A Gianavello sono attribuiti molti ingegnosi espedienti tattici.
Il più famoso è l’uso della SVIROTA,
una giostra infantile costituita da un tronco d’albero ruotante su un perno, situato su un’altura,
con cui si poteva rapidamente girare; vi avrebbe posto quattro ragazzi a circolare di corsa,
per dare l’idea al nemico che stessero giungendo dei consistenti rinforzi;
ed il nemico, dallo spavento e dalla sorpresa,
si sarebbe lasciato ingannare e avrebbe iniziato la ritirata.
Ancora oggi a Rorà una località si chiama “pian della Svirota”.
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Nelle guerre contro i Valdesi, Gianavello si trovò quasi senza volerlo a guidare la resistenza.
In lui si fusero coraggio e audacia, capacità tattica e strategica.
La sua solida esperienza si ritrova nelle Istruzioni che darà ai Valdesi trent’anni più tardi:
«Quando combattete in difesa, le pietre delle fionde insieme con 10 fucilieri
fanno più effetto di quanto si possa credere. Ne ho fatto io stesso l’esperienza nel 1655:
con pochi fucilieri e 6 o 7 uomini armati di fionda sconfiggemmo il nemico; altrimenti saremmo stati perduti.»
«Non vi fiderete mai delle lettere e delle parole del nemico, e quando più vi vorranno parlare, è
allora che bisogna stare in guardia. Vi dico ancora che dopo il primo combattimento, è
estremamente importante che i comandanti cambino d’abito, meglio se dei più brutti della compagnia...»
«Dimenticavo di dirvi: non fate mai suonare la ritirata, perché la vostra truppa perde coraggio ed il nemico si rincuora...
non sparate finché il nemico non è a tiro, colpite gli ufficiali.
Se un reggimento o una compagnia perde i suoi ufficiali, è per metà sconfitto..»
«Quando inseguite il nemico, avanzate sempre in due colonne, per non essere presi
in imboscate. I capitani non mettano a repentaglio la vita dei soldati,
ma conservino i loro uomini, perché è la chiesa di Dio
che si deve conservare... »
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