Propagazione
delle piante officinali L. Marchitto
Nota riassuntiva: In questo
articolo sono riportati in rivista alcune delle problematiche riguardanti le problematiche
relative alla riproduzione delle piante officinali nonchè la gestione di vivai di piante
officinali. Gli argomenti prima citati sono da considersi basilari per una corretta
impostazione di una coltivazione officinale che punti alla qualità finale del prodotto
erboristico sia come tale che come prodotto di trasformazione.
1.1)
Sementi e propagazione delle piante
In campo agricolo è molto importante considerare la
capacità produttiva di una data specie dipende sia dalla genetica della pianta che dalla
qualità del corpo riproduttore.e piante officinali, come le altre, possono riprodursi
secondo due modi:
a) riproduzione gamica o sessuale
b) riproduzione agamica o vegetativa
La riproduzione gamica avviene mediante la
fusione di una cellula femminile (ovulo) con una maschile (polline) e porta alla
formazione del seme.
Se la fecondazione avviene tra polline e ovuli della
stessa pianta il seme riprodurrà esattamente I caratteri dei genitori, in questo caso si
parla di piante autogame e si avrà una "linea pura" (omozigote).
Nelle piante allogame la fecondazione è incrociata
con polline e ovuli di piante diverse; il seme non riprodurrà mai esattamente le
caratteristiche dei genitori, le piante vengono dette eterozigote. Il seme è una
unità biologica allo stato latente ed è costituito dallembrione, cioè da una
pianta in miniatura, da materiali di riserva oltre che dai tegumenti. esso può mantenere
un potere germinativo per un tempo più o meno variabile a seconda della specie e della
sua conservazione.Nel reperimento della semente occorre porre una notevole attenzione su
due fattori che sono la germinabilità e la purezza della stessa.
La purezza di una semente è la percentuale in peso
della stessa appartenente alla specie presa in considerazione depurata dei semi estranei
(es. piante infestanti) e delle impurità (Bonciarelli 1980) .La germinabilità è la
capacità di un seme, posto in condizione adeguate, di originare una pianta (Bonciarelli
1980).
Le condizioni dalle quali dipendono la germinabilità
possono essere schematicamente elencati di seguito:
a) caratteristiche genetiche e anatomiche del seme ,
in questo caso vanno ricordati i "semi duri" che non germinano facilmente a
causa dei tegumenti esterni che limitano lassorbimento di acqua. La germinazione di
tali semi viene aumentata dalle azioni abrasive meccaniche, chimiche o fisiche (es. acqua
bollente, raggi infrarossi ecc.) che aprono un varco per lacqua e laria.
b) varietà della specie vegetale
c) andamento della maturazione
d) età del seme, in genere il potere di germinazione
è massimo dopo 2 o 3 mesi dopo la maturazione del frutto, questo fenomeno è detto di
"dormienza del seme". Per la determinazione del potere di germinabilità dei
semi "freschi" è necessario farli uscire dalla dormienza pre-trattandoli, ad
esempio, per 48 h a 5-6°C.
e) condizione di conservazione del seme, che devono
essere conservati in locali asciutti e freschi. A tal proposito va considerata
lazione negativa dellossigeno, presente nellaria che può portare
allirrancidimento di semi ricchi di acidi grassi (lino, soia ecc..). Tali semi
andrebbero conservati sottovuoto e ben essiccati (Lazzarini -Lonardoni, 1985).
Punto fondamentale della produzione vegetale erbacea
resta la germinabilità delle sementi usate, questa problematica di ricerca è stata solo
recentemente approcciata in modo sistematico per le specie officinali coltivate.A questo
proposito è di primaria importanza la valutazione delle condizioni ottimali per la
germinazione ,la qualità delle sementi ed i trattamenti pre-germinativi da effettuare su
ogni specie che si vuole coltivare.Prove sperimentali effettuate allo scopo di determinare
la temperatura ottimale di germinazione (TOG) ed il minor tempo medio di germinazione
(TMG) sono state effettuate su alcune specie officinali come:
- assenzio (Artemisia absinthium L.)
-estragone (Artemisia dracuculus L.)
-issopo (Hyssopus officinalis L.)
-levistico (Levisticum officinale L.)
-menta (Mentha piperita L.)
-ruta (Ruta graveolens L.)
-erba dei gatti (Nepeta cataria L.)
-timo (Tymus vulgaris L.)
Lo schema seguente riporta la procedura seguita per
lesperimento:
Procedura e materiali usati per il calcolo del TMG ed il TOG di alcune
piante officinali
riadattato
da Magherini e Nin (1990)
I risultati hanno evidenziato alti valori di potere
germinativo e TMG più bassi per lassenzio, il timo e lissopo, mentre una
minore attitudine alla germinazione è risultata per il levistico e la menta. In genere i
valori più alti di germinabilità sono stati riscontrati alle temperature di 20/30 °C,
25 e 20 °C , quelli più bassi a 30 °C
Il TMG ha mostrato un andamento decrescente (più
rapida germinabilità) allaumentare della temperatura raggiungendo un valore minimo
ottimale a 25 °C.
