La scala Mercalli che Giuseppe Mercalli mise a punto nel 1902 e che fu modificata poi nel 1931, misura in modo empirico, cioè in modo non rigorosamente scientifico, l'intensità di un terremoto. Essa si basa sugli effetti che le scosse sismiche producono in superficie sugli edifici e sulle altre costruzioni, quindi sul grado di distruzione che provocano. Il grado di intensità di un terremoto non diventa, in tal modo, una caratteristica di quel sisma, ma una valutazione del modo in cui il sisma si è manifestato. La scala Mercalli comprende 12 gradi di intensità che si basano su percezioni umane e individuali, perciò può dar luogo a giudizi soggettivi. Essa viene ancora molto utilizzata, perché è in grado di fornire immediatamente un'idea, anche se imprecisa, delle conseguenze visibili di un sisma. La scala Richter, proposta da Charles Richter nel 1935, è basata sulla determinazione della 'magnitudo', cioè sulla misura dell'energia liberata da un terremoto nell'ipocentro. La magnitudo è una grandezza e si misura con il sismografo; essa è direttamente proporzionale all'ampiezza delle vibrazioni prodotte dal sisma e registrate dai sismografi. Intensità e magnitudo sono quindi due modi diversi di valutare un terremoto, ma è evidente che, a parità di condizioni, se aumenta la magnitudo aumentano anche gli effetti, cioè l'intensità del terremoto. I terremoti più forti finora registrati hanno avuto magnitudo intorno a 8, che corrisponde all'XI grado della scala Mercalli. |