Estate 1999 - ISLANDA: due settimane alla riscoperta
della Natura
Stanotte non ho dormito. Un misto di freddo,
eccitazione e timore mi hanno tenuta sveglia. All’alba
sono uscita dalla tenda e mi sono ritrovata immersa nella
nebbia, con l’eco vicina del geyser che sbuffava, un
po’ stordita dall’impatto con la Natura.
Sono all’inizio di un viaggio meraviglioso, breve ma
intenso; un viaggio alle radici della storia della Terra,
fra vulcani e deserti, alla scoperta di paesaggi incredibili
che insieme mi intimoriscono e mi affascinano.
La prima notte in tenda l’ho passata con i miei compagni
di avventura a Geysir;
comincio pian piano ad abituarmi all’odore di zolfo
che permea l’aria di quest’isola e impregna già
i miei vestiti.
L’Islanda è il luogo degli opposti, dove fuoco
e ghiaccio si incontrano e ti riportano indietro di milioni
di anni.
Il primo incontro con la maestosità dell’acqua
l’ho avuto alla cascata di Gullfoss,
dove il riflesso dei raggi del sole crea sorprendenti giochi
di luce e arcobaleni.
Ci spostiamo lentamente verso Akureyri,
la seconda città d’Islanda dopo la capitale Reykjavik,
passando all’interno dell’isola, su strade appena
abbozzate nell’immenso deserto di lava. Rare betulle
nane cercano di trovare nutrimento in questa terra arida,
dove non si vedono alberi; dove la desertificazione è
un problema così grave che ogni anno i bambini delle
scuole piantano nuovi alberi; dove le case, anziché
essere ricoperte di legno, sono rivestite di lamiera colorata.
E così sono, infatti, anche le case di Akureyri
che ci accoglie con il sole e il cielo azzurro.
Un’altra particolarità di questo Paese è
l’immensità del cielo. Sono famosi i cieli d’Irlanda,
ma quelli d’Islanda sono forse ancor più affascinanti.
Nelle belle giornate di sole, sembra quasi che un pennello
d’artista li abbia disegnati e le nuvole bianche sembrano
pennellate date di sfuggita.
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Lasciamo la città e ci dirigiamo verso
la cascata di Godafoss.
Durante il tragitto, la nostra guida ci racconta nuove saghe
di elfi. Gli Islandesi credono veramente nell’esistenza
di questo mondo fantastico. Anche le vie nel deserto presentano
curve a prima vista incomprensibili. La guida ci dice che
la strada gira per evitare di passare sopra le dimore degli
elfi e ogni formazione rocciosa o lavica dalla forma un po’
misteriosa e particolare è il corpo pietrificato di
qualche troll. Verrebbe quasi da riderci sopra ma quando,
la notte, mi alzo ed esco dalla tenda per andare al bagno,
quelle ombre un po’ minacciose mi incutono un timore
razionalmente incomprensibile e faccio tutto alla svelta per
tornare quanto prima al sicuro nel mio sacco a pelo!
La cascata di Godafoss
è bellissima e imponente, con la sua forma ad anfiteatro
e gli ormai abituali spazi sconfinati che le fanno da contorno.
Ripartiamo alla volta del lago
Myvátn, al centro di una zona dall’elevata
attività vulcanica. “Se c’è pericolo,
ce lo diranno” – ci dice con fare pacato la nostra
guida. Effettivamente, stando sdraiati in tenda sulla stuoia,
si sente la terra muoversi ma, è strano, questo non
genera paura. Al contrario, è un’esperienza bellissima,
come se stessimo tornando a quell’unità con la
Natura che da tempo immemore abbiamo perduto.
La zona è ricca di solfatare, terre riarse, crateri
vulcanici e….moscerini! Nugoli impenetrabili di moscerini
ci avvolgono nel loro turbinìo. È meglio evitare
di aprire la bocca, se non si vuole ingurgitarne qualcuno.
Attraversiamo la cittadina di Husavik, dove è possibile
praticare il “Whale Watching”, l’avvistamento
delle balene, e raggiungiamo Jökulsárglijúfur,
un bellissimo canyon che attraversiamo a piedi, guadando rivoli
di acqua ghiacciata e passando attraverso fantastiche formazioni
basaltiche.
La prossima tappa è la cascata di Dettifoss,
che misura 44 m di altezza per 100 m di ampiezza. Con i suoi
200 m3 di acqua al secondo, è la più possente
cascata d’Europa.
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Ci dirigiamo verso l’interno dell’isola,
in un paesaggio lunare, per raggiungere Askja.
Non a caso, in questo luogo si allenarono gli astronauti americani
prima dello sbarco sulla Luna.
Qui ci attende il bagno nel cratere di un vulcano. Scendiamo
con attenzione il ripido sentiero fangoso che conduce sulla
riva del cratere; ci spogliamo con difficoltà, in equilibrio
precario sulle sponde del lago; fuori fa freddo ma l’acqua
è caldissima. Peccato che poi puzzeremo di zolfo e
la doccia resta un miraggio.
Non avrei mai pensato che un giorno mi sarei ritrovata a fare
il bagno completamente nuda nelle acque torbide di un lago
vulcanico! Ma l’Islanda è anche e soprattutto
questo: avventura e sorprese a non finire. Basta solo un po’
di spirito di adattamento per godere della meraviglie di quest’isola.
Pian piano, ritorniamo verso la costa, fra fiordi e paesaggi
meno aridi. Riusciamo persino a fare un’escursione sulle
scogliere dove nidificano migliaia di pulcinelle di mare.
Eccoci, quindi, al parco nazionale di Skaftafell, alle pendici
del più grande ghiacciaio d’Europa, che ci accoglie
con la laguna degli iceberg “Jökultonid”
e con imponenti lingue di ghiaccio che discendono fino al
mare. Visitiamo, infine, Svartifoss,
stupenda cascata che s’incunea in una cattedrale di
colonne di basalto.
L’ultima grande tappa è la zona del Landmannlaugar,
intorno al vulcano Hekla, dove ci aspetta un trekking di un
giorno, che ci conduce fra guglie di lava, montagne colorate
dallo zolfo e nevai. Alla sera, ci godiamo i piaceri di un
idromassaggio naturale nelle acque calde (e inodori!) del
torrente che scorre di fianco al campeggio.
A coronamento di questa splendida giornata e di questo fantastico
viaggio, a notte inoltrata, quando finalmente cala un po’
di buio, vediamo le luci e i colori dell’aurora boreale.
Domani faremo un giro veloce a Reykjavik,
ci concederemo un bagno nelle acque calde della Laguna
Blu, faremo i nostri acquisti (sicuramente, almeno un
golf a testa) e saluteremo questa magica terra. Speriamo sia
solo un arrivederci.
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