NUVOLE

NUVOLE

Mostratemi nel vasto mondo un uomo che conosca e ami le nuvole più di me! oppure mostratemi la cosa al mondo più bella di una nuvola! Esse sono gioco e gioia degli occhi, benedizione e dono di Dio, ira e forza ferale.Sono tenere, morbide e pacifiche come le anime dei nuovi nati, belle, ricche e generose come angeli buoni, scure, inevitabili e spietate come messaggeri della morte. Stanno sospese, argentee e sottili, a tenui strati, veleggiano ridenti, bianche e orlate d'oro, si fermano a riposare, colorandosi di giallo, di rosso e di azzurro. Strisciano lente e sinistre come assassini, passano galoppando a rompicollo come cavalieri impazziti, pendono tristi da altezze incolori come eremiti malinconici, sperduti in un sogno. Hanno la forma di isole di beatitudine e di angeli benedicenti, fanno pensare a mani minacciose, vele sbattute dal vento, uccelli migratori. Stanno fra il cielo e Dio e questa povera terra come simboli bellissimi di tutte le umane nostalgie e appartengono a entrambi, sogni della terra che porge con loro la sua anima macchiata alla purezza del cielo. Sono il simbolo eterno di ogni cammino, di ogni ricerca, di tutti i desideri e le nostalgie del mondo. E come esse pendono esitanti, orgogliose e piene di nostalgia, fra il cielo e la terra, così le anime umane pendono esitanti, orgogliose e piene di nostalgia, fra il tempo e l'eternità.

Oh, le nuvole, belle, ondeggianti, inquiete! Io ero un bimbo ignaro e le amavo, le guardavo e non sapevo che anch'io sarei passato nella vita come una nuvola, sempre in cammino, straniero ovunque, sempre sospeso fra il tempo e l'eternità. Dal tempo della mia fanciullezza esse mi sono state care, amiche, sorelle. Non posso passare per la strada senza alzare gli occhi in un cenno di saluto e per un attimo ci guardiamo negli occhi. E neppure ho dimenticato ciò che allora imparai da loro: le loro forme, i colori, i lineamenti, i giochi, le danze, i riposi e le loro strane storie fra celesti e terrene.

In particolare la storia della pricipessa della neve. La storia si svolge a metà montagna, prima che cominci l'inverno, con un caldo vento basso. La principessa della neve compare con un piccolo seguito, proveniente da grandi altezze, e cerca dove riposare in ampie conche montane o su una larga vetta tondeggiante. La brezza, falsa e invidiosa, vede quell'incauta posarsi fiduciosa e allora risale di soppiatto la montagna e l'aggredisce all'improvviso, con furia e fracasso. Getta addosso alla bella principessa neri brandelli di nuvole, la dileggia, inveisce, vorrebbe cacciarla. Per un poco la principessa aspetta inquieta, sopporta, di tanto in tanto scuote la testa e risale sulle cime, silenziosa e beffarda. Ma qualche volta invece raduna intorno a sè le amiche impaurite, svela il suo luminoso volto principesco e con mano gelida respinge da sè gli gnomi maligni della brezza. Ed essi indugiano perplessi, si mettono a urlare, fuggono. E la principessa si adagia serena, avvolge il suo trono tutt'intorno di pallide nebbie e quando poi la nebbia si ritira, le conche e le vette splendono limpide nel cielo, coperte di morbida neve fresca...

Tratto da "Peter Camenzind" di Hermann Hesse

 

C'è ancora uno spicchio di cielo

Se, un giorno, ti accorgessi, all'improvviso,

di aver sbagliato tutto

e le ginocchia si piegassero tremanti

tra le spine di una sterpaia desolata,

non dire che la vita è stata inutile.

Ed anche se morissi di crepacuore,

perchè nessuno t'ha capito ed apprezzato,

non temere: un po'd'acqua dal tuo fiume,

continua a defluire tra i pioppeti.

Forse hai dato poco, ma volevi

dare molto di più e questo conta;

hai dato poco, ma non hai chiesto niente

e quel poco t'ha assetato l'anima.

Quel poco fu per te una balconata

spalancata a scoprire l'infinito...

Non dire: è stata inutile la vita:

c'è uno spicchio di cielo nei tuoi occhi.

Sac. Giovanni Saverioni

 

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