L' inconscio come segno e simbolo


Il termine di inconscio viene usato su diversi piani di concettualizzazione. La terminologia psicodinamica intende con questo concetto un insieme di processi psichici, che si sviluppano dall'interazione di pulsioni istintuali con situazioni interpersonali, e che si svolgono al di sotto della coscienza dell'individuo. Il neuropsicologo descrive invece con il termine di inconscio frammenti comportamentali, cui corrispondono dettagli elettrofisiologici, che si lasciano descrivere esattamente dall'osservatore, mentre il soggetto non ha alcuna appercezione di essi. Una gran quantità di reazioni, che costituiscono la nostra vita quotidiana, si svolgono su un piano incosciente, e solo l'avvenuto movimento è percepito dal soggetto.

Inconscio e coscienza sono i due poli dello psichismo. Non è possibile parlare dell'uno senza intendere anche l'altro, tracciare un polo senza riferirsi al suo opposto. D'altronde, la vera vita dell'uomo è lacerata da un complesso di inesorabili contrari: giorno e notte, nascita e morte, felicità e sventura, bene e male. Non possiamo neppure essere certi che l'uno prevarrà sull'altro. La vita è un campo di battaglia: così è sempre stata e così sarà sempre; se così non fosse finirebbe la vita. Nel pensiero psicoanalitico il linguaggio inconscio è ciò che è lontano nella storia filogenetica, nascosto eppure presente al livello al quale non sempre arriva la luce della coscienza. Il rimosso è quella parte del pensiero conscio che è stata respinta e sommersa nel buio. L'inconscio forma un'unico corpo con la coscienza e ne costituisce il fondamento. L'inconscio non si esprime mai da solo: ha bisogno della mediazione del corpo, del gesto, della parola, dei riti quotidiani.


Il proceso di simbolizzazione Il linguaggio simbolico
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