TERAMO
Ebbene qua ci abito io !!!
Storia breve:
Il territorio del teramano è in gran parte montuoso e collinoso con brevi pianure sul litorale.Teramo sotto i Normanni era la capitale dell'Abruzzo ed è capoluogo di provincia dal 1694. I principali monumenti da visitare sono: il Duomo del sec. XII col paliotto d'argento di Nicola da Guardiagrele, la chiesa di Sant'Agostino col polittico di Jacobello Fiore, il santuario della Madonna delle Grazie e i resti del teatro romano.
Storia meno breve
I primi insediamenti umani ( razza di Neanderthal), nella zona della provincia di Teramo, risalgono alla fine dell' interglaciale Mindel-Rissi (300-350 mila anni fa). Si susseguirono mutamenti climatico-ambientali e durante la fase di ritiro dei ghiacciai comparve (circa 18 mila anni fa) l' "Homo Sapiens" del Paleolitico superiore. Il nomadismo, che caratterizzava queste popolazioni, fu sostituito da spostamenti stagionali, favoriti dal clima freddo di tipo continentale, oltre che caverne e grotte (presso la Montagna dei Fiori sono famose le grotte di Sant'Angelo e Salomone), vengono usate come abitazioni le capanne, di cui ci sono dei resti in prossimità del villaggio di Ripoli (Corropoli TE). L'uomo del Mesolitico-Neolitico si evolve verso forme di vita stanziale. Sotto l'influenza di popolazioni provenienti dalla Penisola Balcanica, si affermano le prime attivita' di allevamento e produzione di manufatti in ceramica. Si abbandonano definitivamente le grotte per i villaggi di capanne. L'inizio del periodo Eneolitico (4500 anni fa), coincide con l'invasione di genti egeo-anatoliche di tradizione pastorale. Compare il bronzo e con esso nuove armi: l'arco e l'ascia. Successivamente il ferro sostituirà il bronzo dapprima negli ornamenti poi nelle armi (Sec.X a.C.). I ritrovamenti di vestigia funerarie consistenti in vasi di ceramica e bronzo, armi, oggetti ornamentali, testimoniano la cosidetta "Civiltà degli Asili", rappresentanti del gruppo pre-indoeuropeo adriatico, comunemente detti Piceni; di tale popolo restano molte testimonianze (Campovalano-Campli TE).
Alla fine dell'età del Ferro (VI sec. a.C.) i Sabini-Osci, incalzati dagli Umbri, abbandonarono il loro territorio(Valle dell'Aterno) e si stanziarono nel paese degli Asili; una parte, Piceni e Praetutti, si insediarono rispettivamente nelle attuali zone di Ascoli e Teramo. Il territorio dei Praetutti è denominato "Ager praetuttianus". Capoluogo della zona è "Interamnia Praetuttiorum", cosiddetta perchè posta tra due fiumi (Inter amnes) Batinus e Albulata (oggi Tordino e Vezzola). Frontino la definisce "conciliabulum"cioè un luogo dove le genti dell'agro si riunivano per prendere decisioni di interesse pubblico. L'impulso espansionistico della nascente potenza romana, nel V sec. a.C., incontrò resistenza nelle popolazioni della parte centrale della penisola, tanto che ebbero luogo nel IV sec. a.C. le guerre sannitiche, al termine delle quali (290 a. C.) Roma, occupò anche il paese dei Praetutti, concedendo il diritto latino: "in fidem populi Romani venere" (Plinio). Durante la seconda guerra punica l'agro pretuziano fu devastato dai Cartaginesi. Nel 90 a.C. i Pretuzi aderirono alla Confederazione Italica e parteciparono alla guerra sociale contro Roma. Cessata la guerra, ad Interamnia fu concesso lo "ius municipii" con l'approvazione della legge Plautia-Papiria che assicurava la cittadinanza romana ai popoli italici insorti.Tuttavia a seguito della lotta civile tra Mario e Silla, Interamnia, nel 79 a.C. , fu ridotta allo stato di colonia militare. Nell'8 a.C. Augusto divise l'Italia in 11 regioni, i Pretuzi entrarono a far parte del Picenum. L'epoca imperiale segno' un periodo di floridezza per Interamnia e toccò il suo culmine al tempo di Adriano, che divise l'Italia in 7 province distinte in 3 classi. Il Picenum era provincia di prima classe . Quando con l'irruzione dei barbari si sgretolò la compagine dell'impero romano, l'Abruzzo, sofferse saccheggi e devastazioni. Nella guerra dei Greci contro i Goti (555-553) nel Piceno morirono di fame 50000 contadini e a questo periodo si fanno risalire le devastazioni delle antiche città di Berrthra, Truentum, Angulum, e la prima distruzione di Interamnia. Per quasi 200 anni mancano notizie sulla vita della città.
