Acqua.
L’acqua è anteriore al sole e alla terra, che da lei emerse.
Gli antichi chiamavano acque superiori quel mondo segnato dai fenomeni
atmosferici, e l’aria come suo mezzo naturale, che ha il cielo come cupola;
e acque inferiori ai liquidi che conformano i mari, fiumi, laghi e sorgenti
–ed i loro equivalenti psicologici e gnostici– presenti in tutto il pianeta.
Le acque sono simbolo di purificazione come ben si può vedere nelle
società arcaiche che alludevano ad esse nella ricerca di una nuova
vita (per esempio: il battesimo cristiano).
L’acqua, energia passiva,
feconda costantemente l’attività delle potenze. Nella lamina XIIII
si frammischiano le acque e paradossalmente, nella XVII,
gli stessi liquidi, raccolti dal letto di un fiume, tornano a reintegrarsi
nella sua corrente. Le acque sono un veicolo necessario per la riproduzione
di tutte le specie: le acque piovane sono state considerate costantemente
come un fattore imprescindibile per la generazione universale, tanto che
le deità della pioggia occupano un posto analogo o anche più
importante di deità solari di alcuni pantheon: la siccità
è sinonimo di maledizione (vedere luna, nube, gambero).
La coppa,
l’uomo coppa, o pietra viva, nasce dall’attività del cielo propagati
dalle piogge sacre
Ali.
Le ali caratterizzano tutto ciò che vola (vedere uccelli, aquila).
L’araldo alato della lamina XX
annuncia la nostra resurrezione. Alcuni vedono nel trono dell’Imperatrice
(carta III) una forma d’ali. Cupido, grazie alle sue ali, sembra "galleggiare"
nello spazio (lamina VI).
L’Angelo della Temperanza (arcano XIIII),
la Sfinge Immobile della carta X,
e il Diavolo, possiedono ali ma non sono sospesi nell’alia o acque superiori.
Ciò, lungi dall’indicare che non volano, potrebbe segnalare la possibilità
che possiedono di farlo. Infine nella carta XXI,
Il Mondo, possiamo osservare un angelo in corrispondenza con l’evangelista
Giovanni, il discepolo amato, erede del testamento cristiano ed autore
anche del Libro della Rivelazione o Apocalisse dove appaiono numerosi angeli
o personaggi alati. Raccomandiamo la lettura di questo libro, specialmente
il capitolo XXI (vedere il seguente termine).
Angelo. Visibili
nelle carte VI, XIIII, XX
e XXI,
gli angeli rappresentano stati sottili dell’essere e si occupano di realizzare
le chiamate e gli annunci per iù risveglio della coscienza. Secondo
le Tradizioni chiamate "del libro" il Diavolo, carta XV,
è un angelo caduto (vedere ali).
Animale. L’animale
sintetizza le potenze istintive e a volte bestiali degli esseri umani.
I popoli antichi hanno sempre creduto nell’esistenza di un alter ego
animale strettamente vincolato all’uomo. Tutti gli animali esistenti in
diversi luoghi geografici e in differenti tempi storici, sono stati simboli
importantissimi compresa la cosmovisione dei popoli arcaici. Nel cristianesimo
accade lo stesso e non solo si devono ricordare i vari ammali che appaiono
nei vangeli in relazione alla vita di Gesù ma anche tutto il bestiario
cristiano e le sue associazioni con Cristo, la Chiesa, gli evangelisti
e alcuni santi.
Appeso. Stare
appeso, in lingua popolare, equivale a essere "venduto" o "consegnato",
ovvero privo di qualsiasi protezione, è l’essere rimasto privo di
ciò che giammai si è posseduto. La spettacolarità
della carta XII
che lo figura consiste nell’idea di inversione
(vedere). Tanto il personaggio centrale quanto i due alberi troncati ed
equidistanti che lo affiancano germinano nella terra mentre le sue strane
radici sembrerebbero avere origine celeste.
Aquila.
Fra tutti gli uccelli, si distingue quasi unanimemente l’aquila, non solo
come portatrice di buon augurio, associato a tranquillità, forza,
maestà, altezza, ma anche come parte degli attributi della regalità,
o nobiltà, precisamente per le cameristiche del suo volo, il suo
sguardo penetrante, il dono di cacciare e l’impertubabilità della
sua esistenza. Nelle lamine III
e IIII
si osservano aquile imperiali viste dal lato sinistro e destro. Nella XXI,
dove i quattro evangelisti vengono simboleggiati dai segni zodiacali fissi,
si osserva un’aquila, immagine antica dello Scorpione.
Arco. La tensione
dell’arco sta in relazione matematica con il potere della freccia
(ved.). Pitagora studiò queste corrispondenze, in relazione alla
misura della corda. L’arco guerriero è uno strumento vibratorio
che imprime a distanza la sua potenza anonima. In molti popoli arcaici
i limiti del territorio erano stabiliti dalle distanze che percorrevano
le frecce lanciate dai capi verso le quattro direzioni dello spazio.
Artiglio. Gli
artigli sono le armi delle fiere, e sono stati considerati come talismani
in tutti i popoli del mondo. Gli artigli del nemico, gli artigli della
mode, sono stati considerati sempre come solidificazioni di avvenimenti
estremi dove la lacerazione delle membra precede la ricostituzione degli
stessi su un altro piano, o sfera della realtà (carte X
e XV).
Atanor.
Uno dei pochi simboli muratori presenti nel tarocco è l’arcano XVI,
chiamato La Torre di Distruzione o Casa di Dio. Alcuni degli artisti che
si occupano del Tarocco e giocano con questo vedono in questa torre un’immagine
dell’atanor alchemico, dove gli alchimisti preparano le loro cotture,
il quale è stato a sua volta assimilato all’anima o psiche umana.
In un determinato momento, tutto ciò che si era riusciti a comprendere,
improvvisamente viene distrutto ed il filosofo rimane di nuovo digiuno.
Ricostruire pietra per pietra l’atanor è tornare a integrare un
ordine nel quale gli esseri umani sono compresi.
Aura. Luminosità
extracorporale che si produce in molti casi come fenomeno naturale gli
studiosi della scienza ermetica, che per la natura del loro lavoro sono
in grado di legarsi con la metafisica. Nell’iconografia medievale saggi,
santi e illuminati sono soliti essere circondati da un limbo di luce transpersonale
che nella vita quotidiana molti "psichici" dicono di percepire
nei loro simili. Nella lamina XX
vediamo quest’aura nell’angelo annunciatore, e nella XXI
dobbiamo scorgerla nel simbolismo degli animali, benché non compaia
nel toro, equiparato alla terra.
