Apollo/Cavallo
al galoppo
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fig. 1
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Notizie storiche:
Per sopperire alle
esigenze di commercio con l'Italia meridionale nella quale circolava la
moneta d'argento, Roma decise di coniarne di propria (la cosiddetta moneta
romano-campana), pur mantenendo, per le proprie necessità interne,
una moneta di bronzo, l'asse, del peso iniziale di una libbra (per l'evoluzione
dell'asse v. moneta di Mara).
La monetazione romano-campana,
che stilisticamente si rifaceva a modelli della Magna Grecia, comprendeva::
-
all'inizio
due piccole serie in bronzo, a leggenda "POMAIWN"
(peso medio su 6 campioni [1a]~
3,29 g) prima e "ROMANO" poi (peso doppio rispetto alla precedente)
[2], entrambe recanti al
rovescio l'immagine del toro androprosopo (dal volto umano);
-
successivamente, didrammi
(in argento) a leggenda "ROMANO", delle serie:
-
Marte galeato, barbato,
rametto di quercia/testa di cavallo e spiga, peso 6,9÷7,6 g [1c];
-
Apollo
a s./cavallo al galoppo e stella a 8 o a 16 raggi, 6,8÷7,3 g [1a]di
cui la moneta in figura costituisce un esempio [3];
-
testa di Ercole con pelle
di leone e clava sulle spalle/lupa che allatta i gemelli, 7,05 g [1a];
-
varie monete di bronzo
di piccole dimensioni e peso contenuto, tra queste ultime la "1/2 litra"
già descritta in altra parte di questo sito (v.
monete di Sergio alla voce "protome equina).
-
ancora altre monete che
non è il caso in questa sede di trattare per evitare di distogliere
l'attenzione dalla moneta di interesse che è quella di fig. 1.
La datazione delle sopra
citate monete è controversa: le prime due serie (v. punto
1 precedente) vengono in genere poste in relazione con il "foedus aequum"
(l'alleanza del 326 a.C. con Napoli, al tempo della 2^ guerra sannitica)
e datate conseguentemente.
Quelle di cui al punto
2 vengono datate a scalare a partire dal 326 (v. Panvini Rosati [1b]).
Crawford
[1a]
invece attribuisce alle serie di cui al punto 1 precedente la datazione
326 a.C. e 300 a.C., rispettivamente. Alla serie 2.1 la datazione
280÷276 a.C.. Alla serie 2.2 la dataz. 275÷270 a.C..
Alla serie 231 la dataz. 269÷266 a.C..
Sydenham
[1c]
infine colloca le monete di cui al punto 2 nell'arco temporale 269÷242
a.C., avendo preso spunto da un passo di Plinio.
Dunque
controversa è la datazione della moneta di fig. 1. L'associazione
dei tipi monetali sopra citati all'evento storico che ne avrebbe determinato
l'emissione varia ovviamente a seconda della collocazione temporale individuata.
Si va quindi dal 312 a.C., anno dell'apertura della via Appia, al periodo
280÷278 a.C. della guerra contro Pirro, al 264 a.C. e successivi,
anni della prima guerra punica.
Caratteristiche della
moneta di fig. 1: didrammo (argento); peso 7,24 g, diam.18÷20
mm - zecca incerta. Le
caratteristiche fisiche della moneta di fig. 1 sono compatibili con quelle
indicate al punto 2.
Dritto:
Testa
laureata di Apollo a s.; dinanzi leggenda ROMANO
ascendente (in lettere rosse si è indicata la parte abrasa della
leggenda). Bordo perlinato.
Rovescio:
Cavallo al galoppo;
al di sopra stella a 16 raggi. Bordo lineare.
Il
Sydenham attribuisce a questa moneta il grado 6 di rarità in una
scala in cui il massimo 10. Secondo Sear [1d],
se
lo stato di conservazione è "bello" (intermedio tra "fior di conio"
e "scarso"), la moneta vale 475 sterline (prezzo riferito al 1981).
[1]
Bibliografia:
(1a)
Roman Republican Coinage - Michael Crawford - Cambridge University Press
1974
(1b)
La moneta Greca e Romana - F. Panvini Rosati - L'Erma di Bretschneider
2000
(1c)
The Coinage of the Roman Republic - Sydenham - Spink&Son Lt 1952
(1d)
Roman coins and their values David S. Sear -Seaby 1981
[2] E'
chiaro il senso delle leggende "POMAIWN"e
"ROMANO" (breve per "Romanorum"), "dei Romani", la moneta è dei
Romani, è stata da loro o per loro conto coniata, è Roma
l'autorità responsabile della coniazione. Il fatto che per la serie
più antica sia stata utilizzata la dizione greca "POMAIWN"sta
ad indicare l'interesse di Roma a rendere chiaro e intellegibile il messaggio
di appartenenza della moneta destinata ad un ambito di circolazione monetaria
greco.
[3]La
moneta è classificata dal Crawford al numero 15-1b (v. bibl.
1a).