Nel 740 la contea Aprutina (nome dal quale deriva Abruzzo, l'etimologia è incerta forse da Aper , conduttore di colonia o da Aper nel senso di cinghiale quindi paese dei cinghiali , oppure da Elboruz, che significa alto monte (Gran Sasso), da Peirut città fondata dai fenici ed infine Petrut, toponimo di"luogo rilevato e ben distinto da ciò che lo circonda"), che faceva parte del marchesato di Fermo, cadde sotto il dominio del ducato di Spoleto. A partire dal 926 la città era denominata Interamnes , fino a mutare il nome in Teramum nel 1122. Nel 1078 la contea fu invasa dai Normanni e incorporata al ducato di Puglia, tra il 1155-1156 ci fu un terribile saccheggio e l'incendio da parte di Roberto, conte di Loretello, ribellatosi al re normanno Guglielmo I. La citta' fu completamente distrutta. Nel 1254 gli Svevi occuparono Teramo e ne mantennero il dominio fino al 1273, quando Carlo I d'Angiò si impadronì del Regno di Sicilia dopo l'estinzione della casa sveva. Alla fine de sec. XIII la città si era notevolmente estesa al di la' del fossato che la difendeva ad Ovest e che fu detta "terra nova" per distinguerla dalla vecchia " terra vetus". Verso il 1342 Teramo aveva relazioni commerciali con Venezia , con i mercanti della Toscana e dell'Umbria. La citta', nel 1375, subì un 'espansione verso Ovest che rese necessario scavare , in prossimità dell'attuale piazza Garibaldi , un nuovo fossato. Teramo venne divisa in 6 zone chiamate, sestieri: Santo Spirito, San Leonardo, Sant'Antonio, Santa Maria a Bitetto nella "terra vetus", San Giorgio e Santa Croce nella "terra nova"; era munita di un doppio anello di mura , oltre ai ponti levatoi che scavalcavano i fossati , vi erano 2 ponti stabili sui 2 fiumi per le comunicazioni col circondario.
Nel 1384 Teramo giurò fedeltà a Carlo II di Durazzo che si proclamò re di Napoli, intanto nella città le famiglie Melatino e Valle iniziarono una lunga e sanguinosa lotta per il dominio, nel 1388 Antonello Valle riuscì a cacciare il rivale Enrico Melatino e si proclamò signore. In seguito nella contesa intervenne il conte Antonio di Acquaviva che dapprima appoggiò i Melatino, ma poi rivendicò al re Ladislao di Durazzo il possesso della città che ottenne nel 1393 insieme col dominio su Atri. Negli anni successivi continuò la lotta tra i seguaci del Melatino e quelli del Valle : l'uno era sostenitore dell'autonomia cittadina e l'altro il sostenitore dell'Acquaviva, tiranno della citta'. Nel 1420 la regina Giovanna II assegnò, tra le altre, la citta' di Teramo a Braccio da Montone che riuscì a tenere a bada le fazioni e così con la pace ritrovata , tornò a fiorire il commercio. Ma nel 1424 alla morte di Braccio, gli Acquaviva con l'aiuto dei sostenitori dei Melatino riaffermarono la supremazia sulla città ; Giovanna II confermò Giosia D'Acquaviva signore di Teramo ma a beneplacito, non a vita. Alla morte di Giovanna II , si scatenò la lotta di successione tra Aragonesi e Angioini che si concluse con la vittoria di questi ultimi. Siccome gli Acquaviva avevano parteggiato per gli Aragonesi, persero la signoria di Teramo che venne assegnata a Francesco Sforza. In seguito nel 1443 Alfonso d'Aragona divenne incontrastato re di Napoli e Francesco Sforza , sostenitore degli angioini, abbandonò Teramo. Per premiare la simpatia che la città aveva sempre mostrato verso la casa Aragonese, il re concesse la franchigia dai dazi ai cittadini e ai mercanti di Teramo per tutto il regno e, per potenziare il mercato del sabato, proibì ogni sequestro , rappresaglia ed esecuzione per qualsiasi debito, anche di natura fiscale. Nel frattempo Giosia d'Acquaviva si riconciliò con la casa Aragonese e nel 1459 fu nominato da Ferdinando I signore di Teramo. I Mazzaclocchi seguaci dei Valle e sostenitori della casa di Acquaviva , rientrarono in città . Giosia, raggiunto il suo scopo, passò di nuovo dalla parte Angioina provocando malcontento, per cui gli Spennati, seguaci dei Melatino, si rivoltarono e con l'aiuto del vicerè d' Aprutii, nel 1461 assalirono Teramo, presero la residenza ducale e la diroccarono. Gli Acquaviva persero la signoria e i Mazzaclocchi vennero allontanati con regio decreto. Durante il 1478 la peste colpì il Teramano e provocò la morte di tremila persone. Un'altra pestilenza si diffuse nel 1488. Teramo, nel 1507, venne assegnata in appannaggio a vita da Ferdinando I , il Cattolico, alla sorella Giovanna, vedova di Ferdinando I di Napoli.