Bacchetta.
Questa versione civilizzata del bastone primitivo è uno strumento
magico per eccellenza, e come questo manifesta l’elemento radiante o fuoco,
equiparalo anche alla passione o amore (si ricordi che Eros è cieco),
necessario per qualunque produzione.
Barba. Virilità,
decisione, autorità, presente per esempio nell’Imperatore,
i re
di coppe e denari; indica anche Sapienza nel caso del Papa,
Ierofante o psicopompo e nel numero VIIII,
L’Eremita.
Bastoni, bastone.
Attivi, fallici, simboli del legame verticale fra cielo–terra (vedere scettro).
Nelle tribù primitive indoamericane e africane, come il baculo,
è strumento cerimoniale proprio degli sciamani; segno d’autorità.
Bene e male.
Due cammini. Nell’arcano numero VI
si trova cabalisticamente mostrata la decisione di tum personaggio attratto
da due forze ugualmente poderose e importanti. Nel pitagorismo queste due
energie erano significate dalle biforcazioni della lettera Y, che nate
da una radice comune obbligano a prendere una decisione in accordo con
il cammino tracciato. Nel loro aspetto morale queste forze opposte però
latenti nell’anima dell’Innamorato
non sono altro che la costante congiunzione di opposti a cui si vede costretta
qualsiasi anima nel cammino della sua Liberazione. Il bene e il male non
sono altro che due aspetti di una stessa cosa, a meno che il Bene si scriva
con maiuscola e sia identico alla Liberazione. In questo caso il bene sarebbe
uranico ed il male (ctonio, stabilendo così una gerarchia naturale
fra l’essere e l’altro, l’autentico Io e l’egotico personale.
Bilancia, equilibrio.
La bilancia, come forma dell’equilibrio, mantiene un asse fisso e immobile,
polare, che permette di avvertire la dualità dei pesi in ciascuno
dei suoi due piatti. Immagine dell’equidistanza, è sensibile tuttavia
ai pro e contro che costantemente conformano l’universo. Gli antichi videro
nel cielo l’ideogramma della bilancia che essendo in principio polare fu
posteriormente trasposto all’ordine zodiacale. La bilancia è visibile
nella carta VIII,
La Giustizia. Fin l’ultimo dei tuoi capelli è contato.
Borsa, sacchetto.
La borsa o il sacco denotano la parte più intima, l’appartenenza
interna di ogni soggetto; per questo è anche un simbolo dell’essere
e delle possibilità di quanto vi è contenutto. Tutti i nostri
oggetti necessari i nostri strumenti magici si trovano nella borsa; ancor
oggi, le nostre chiavi, il nostro denaro (mezzo di cambio), le agende degli
indirizzi (ovvero la relazione con l’intorno), ed anche le nostre caste
di credito, quelle orribili ed efficienti targhette plastiche, ce le portiamo
dentro la borsa. Gli sciamani indoamericani usano portare i loro oggetti
di potere durante tutta la vita in involucri o pacchetti sommamente consacrati
che occultano il loro contenuto agli sguardi dei volgari profani. Niente
di valore commerciale si trova in essi, solo sono oggetti totalmente cosmicizzati
per la loro propria natura simbolica, o sovracosmica. Nell’arcano senza
numero, denominato Il
Matto, questi porta occulte nel suo sacco tutti i suoi averi.
Cane,
Lupo. È dubbio se nella carta XVIII,
La Luna, appaia una coppia di lupi o di cani, o se uno di loro sia cane
e l’altro lupo. Ciò che è certo è che entrambi gli
animali ululano in direzione dell’astro notturno, chiamando i suoi effluvi
che si spargono in forma di gocce. Il cane è esempio di addomesticamento
e fedeltà, mentre il lupo resta selvaggio e molte volte solitario.
Cappa. Molti
dei personaggi delle carte
della corte e degli arcani
maggiori appaiono coperti da una cappa. Questa protezione contro il
freddo è anche sinonimo di occultamento, così come la toga
dei giudici e dei maestri in Diritto che esprime la solennità della
Giustizia. Tutt’oggi canonici, monsignori, letterati, semplici borghesi
di Castiglia, e la maggioranza degli indiani che si coprono con ponchos
conservano il loro calore interno protetti in un manto legale che nessuno
oserebbe proibire.
Cappello. È
segno di energie superiori, quelle che si ubicano simbolicamente sulla
testa, ed in questo senso si pone in relazione con la corona
e le corna
(vedere). Così come serve per proteggere dal sole, dall’aria e dall’acqua,
è simbolo di protezione. Nelle carte I
e XI,
Il Mago e La Forza, osserviamo un cappello simile, con la forma di un otto
allungato, simbolo del movimento continuo. Questo cappello appare anche
in varie figure della Corte.
Cavaliere. Esiste
una associazione molto stretta fra colui che monta il cavallo e il cavallo
stesso, ovvero del veicolo nel suo insieme, a tal punto che gli autoctoni
americani durante la invasione spagnola credevano vedere in questo un solo
animale favoloso. I cavalieri del Tarocco appartengono all’antico ordine
medievale in cui l’autorità era esercitata dai saggi, i quali concedevano
il potere ai guerrieri e alle loro corti come prosecuzione del loro mandato
divino; commercianti e borghesi e coloro che si dedicavano ai lavori più
semplici completavano lo schema tradizionale. Gli ordini militari di tutti
i popoli hanno contribuito in modo diretto e attivo alla generazione universale.
(Vedere cavallo).
Cavallo. Veicolo
terrestre per eccellenza, il cavallo, dotato di una quantità di
condizioni (forza, destrezza, intuizione) poste al servizio dell’uomo,
gioca un ruolo importante nella simbologia. Il suo spostamento, come nella
carta VII,
è associato alla mobilità ed alla vita come un viaggio per
terra, come anche si può osservare nei denominati Cavalli o Cavalieri
delle carte della Corte.
In numerose mitologie e racconti magici sono frequenti i cavalli che parlano.
I cavalieri sono coloro che dirigono abilmente la rotta e la direzione
della bestia.
Carro. Il carro
del Sole è l’archetipo dei carri guerrieri; Assiri e Caldei come
Greci e Romani imitavano i percorsi del dio solare con i loro carri da
guerra, nei loro viaggi di caccia o esplorazione verso lo sconosciuto.