La percentuale di germinazione è maggiore a
temperature più elevate (Magherini e Nin, 1990).
Nella tabella seguente sono riportate indicativamente
,per le specie studiate, le temperature di maggiore germinabilità rilevate:
Nel campo
delle officinali i trattamenti pre-germinativi svolgono un ruolo importante nel
caso di piante le cui sementi sono dormienti, questi consistono nel far compiere al seme
le prime fasi di germinazione bloccando il processo prima dellemissione delle
radichette.
I metodi usati per interrompere la dormienza possono
essere molto diversi tra di loro e ogni procedura usata è legata alle caratteristiche
della dormienza da eliminare (Macchia et alii 1996). Linteresse per le tecniche
pre-germinative applicate alle officinali è recentemente aumentato non solo da un punto
di vista scientifico ma anche economico dato lelevato costo dei semi per molte
specie medicinali ed aromatiche.
La dormienza dei semi di Gentiana lutea può essere
rimossa mediante stratificazione a 2 °C dei semi raccolti in settembre-ottobre (Bezzi,
1983 e Buchs, 1975). Essi vengono mescolati con una miscela 50/50 di terra/silice resa
umida dopo sgocciolamento con acqua; successivamente la mescolanza è posta per due mesi a
2 °C. Risultati sicuramente migliori ha dato la cosiddetta "vernalizzazione
naturale" molto più pratica ed economica in quanto lo stesso miscuglio
substrato-semi viene rinchiuso in una stretta rete metallica e lasciato allaperto
per tutto linverno.
Unaltra metodica da usare è quella di trattare
i semi per 24 h con una soluzione acquosa di sale potassico di acido giberellico 75 ppm
(Barralis 1973) che però non sempre da piante forti e di sicuro sviluppo.
I semi di una pianta ad azione diuretica ed
ipoazotemica come Lespedeza capitata Michx , che hanno naturalmente una bassa
germinabilità, possono aumentarla fino al 90 % se sottoposti ad una serie di operazioni
di refrigerazione a -20 °C ad intervalli di 24 h per due volte allo stato secco (Bolli et
al. 1970). I trattamenti con diverse concentrazioni di acido giberellico (GA3)
,condotti a temperature comprese tra 18-20 °C , hanno aumentato notevolmente la
germinabilità di semi di assenzio romano, belladonna, melissa, maggiorana, timo ed
iperico. Tali specie avevano un differente comportamento germinativo in funzione della
concentrazione di GA3 : la germinazione dellassenzio, iperico e
maggiorana è risultata proporzionale allaumento della concentrazione di acido
giberellico (fino a 1000 ppm) ,timo e melissa hanno mostrato risultati ottimali solo con
particolari concentrazioni di fitormone. (Menghini e Venanzi , 1978)
Recenti indagini condotte su semi di Lavandula
angustifolia Mill. hanno evidenziato che soluzioni di 400 ppm di GA3 permettono
di aumentare la germinabilità di tale specie dal 6,8% (controllo) all 85,3%
(Macchia et alii , 1996).
Lacido giberellico ha mostrato di essere
efficace anche in trattamenti pre-germinativi effettuati su semi di olivello spinoso
(Hippophae Rhamnoides L.) , soluzioni di fitormone alla concentrazione di 600 ppm hanno
manifestato una maggiore efficacia rispetto a soluzioni di acido solforico o di semplice
acqua distillata (Avanzato et alii ,1987).In genere per seme si riproducono piante
officinali come il coriandolo, la santoreggia (varietà Hortense), borraggine, issopo,
malva, calendula ma anche specie come la maggiorana (Origanum majorana L.) e la belladonna
(Atropa belladonna L.) (Lodi 1966). Per seme possono essere moltiplicate inoltre piante
come la ruta (Ruta graveolens L.) lanice verde (Pinpinella anisum L.)
,lachillea e la salvia.
La riproduzione agamica (o vegetativa) avviene
mediante luso di una parte della pianta che ha la capacità di generare un nuovo
individuo, esempi naturali sono i bulbi, i rizomi, gli stoloni.
Esempi dovuti allazione delluomo sono le
talee, la propaggine, la divisione (di cespi, di rizomi ecc.) . La riproduzione vegetativa
è usata soprattutto quando i semi si ottengono con notevole difficoltà oppure quando i
caratteri della specie coltivata non si riproducono con fedeltà a mezzo del seme. I
metodi di moltiplicazione agamica più usati per le piante officinali sono essenzialmente
due: la talea e la divisione.La talea è basata sul fatto che parti legnose o erbacee
della pianta ,contenenti fasci fibro-vascolari, possono produrre radici una volta poste
nel terreno in particolari condizioni di calore ed umidità.
