Homex.gif (940 byte)

  tcoltivazione.gif (1301 byte)                               Visita il Libro Ospiti

Guida all'articolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

top page

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

top page

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

top page

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

top page

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

top page

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

top page

 

 

 

 

 

top page

Propagazione delle piante officinali

L. Marchitto Lavend1.jpg (6018 byte)

Nota riassuntiva: In questo articolo sono riportati in rivista alcune delle problematiche riguardanti le problematiche relative alla riproduzione delle piante officinali nonchè la gestione di vivai di piante officinali. Gli argomenti prima citati sono da considersi basilari per una corretta impostazione di una coltivazione officinale che punti alla qualità finale del prodotto erboristico sia come tale che come prodotto di trasformazione.



1.1) Sementi e propagazione delle piante

In campo agricolo è molto importante considerare la capacità produttiva di una data specie dipende sia dalla genetica della pianta che dalla qualità del corpo riproduttore.e piante officinali, come le altre, possono riprodursi secondo due modi:

a) riproduzione gamica o sessuale

b) riproduzione agamica o vegetativa

La riproduzione gamica avviene mediante la fusione di una cellula femminile (ovulo) con una maschile (polline) e porta alla formazione del seme.

Se la fecondazione avviene tra polline e ovuli della stessa pianta il seme riprodurrà esattamente I caratteri dei genitori, in questo caso si parla di piante autogame e si avrà una "linea pura" (omozigote).

Nelle piante allogame la fecondazione è incrociata con polline e ovuli di piante diverse; il seme non riprodurrà mai esattamente le caratteristiche dei genitori, le piante vengono dette eterozigote. Il seme è una unità biologica allo stato latente ed è costituito dall’embrione, cioè da una pianta in miniatura, da materiali di riserva oltre che dai tegumenti. esso può mantenere un potere germinativo per un tempo più o meno variabile a seconda della specie e della sua conservazione.Nel reperimento della semente occorre porre una notevole attenzione su due fattori che sono la germinabilità e la purezza della stessa.

La purezza di una semente è la percentuale in peso della stessa appartenente alla specie presa in considerazione depurata dei semi estranei (es. piante infestanti) e delle impurità (Bonciarelli 1980) .La germinabilità è la capacità di un seme, posto in condizione adeguate, di originare una pianta (Bonciarelli 1980).

Le condizioni dalle quali dipendono la germinabilità possono essere schematicamente elencati di seguito:

a) caratteristiche genetiche e anatomiche del seme , in questo caso vanno ricordati i "semi duri" che non germinano facilmente a causa dei tegumenti esterni che limitano l’assorbimento di acqua. La germinazione di tali semi viene aumentata dalle azioni abrasive meccaniche, chimiche o fisiche (es. acqua bollente, raggi infrarossi ecc.) che aprono un varco per l’acqua e l’aria.

b) varietà della specie vegetale

c) andamento della maturazione

d) età del seme, in genere il potere di germinazione è massimo dopo 2 o 3 mesi dopo la maturazione del frutto, questo fenomeno è detto di "dormienza del seme". Per la determinazione del potere di germinabilità dei semi "freschi" è necessario farli uscire dalla dormienza pre-trattandoli, ad esempio, per 48 h a 5-6°C.

e) condizione di conservazione del seme, che devono essere conservati in locali asciutti e freschi. A tal proposito va considerata l’azione negativa dell’ossigeno, presente nell’aria che può portare all’irrancidimento di semi ricchi di acidi grassi (lino, soia ecc..). Tali semi andrebbero conservati sottovuoto e ben essiccati (Lazzarini -Lonardoni, 1985).

Punto fondamentale della produzione vegetale erbacea resta la germinabilità delle sementi usate, questa problematica di ricerca è stata solo recentemente approcciata in modo sistematico per le specie officinali coltivate.A questo proposito è di primaria importanza la valutazione delle condizioni ottimali per la germinazione ,la qualità delle sementi ed i trattamenti pre-germinativi da effettuare su ogni specie che si vuole coltivare.Prove sperimentali effettuate allo scopo di determinare la temperatura ottimale di germinazione (TOG) ed il minor tempo medio di germinazione (TMG) sono state effettuate su alcune specie officinali come:

- assenzio (Artemisia absinthium L.)

-estragone (Artemisia dracuculus L.)

-issopo (Hyssopus officinalis L.)

-levistico (Levisticum officinale L.)

