Catullus, carmen
LXXIII
Desine de quoquam quicquam bene velle mereri aut aliquem fieri posse putare pium. Omnia sunt ingrata. Nihil fecisse benigne; immo etiam ut mihi, quem nemo gravius nec acerbius urget quam modo qui me unum atque unicum amicum habuit. |
Catullo, carme 73
Non credere piu' che l'affetto meriti qualcosa o che qualcuno possa esserti fedele. L'ingratidudine e' di tutti. E' inutile far del bene, anzi provoca amarezza, e piu' che amarezza danno: come a me, perché nessuno mi perseguita di piu' di chi fino a ieri mi considerava il suo solo e unico amico. |
L'esemplificazione di questi versi e' scritta nei nostri ricordi, nelle delusioni che i nostri anni han conosciuto fin dalla piu' tenera eta'. L'amico carissimo, inviolabile alle stesse leggi del tempo e della distanza, si è trasformato in estraneo e addirittura in nemico: ostile ai nostri gesti piu' banali, alle nostre chiacchiere, alle nostre confidenze, alle nostre scelte, a noi stessi, che ci stupiamo di essere stati traditi cosi' facilmente. L'ingratitudine e' di tutti, scrive Catullo, e questa affermazione vorremmo che fosse scolpita a chiare lettere nei nostri cuori e nelle nostre menti, quasi a coprire con un gelido telo la forza dell'affetto e della simpatia che ci legava al nostro amico: il quale ora, irriconoscibile, e' diventato un crudele e ostinato avversario, che non si eclissa semplicemente dalla nostra vita ma vuole addirittura infierire su di noi. Fare il bene, dire il bene, volere il bene di questa persona non solo e' stato un tragico errore, ma una perversa fatalita', che si accanisce contro noi stessi.
Altri tre carmi di Catullo fanno riferimento alla dolorosa ingratitudine
degli ex amici: si veda il carme 30 rivolto ad Alfeno, il carme 38
indirizzato a Cornifico, il carme 77 dedicato a Rufo (scrivimi se vuoi
che te li invii). Per Catullo l'amicizia e' quanto sopporta e va oltre
la follia della passione amorosa:
Cui faveam
potius? Caeli tibi; nam tua nobis
perspecta ex igni est unica amicitia, cum vesana meas torreret flamma medullas; sis felix,Caeli, sis in amore potens. |
A chi daro' la
preferenza? A te Celio; infatti ho messo
alla prova del fuoco la tua straordinaria amicizia, quando un'insana passione mi bruciava fin dentro le midolla; sii felice, Celio, sii fortunato in amore. |
Sembra inevitabile che tanta generosita' non possa non rimaner delusa:
Malest, Cornifici,
tuo Catullo,
Malest, me hercule, et laboriose, et magis magis in dies et horas. Quem tu - quod minimum facillimumque est - qua solatus es allocutione? Irascor tibi. Sic meos amores? Paulum quid lubet allocutionis, maestius lacrimis Simonideis. |
Cornificio, sta
male il tuo Catullo,
sta male, per dio, e va sempre peggio di giorno in giorno, di ora in ora. Gli hai forse inviato una parola di conforto, un gesto cosi' semplice e banale? Ti odio. E' questo il tuo affetto? Ti prego, una piccola consolazione, qualunque essa sia, piu' triste dei canti di Simonide. |
Dai versi citati sembra emergere il poeta delle delusioni d'amore e d'amicizia: ma Catullo e' anche il poeta delle tenere dichiarazioni d'amore, delle cene squattrinate, dei motti salaci, delle brigate di amici, delle lucide invettive contro i disonesti. E non solo: Catullo si rivela raffinato poeta ed elegante creatore di cammei mitologici.
Puoi trovare l'opera completa di Catullo in formato elettronico presso i seguenti archivi, da cui e' possibile scaricare il testo latino:
Segnalo anche la pagina di Robert Cardona, docente americano e appassionato cultore del poeta latino
Per quanto desiderino procurarsi un'edizione italiana dell'opera di
Catullo, consiglio, per l'ottima e vivida traduzione, l'edizione curata
da Mario Ramous e pubblicata da Garzanti.
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