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I C
I N O
P E R
M A N G I A R B E N E E
C O N S P E S A
G I U S T A
Una serata diversa da trascorrere con gli amici in allegria e
in ambiente che lascia ampia libertà di movimento e di abbigliamento. Niente
camerieri in livrea, niente sommelier ma buon vino in quelle classiche
bottiglie in vetro scuro che quasi non lascia vedere il colore del contenuto,
o magari un fiasco spagliato, nessun cerimoniale, non lussuosi lampadari, non
coperti di lusso ma tovaglioli di carta e sottobicchieri di cartone. Un
signore di mezza età (ma che importa quanti anni ha ?) con la matita dietro l’orecchio
e un piccolo block notes in mano. Poter ordinare “alla mano”, come si
suole dire, e soprattutto essere sicuri che le eventuali proposte sono
validissime.
Questa
è vera poesia, è un vivere qualche ora che sembra rubata a quel progresso
che corre lungo quei nastri d’asfalto abbastanza lontani e che conosciamo
solo per averli abbandonati po- co prima. Una felicità impagabile, insomma.
Ma dove possiamo trovare tutte queste cose che pare siano il prodotto di un
racconto fantascientifico o di un ritorno indietro di vari secoli ?
Dove se non in un tipico "Grotto” ticinese ? E’ proprio in
questo ambiente che si possono tra- scorrere ore felici all’aria aperta, ai
margini o dentro un bosco, ed allora cadono tutte le preoccupazioni della
giornata, si dimenticano le fatiche del lavoro e quelle derivate dal “tirar
avanti” una famiglia, e dentro l’anima scende il calore di quelle migliaia
di luci sparse lungo i monti e i piani oltre i vetri di quella finestra oltre
la quale potete scoprire tutto l’entusiasmo della vita. E non ci sono motivi
di innervosirsi : ogni grotto, solitamente, a parte la caratteristica dei suoi
loca- li rustici, è ubicato in zona ombreggiata tanto da permettere anche di
consumare il pasto all’aperto tra profumi di resina, e dispone spesso anche
di una cantina tipica ben fornita ma soprattutto si può affermare che i
grotti ticinesi non deludono certo per i loro menù anche se in parecchi i
punti coincidono ( non crediate sia tanto facile inventare sempre cose nuove
nel campo gastronomico anche se la fantasia non manca certo ai cuochi). E che
nei grotti si stia bene, lo di- mostra anche la ricca pubblicistica che
chiunque può trovare in librerie o biblioteche ticinesi.
Purtroppo in molti grotti la "carta" si è allungata
nell'elenco delle portate e qualche volta si può correre il rischio per farsi
venir in mente un ristorante in piena regola. Non più cioè il classico pasto
frugale, da pochi spiccioli, ma ognuno si rende conto subito di come stanno le
cose osservando l'ambiente, il personale, la gente che vi si trova e che
qualche volta capita allo stesso vostro tavolo creandosi così nuove
simpatiche amicizie. Un tempo queste strutture particolari crescevano entro
grotte vere e proprie o anfratti nella roccia, e proprio nella frescura di
questi ambienti nasceva originariamente il piacere della cucina, il piacere
del vino buono a tempera- tura ambiente, il piacere di stare in compagnia
perché proprio in queste cavità venivano conservati e maturavano i cibi
migliori che mantenevano le loro caratteristiche appunto per la temperatura
sempre uniforme ed erano anche singole famiglie a sfruttare la situazione come
ad esempio alle cantine di Gandria dove le “combriccole” si ritrovavano,
ed ancora avviene, per assaggiare formaggi, prosciutti e salami proprio
mantenuti nella loro perfetta profumazione dall’ambiente. Poi il tempo
trascorreva veloce, i secoli si susseguivano e quel grotto quasi pri- vato
pian piano apriva le porte al pubblico con la realizzazione di piccole
costruzioni per una ospitalità più comoda, per la beatitudine di una serata
consumata ad una tavola rustica ma sempre meravigliosa. Ma la storia dei “Grotti”
sarebbe lunga perché costituiscono, ed hanno sempre costituito, un elemento
carico di fascino, lontano dalla angosce prodotte dal progresso. Una “istituzione”
tipica del Canton Ticino, e specialmente per un turista. l’impatto è quanto
mai entusiasmante. Magari si era lasciato vincere dalla curiosità di gustare
in pace qualche buon piatto locale e con l’acquolina in bocca si apprestava
a soddisfare quella curiosità. Una delusione, invece, termine senza dubbio
non appropriato perché si trattava si di una delusione, ma piacevolissima,
perché si accorge di essere capitato in mezzo a una delle più belle
testimonianze dell’architettura popolare del Ticino, la cui autenticità,
purtroppo è oggi seriamente minaccia- ta anche per le accresciute esigenze
dei turisti che troppo spesso perdono di vista il fascino del passato. Troppo
spesso il grotto deve “rendere” ed allora avvengono ammodernamenti anche
senza criterio, senza tener conto della storia, delle tradizioni, e a dir poco
si potrebbe affermare che si tratta di interventi sciagurati.
