra gli animaletti fu un fuggi-fuggi continuo: la paura, il timore la facevano da padroni!

Ci avvicinammo piano piano al luogo da cui era provenuto il fragore della caduta e lì vedemmo una quercia spezzata ai suoi piedi.

Una sega elettrica brillava ai raggi solari, che vi si riflettevano attraverso il varco lasciato dall' albero.

I taglialegna le stavano intorno: qualcuno tagliava le fronde, un altro liberava il tronco dalla corteccia grinzosa.

Successivamente arrivò un lungo camion e nel cassone fu riposto solo il tronco.

Fu condotto con ogni probabilità in una fabbrica, in cui dopo le varie fasi di lavorazione sarebbe stato posto e impiegato per gli usi consueti: mobili, cassetti, sedie, ecc.

Malgrado ci fossimo rese conto delle necessità di certe scelte industriali, provammo un senso di tristezza e malinconia per quell' albero che non c'era più.

Il suo posto nel bosco era vuoto;nessun uccello o altro animaletto lo avrebbe più usato come nido.

Ad un tratto quel silenzio, che all'inizio avevamo tanto apprezzato,ora ci sembrava grave,pesante carico d'insofferenza... Strano! Cominciò a piovere....

Nicosia Laura
 
 


 
 
GLI ABITANTI DEL BOSCO

Sarebbe stata una giornata di grande nervosismo. Non avevo nessuna voglia di andare al bosco con i miei genitori perchè avrei preferito fare una gita al mare. Non avrei saputo cosa fare nel bosco ed ero certa che mi sarei annoiata a morte.

Dopo un paio di ore di macchina siamo arrivammo alla nostra destinazione: un bosco di pini, abeti, larici, piante secolari, bagnate dalla rugiada ancora fresca del mattino illuminata da un lucente raggio di sole di primavera. Iniziammo a inoltrarci attraverso il sentiero, non si udivano rumori, si sentiva solo il calpestio dei miei passi sul terreno ancora sparso di foglie secche e bagnate. Eccheggiava da ogni parte il cinguettio degli uccelli; rimbombavano tanto che se era uno, sembrano mille. Era un posto lugubre. Gli alberi più andavo avanti, più si infoltivano e dopo alcuni metri il sole non penetrava più tra le folte chiome. Iniziava una bassa foschia e sembrava di camminare tra il fumo. Ad un certo punto sentimmo puzza di bruciato e degli scoppiettii, così capimmo che quella non era la foschia, ma propio fumo. Più andavamo avanti, più il fumo aumentava e l'aria diventava sempre più maleodorante. Ci accorgemmo di un piccolo fuoco che, se non avessimo avvertito i vigili del fuoco, si sarebbe propagato in modo irreparabile. Nel bosco non c'era nessun'altro fuorchè noi, ma non sapevamo cosa fare. Feci per andarmene, ero confusa ma non potevamo lasciare che il fuoco aumentasse. Così mio papà corse avanti, trovò una piccola casa diroccata, all'interno della quale c'era un piccolo telefono senza la linea allacciata. Si ricordò allora di avere il telefonino in tasca, compose in fretta il numero dei vigili e dopo qualche minuto si sentiva già la sirena che indicava l'arrivo dei soccorsi. Ormai una parte di bosco era spacciata, non si poteva far niente. I vigili del fuoco non ci misero tanto a domare le fiamme e nel giro di qualche minuto il fuoco fù spento. Ci sentimmo fieri di noi stessi, e in quel momento mi resi conto di quanto gli alberi fossero importanti per noi e per gli animali del bosco.
Io e la mia famiglia eravamo diventati eroi per un giorno, tuttavia il nostro pensiero andava a quegli sconosciuti che per disattenzione o forse semplice mancanza con il loro gesto avevano procurato l'incendio, deturpando anche una parte di quel bosco stupendo, che per essere restituito alla sua integrità avrebbe dovuto attendere molti anni. E' questa probabilmente la vera considerazione che si può fare alla conclusione di questo racconto: l'uomo con un gesto sconsiderato di un attimo può provocare danni considerevoli per recuperare i quali la natura ha bisogno di moltissimi anni. Ecco perchè dobbiamo sempre fare molta attenzione ed avere cura del nostro patrimonio ambientale.

