Mentre nel resto delle Valli si consumava il massacro, a Rorà
Gianavello, con pochi uomini, respinse ripetuti assalti prima di cedere al sovrastante esercito del Pianezza.
Il 4 maggio il paese fu dato alle fiamme, molte persone furono
trucidate, comprese donne e bambini;
altri furono fatti prigionieri,
tra cui la moglie e le figlie di Gianavello. Ecco come lo storico inglese Morland, tre anni dopo gli avvenimenti, ci racconta la prima battaglia di Gianavello: |
«...il Conte Cristoforo inviò 300 soldati dalla parte di Villar per sorprendere i Valdesi di Rorà,
e per passarli a fil di spada. Questa truppa fu per buona sorte contrastata da alcuni soldati del capitano Giosuè Gianavello (che Dio scelse e fece sorgere in quei giorni, come Suo strumento per preservare il rimanente del Suo povero e disperso popolo). Questi soldati essendo appena 7 o 8 di numero, essendosi preparati ad una imboscata, colsero l’opportunità di sparare su di esso. Attaccarono così duramente, che molti nemici caddero morti, ed i restanti, credendo di avere di fronte un numero di uomini sei volte maggiore di quanti fossero in verità, fuggirono per la stessa via da cui erano giunti, in gran disordine e confusione; i Valdesi vedendo ciò, li inseguirono incalzandoli per almeno tre quarti di lega, tra le rocce e i boschi...» |
1. 24 aprile: 300 uomini attaccano Rorà dalla Sea di
Valansa. Gianavello e sei compagni li respingono poco sotto la Rocca Roussa. 2. 25 aprile: 500 uomini attaccano dalla Val Pellice. Un'imboscata di 17 valdesi li ferma al Colle Cassulé. 3. Nella notte i valdesi, con donne, vecchi e bambini, si ritirano a Rumé 4. 26 aprile: 700 uomini saccheggiano Rorà, ma Gianavello li costringe alla fuga e recupera il bottino. 5. Il 1º maggio un attacco combinato di 8000 uomini convergente da tre lati su Rumé. Il contingente di Bagnolo viene sconfitto e precipita nel torrente dalla Rocca Chapèl. In seguito Gianavello attacca e costringe alla ritirata le altre due colonne provenienti da Luserna e dal Villar. |