Le talee legnose vanno effettuate in un
periodo di riposo vegetativo delle piante (ottobre - marzo) individuando parti legnose
della stessa e interrandole per i 2/3 della lunghezza in un terreno soffice, umido e
permeabile. Le foglie basali vengono eliminate mentre le altre si lasciano in modo da
permettere le loro funzioni fisiologiche e favorire lemissione di radici; esse
radicano allaperto. La preparazione di talee legnose è lunico modo di
moltiplicazione di ibridi come il lavandino (Lavandula officinalis Chaix, Lavandula vera
D.C., Lavandula var A Linneo); loperazione è effettuata in estate inoltrata usando
getti laterali non fioriti di circa 10 cm di lunghezza da prelevarsi da giovani piante
madri di due o tre anni (Savoia 1983).
Per favorire la radicazione delle talee si usano
ormoni vegetali come IBA (Indole-3-Butyric Acid) allo 0,5 % trapiantando le piantine
radicate in un adeguato terreno sterilizzato, misto a sabbia (Lugani 1985).
Luso di talee ottenute da stoloni o rami
stoloniferi è una metodica usata per la moltiplicazione della liquirizia (Glycyrrhiza
glabra L.). Esse vengono effettuate in autunno scegliendo stoloni freschi e di media
grandezza effettuando un taglio netto (Bosso ,1990). Altre officinali che possono essere
moltiplicate per talea sono il timo e la salvia.
Le talee effettuate in giugno/luglio con rami non
lignificati sono dette talee erbacee esse richiedono per il radicamento temperature
elevate del terreno.
Per divisione (di cespi, di rizomi ecc..)
possono essere moltiplicate specie come lassenzio (Artemisia pontica L.; Artemisia
valesiaca All. ; Artemisia absinthium L.) , la menta , il timo, la valeriana,
lachillea e il dragoncello. Tra le piante di maggiore significato economico va
ricordata la camomilla romana (Anthemis nobilis L.) varietà a fiori doppi, che essendo
sterile viene propagata per divisione di cespi originati da piante di due o tre anni
(Bonari, 1983).
1.2) Vivai e banche di semi
La possibilità ,per chi coltiva, di ottenere
piantine della specie da coltivare in grosse quantità è una problematica molto sentita
nel campo della coltivazione.
Purtroppo dati rilevati dall IRVAM nel 1982
pongono in evidenza che solo il 24 % del materiale di moltiplicazione è acquistato in
Italia, mentre sono rari vivaisti che offrono piantine di specie officinali già radicate
a prezzi accessibili ai coltivatori i quali producono da soli semi e piantine per il 73,5
% del totale.
Nonostante questa situazione esistono vivaisti
produttori di piante officinali selezionate secondo i vari bisogni: per la menta si
possono utilizzare specie particolarmente ricche in olio ad alta concentrazione di
mentolo; per la belladonna specie più ricche in alcaloidi; salvia officinale a più basso
contenuto di tujone che è tossico a livello centrale ; camomilla comune da olio o per
erboristeria (Catizone et alii, 1986).
Per superare le problematiche prima accennate , la
costituzione di centri pilota e di banche di semi, nellambito delle università e di
centri pubblici di ricerca ai fini della produzione di sementi selezionate e di altro
materiale di moltiplicazione, potrebbero dare un grosso impulso alla produzione di piante
officinali (Marchitto ,1991).Una banca dei semi per le specialità officinali potrebbe
avere inoltre il compito non meno importante di preservare il patrimonio genetico di
piante precedentemente usate ma che ora ,rare e selvatiche, rischiano lestinzione.
La perdita di questo patrimonio genetico delle officinali ma anche di molte piante
alimentari è dovuto allo sfruttamento intensivo delle colture attuato dalla moderna
agricoltura industrializzata che usa poche specie ,appena trenta, per gli usi alimentari
di massa (Valerio, 1985). Le tecniche di ibridazione incontrollata mettono in serio
rischio la sopravvivenza delle moltissime specie rustiche producendo nuove specie
"artificiali" più deboli.
Tra le "piante officinali del passato" ,
oggi ormai rare , si può citare lesempio del macerone o prezzemolo della macedonia
(Smirnium olus-ostrum ) una ombrellifera che è una delle fonti di vitamina A più
importanti del regno vegetale oppure della veronica (Veronica officinalis) che ebbe molto
successo dal XVI al XVII secolo in Germania come "tè di monte" in sostituzione
del te orientale. E quindi necessario organizzare in Italia una "banca dei semi
delle piante officinali" che potrebbe così preservare il patrimonio botanico
officinale presente nelle nostre regioni e di specie adattabili ai nostri climi.
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