I bassorilievi assiri esprimono costantemente l’idea di carro
o ruota
(vedere), mediante la quale si potrebbero portare al limite le possibilità
insite nell’anima degli uomini. Conquistare territori o essere uno solo
con il nuovo conosciuto vuol dire dipendere dal carro, come veicolo, per
queste conquiste.
Collare. La
collana come il rosario, è simbolo dell’incatenamento dei mondi
o degli idescrivibili stati dell’essere universale, fuori dal quale tutto
rimane escluso come impossibile. I vari grani e pietre preziose della collana
si trovano unite e trapassate all’interno da un filo sottile (sûtrâtmâ,
vedere tonsura), che lega tutti gli esseri e stati in un essenza comune.
Vediamo collari nelle carte III, IIII
e VIII.
Gli corrisponde anche il simbolo generale del cerchio, della sfera e della ruota
(vedere).
Colonne. Sono
notevoli le due colonne che possiamo osservare nelle carte II
e V.
Rappresentano i due pilastri attivo e passivo, dell’Albero sefirotico;
quelli dell’amore e del rigore, della costruzione e della distruzione,
visibili nel simbolismo massonico nelle colonne J e B, che provengono a
loro volta dalle colonne del Tempio di Salomone. I personaggi centrali
di queste carte, la Papessa ed il Papa, rappresentano la terza colonna
neutrale, quella dell’equilibrio. Stare fra le colonne vuol dire avere
un posto significativo nel cosmo. Nella carta VII,
le colonne sono quattro e sostengono la costruzione cosmica. La struttura
della carrozza è quadrangolare, mentre il baldacchino che serve
da tetto mantiene una forma a boveda, rappresentando entrambi, rispettivamente,
la terra e il cielo; questo stesso simbolo si può osservare in letti
medievali e rinascimentali. Anche qualunque porta che segnali il passaggio
da uno spazio all’altro è realizzata sulla base d’un paio di colonne
che sostengono la costruzione.
Coppa,
calice, recipiente, brocca. Ovviamente questi elementi sono ricettivi
tanto per i liquidi, i quali vi si modellano, quanto per gli effluvi divini
o acque superiori, chiamate celestiali, equiparate all’elemento aria, e
allo stesso modo i venti e tempeste che la serie di spade manifesta.
Corna.
Simbolo di difesa e di rifiuto di energie malefiche, si suole metterli
in relazione con la corona (vedere), perché sono poste entrambe
sul capo e per la radice KRN che dà origine ad entrambe le
parole. Appare nei vestimenti di vari sciamani. Contrariamente ne Il Diavolo
(carta XV)
sarebbe una forma di irradiazione delle energie caotiche che lo caratterizzano.
Corona.
Nella simbolica cabalista, Corona è la traduzione dall’ebraico del
nome della sefirah numero 1, Kether, ciò che si trova
al di là della testa o cuspide. È pertanto attributo della
divinità, della regalità, ed esprime la funzione guerriera
così come la tiara
(vedere) indica la funzione sacerdotale.
Costruzione.
La struttura matematica ermetica del Tarocco, è in se stessa una
costruzione completa, lo stesso succede con le persone che lo interiorizzano,
che vanno facendo di loro stesse una nuova dimora. Quest’oracolo, proveniente
dalla tradizione ermetico alchemica, è intimamente legalo non soltanto
a ordini cavallereschi e guerrieri ma anche a ordini di costruttori ed
artisti che ereditano il loro simbolismo iniziatico dalla costruzione del
tempio di Salomone, che a sua volta conosce origine molto più antiche.
Nelle carte XVI, XVIII
e XVIIII
si vedono simboli muratori. Anche nell’Asso di Coppe, che sembra figurare
un castello o un sacrario.
Croce.
La croce rappresenta l’interazione della verticale con l’orizzontale, come
due piani opposti qualitativamente distinti. È anche simbolo chiaro
del quaternario, e pertanto si manifesta in forma spaziale in base al percorso
solare, marcando la presenza delle stagioni annuali e delle età
nella vita di un uomo, per citare solo alcune delle sue manifestazioni.
È precisamente nel suo aspetto temporale che si suole circoscriverla
in un cerchio, che tocca in quattro punti equidistanti e analoghi, nel
caso in cui questa croce sia di braccia uguali. Segno precristiano é
insieme al cerchio e al triangolo uno di quei segni che potremmo chiamare
veramente arcaici, generativi e connaturati all’uomo, grazie al quale questi
ha potuto essere veramente un emissario fra terra e cielo. Tutte le croci
che si trovano nelle lame del Tarocco sono croci di braccia uguali, come
quelle che realizzano L’Appeso,
L’Imperatore
ed Il Mondo
con i loro piedi. Il Papa
sostiene con la sua mano sinistra una croce gerarchizzata in tre piani,
analoga alla miracolosa Croce di Caravacca, in cui alcuni vedono lo schema
dell’Albero della Vita cabalistico.
Cuore. Benché
non sia visibile il cuore nelle carte del Tarocco, questo viene rappresentato
dalle coppe ed è segnalato nella carta VI,
L’Innamorato. Essendo quest’organo primordiale l’abitacolo del divino,
luogo centrale in cui si alloggia l’essenza unica dell’essere. Nella carta IIII,
L’Imperatore, il cuore si segnala con la pietra verde del suo collare;
e nella V,
Il Papa, le dita che benedicono lo toccano. Il "seme" di coppe, nel mazzo
francese, si sostituisce con il "seme" di cuori, essendo simboli analoghi,
giacché ambedue sono il ricettacolo degli effluvi celesti. Nel Popol
Vuh la deità più alta è chiamata "Cuore del Cielo",
ed ha come sua replica esatta nel polo della manifestazione un’altra entità
denominata "Cuore della Terra", direttamente imparentata con il Dio Mondo
che tuttora venerano gli indiani quiché.
Denari,
Oro. L’oro significa la perfezione materiale e pertanto si associa
al piano della concrezione della materia nella ruota costante degli elementi.
È anche considerato estremamente prezioso per le sue caratteristiche
di lucentezza ed è sempre stato interpretato come un’immagine del
sole (vedere sole)
nella terra. È inoltre un elemento di scambio ed è stato
così utilizzato come modello di moneta in pratiche di interelazioni
o commerciali.
Diavolo. (Vedere schiavitù).
Il diavolo rappresenta le energie ctonie e tutta la manifestazione mutevole,
molteplice e materiale. È un angelo caduto che può essere
riconosciuto in chiunque, però è anche maestro e psicopompo,
che mostrandoci le profondità dei suoi regni sotterranei ci dà
la possibilità di raggiungere la pietra occulta nell’interiorità
della terra e di redimerci da questa caduta accedendo alla conoscenza di
ciò che è impercettibile e che unisce il bene e il male.
