Interpreti:
Jacqueline Delubac, Sacha Guitry, André Numés fils, Pauline Carton,
Andrée Guise, Madeleine Suffel, Simone Sandré, Lucienne Givry,
Rivers Cadet, Robert Darthez, Paul Dullac, Charles Montel,
Robert Seller, Baldy, Louis Vonelly, Antoine, Régine Paris,
Gustave Huberdeau.
Durata: 78 mn. Prima uscita: 20 settembre 1935 al cinema Le Colisée - Parigi
La storia:
Claude, un pittore squattrinato e Marie, una giovane lavandaia vincono il primo premio della lotteria. Sarà
il pretesto per un lungo viaggio "come fratello e sorella", durante il quale si innamoreranno.
Una commedia frizzante dall'aria di viaggio di nozze, con un Guitry straordinariamente sentimentale, brillante,
leggero e seduttore...
Estratti dai dialoghi del film.
Qualche riflessione dell'autore:
- Vuole parlare delle sue idee sul cinema, in generale?
- Ho girato due film... Non ha più importanza... E' finita.
- Lei è l'autore della sceneggiatura, immagino, l'attore ed il regista?
- Sono l'«autore» del testo, della sceneggiatura, del montaggio... di tutto...
eccetto la musica.
- Come ha potuto occuparsi di tanti problemi allo stesso tempo?
- Ebbene, mi è parso di capire che l'imprevisto avesse una parte preponderante
nella realizzazione di un film. Ho voluto evitare questo imprevisto. Ho voluto
prevedere tutto e portare in studio, arrivando, un film già pronto, non soltanto
preparato, ma montato.
- Un lavoro insensato?...
- Non esiste un lavoro insensato. C'è il lavoro, sempre appassionante.
- Più o meno lungo?
- Non so cosa significhi trovare il lavoro troppo lungo.
- Ha scritto?...
- Tutto: gli effetti scenici, anche i raccordi, anche i gesti da fare in questo o quel momento.
- Li ha immaginati prima?
- Li ho visti sullo schermo, prima. Poi mi sono trasformato in spettatore ed ho preparato il film,
sceneggiato, pronto.
- E la regia?
- L'ho preparata, naturalmente. Regia è un termine che mi esapera sempre.
- E' la sola maniera che abbiamo per qualificare l'insieme della recitazione degli attori.
- Non riesco a capire un autore che non metta in scena la sua opera. (...)Io non potrei ammettere
che un altro che me stesso se ne occupasse per un attimo.
- Per lei, il cinema è diverso dal teatro?
- L'ho trovato molto differente, quando ho finito il film. Continuo ad aspettare una prova generale
che non avrà mai luogo. Abbiamo provato. Abbiamo provato fino ad essere a punto, per quanto era possibile e
allora ci hanno detto: «E' finito». E' esattamente come se, alla vigilia di una prova generale, mi dicessero:
«Non si recita più. La commedia è annullata.»
- E quando ha visto il film?
- (...) Avevo acquisito, girando Pasteur una piccola esperienza.. Sentivo, vedevo già molte cose. Evidentemente
Pasteur è un film assolutamente a parte, se si intende per film una manifestazione di grazia.. Le discussioni sui
microbi, la generazione spontanea non possono giustificare delle manifestazioni di bellezza - di una certa bellezza - mentre
Bonne chance...
- Un film allegro?..
- La parola allegro è un desiderio che si esprime. Ho voluto fare un film gaio. Mi sarebbe spiaciuto se si fosse riso
con Pasteur e pianto con Bonne Chance.
- Che cosa l'ha decisa a dedicarsi al cinema?
- Ebbene! Dopo aver detto tante volte: «No, no, no» alle richieste che mi venivano fatte, di colpo ho risposto : « Sì ».
- Perché?
- Quel giorno ne ho avuto voglia... e da quell'istante ho avuto fretta di cominciare.
- Crede che qualcuna delle sue opere potrebbero essere realizzate al cinema?
- Credo che attualmente sarebbe un po' infantile definire il destino del cinema. Non ne
sappiamo nulla. L'opinione di quelli che decretano tutto in anticipo m'interessa poco.
Bisogna prima provare. Dopo si potrà dire: « Ecco ciò che ho voluto fare ». In arte la
prova è data generalmente da un uomo che non ha voluto provare niente. Del resto, sovente
si fa qualcosa di originale quando si crede di copiare qualcuno.
- Perché?
- Io credo alla catena che lega al passato. Bisogna sovente avere degli ascendenti intellettuali.
Lasciarsi influenzare dal passato è la sola maniera di avanzare.
Intervista rilasciata il 26 giugno 1936 a M.H.Berger, Excelsior - 1935
Critiche di ieri e di oggi:
Bonne chance si situa su un altro terreno. Partendo dalla recente creazione della Lotteria
nazionale, Guitry elabora una storia d'amore e di fortuna nella quale si diverte della propria
passione per il gioco. Il film testimonia il desiderio di voler ritrovare quel ritmo che ammira
nel cinema americano. Non saprebbe comunque accontentarsi dei clichés del modello. Allora si
diverte ad illustrare i meccanismi cinematografici, a citare cos'è un travelling ed il suo
risultato mostrandolo allo spettatore, a mettere in crisi l'idea delle tracce (disegno/destino),
fondamenta della maggior parte delle commedie del cinema americano. Riesce a divertire attraverso
una commedia allegra, pur realizzando un documentario ironico sulla magia del cinema e l'uso
degli stereotipi che gli sono legati.
Siamo lontani dalla staticità ammirevole e doverosa di Pasteur.
Lascia Fernand Rivers libero nelle inquadrature e nei movimenti. E' un film fisico, certo
affascinante, ma caratterizzato da una simpatica indisciplina. Alcune scene sono valorizzate
dalla scenografia e dalla luce naturale. Si sente che gli attori sono a loro agio. Molti dettagli
preannunciano le audacie del Roman d'un tricheur.
Nel 1940, la R. K. O realizzerà un remake di Bonne chance sotto la regia di Lewis
Milestone : Lucky Partners (Double chance). Copia deludente dove il ritmo è corroso dalla
persistenza di esterni girati negli studi, da un montaggio accademico e priva di quella cadenza
tipica delle migliori commedie di Hawks et Capra.
Tant'è che è l'originale di Guitry che ci fa pensare a Lubitsch.
Pasteur e Bonne chance usciranno insieme, in un doppio programma. Nel frattempo, il
primo avrà ricevuto ogni omaggio possibile: proiezione sul transatlantico Normandie in
occasione del suo viaggio inaugurale attraverso l'Atlantico e medaglia d'oro attribuita dal
Comitato Intemazionale per la Diffusione artistica e letteraria attraverso il Cinematografo.
Questa gloria offuscherà la freschezza e la novità di Bonne chance.
Noël Simsolo, Cahiers du Cinéma, 1988.