La citta' attraversò un periodo di pace , contava 778 fuochi ed era sempre suddivisa in sestieri; aveva ancora un doppio giro di mura le cui porte,ognuna con la propria fontana, erano denominate: Romana (corrispondente all'inbocco da Ovest di corso Porta Romana), Pretosa (corrispondente all'imbocco da Ovest di corso San Giorgio), Sant'Antonio (sarebbe all'imbocco da Nord di via Saliceti), Fonte della Noce( oggi all'imbocco da Est di via Porta Carrese), San Giovanni (corrispondente all'imbocco da Sud di via Argentina), Del Querceto ( in prossimita' alla chiesa di San Giuseppe), San Francesco(interna, presso la chiesa Sant'Antonio e casa Savini-Urbani). Si suppone l'esistenza di un'altra porta interna nelle vicinanze della vecchia Cittadella e dell'Episcopio. Le vie erano selciate a pietra e in parte a mattoni. Circondata dai fiumi e dai fossati, chiusa dalle mura doppie, la citta' doveva avere un aspetto caratteristico, come risulta dal panorama eseguito da Jacobello Fiore in fondo al polittico situato nella Cattedrale di Teramo. Nel 1527 la peste, dovuta forse al passaggio dei Lanzichenecchi, provocò la morte di un quarto degli abitanti per cui Carlo V, che precedentemente aveva venduto, per 40 ducati, Teramo al duca d'Atri Matteo Andrea d'Acquaviva, annullò definitivamente la vendita per consentire la ripresa della città. Continuarono ad alternarsi le invasioni francesi e spagnole che provocarono nuovi disagi e danni. La città , che contava 1300 fuochi, nel 1562 fu suddivisa in quartieri: San Giorgio, Santo Spirito, San Leonardo, Santa Maria a Bitetto e scomparvero così i sestieri di Santa Croce e Sant'Antonio. Si entrava nell citta', che era sempre circondata da mura, attraverso 7 porte. L'organismo municipale subì un mutamento: si comincio' ad affermare il patriziato municipale, con l'elezione di 48 notabili scelti tra le piu' ricche famiglie della città. Durante la rivolta di Masaniello, nel 1647, Teramo rimase fedele agli Spagnoli, e nel 1660 Filippo IV premiò la città con privilegi. Nel 1669 Teramo contava 1270 fuochi. Durante 1744 gli Austriaci invasero il Regno di Napoli e senza colpo ferire occuparono Teramo. Nel 1770, con regio dispaccio, si pose fine al patriziato municipale ; fu istuito un parlamento formato da tutti i capifamiglia che eleggevano il sindaco. Teramo nel 1804 contava 8444 abitanti. Napoleone , sottratto il Regno di Napoli a Ferdinando IV di Borbone, lo assegnò, nel 1806, al fratello Giuseppe. Teramo fu occupata pacificamente; vennero aboliti i privilegi feudali , si organizzò una nuova struttura comunale ed entrò in vigore il codice napoleonico.