 
Ottolina Francesca
 
 


 
 
 
LA VITA NEL BOSCO
Nel bosco esisteva pace e armonia. Gli abitanti si volevano bene e si aiutavano.

Tutti erano laboriosi, giocosi e cantavano per tutto il giorno. Cantavano sui rami alti degli alberi e sul prato pieno di fiori colorati.

Fra i passeri ce ne erano due innamorati: facevano passeggiate romantiche sulle sponde del lago e grandi volate al tramonto nei paesi vicini. Un giorno perciò decisero di sposarsi.

Era maggio: gli alberi erano coperti di mille fiori variopinti, il sole caldo brillava e un vento profumato soffiava fra le foglie verde smeraldo.

I due sposini avevano preparato una festa piena di addobbi: ghirlande di fiori, trecce di foglie.Il prete era un fringuello ed i testimoni due leprotti.

Erano presenti al loro matrimonio tutti gli animali del bosco dal più piccolo insetto al grande gufo reale.

Dopo la cerimonia si mangiò e si ballò fino a notte fonda. Ma un brutto giorno i nostri due amici durante il loro viaggio di nozze,mentre stavano allegramente volando, furono colpiti da un cacciatore. La pallottola ferì il maschio, che cadde a terra sanguinante.

La sopravissuta tornò a casa e diede la triste notizia. Tutti piansero e per molto tempo si sentì la mancanza del giovane passero.

Gli abitanti del bosco smisero di cantare e di essere allegri; portavano nel cuore quel triste dolore. Ogni giorno di più avevano terrore degli uomini.

 

Picierro Eliana
 
 

 
LA TORRE DELLA MORTE

Questa era un'epoca di grandi sventure, le persone nelle città erano continuamente attaccate da demoni e mostri, che per il loro divertimento distuggevano tutto!

Le popolazioni erano disperate, vivevano i loro giorni con timori e paure. Nelle strade non passava nessuno, tutti si erano chiusi in casa con le proprie provviste. All'improvviso un urlo risuonò nel bosco e quando sparì, al suo posto comparve un bagliore accecante che diede alla luce una torre cupa e antica. Nel villaggio tutti i bambini cominciarono a piangere e le mamme scoraggiate, cercavano di consolarli.

Da quel giorno nel bosco si continuavano a sentire grida e urla assordanti.

Finalmente qualcuno decise di affrontare quella torre.

Era una ragazza di circa sedici anni, aveva lunghi capelli rossi e grandi occhi azzurri, con un carattere che in alcuni momenti poteva sembrare impossibile.

Si chiamava Rioko la cacciatrice di demoni.

Questa iniziò il suo lungo viaggio verso l'ignoto ma essendo tesa, dimenticò di recuperare la terra e le cinque sfere del drago che le erano state regalate dal saggio maestro della foresta di Sharwood.

Si mise a correre e trovatasi di fronte una putrida palude vide una piccola capanna sopra un albero.

Improvvisamente echeggiò un urlo e riconobbe Tarzan, caduto dalla liana, questo cadde proprio su una fanghiglia puzzolente e melmosa che lo portò ad una morte certa.

Tra le urla assordanti dei pochi animali che avevano assistito alla fine dell'uomo della palude, risuonò una voce maschile. Rioko in uno stato di inquetudine si sforzò di capire chi fosse, quando, a mezz'aria, vide un oggetto di grosse dimensioni: era una spada ricoperta di liane e foglie secche, che brillava di una luce accecante.
 

Rioko si accostò lentamente alla roccia sulla quale fluttava l'invincibile spada e immediatamente la riconobbe: era la leggendaria "spada di luce" ovvero, la Gornava.

Presa la nuova arma e infilatasela nella cintura proseguì il suo viaggio verso quella maledetta torre del folto bosco.

