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Spazio museale della Gianavella - pannello 5 - sezione 2


Banditi!

Gianavello rende giustizia ai torti patiti, viene condannato a morte e riprende la guerra

Gianavello prese l’iniziativa di rendere giustizia ai torti patiti dai valdesi. Per questo il tribunale di Torino condannò lui e molti altri al bando e alla morte. I “Banditi” si stabilirono al Liorato, fortificarono molti luoghi della Val d’Angrogna e dell’alta Val Pellice. Tagliati i ponti e le passerelle sul Pellice, Gianavello iniziò una serie di attacchi verso Bibiana e Luserna, saccheggiando proprietà dei nobili e dei frati Serviti, per ritorsione.

Così racconta il fornaio del convento di Luserna, fatto prigioniero dai Banditi:
«Giunta l’alba i Banditi scalarono le mura e saltarono nel cortile, dicendo “arrendetevi!”. E presero prigionieri i Padri, me, mia moglie, Domenico con sua moglie e i suoi figli, e ci portarono fuori dal convento. Erano così numerosi che riempivano il cortile del convento, sebbene grosso, e la strada adiacente. Condussero i Padri da Giosué Gianavello, e da quello furono rilasciati.»

«I Banditi, dopo aver fatto quanto volevano in Luserna saccheggiandola, si ritirarono con il bottino sul monte detto dei Banditi, a Triboletto.

Il bottino comprendeva: la campana di Lusernetta, le due campane dei reverendi padri del convento di S.Francesco dello stesso luogo, due piccoli campanini di chiesa, l’orologio dei medesimi reverendi padri, due tuniche dei padri... C’erano poi lingerie, ferramenta, rami, arnesi di ferro, ferri da mulino, brandari, con diverse altre cose come padelle, paioli, emine, catene da fuoco, lampade.

Alle ventidue mi rimandarono via senza però farmi alcun dispiacere, salvo che mi presero le scarpe.»

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