Quando il Sole arriva al suo punto più basso non può altro
che ascendere.
Discepolo. I
personaggi che sono di spalle nella carta V,
Il Papa, e che si trovano con le braccia aperte in attitudine recettiva,
sono i discepoli che ricevono l’insegnamento tradizionale dall’Ierofante,
o maestro dell’Arte del Tarocco, rappresentante del Signore del Tarocco,
che attraverso immagini e colori provoca l’apparizione del maestro interiore.
Questi ci offrirà via via le chiavi che apriranno le porte degli
arcani. Ricevere senza pretendere di essere ciò che non si è,
è proprio di un discepolo di buona condizione, ovvero di colui che
si appresta veramente a ricevere, e che sua volta potrà esercitare
la sua arte o professione, in questo caso, l’Arte del Tarocco.
Falce.
Ciò che si semina si deve raccogliere, e così succede con
i venti e le tempeste. La mietitura avviene in momenti precisi e periodici;
questa forma di ottenere il grano o alimento vitale è tanto imprescindibile
per l’uomo come per gli dei che la crearono. Mietere è distruggere
la pianta per raccogliere l’alimento che sostenta. Nel suo senso iniziatico
equivale a spezzare tutte le nostre parti disperse per tornare a viverle
nell’unità ofiginale. Lavoro per eccellenza, la mietitura è
la raccolta attuale e futura, d’accordo ai ritmi e cicli della nostra gran
madre nutritrice, la terra. Nella carta XIII
si vede uno scheletro falciatore che ha fatto a pezzi diverse parti di
organismi di per sé già divisi. La terra nera dell’indifferenziazione
finirà per generarli di nuovo.
Fiori. I fiori
precedono il frutto e lo annunciano in modo profumato e sottile; Essi stimolano
uno dei sensi più delicati nell’uomo, l’olfatto, che è lo
strumento istantaneo della memoria. Il colore indefinito dei fiori, sempre
mutevole, trae all’esistenza, la varietà incessante delle luci che
adornano la vita. Essi esprimono la gloria del loro Creatore e giammai
Salomone, nella sua infinita grandezza, poté vestirsi più
splendidamente di un giglio del campo. Appaiono in forma naturale negli
arcani minori e anche se pensiamo che non sono puri oggetti decorativi,
tuttavia gli attribuiamo un’importanza secondaria. Fiori in forma di gemme
o diademi si trovano nell’iconografia delle carte II, V
e XIIII.
Freccia.
La freccia è un’arma connessa con l’elemento aria, e come tale porta
piume d’uccello che controllano le sue direzioni. In questo senso colui
che è toccato da una freccia è analogo a colui che è
stato toccato da un raggio. Scagliata dall’arco degli dèi o degli
spiriti, segnala l’eletto, molte volte anche la vittima, i messaggi di
cui è portatrice. Carta VI.
Gambero.
Antico segno zodiacale del Cancro, con il quale si associa per mezzo delle
acque e la luna che li governa. Il gambero abita lì così
come si può osservare nella carta XVIII.
Un’altra delle sue caratteristiche è camminare lateralmente e nascondersi
con gran rapidità.
Gemelli.
Simbolo tradizionale dell’unione, di ciò che essendo duplice è
nato ciò nonostante da uno stesso uovo, i gemelli abitano tutti
i panteon: Castore e Polluce, Romolo e Remo, Krishna e Arjuna, QuetzalcoatI
e Xolotl, Hunah–Pù e Ixbalanché, etc. Molti di essi tuttavia
si trovano divisi e possono perfino essere opposti o nemici, come esprime
con molta chiarezza il famoso yin–yang dell’estremo oriente. Il fenomeno
dei gemelli sempre ha causato stupore ed è stato spesso tabù
in diverse culture. Tra gli indiani Pueblo, simboleggia il pianeta Venus
nei suoi due aspetti, di stella mattutina e vespertina. Nella carta XVIIII
la coppia di infanti identici esprime l’unione del binario determinata
dall’unità dell’amore. Nella carta XV
si può ugualmente osservare un paio di diavoletti incatenati e seminudi,
espressione chiara dell’ambivalenza che suole reggere i nostri pensieri
e le nostre azioni.
Giullare. Il
giullare è colui che fra arguzie, scherzi e allegnie riproduce in
modo amabile i tranelli, gesti e paradossi del suo Creatore. Il nostro
personaggio canta mediante trabocchetti la realtà del creato del
quale lui solo vive come un attore nell’indefinitezza dei gesti e delle
memorie che abitano il teatro del mondo. Il giullare è un burattino
che ripete, ricreandola, la creazione originale della quale è uno
strumento. Sempre scherzando o in festa, quel giullare che tutti possediamo
ci rallegra a volte con una speranza che già fu, o con un passato
totalmente futuro. Personaggi come quelli della carta senza numero, chiamata Il
Matto, e la I,
Il Mago, percorsero (e percorrono), secondo il Tarocco, i
cammini d’Europa e del mondo.
Guanto. Il Papa,
arcano V,
porta nella mano sinistra un guanto con una croce bordata che ne sostiene
a sua volta un’altra (vedere croce);
con la mano destra benedice mentre con la sinistra conserva gelosamente
i segreti della tradizione rappresentando i sensi esoterici ed exoterici
in cui questa si esprime.
Ierofante, papa,
psicopompo.
L’autentico ierofante è in primo luogo uno zelante guerriero, guardiano
del sacro, incaricato di attrarre le emanazioni celesti, invocare gli dei
e praticare i riti che fanno sì che la Tradizione rimanga viva grazie
alla generosa trasmissione rigenerativa che realizza messaggi e rivelazioni
di cui è stato dotato. Sia in forma di stregone, sciamano, sacerdote,
guaritore o psicopompo, apre le porte dei giochi di relazioni più
semplici risolvendo gli enigmi esistenziali, questo personaggio non è
pericoloso, salvo quando è irritato. In questo caso è da
temere.
Imperatrice,
regina. La regina è anzitutto la sposa del re, suo complementare,
e come tale riceve le energie celesti che danno al suo sposo la sovranità,
in modo riflesso e pertanto compartito. La regina è tale in quanto
lo è in se stessa: il suo regno è interiore, segreto, ma
verificabile. La vera regina non ha bisogno di potere perché lo
ha; è soggetta alle pressioni del mezzo (alle dicerie della corte),
sa mantenere una distanza equanime che non è altro che il riflesso
dei suoi pensieri. La dama è anche la regina del cavaliere, l’ideale
femminile per eccellenza. Imperatrici e regine sono identificate con il
più alto potere temporale, la regalità e la nobiltà.