In breve tempo la raggiunse e appena fu davanti all'antico portone di legno putrefatto, risentì nuovamente quella profonda voce per nulla umana. La voce la invitava ad entrare e Rioko non se lo fece ripetere due volte. Appena fu all'interno notò un'uomo dall'aspetto inconsueto: era l'ultimo discendente di una famiglia di demoni, ripudiata e perseguitata nel corso delle ere. Aveva i capelli di un verde intenso e cupo verde del fogliame del bosco, gli occhi vermigli come le rose spinose e aggroviglite poste intorno alla torre e come se non bastasse un corno d'oro sulla testa.

Rioko riconobbe il suo più acerrimo nemico e, impugnata la spada di luce lo colpì ripetutamente. Dopo un lungo e accanito scontro, Rioko riuscì a spezzargli il corno dalla fronte da cui uscirono poi le mitiche sfere del drago,quelle che inizialmente aveva distrattamente dimenticato durante il cammino. Recuperato il suo armamento fuggì velocemente dalla torre che a poco a poco le crollava sulla testa. All'uscita un meraviglioso panorama le se pose davanti agli occhi: il bosco era ricco di verde fogliame con fiori di svarianti colori che ondeggiavano grazie ad un fresco venticello primaverile, i profumi si mescolavano fra loro ed un senso di pace e tranquillità regnava sovrano. Finalmente Rioko capì di essere riuscita nel suo intento: cioè, uccidendo il demone, era riuscito a distruggere le forze del male. La pace tornò su quella un tempo desolata landa su cui ora villaggi e paesi vivevano felici.

Grazie Rioko
 
Pravettoni Irina
 
 
 


 
 
 
 AOK TALKING
legenda: L=Luca - Q=Quercia

In una notte che sembrava non aver mai fine, mi sono ricordato di una delle cose più belle che abbia mai visto in vita mia.

Si trattava dei dolci pendii del Monferrato la cui vegetazione è basata sulla coltivazione di viti, dalle foglie luccicanti, che mi sono apparse sottoforma di cristallo.

Mentre stavo camminando in questa vegetazione così fitta, mi sono accorto di certi rumori che provenivano da una quercia secolare. In un primo momento ho creduto di sognare e mi sono allontanato, ma dopo pochi metri mi sono fermato pensando che la quercia mi volesse dire qualcosa, e quindi sono tornato sul posto.

Ad un certo punto guardando il fusto della pianta è accadduto qualcosa di straordinario. Non so bene se fosse un sogno o realtà, però ho cominciato a parlare con quella stupenda creatura.

L-Senti, tu mi puoi sentire?

Q-Sì ma oggi non ho voglia di parlare perchè alcuni tagliaboschi hanno minacciato di sdradicarmi.

L-Veramente! E chi sarebbero queste persone così crudeli da compiere tale azione.

Q-Non lo so, comunque credo siano delle persone che hanno intenzione di costruire un enorme grattacielo, ed abbattere questo bosco.

L-Mai io mi domando il perchè di questa decisione!

Q-Da quanto ho capito vogliono industrializzare questa zona di campagna profonda.

L-Bè, non preoccuparti! Parlerò io con queste persone ed eviterò l'abbattimento del bosco.

Q-Credo in te ragazzo, dal momento che io non posso muovermi a causa delle mie radici profonde.

Durante la mattinata del giorno seguente mi sono incamminato per raggiungere il luogo, dove il giorno precedente avevo conosciuto quella strana quercia, che a differenza delle altre parlava.

Attraverso i vari fusti delle piante ho visto quattro tagliaboschi che erano sul punto di sradicare un vecchio abete.

 Subito mi sono presentato davanti a loro chiedendogli se avessero l'autorizzazione per poterlo fare. Dopo avermela mostrata, con tono sgarbato, mi dissero:

-Sparisci dalla nostra vista, ragazzaccio, altrimenti...

-Non hanno terminato la frase: avevo capito che la loro pazienza non sarebbe durata ancora per molto, se non me ne fossi andato il più presto possibile.

-In un primo momento ho pensato:

<< Luca andiamocene di qua e lasciamoli lavorare >>

poi però ho cambiato idea ed ho emesso un fischio acutissimo.

