Octave Mirbeau
Adesso proverò la gioia di parlarvi di colui al quale, tra tutti i miei amici più cari, ho voluto
più particolarmente bene.
Unico, indimenticabile, ed anche insostituibile, tale è per me, vent'anni dopo la sua morte,
Octave Mirbeau!
Non era solamente un grande scrittore. Era un uomo meraviglioso, violento, coraggioso, eloquente,
determinato, capace di rischiare la propria vita, per un'idea e di dare il suo sangue per
difendere una causa. Lo ha provato.
Ed era un uomo temibile e temuto, per la sola ragione che pareva infallibile nei suoi giudizi.
Rodin, Cézanne, Van Gogh, Monet, Maeterlinck e quanti altri non avrebbero forse conosciuto, da
vivi, la gloria, senza Octave Mirbeau.
Mirbeau prendeva il manoscritto di uno sconosciuto e lo portava ad un editore, o a un direttore
di teatro... Vi assicuro che è rarissimo... E glielo imponeva. E, con la sua prefazione, il libro
si vendeva...
Ma, dal momento che non era in vendita, lui, Mirbeau, e conservava la sua assoluta indipendenza,
era detestato dalla maggior parte dei suoi contemporanei a causa del bene cha avrebbe potuto far
loro, e, ancor maggiormente, a causa del bene che faceva ad alcuni... Perché avrà veramente
passato la vita intera a riparare le ingiustizie, ed ecco infine, ahimé! di che farsi detestare...
E rivedo il suo volto tormentato dalle disgrazie degli altri...
La ripresa cinematografica di cui vi parlo è stata fatta qualche mese prima della sua morte...
Mirbeau non era già più lo stesso uomo. A quell'epoca, prevedeva la sua prossima fine, e ne
parlava volentieri...
A Claude Monet e a me, che gli volevamo molto bene, parlava della sua
morte come parlava di tutto il resto, con una curiosità evidente ed il più vivo interesse. E un
giorno ci ha detto: "E' Robin che mi cura, allora mi sento tranquillo, non morirò che all'ultimo
minuto..."
D'altronde diceva la verità, e rimango convinto che quel grande dottore, il professor Robin,
prolungò artificialmente la sua vita per almeno dodici ore...
Mirbeau è morto tra le mie braccia... Mi guardava fissamente da un'ora, quando fece un piccolo
mouvimento con la testa. Mi avvicinai. Mi abbracciò a lungo e mi disse all'orecchio: "Non
collaborate mai!"
Da dieci anni, quest'uomo non cessava di prodigarmi i suoi preziosi consigli, e all'ultimo
istante aveva voluto rendermi un ultimo servizio...
Il funerale d'Octave Mirbeau...
Era morto il giorno anniversario della sua nascita... Avvenimento fortuito... Semplice coincidenza,
ma che dà un'impressione di completezza e che suggerisce l'idea d'un accordo tacito col destino.
Due giorni dopo, eravamo forse in sessanta a seguire il corteo di Mirbeau: gente di lettere, gente
di teatro, uomini politici, pittori, scultori...
Conservo il ricordo di una partenza silenziosa dalla casa mortuaria. Silenzio impressionnante
perché singolare... Mi si dirà "di circostanza"... Sì, lo so bene... Ma era un silenzio diverso,
più profondo, più significativo del silenzio abituale di queste cerimonie... Era un silenzio
imposto precisamente dal silenzio di colui che se n'andava...
Tutti, si rendevano allora conto che Mirbeau non li avrebbe mai più contraddetti... Ed erano
rimasti senza parole... Non credevano alle loro orecchie! Potevano infine esprimere le loro
libere opinioni sull'arte, sulla politica e sulla vita, senza correre il rischio di venir
strapazzati duramente, e minacciati d'un duello all'ultimo sangue, per aver contestato il genio
di Rodin, di Maeterlinck, di Cézanne!
Il grande contraddittore non li ascoltava più, e non ci credevano ancora!
Si sarebbero ripresi presto... Appena il corteo si mise in marcia, cominciarono ad intrecciarsi
le conversazioni a voce bassa. Domande sussurrate all'inizio... Risposte brevi... E sospiri...
Dei grandi sospiri... Con un certo sospiro di liberazione....
E percepivo le loro parole...
- Che età aveva esattamente?
- Settant'anni!
- Hum ! Hum ! Hum !
- Qual'è il suo più bel libro, secondo voi? Per me, è Il Calvario...
- Il diario d'una domestica.
- Sì, e La 628-E8.
- Sì, sì, ma infine, ma infine, esagera. Con Gauguin, grand'uomo, e cert'altri! Converrete che
insomma, Chardin e Greuze... E anche Fantin-Latour...
(...)
E sentivo a destra, a sinistra: "Per conto mio, mio caro..." "Secondo me, vedete..."
"Per me, guardate..."(...)
E in breve fu una specie di brusio che aumentava da tutte quelle persone liberate... Allora
mi accorsi che camminavano tutti due a due, l'uno cercando di convincere l'altro... E le loro
affermazioni si animavano sempre di più mentre avevano cominciato ad alzare la voce.
Isolato, per fortuna, non ascoltavo più nulla, il rumore si era generalizzato. A metà strada,
sentii che qualcuno mi prendeva per un braccio... Era Claude Monet.
Pareva esasperato e mi trascinava di traverso... "Venite! Venite! Venite!" Sembrava che non
volesse più accompagnare Mirbeau sino alla sua tomba, proprio lui che gli aveva voluto bene quanto
me... Non capivo...
Adesso eravamo sul marciapiede di destra, soli tutt'e due e, sopratutto, lontani dagli altri...
Sacha Guitry, extrait du commentaire sonore au film Ceux de chez nous"
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