Inversione.
Il Tarocco ci insegna a realizzare la congiunzione degli opposti mediante
la inversione dei colori delle carte o della direzione a cui mirano i diversi
personaggi e figure. Questo è particolarmente evidente nei vestiti
de Il Mago, arcano I,
nei cavalli della carta VIII,
Il Carro, e nelle anfore della XIIII,
La Temperanza, dove i colori azzurro e rosso si invertono, mostrandoci
la necessità di combinare i contrari. Si trova anche nel carattere
ermafrodita de Il
Diavolo, nel maschio e la femmina dei gemelli di questa carta, e della XVIIII
(vedi gemelli),
nelle posizioni invertite verso cui guardano La
Papessa ed Il
Papa, L’Imperatrice
e L’Imperatore
(e le aquile dei loro scudi) e nella direzione ascendente e discendente
delle figure mobili de La Ruota della Fortuna (X)
come anche nelle spalline della figura del personaggio de Il
Carro. Il Tarocco ci insegna a vedere il doppio aspetto di tutte le
cose, e unificarlo, nel significato duale, a diritto e a rovescio, con
il quale si leggono le carte. L’arcano XII,
L’Appeso, è un altro simbolo netto d’inversione.
Lanterna,
faro. Molti di coloro che sembrano saperlo non lo sanno e hanno solo
conquistato un faro, immagine debole del sole, che li illumina nel loro
cammino. Se la lanterna non è il sole e neanche la luna, il viandante
troverà poca illuminazione sui suoi passi; tuttavia quella debole
luce equiparabile alla coscienza e alla sapienza rimarrà brillando
come se fosse un faro o una semplice curiosità del cammino. La luce
artificiale è simile alla naturale e pertanto è soggetta
alle corrispondenze dirette e inverse che caratterizzano l’illuminazione
naturale. Tutto il mondo è eremitico, soprattutto nelle grandi città.
Molti si rifugiano in luoghi appartati, in buone condizioni ecologiche,
però disgraziatamente portano con sé la contemporaneità;
non c’è niente di meglio che l’isolamento, sopratutto se si è
ben accompagnati. L’eremita
compie un’importantissima funzione sociale.
Leone. Il leone
è un animale associato al fuoco ed alla regalità. Il suo
colore dorato fa sì che l’astrologia lo leghi al sole e l’alchimia
all’oro. Appare nella carta XI
come bestia feroce che deve essere addomesticata, e nella XXI,
rappresentando il segno zodiacale del Leone.
Libro. Il mondo
in molte tradizioni viene comparato a un libro dove la penna divina scrive
o dipinge costantemente la totalità di ciò che è manifesto.
Questo libro della vita è il testo sacro e sapienzale per eccellenza,
immagine paradigmatica di qualunque scrittura e libro, rivelato o no. Il
Creatore ordina agli scrivani celesti di eseguire ogni parte dell’opera
che lui dirige in relazione ai ritmi, sequenze e congiunzioni armonici
che in se stesso organizza. Il suo linguaggio è necessariamente
poetico in quanto ritmico, e profetico per il suo sviluppo. Nel Libro della
Vita sono scritti tutti i nomi di coloro che popolano l’universo, per quanto
piccoli e insignificanti ci possano sembrare. La Papessa, carta II,
legge costantemente il libro del presente composto di passato e futuro.
Luna.
Simbolo del principio femminile e passivo. La Luna, astro della notte,
è il complementare del sole, vista a volte come sua sorella (o fratello)
e sposa, opposta e complementare. La tradizione sempre l’ha assimilata
alle acque che governa, e ha visto in essa due livelli che manifestano
due stati dell’essere: un mondo sopralunare, le acque superiori visibili
in Binah, ed un altro sublunare (Yesod e Malkhuth),
l’illusorio mondo della molteplicità e dei mutamenti. La luna è
stata sempre assimilata al piano psichico e la sua energia e potere d’attrazione
non solo è visibile nel mondo esterno bensì anche mediante
i fluidi più sottili, occulti e interiori, che alimentano le fantasie
della mente. È stata anche considerata come la grande regolatrice
e i calendari si sono sempre basati su di essa come manifestazione evidente
della scienza dei cicli e dei ritmi. Nella Cabala ebraica la luna oscura,
perversa e nera, è chiamata Lilith, equiparata con tutto il rigore
alle entità femminili che i greci chiamavano Lamie.
Mondo.
Il mondo o Kosmos era secondo i Greci la possibilità di tutto
il creato portato fino ai suoi propri limiti. Non c’erano dunque altri
mondi ma tutti i mondi erano in questo. Il cosmo è un ordine emanato
dal caos a cui deve necessariamente ritornare. Molte tradizioni identificano
il mondo come loro creatore e pensano che questo è vivo e si esprime
attraverso gli spiriti, esseri, forme, animali e colori che coabitano nell’universo.
Ciò nonostante dobbiamo chiarire che questo dio, assolutamente quotidiano
per le tradizioni sacre, non è l’autentico Dio il cui nome è
innominabile, la sua forma inesistente e il suo essere inconoscibile. Nella
carta XXI il Mondo è rigenerato dopo essere stato assorbito nella
sua propria bellezza.
Nube.
Molte culture hanno visto discendere dalle nubi profeti o profezie associate
al loro proprio destino; le nubi, come fenomeni atmosferici, sono associate
al piano intermedio e pertanto all’anima dell’uomo nei suoi aspetti psichici
superiori e inferiori. Questi fenomeni atmosferici sono assimilati dall’uomo
ai mondi, paesi o costruzioni analoghi alla città celeste, o realtà
eterna, che le deità proiettano secondo il loro volere. Legate al
piano immaginario e della fantasia, le nubi descrivono stati mutevoli dell’anima
universale, riflessi nella psiche individuale.
Nudità.
La nudità può equipararsi allo spogliarsi dei beni materiali,
la purezza, l’ingenuità e il candore. Tutto ciò è
associato inoltre all’assenza di possessi mentali e alla leggerezza o levità
che caratterizza questo stato. Il corpo nudo della donna è per l’estremo
oriente e altre tradizioni un’immagine del cosmo, la madre universale,
la sposa o amante sacra. Star nudo è non avere niente da nascondere
e pertanto la speranza di ricevere tutto, incluso i vestiti. Immagine dello
stato primigenio o veramente naturale, è anche un simbolo di libertà.