-Al segnale si sono presentati una moltitudine di picchi che hanno iniziato ha picchiettare, in modo ritmato, le radici dei vari alberi tanto è vero che dopo pochi minuti, le piante avevano acquistato capacità di movimento.

I tagliaboschi impauriti hanno cercato di fuggire ma sono stati intrappolati dai rami di Oak Talking, tradotto dall'inglese Quercia Parlante.

L' impresa che prevedeva la realizzazione del progetto chiamato <<industrializziamo la nostra area >> ha rinunciato alla costruzione del grattacielo; e perciò quel bosco non ha subito mutamenti, è rimasto fantastico e lo rimarrà per sempre.

 

Rampini Luca
 
 
 
 
 


 
SOLO UN RICORDO

 

Caro diario,

 

 

dall'ultima volta che ti ho scritto, ieri, mi sembra sia passata un'eternità; forse perchè sono successe così tante cose in poco tempo.

Tutto ebbe inizio ieri sera...

Come al solito ero andata a dormire alle dieci, dopo aver dato la buona notte ai miei familiari.

Quando stavo per chiudere gli occhi, la finestra improvvisamente si spalancò: mi alzai a richiuderla, ma una massa di vento mi trascinò fuori dalla mia stanza e dopo un lungo tragitto, mi condusse davanti ad una porta, che non avevo mai visto.

Non sapevo cosa fare: una parte di me diceva di aprirla, l'altra di andarmene; tuttavia mi era impossibile, propendere per quest'ultima scelta dal momento che non avrei saputo dove andare.

Perciò l'aprii, malgrado le mie paure e titubanze, spinta anche dalla mia inesauribile curiosità.

Al di là di essa mi ritrovai in un posto bellissimo:

c'erano grandi alberi che dominavano un coloratissimo prato pieno di fiori d'ogni genere, querce con foglie verdissime, rose bianche e blu, tulipani rossi e margherite gialle. Tutto era colorato ed illuminato dalla luce del sole.

Dopo essermi resa conto di quanto fosse bello quel posto, ogni mio timore si acquietò. Raccolsi fiori, mi vestii con variopinte ghirlande, feci lunghe passeggiate scoprendo le cose più assurde. Farfalle a sette ali, fiumi di cristallo, nell'acqua dei quali però non riuscivo a specchiarmi.

Ad un tratto vidi un enorme salice e non resistetti al desiderio di arrampicarmi, sebbene mi venisse in mente un brutto ricordo: la perdita del mio amico, che aveva fatto una brutta caduta da un albero e non aveva ripreso più conoscenza.

Arrivai in cima, ma una folata di vento, che mi aveva condotto in quel luogo fantastico, tornò. Credetti di cadere ma qualcuno mi prese; mi girai e vidi Michi, che mi disse:

- Stai attenta! Tieniti forte, non fare il mio stesso errore!

Il vento tuttavia mi trascinò via, lasciandomi una sensazione meravigliosa di pace e di felicità per aver rivisto il mio amico.

Mi risvegliai nella mia stanza con una sorta di malinconica nostalgia e dispiacere: tutto quello che avevo vissuto era stato soltanto un sogno.

 

Scarano Immacolata
 
 
 


 
IL GUFO E LO SCOIATTOLO

 

In un bellisimo bosco vivevano uno scoiattolo e un gufo, che si odiavano da sempre.

Si erano costruiti ognuno una casa di legno su un albero e sia il gufo che lo scoiattolo avevano il desiderio di distruggere la casa del rivale.

Un giorno nacque tra loro una lite e per dispetto ruppero a vicenda le loro case e in più con il loro fracasso e violenza nel combattimento danneggiarono l'albero che li ospitava. Perciò a causa dell'orgoglio e dell'invidia rimasero senza casa e il povero albero dovette aspettare molti anni prima di vedere le parti danneggiate di nuovo sane.

Con questa favola possiamo capire come l'invidia e l'orgoglio possano causare danni anche a quelli che non hanno fatto nulla di male.