Ma chi vuole veramente vivere qualche ora in un grotto vero, assaggiare
piatti tipici, non troppo elaborati, come ad esempio gli ottimi scottadito di
agnello che abbiamo assaggiato presso Luga- no o i formaggi, le salsicce e la
carne di manzo alla brace del grotto “Alpe Vicania” di Vico Morco- te dove
il gestore Giovanni Albisetti, nei momenti liberi, rallegra i clienti con la
fisarmonica (non tutti hanno musica, qualcuno però addirittura una bandella)
mentre, senza troppa fatica, spariscono Salame Vicania, tortelloni al burro e
salvia, pancetta e cotechini, prosciutto e carni con polenta, spezzatino di
vitello, brasato e funghi porcini raccolti nei boschi vicini. E lo stesso
Albisetti (ma non fu anche gregario del grande Gimondi ?) vi potrà servire
ottimi piatti al Pan Perdü a Carona, ”il paese degli artisti”, dove prima
di andare a tavola si può ammirare lo spettacolo del lago attraversando il
famoso Parco Botanico di San Grato. Ma per restare in zona non trascurate di
costruirvi un profumato itinerario che comprenda anche il Grotto Lema a
Novaggio e il Grotto Selvatica a Banco di Bedigliora, e di giorno percorrete
queste strade del Malcantone, ne resterete
incantati. A Montagnola, dove aleggia l'arte sublime di Hermann Hesse,
fermatevi al grotto "Il Guasto" dove le costoline d'agnello sono una
delizia e poi concludete con un "büscion", un tipico formaggino
dalla forma di un tappo di sughero di quelli che si usano per chiudere le
bottiglie di vino (il nome non significa altro che "tappo", appunto,
nel dialetto ticinese.
E
se vi dicessimo che l’origine dei grotti risale addirittura al 1200, sia
pure in forma timida e limi- tata, cosa pensereste ? Eppure gi à in quel
secolo nel Cantone si produceva uva e nessuna abitazione era provvista di
cantina ed ecco allora che la cantina veniva costruita artificialmente dando
il via al grotto che manteneva il vino alla temperatura normale per il consumo
a tempo opportuno, e dentro queste cantine ci si ritrovava ogni tanto per
verificare con gli amici il buon andamento della “manutenzione” e per
farsi una sgambata a bocce in un campetto ricavato nei pressi per smaltire il
pieno dello stomaco.
Ma rifacciamo un passo indietro. La spesa modica invita a frequentare i
grotti famiglie al completo e certamente non subisce scossoni il bilancio
familiare, e non è certo una fatica vana va- gare per le strade del Cantone
alla scoperta di quella semplicità e di quella cucina tipica, genuina e
salutare, che forse abbiamo dimenticata e che non possiamo trovare in ambienti
“à la page”. Dal Malcantone
(ma perché non “Belcantone”?) al Mendrisiotto, a Lugano, al locarnese, a
Bellinzona dove di grotti ne esistono ben undici, e su verso l’incantevole
Valle di Blenio o Valle del Sole fino al Lucomagno, per godere anche un
panorama eccezionale. Si incontrano tre grotti veramente tipici, il Grotto
Sprüch a Ludiano, il Grotto Cauvet e il Grotto Milano, non si placa la
meraviglia. Se poi volete musica, basta ordinare : vi viene fornito anche un
repertorio loca- le. Si tratta soltanto di scegliere un itinerario magari con
l’ausilio di informazioni e materiale in- formativo informativo degli Enti Turistici sempre disponibili con
grande professionalità e il "gioco" è fatto. Si torna con tanta
soddisfazione e voglia di cantare. Poco lontano a Lugano, precisamente a
Cureglia, possiamo consigliarvi senza timori di brutte figure, il "Grotto
Ticinese" dove è meglio andare quando è bel tempo per non essere
costretti ad entrare al coperto e trascurare la bellezza del bosco a gradoni
coperto di tavoli e in un angolo un forno a legna.
Con tutto questo non vogliamo certamente snobbare il piacere di una
serata in un locale di lusso, ma intendiamo semplicemente invitare chi ama
cibi non manipolati ma semplici e casalinghi, a considerare anche la bellezza
della vita rustica e agreste di tempo fa trasferita per un momento ai giorni
nostri. E , si badi bene, non è la cucina dei poveri, ma è piuttosto la
cucina della salute, un recupero anche del passato, tanto che l’estrazione
sociale dei frequentanti è la più varia. Allo stesso tavolo possiamo trovare
uomini di cultura, medici o avvocati, accanto al muratore o all’idraulico,
ma ciò non significa pianificazione delle categorie, non significa
livellamento delle caste ma soltanto il piacere di gustare qualcosa di nuovo,
di veramente originale.