-menta (Mentha piperita L.)

-ruta (Ruta graveolens L.)

-erba dei gatti (Nepeta cataria L.)

-timo (Tymus vulgaris L.)

Lo schema seguente riporta la procedura seguita per l’esperimento:

Procedura e materiali usati per il calcolo del TMG ed il TOG di alcune piante officinali

riadattato da Magherini e Nin (1990)

I risultati hanno evidenziato alti valori di potere germinativo e TMG più bassi per l’assenzio, il timo e l’issopo, mentre una minore attitudine alla germinazione è risultata per il levistico e la menta. In genere i valori più alti di germinabilità sono stati riscontrati alle temperature di 20/30 °C, 25 e 20 °C , quelli più bassi a 30 °C

Il TMG ha mostrato un andamento decrescente (più rapida germinabilità) all’aumentare della temperatura raggiungendo un valore minimo ottimale a 25 °C.

La percentuale di germinazione è maggiore a temperature più elevate (Magherini e Nin, 1990).

Nella tabella seguente sono riportate indicativamente ,per le specie studiate, le temperature di maggiore germinabilità rilevate:

Nel campo delle officinali i trattamenti pre-germinativi svolgono un ruolo importante nel caso di piante le cui sementi sono dormienti, questi consistono nel far compiere al seme le prime fasi di germinazione bloccando il processo prima dell’emissione delle radichette.

I metodi usati per interrompere la dormienza possono essere molto diversi tra di loro e ogni procedura usata è legata alle caratteristiche della dormienza da eliminare (Macchia et alii 1996). L’interesse per le tecniche pre-germinative applicate alle officinali è recentemente aumentato non solo da un punto di vista scientifico ma anche economico dato l’elevato costo dei semi per molte specie medicinali ed aromatiche.

La dormienza dei semi di Gentiana lutea può essere rimossa mediante stratificazione a 2 °C dei semi raccolti in settembre-ottobre (Bezzi, 1983 e Buchs, 1975). Essi vengono mescolati con una miscela 50/50 di terra/silice resa umida dopo sgocciolamento con acqua; successivamente la mescolanza è posta per due mesi a 2 °C. Risultati sicuramente migliori ha dato la cosiddetta "vernalizzazione naturale" molto più pratica ed economica in quanto lo stesso miscuglio substrato-semi viene rinchiuso in una stretta rete metallica e lasciato all’aperto per tutto l’inverno.

Un’altra metodica da usare è quella di trattare i semi per 24 h con una soluzione acquosa di sale potassico di acido giberellico 75 ppm (Barralis 1973) che però non sempre da piante forti e di sicuro sviluppo.

I semi di una pianta ad azione diuretica ed ipoazotemica come Lespedeza capitata Michx , che hanno naturalmente una bassa germinabilità, possono aumentarla fino al 90 % se sottoposti ad una serie di operazioni di refrigerazione a -20 °C ad intervalli di 24 h per due volte allo stato secco (Bolli et al. 1970). I trattamenti con diverse concentrazioni di acido giberellico (GA3) ,condotti a temperature comprese tra 18-20 °C , hanno aumentato notevolmente la germinabilità di semi di assenzio romano, belladonna, melissa, maggiorana, timo ed iperico. Tali specie avevano un differente comportamento germinativo in funzione della concentrazione di GA3 : la germinazione dell’assenzio, iperico e maggiorana è risultata proporzionale all’aumento della concentrazione di acido giberellico (fino a 1000 ppm) ,timo e melissa hanno mostrato risultati ottimali solo con particolari concentrazioni di fitormone. (Menghini e Venanzi , 1978)

Recenti indagini condotte su semi di Lavandula angustifolia Mill. hanno evidenziato che soluzioni di 400 ppm di GA3 permettono di aumentare la germinabilità di tale specie dal 6,8% (controllo) all’ 85,3% (Macchia et alii , 1996).

L’acido giberellico ha mostrato di essere efficace anche in trattamenti pre-germinativi effettuati su semi di olivello spinoso (Hippophae Rhamnoides L.) , soluzioni di fitormone alla concentrazione di 600 ppm hanno manifestato una maggiore efficacia rispetto a soluzioni di acido solforico o di semplice acqua distillata (Avanzato et alii ,1987).In genere per seme si riproducono piante officinali come il coriandolo, la santoreggia (varietà Hortense), borraggine, issopo, malva, calendula ma anche specie come la maggiorana (Origanum majorana L.) e la belladonna (Atropa belladonna L.) (Lodi 1966). Per seme possono essere moltiplicate inoltre piante come la ruta (Ruta graveolens L.) l’anice verde (Pinpinella anisum L.) ,l’achillea e la salvia.