 

Scrivo Domenico
 
 
 


 
CONSIDERAZIONI SULL'ABBANDONO
DELLA NATURA

In una splendida giornata primaverile con una mia amica sono andata in un bosco molto lontano dal mio quartiere.

Fra quelle pacifiche e rilassanti piante abbiamo notato la natura intorno a noi in completo stato di abbandono.

Ci siamo accorte di quanto la natura soffra profondamente per colpa dell'uomo che non ha per lei nessun rispetto.

Per far si che questa condizione non degeneri sempre di più, dovremmo cercare di non sporcare, di non calpestare i fiori e di non portare animali in posti inadatti.

Ecco questo potrebbe essere un modo per evitare che le cose peggiorino. Se osserviamo i grandi parchi che sono stati allestiti per darci la possibilità di respirare un pò di aria pura, ci possiamo rendere maggiormente conto del prezioso patrimonio in nostro possesso ed essere pertanto stimolati a favorire la nascita di ulteriori riserve naturali.

Poichè la percentuale di uomini che lavora per la difesa delle natura è ancora piuttosto bassa, bisognerebbe inoltre pubblicizzare con manifestazioni o altro le iniziative ecologiche.

Così facendo si può sperare di ottenere un miglioramento e una sensibilizzazione più fattiva da parte di tutti.

 

Varano Cristina
 
 
 
 


 
IL BOSCO ABBANDONATO

 

 

Era un giorno di primavera splendente come al solito ed una bambina di cinque anni giocava con il suo cagnolino Full, e da quanto sembrava, si divertivano molto. La bambina aveva i capelli biondi lunghi fino alla schiena con i boccoli, guance rosse, occhi verdi e profondi. I suoi genitori erano molto ricchi ed avevano deciso di comprare un pezzo di terra così da creare un bosco vero e proprio. Quando la bambina lo venne a sapere fu molto contenta dell'idea e avrebbe giurato su qualsiasi cosa che avrebbe contribuito a proteggere e curare il futuro bosco.

Dopo due giorni suo padre acquistò la terra e fece piantare diversi alberi molto belli e maestosi e vari semi di fiori e piante per abbellirlo.

Il giorno seguente la famiglia si riunì nel suo bosco per un pic-nic all'aria aperta. Finito il pic-nic i genitori di Claudia rimasero seduti a parlare di progetti futuri e chiesero alla bambina di portare Full a fare un giro nel nuovo ambiente. La bambina e il cane andarono per tutto il territorio girando girando fino a quando non arrivarono ad una cascata che sembrava avesse qualcosa di strano.... Passarono dietro la cascata e trovarono una chiave d'oro e perciò andarono alla ricerca di una porta. Dietro vari cespugli trovarono una porta d'oro. Provarono la chiave che entrò nella serratura , magicamente la porta si aprì e apparve un bosco malandato: foglie secche (anche se era primavera) e gialle, fiori appassiti e uccellini pronti al volo per cambiare zona.

Claudia e il suo cane rimasero esterrefatti, non poterono fare a meno di prendere il secchio che c'era li di fianco e andare giù alla cascata per prendere l'acqua da versare sulle piante appassite: Claudia passò tutto il giorno a bagnare le povere piante in fin di vita.

Arrivò sera ed era tempo che Claudia tornasse a casa, ma decise di dare un'altra secchiata di acqua fresca alle piante.

Andò giù con il cane e notò che la cascata era diventata un ruscello, allora corsero su e una luce abbagliante li sorprese : il bosco era sano e splendente. Meravigliati e contenti contemplarono per pochi minuti quella meraviglia, perchè poco dopo si chiuse dolcemente la porta. Claudia tutta contenta saltellò. Trovò una lettera con scritte queste parole:

<<Ci avete salvato e per questo vi ringraziamo; non fate parola con nessuno del bosco abbandonato;vi auguriamo felicità e ricordate che una parte del nostro bosco sarà integrata al vostro terreno così da dargli vitalità. Grazie, addio>>.

Stretta nel cuore la lettera, felici e contenti, si avviarono verso casa.

 

Zedda Simona
 
 
 
 

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