Appaiono personaggi nudi nelle carte XV, XVII, XX, XXI
e anche ne Il
Matto che ha la natica scoperta.
Ombelico,
omphalos.
L’omphalos è stato assunto sempre come il centro del mondo
e analogamente come la fonte vitale del microcosmo. I distinti centri del
mondo, conosciuti da diversi uomini e popoli dell’universo, costituiscono
il Centro archetipico del Mondo, o il principio e il fine di ogni possibilità.
Questo punto geografico centrale, orizzontale, è anche un asse verticale
che è percorso costantemente da effluvi uranici e ctonii, celestiali
e inframondani.
Paggio,
valletto, fante.
Giovane uomo che attende re, regine e cavalieri e il cui ingresso in un
ordine militare corrisponde a quello di apprendista alchemico. La sua molteplice
funzione, gentile e versatile, permette la interelazione tanto fra esseri
soggetti a uno stesso piano orizzontale della realtà, come quella
dello scambio con energie verticali quasi sempre enigmatiche per il nostro
adolescente personaggio. Il paggio ci insegna il servizio, l’umiltà
e l’obbedienza, e non è necessariamente buono, anzi è la
maggior parte delle volte ignorante, supplendo ciò con le sue effervescenze
e arguzie giovanili.
Papessa.
La dea bianca, e la nera, rappresentano due aspetti polarizzati di una
stessa entità. Isis con il velo o Isis svelata sono la stessa saggia
entità sacerdotale che esercita la sua tutela su tutte le donne
e come queste sui loro figli. La terra occulta, vale a dire la dea nera,
o quella di color bianco, manifesta, sono aspetti di una sapienza tradizionale
che considera il femminile come depositario del mistero, o dei segreti
dell’arte generativa. La Papessa nasconde tutte le manifestazioni esteriori
mantenendo così il segreto della fecondazione universale. L’arcano
numero II è un agente segreto del Sé.
Pellegrinaggio.
Pellegrinare è cercare il nostro proprio fantasma, la nostra ombra,
ovvero l’altro, nascosto nei recessi più profondi del nostro essere.
Peregrinare è tornare a se stessi, capire che la storia è
sempre aneddotica, che il mondo è un insieme speculare di fenomeni,
esseri e cose che si riferiscono al sé. La peregrinazione è
un’immagine in piccolo del viaggio che tutti realizziamo nella vita: peregrinare
è essere nella misura in cui siamo stati in accordo con il cammino
che andiamo percorrendo rispetto ad un centro fisso. Andare e tornare sono
due aspetti di una stessa ed unica meccanica.
Pietra. La pietra
è un simbolo fondamentale della tradizione unanime. Dalle pietre
grezze, che sono abbondanti e comuni, passando dalle semipreziose e preziose
che adornano i collari e le corone, fino al diamante, simbolo dell’indistruttibile,
le pietre hanno sempre posseduto un profondo significato. Per non parlare
del simbolismo muratorio, visibile solo nelle lamine XVI, XVIII
e XVIIII
e nell’Asso
di Coppe, che sembra figurare un castello, un sacrario o un cuore.
Si dice che gli effluvi celesti che cadono sulla terra nell’arcano XVI
sono pietre cadute dal cielo, come quelle che servirono da altare o ara
in varie tradizioni. Menzioneremo infine l’idea della pietra filosofale
e l’idea che afferma che noi uomini siamo pietre vive sempre presenti nell’arte
alchemica.
Quaranta.
Il numero quaranta è proverbiale nella tradizione giudeocritiana,
anche come sinonimo di prova: quaranta giorni castiga Dio con il diluvio;
Gesù affronta le tentazioni durante un digiuno di quaranta giorni;
i cristiani celebrano la quaresima, che sono i quaranta giorni che precedono
la Resurrezione, e l’ascensione di Cristo si verifica quaranta giorni dopo
questa. Ricordare che sono quaranta gli arcani
minori del Tarocco, organizzati in dieci dita e quattro semi o colori
che corrispondono nell’Albero sefirotico tridimensionale, ai piani
delle diverse numerazioni nei differenti mondi.
Raggio.
Il raggio è il messagero celeste che connette cielo e terra e annuncia
la fertilità promossa dalle piogge. Uno degli esempi più
distaccati dell’ambivalenza dei simboli è quello del raggio, dato
che da un lato distrugge –conte il suo associato I’uragano– regenerando
sempre la verginità del passivo. Lo stesso si dice dei vulcani.
Ricordiamo che il raggio è l’arma di Zeus–Giove, conosciuto benefattore
e padre di dei e dee. Carta XVI.
Re, imperatore.
Simbolo per eccellenza del potere temporale in relazione al materiale in
contrapposizione al potere spirituale del sacerdote, è anche manifestazione
del reale e vero, degli aspetti nobili dell’essere che a sua volta si contrappongono
all’ordinario. L’uomo vecchio è impregnato della volgarità
del mezzo. Il nuovo uomo, nato dall’alto, è reale. Nel regno dei
cieli tutti sono re e sacerdoti di condizione atemporale. Imperatori e
re hanno esercitato in molte occasioni entrambi i poteri, ciò che
nella simbologia cristiana ha come esempio il Maestro Gesù e il
Cristo Re.
Ruota.
La ruota è uno dei simboli primordiali di tutte le tradizioni. Immagine
del movimento e l’immobilità, la sua applicazione non è soltanto
temporale ma bensì circoscrive spazialmente l’idea di cosmo. Il
mistero della ruota include un punto immobile e una molteplicità
di punti successivi. senza soluzione di continuità, immagine del
movimento. La ruota è un cerchio e nella tridimensionalità
una sfera, ovvero, una forma perfetta e archetipica a cui rispondono tutte
le forme manifestate. Come immagine di ciò che è mobile,
cioé di un tempo percorso in uno spazio, si riferisce al dramma
esistenziale del nostro passaggio sulla terra. Può anche vedersi
come sinonimo di cambiamento. È evidente nel Carro, carta VII,
e nella X,
La Ruota della Fortuna. Come quasi tutta le monete, i denari del mazzo
sono ruote.
Scettro.
A questa figura corrispondono i principi generali del bastone o bastoni
(vedere), essendo questi ultimi più primitivi e quelli che hanno
dato origine allo scettro (levigato e cosparso di gioielli), immagine di
potere di imperatori e sovrani.
Scheletro.
Lo scheletro, o il cadavere sprovvisto della sua carne, viene ovviamente
assimilato alla morte e alla mietitura, che questa pratica continuamente.