La città si va sempre più espandendo e nel 1813 conta 10.276 abitanti. Nel 1815 con il Congresso di Vienna , il regno di Napoli fu restituito a Ferdinando IV di Borbone che assunse il nome di Ferdinando I col titolo di re delle due Sicilie. In tale periodo iniziò la costruzione della nuova strada che collega Teramo a Giulianova. Ormai la citta' aveva acquistato il volto odierno. Le mura e le porte della città furono man mano abbattute per far posto a opere nuove. Si costruirono Porta Madonna e Porta San Giorgio sui siti delle antiche porte e vie della città furono lastricate. Nel 1860, dopo la seconda guerra d'Indipendenza e l'impresa di Garibaldi, Teramo con unanime plebiscito acclamò Vittorio Emanuele re d'Italia e gli stemmi borbonici furono abbattuti per quelli sabaudi. Ormai non esistono più le mura di cinta, tra il 1860 e 1889 venne livellata l'area fuori Porta Madonna, creando così un ampio ingresso alla città, la stessa cosa avvenne per piazza Vittorio Emanuele, piazza della Cittadella e piazza del Mercato. Nel 1868 fu inaugurato il Teatro comunale (oggi demolito) e nel 1881 fu costruito il palazzo dei Tribunali. Nel 1884 fu inaugurata la ferrovia Teramo-Giulianova con relativa stazione; nel 1888 iniziò l'abbattimento dei portici bassi tra piazza "di sopra" e il lato destro del corso San Giorgio e venne creata la Villa Comunale. Nel 1900 all'illuminazione a petrolio si sostituì l'illuminazione elettrica e la città fu dotata anche di conduttura di acqua potabile. Dal 1930 in poi l'aspetto della città è rimasto essenzialmente lo stesso e lo sviluppo è continuato nella direzione Est ed Ovest però con delle caratteristiche precise: infatti si distinguono ad Ovest una zona residenziale, a Nord un centro ospedaliero e scolastico, ad Est la zona industriale e artigianale.
I Trionfi Teramani Per La Festa Della Pace
(sec.XII-XVIII)
VI Rievocazione: 27 Luglio '98
Manifestazione dedicata alla Pace tra i 4 quartieri storici di: San Giorgio, S. Maria a Bitetto, S. Leonardo, S. Spirito.
Programma:
Ore 18,30 Piazza Madonna delle Grazie: inizio del corteo storico
Ore 20,00 Piazza Martiri della Libertà: spettacoli d'epoca Fase Bellica-Fase della pace
Ore 20,30 Giostra della Lavanda
Ore 22,00 Fiaccolata di omaggio ai luoghi degli antichi padri
Informazioni
Comune di Teramo-Assessorato Turismo
Via V.Irelli, 27 Tel. 0861-247012
Duomo
Polittico
piazza Garibaldi
DIALETTO
Fatta eccezione delle deviazioni fonetiche per cui il dialetto ha una sua propria fisionomia, dal punto di vista lessicale e fraseologico il dialetto abruzzese si accosta molto alla lingua nazionale conservando tuttavia dei vocaboli e delle locuzioni schiettamente latine. Il dialetto abruzzese ha svariate gradazioni nei vernacoli delle quattro province e la varia modulazione fonetica consente non solo di riconoscere le parlate dei diversi paesi, ma anche di quelli separati da poca distanza o addirittura di villaggi nello stesso territorio comunale. Il dialetto teramano è piuttosto caratteristico, francamente io non lo so parlare e neanche lo capisco bene.....qui sotto riporto una poesia dialettale che proprio mi rimane molto difficile da leggere, pero' è troppo buffa e alla fine anche divertente...provate a capirci qualcosa :-)
A LI CILLE
di Fedele Romani
Li cille mì, che shtat'a cchiacchiarà
hygne mmtène, ssa 'ssu bbalecone?
Vu deciate: - Facèmel'arrajà,
facèmel'arsbejjì shtu uadalòne.
Li cille mì, che lu decèt'a ffà,
se jjè nen dorme pe la passejone?!
Jè cqua ssoprr'a lu lette, sole sole,
arbiaashtàme e 'ttruccène li lenzole.
Currat'a mmorr' a mmorre, la matène
currate totte quindi affà remore
sopr'a li fiffe de llu bbalungène
piène di vase e de jèrve c'addore:
lò dandre dorme e affonne li cuscène
la cuccetella bbelle de shtu core:
e nen zà ca jè crèpe cqua 'lu lette:
facetel'arsbbejjì , mbè, pè ddspette.
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