9. L'interrogatorio

   Prima di essere condotti davanti al maggiore Hoeness, i tre rimasero in attesa nella sala delle armi del castello.
   Un'ora più tardi furono condotti nella stanza del maggiore. L'ufficiale tedesco sedeva dietro ad unimponente scrivania e fumava un grosso sigaro.
   "Bene capitano. Vedo con piacere che le sue ricerche hanno dato frutti superiori a quelli sperati. Mi avevate parlato di un solo uomo."
   "Yawohl, Herr Major!" Stahl si irrigidì sull'attenti. Salutò il superiore battendo i tacchi e tendendo la mano destra verso l'alto.
   "L'uomo che cercavamo è lui." Puntò deciso il dito contro Cesare Liguori che si reggeva a stento in piedi.
   "La ragazza è la sua amante. "E lui" aggiunse ponendosi di fronte al Colletti "lo ha sottratto alle nostre ricerche nascondendolo in un terreno di sua proprietà".
   Così dicendo il capitano si portò vicino al Colletti fissandolo negli occhi con l'aria del vincitore.
   "Le avevo detto che sarebbe stato meglio per lei che non ci fossimo mai più rivisti." Gli soffiò queste parole nelle orecchie con sarcasmo.
   "Se fosse dipeso da me, ne avrei fatto volentieri a meno."
   Con la sua replica ironica il Colletti voleva dimostrare, almeno all'apparenza, che non temeva il tedesco.
   "E lei Signor Liguori, cos'ha da dirmi?"
   "Io sono un patriota!" Cesare, dolorante per le percosse subite, non voleva offrire comodi appigli all'indisponente capitano Stahl.
   "Patriota! La patria di cui lei parla ha firmato un patto di alleanza con la Germania." Sbottò inviperito il capitano. "Voi ci avete tradito! Lei è un nemico e come tale verrà giudicato! Maggiore, le ricordo che due soldati tedeschi sono morti per mano di quest'uomo."
   "E anche due dei nostri!" Liguori, quasi biascicando, corresse il capitano che considerava la gravità dei fatti solo dal punto di vista tedesco.
   "I suoi soldati sono morti in un'azione di guerra come i due militanti italiani. Ed io sono fiero di aver aiutato un mio compatriota, prima che il mio futuro genero." Il Colletti con tono risentito si intromise nel discorso, lanciando uno sguardo d'odio al tedesco.
   "Allora lei ammette di essere un nostro nemico."
Stahl non perse l'occasione di mettere alle corde il suo antagonista Colletti.
   "Sono nemico di chiunque tolga la libertà al mio popolo." Il Colletti rivendicava ora il suo spirito libertario.
   "Libertà.è una bella parola. ma il suo prezzo è alto. Molto alto! Comunque contenti voi." Con queste parole il capitano mise la parola fine al suo contraddittorio.

  



        

 

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