Le ossa costituiscono la struttura dell’essere umano manifestato ed anche
la sua parte più sostanziale e materiale. Carta XIII.
Schiavitù.
Gli uomini, condizionati dalle innumerevoli circostanze che impone il mezzo,
servono come schiavi a un livello della realtà che non supera l’illusione,
le ombre ed il sonno. Legati ai sensi, concedono realtà a questo
mondo immaginario. A liberarci da questa schiavitù ci chiama l’iniziazione
ai misteri, il penetrare altri mondi, che pur essendo sempre qui e ora,
ci sfuggono perché siamo distratti dalla quotidianità di
un tempo successivo e orizzontale che ci schiavizza, limitandoci. La coppia
che appare nella carta XV,
Il Diavolo, simboleggia questa schiavitù. Liberarci da essa significa
trascendere.
Scudo. Ovviamente
lo scudo è un arma difensiva e come tale, protettrice. La sua funzione
è conservare la vita e difenderla dai pericoli che la possono minacciare.
Il guerriero porta la sua lancia (attiva) e porta anche il suo scudo (passivo)
quando deve lottare contro i suoi nemici. Generalmente gli scudi contengono
iscrizioni di tipo magico o elementi sacri che offrono il loro appoggio
nell’arte della guerra; in altre occasioni vi si inscrivono mandala, come
lo sono i segni araldici di una nazione, popolo, regione, famiglia o individuo,
con i quali il combattente si identifica. Ciò ha fatto sì
che gli scudi chiamati "d’armi" si pongano in relazione con le genealogie,
la maggior parte delle volte mitiche, di coloro che vivevano le guerre
come una realizzazione delle loro possibilità e come il mestiere
più adeguato al loro temperamento.
Sole.
Astro re, luminare della vita, che si produce mediante le due energie che
emana: luce e calore. Senza il sole la vita organica non sarebbe, e ciò
lo hanno saputo in maniera unanime tutti i popoli che sono stati e sono
nel mondo. Simbolo del potere e della regalità, in alchimia lo si
associa all’Oro, in ermetismo al fuoco, ed in tutti i casi alla fonte esistenziale.
Il Sole è stato sempre una realtà evidente che giammai potrà
perdere attualità. Se non esistesse il sole bisognerebbe inventarlo,
il che succede in molti riti tradizionali di diversi popoli. Essendo l’immagine
visibile del trascendente, la tradizione ermetica lo considera come centro
della cosmogonia, indicando ripetutamente la necessità di superarlo.
Spada. Simbolo
dell’asse (attivo) in contrapposizione alle coppe (passivo); assimilato
alla lancia e alla picca. Si mettono in risalto i due tagli della spada,
come nel caso dell’ascia druidica di doppio filo, emblema del potere guerriero;
la sua fabbricazione suppone la conoscenza del ferro e pertanto della metallurgia.
Come il bastone e lo scettro esprime potere. Nella carta VIII
si relaziona con il rigore del giusto.
Stella. Nell’arcano
numero XVII
denominato La Stella o Le Stelle, appaiono precisamente 7 forme stellate
nel cielo, attorno a una maggiore e di doppia radiatura, di 16 punti, che
con il suo centro costituiscono 17 possibilità corrispondondenti
con il numero della carta. L’uomo ha sempre mirato la curva celeste come
punto di riferimento e come una guida per le sue inquietudini e necessità.
Astri, stelle fisse e costellazioni descrivono nel firmamento una storia
e una geografia sintetica, movimenti di dèi, eroi e innumerevoli
forme animali ed umane, di cui sono figlie le forme corrispondenti nella
terra. Le stelle fisse per loro propria caratteristica, così come
la precessione degli equinozi, sono stati considerati come i moduli più
stabili nella creazione universale: mentre avviene diversamente nelle rapide
e cangianti espressioni dei pianeti molto più assimilate alla vita
della terra e all’uomo.
Tavolo.
Questo oggetto si osserva specialmente nella carta I,
Il Mago, dove si distingue come un piano, così come potrebbe essere
il piano creazionale. Il tavolo significa un mondo di oggetti che lo popolano
e le diverse relazioni che essi posseggono e tessono tra loro. La superfice
del tavolo è la totalità del piano ed i suoi limiti inquadrano
quest’oggetto in forma definitiva; tutto sta nel piano e la prova di questo
sono i quattro elementi (fuoco, aria, acqua e terra), simboleggiati rispettivamente
dalla bacchetta de Il Mago, dal coltello, miniatura della spada, dal vaso
vuoto e dalla moneta d’oro. Si osserva anche un cubo e un gioco di dadi
che esprimono le possibilità indefinite di ciò che è
potenziale e le diverse possibilità numeriche che si producono sul
tavolo, piano esemplare come intermediario fra i mondi terrestre e celeste.
Si potrebbe pensare che l’evidente fatto che il tavolo mostri solo tre
piedi rappresenti i tre principi (zolfo, mercurio, sale) con cui si combinano
i quattro elementi, producendo l’artificio della manifestazione.
Teschio. Gli
si attribuiscono le caratteristiche generali dello scheletro umano (vedere scheletro);
per le sue caratteristiche zenitali vi si associano le caratteristiche
più alte: intelligenza e sapienza. La forma semisferica del teschio
si associa al duomo o cupola nel simbolismo muratorio, essendo entrambe
immagini del più alto, della sommità, e di connessione con
altre possibilità sovrumane. È interessante segnalare che
il maestro Gesù muore sul Monte (simbolo di elevazione) chiamato
Golgota, parola la cui traduzione è "cranio".
Tiara.
In modo analogo alla corona
(vedere), la tiara manifesta potere, forza e autorità. Esiste ciò
nonostante una differenza: mentre la tiara è l’espressione dell’autorità
spirituale ed energia magica (nel caso di Merlino, per esempio) la corona
esprime il potere temporale e le attitudini militari che gli si corrispondono.
Le tiare nel Tarocco, che rispettivamente si vedono nelle carte II
e V,
sono gerarchizzate in tre livelli, equivalenti a diversi piani di conoscenza
in stretta correlazione con la struttura dell’Atanor
(vedere) alchemico, con il diagramma dell’Albero della Vita e la distinzione
fra il corporeo, lo psichico (inferiore e superiore) e lo spirituale.
Tomba. La tomba
è il luogo della quiete e del riposo dagli squilibri psichici e
fisici; è anche un simbolo di resurrezione in cui, lasciato ’l’equipaggio"
psicosomatico, l’essere si può nuovamente integrare alle sue origini.