La riproduzione agamica (o vegetativa) avviene mediante l’uso di una parte della pianta che ha la capacità di generare un nuovo individuo, esempi naturali sono i bulbi, i rizomi, gli stoloni.

Esempi dovuti all’azione dell’uomo sono le talee, la propaggine, la divisione (di cespi, di rizomi ecc.) . La riproduzione vegetativa è usata soprattutto quando i semi si ottengono con notevole difficoltà oppure quando i caratteri della specie coltivata non si riproducono con fedeltà a mezzo del seme. I metodi di moltiplicazione agamica più usati per le piante officinali sono essenzialmente due: la talea e la divisione.La talea è basata sul fatto che parti legnose o erbacee della pianta ,contenenti fasci fibro-vascolari, possono produrre radici una volta poste nel terreno in particolari condizioni di calore ed umidità.

Le talee legnose vanno effettuate in un periodo di riposo vegetativo delle piante (ottobre - marzo) individuando parti legnose della stessa e interrandole per i 2/3 della lunghezza in un terreno soffice, umido e permeabile. Le foglie basali vengono eliminate mentre le altre si lasciano in modo da permettere le loro funzioni fisiologiche e favorire l’emissione di radici; esse radicano all’aperto. La preparazione di talee legnose è l’unico modo di moltiplicazione di ibridi come il lavandino (Lavandula officinalis Chaix, Lavandula vera D.C., Lavandula var A Linneo); l’operazione è effettuata in estate inoltrata usando getti laterali non fioriti di circa 10 cm di lunghezza da prelevarsi da giovani piante madri di due o tre anni (Savoia 1983).

Per favorire la radicazione delle talee si usano ormoni vegetali come IBA (Indole-3-Butyric Acid) allo 0,5 % trapiantando le piantine radicate in un adeguato terreno sterilizzato, misto a sabbia (Lugani 1985).

L’uso di talee ottenute da stoloni o rami stoloniferi è una metodica usata per la moltiplicazione della liquirizia (Glycyrrhiza glabra L.). Esse vengono effettuate in autunno scegliendo stoloni freschi e di media grandezza effettuando un taglio netto (Bosso ,1990). Altre officinali che possono essere moltiplicate per talea sono il timo e la salvia.

Le talee effettuate in giugno/luglio con rami non lignificati sono dette talee erbacee esse richiedono per il radicamento temperature elevate del terreno.

Per divisione (di cespi, di rizomi ecc..) possono essere moltiplicate specie come l’assenzio (Artemisia pontica L.; Artemisia valesiaca All. ; Artemisia absinthium L.) , la menta , il timo, la valeriana, l’achillea e il dragoncello. Tra le piante di maggiore significato economico va ricordata la camomilla romana (Anthemis nobilis L.) varietà a fiori doppi, che essendo sterile viene propagata per divisione di cespi originati da piante di due o tre anni (Bonari, 1983).

1.2) Vivai e banche di semi

La possibilità ,per chi coltiva, di ottenere piantine della specie da coltivare in grosse quantità è una problematica molto sentita nel campo della coltivazione.

Purtroppo dati rilevati dall‘ IRVAM nel 1982 pongono in evidenza che solo il 24 % del materiale di moltiplicazione è acquistato in Italia, mentre sono rari vivaisti che offrono piantine di specie officinali già radicate a prezzi accessibili ai coltivatori i quali producono da soli semi e piantine per il 73,5 % del totale.

Nonostante questa situazione esistono vivaisti produttori di piante officinali selezionate secondo i vari bisogni: per la menta si possono utilizzare specie particolarmente ricche in olio ad alta concentrazione di mentolo; per la belladonna specie più ricche in alcaloidi; salvia officinale a più basso contenuto di tujone che è tossico a livello centrale ; camomilla comune da olio o per erboristeria (Catizone et alii, 1986).