Nella morte iniziatica, la morte è a volte sostituita dalla caverna,
il sotterraneo, la cripta, o un luogo ritirato nella foresta o la selva.
Tutti arrivano solitari alla loro tomba, così come si arriva solitari
all’esistenza. Coloro che credono in una resurrezione definitiva considerano
che nel tempo mitico del giudizio finale ci saranno esseri che saranno
riscattati insieme con la possibilità di un mondo nuovo. La tomba
ci porta all’idea di fine ciclo, presente anche nelle carte XIII, XVI
e XXI.
Tonsura. Visibile
negli alunni che ricevono l’insegnamento de Il Papa (carta V)
o ierofante, la tonsura è simbolo delle energie superiori che connettono
l’uomo, dalla sommità, con i mondi dell’alto. Si mette in relazione
con "il sommo del capo" e anche, nel Kundalini yoga, con il chakra
più alto, sahasrara, che è anche chiamato "coronario"
(vedere corona).
Questo punto unisce l’uomo con l’invisibile e lo connette con il cielo,
ossia con altri stati dell’essere universale.
Toro. Appare
esclusivamente nella carta XXI
come il segno zodiacale di Taurus, benché il simbolismo di questo
animale si trovi molto diffuso anche sotto l’aspetto sacro di vacca, bue
o bisonte. Corrisponde all’elemento terra.
Torre.
Risulta paradossale che la figura a cui si assegna il numero XVI sia chiamata
in alcuni Tarocchi La Casa di Dio e anche La Torre di Distruzione. Senza
dubbio la torre è verticale e si può associare, come la piramide,
lo zigurat, la scala e l’obelisco, con la verticalità dell’asse
del mondo. La torre è anche simbolo di superbia, così come
si suole riconoscere nella figura biblica della Torre di Babele. È
dunque un simbolo ambivalente di potere costruttivo ed al tempo stesso
di vanità umana. Anche nella carta XVIII,
La Luna, si vedono delle torri o castelli in lontananza, forse per indicare
i castelli o dimore interiori di cui ci parlò Santa Teresa di Gesù.
Tragedia–Commedia.
Due manifestazioni opposte –come quella della guerra e quella della pace–
di una stessa energia che si rappresenta nello scenario teatrale del mondo
come due contrari che in un punto comune sono complementari; il riso e
il pianto, il piacere e il dolore, il quale è perfettamente percettibile
mediante manifestazioni, fatti e fenomeni in qualunque essere individuale.
Questa dualità è visibile nelle spalline del personaggio
della lamina VII,
e del Re
di Spade. Nel Cavaliere
di Spade è visibile una sola spallina, in posizione neutra,
come unione dei contrari.
Trombetta. L’aria
propaga i suoni intesi come messaggi e musiche celesti. Fra tutti gli strumenti
musicali sono quelli a fiato,che più si associano a chiamate o annunci,
talvolta a causa della somiglianza alla voce umana. L’angelo del giudizio
finale (arcano XX)
fa suonare la sua tromba, mediante la sua vibrazione ogni morto rinasce,
resuscita. Questa carta si deve mettere in relazione con il libro apocalittico
di Giovanni, chiamato della Rivelazione.
Trono. Il trono
è un posto speciale, proprio e significativo, nello spazio uniforme,
più o meno caotico e generalizzato. In alcune tradizioni come quella
indù un tappeto caratterizza questo spazio. Nella tradizione Maya
questo luogo speciale era significato dalla sfera, su cui si sedevano capi,
caciques e sciamani. Il trono è il posto su cui siede tanto il potere
spirituale quanto il reale. Difficile immaginare l’importanza di una semplice
sedia, tappeto o sfera, se non fossero sacralizzati ed avessero un significato
cosmogonico e spirituale. Nell’abbazia di Westminster, in Inghilterra,
si può osservare il trono dove i re vengono tuttora coronati: si
tratta apparentemente di una semplice pietra, però di caratteristiche
magico–teurgiche, ovvero santificata e carica di potere, alla quale gli
si è aggiunta una semplice sedia di legno. Carte II, III, IV, V, VIII.
Uccelli.
Sono gli animali che corrispondono all’elemento aria, pertanto in tutte
le mitologie attuano trasmissioni di messaggi, così come il vento
annuncia le piogge. Questo simbolismo si collega anche alle loro piume
ed ali, e così vediamo il dio greco–romano Ermes–Mercurio con l’elmo
e i piedi ornati di tali attributi. L’uccello nero, o corvo, è stato
a volte considerato come l’emblema della nigredo, stato alchemico
di putrefazione che conoscono gli adepti. Carta XVII.
Vecchiaia.
Le società tradizionali o arcaiche hanno riconosciuto nella longevità
e nell’esperienza una virtù sapienzale che comincia con il fatto
di aver potuto conservare la vita durante tanto tempo in mezzo a guerre,
disastri e malattie, senza contare i dispiaceri e le ingiustizie. Esiste
dunque secondo gli antichi una sorte di sapienza biologica che forse consiste
nel vivere il dipanarsi del tempo nel sempre presente. Questa attualizzazione
è una prerogativa della sapienza che fa sì che le cose siano
per noi ciò che sono, invece di volere ciò che vorremmo che
fossero. È pertanto nell’economia armonica dell’essere che queste
realtà si verificano.
Vegetazione.
La vegetazione manifesta chiaramente le possibilità dell’energia
cosmica, che fruttifica nel nostro mezzo (quello dell’uomo) rendendo in
questo modo possibile la vita sulla terra e tutto ciò che significa
il nostro pianeta e i suoi abitanti rispetto a un ordine universale. Dalle
piante ricevono il loro alimento gli animali ed il genere umano, e il loro
permanente verdeggiare sostiene le possibilità della generazione
e i cicli in cui questa si manifesta.
Velo. Elemento
di occultamento e di rivelazione, il velo stabilisce una distinzione fra
l’esteriore e lo interiore. È per suo mezzo che si comunicano queste
energie essendo neutre per la loro netta distinzione. Il velo è
la protezione del segreto e anche il setaccio da cui passano le esperienze
che ci trasmettono i sensi. L’occulto si trova nascosto dietro un velo
e conoscerlo è analogo a rivelarlo. Si vede nelle carte II
e XXI.
Nella prima la Sapienza è segreta, o cifrata, come in un libro ermetico;
nella seconda il Mondo è coperto da un tenue velo per tutti coloro
che non vogliono o possono ammirare la sua bellezza, pienezza e magnificenza. |