Per superare le problematiche prima accennate , la costituzione di centri pilota e di banche di semi, nell’ambito delle università e di centri pubblici di ricerca ai fini della produzione di sementi selezionate e di altro materiale di moltiplicazione, potrebbero dare un grosso impulso alla produzione di piante officinali (Marchitto ,1991).Una banca dei semi per le specialità officinali potrebbe avere inoltre il compito non meno importante di preservare il patrimonio genetico di piante precedentemente usate ma che ora ,rare e selvatiche, rischiano l’estinzione. La perdita di questo patrimonio genetico delle officinali ma anche di molte piante alimentari è dovuto allo sfruttamento intensivo delle colture attuato dalla moderna agricoltura industrializzata che usa poche specie ,appena trenta, per gli usi alimentari di massa (Valerio, 1985). Le tecniche di ibridazione incontrollata mettono in serio rischio la sopravvivenza delle moltissime specie rustiche producendo nuove specie "artificiali" più deboli.

Tra le "piante officinali del passato" , oggi ormai rare , si può citare l’esempio del macerone o prezzemolo della macedonia (Smirnium olus-ostrum ) una ombrellifera che è una delle fonti di vitamina A più importanti del regno vegetale oppure della veronica (Veronica officinalis) che ebbe molto successo dal XVI al XVII secolo in Germania come "tè di monte" in sostituzione del te orientale. E’ quindi necessario organizzare in Italia una "banca dei semi delle piante officinali" che potrebbe così preservare il patrimonio botanico officinale presente nelle nostre regioni e di specie adattabili ai nostri climi.

Bibliografia

1) AVANZATO D., MAGHERINI R. , LODOLI E:. (1987) " Ricerche sul potere germinativo dei semi e sulla radicazione per talea legnosa di Hippophae Rhaamnoides L." in Atti Convegno sulla Coltivazione Delle Piante Officinali, ISAFA, Trento, 411-419

2) BARRALIS G. ,CHADOEF R. R. (1973) ." La germination des graines de Gentiana lutea L." Acadèmie d’Agricolture de France

3) BEZZI A. (1983) " Tecniche agronomiche per la coltivazione della Genziana " , in Erboristeria Domani n° 6, 14-17

4) BOLLI M. ,ROMANO B. (1970) " Sulla germinazione dei semi di Lespedeza capitata Miichx ", in Fitoterapia n° 2, 59-65

4A) BONARI E. (1983) " Menta piperita e Camomilla romana due classiche da coltivazione ", in Erboristeria Domani n° 6, 19-25

5) BONCIARELLI F. (1980) "Agronomia" ,Edagricole , Bologna 253-263

6) BOSSO B. (1990) "La liquirizia, conoscerla e coltivarla" Edagricole , Bologna ,57-71

7) BUCHS T.G.. (1975) " The biology of Gentiana lutea L. seed germination" , Byutellen Glavnago Botanbischeskogo Seda , n° 96, 52-55

8) CATIZONE P., MAROTTI M. , TODERI G. ,TETENYI P.(1986) "Coltivazione delle piante medicinali ed aromatiche" Patron Editore,Bologna, 14-77

9) LODI G. (1966) " Piante officinali italiane" ,Edagricole , Bologna ,50-247, 3° ed.

10) LAZZARINI E. ,LONARDONI A.R. (1985) "Fitoterapia I -Coltivazione e distillazione delle piante medicinali e aromatiche" ,Edizioni Mediterranee, Roma, 1-50

10A) LUGANI V. (1985) "Coltivazione delle piante officinali" CLESAV,Milano 19-55

11) MAGERINI R. e NIN S. (1990) " Prove sperimentali sulla germinazione di alcune specie aromatiche e medicinali" in Erboristeria Domani, Luglio-Agosto, 31-39

12) MACCHIA M.; MOSCHENI E. ; ANGELINI L.G. (1996) " La germinazione dei semi di lavanda : aspetti legati alla dormienza e metodi atti ad aumentare il vigore " in Atti Convegno Coltivazione e Miglioramento di Piante Officinali , ISAFA, Trento , 391 - 397

13 B) MENGHINI A: ; VENANZI G. (1978) " Effetto dei fitofarmaci sulla germinazione dei semi di alcune specie officinali" in Annali della Facoltà di Agraria ,Perugia , 32 (2), 771 - 783

14) MARCHITTO L. (1991) " Coltivazione e prima lavorazione delle erbe officinali" in Umanesimo della Pietra - Verde n° 6 99-113

15) SAVOIA G. (1983) " La lavanda e suoi ibridi" in Erboristeria Domani, n° 6 , 40-50

17) VALERIO N. (1985) " Le piante che scompaiono" in Scienza Duemila , Marzo, 58-64

1